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Alchimia d'amore: Harmony Collezione
Alchimia d'amore: Harmony Collezione
Alchimia d'amore: Harmony Collezione
E-book158 pagine4 ore

Alchimia d'amore: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

È stata catapultata dal suo grigio mondo in una realtà sconosciuta e scintillante.



Hotel di lusso, abiti firmati e preziosi gioielli tutti per lei. Fino al giorno prima avrebbe mai potuto immaginare di vivere in un mondo del genere? Carrie Richards conosce perfettamente la risposta: no.



Ora deve capire se quello è davvero ciò che vuole.



Nel momento stesso in cui ha combinato quel pasticcio alla mostra d'arte, perdendo il lavoro, la vita di Carrie è cambiata grazie ad Alexeis Nicolaides. In meglio. Il fatto è che ogni cosa ha un prezzo, tutto sta nel capire se si è disposti a pagarlo.
LinguaItaliano
Data di uscita10 gen 2019
ISBN9788858992388
Alchimia d'amore: Harmony Collezione
Autore

Julia James

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Alchimia d'amore - Julia James

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Greek Tycoon, Waitress Wife

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2008 Julia James

    Traduzione di Laura Iervicella

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-238-8

    1

    Alexeis Nicolaides si guardò attorno con disappunto. Era stato un errore recarsi lì per assecondare Marissa. Il giorno successivo sarebbe partito da Londra e la giornata di lavoro nella City era stata lunga ed estenuante. Perciò avrebbe preferito tornare nella sua lussuosa suite d’albergo e trovare la donna che lo attendeva là. Così si sarebbe potuto dedicare senza troppi convenevoli alla parte più interessante della serata, quella tra le lenzuola. Invece ora era in quella affollata galleria d’arte e si stava annoiando a morte. Era circondato da un nugolo di idioti che non faceva altro che blaterare, e Marissa era tra loro. In quel preciso istante stava facendo sfoggio delle sue competenze vantando le grandi qualità dell’artista che esponeva. Alexeis non provava alcun interesse per quell’argomento, e a ogni momento che passava sentiva scemare anche l’attrattiva che Marissa esercitava su di lui.

    Mentre se ne stava lì in piedi, incapace di nascondere la propria crescente irritazione, prese una decisione. Avrebbe chiuso con lei. Si frequentavano ormai da tre mesi e Marissa, smaliziata e affascinante, stava iniziando ad avanzare delle pretese. Infatti aveva insistito perché lui l’accompagnasse a quella mostra. Doveva essersi convinta che, dopo due settimane di lontananza, Alexeis la desiderasse al punto da soddisfare ogni suo capriccio.

    I suoi occhi scuri si incupirono.

    Ebbene, si sbagliava. Lui non era affatto una persona accondiscendente. La ricchezza dei Nicolaides gli aveva sempre permesso di condurre il gioco con le donne. Otteneva da loro ciò che desiderava e poi le lasciava, senza farsi troppi scrupoli. Non si faceva incantare dal loro fascino e nemmeno dalla considerazione che avevano di se stesse. E Marissa Harcourt in questo eccelleva. Bella e molto ammirata, poteva vantare una laurea conseguita in una delle più prestigiose e antiche università del Regno Unito, nonché una brillante e ben remunerata carriera come mercante d’arte. Era chiaro che lei reputava questi requisiti sufficienti per conquistare un uomo come lui e tenerselo ben stretto.

    La donna che aveva frequentato prima di Marissa aveva avuto la stessa mira. Adriana Garsoni, con la sua bellezza tipicamente mediterranea e la sublime voce da soprano, si era guadagnata la posizione di primadonna alla Scala. Non paga della fama che aveva raggiunto, aveva creduto che sposare il potente Alexeis Nicolaides avrebbe favorito la sua carriera. Ma quando aveva scoperto le proprie carte e gli aveva fatto capire che considerava ormai certe le nozze, lui aveva messo fine alla relazione. Poi, stanco della natura passionale di Adriana, era stato attirato dall’eleganza distaccata di Marissa.

    Eppure ora aveva deciso di allontanare anche lei. La sua vita era già abbastanza piena e impegnativa. Pensò alla sua famiglia e strinse le labbra. Suo padre stava per sposare la quinta moglie e aveva altro a cui pensare che preoccuparsi delle responsabilità che comportava dirigere una grande società. Yannis non era da meno. Il suo caro fratellastro, nato dal secondo matrimonio del padre, divideva il suo tempo tra le due grandi passioni della sua vita: gli sport di velocità e le donne.

    In ogni caso, Alexeis non desiderava che suo padre cercasse di interferire sul modo in cui lui gestiva gli affari, tanto meno che Yannis reclamasse un ruolo nella compagnia. Sul quel punto la pensava proprio come sua madre. Berenice Nicolaides era determinata a impedire che il figlio della donna che le aveva portato via il marito mettesse le mani sulla società che lei considerava patrimonio esclusivo di Alexeis. Lui, al contrario, non nutriva alcun desiderio di vendetta. Però considerava il fratello un inetto, dedito solo a soddisfare i propri piaceri. Per questo motivo non lo riteneva affidabile negli affari.

    Era in disaccordo con la madre anche a proposito del suo futuro. A quel pensiero, i suoi occhi si incupirono. Berenice era ossessionata dall’idea che lui dovesse sposare un’ereditiera, preferibilmente greca. Le nozze avrebbero rafforzato la sua posizione finanziaria, soprattutto con la nascita di un figlio che continuasse la dinastia dei Nicolaides. I suoi continui tentativi di trovargli una fidanzata lo avevano ormai portato all’esasperazione.

    Osservò Marissa e si rese conto che gli stava facendo lo stesso effetto, con i suoi discorsi su mostre e gallerie d’arte. L’impulso di mettere fine alla relazione in quel preciso istante era grande. Ma, se lo avesse fatto, avrebbe dovuto trascorrere un’altra notte da solo.

    Quel dilemma rischiava di guastargli ulteriormente l’umore, così, con un gesto perentorio, chiamò una cameriera per farsi portare da bere. Lei si avvicinò e, mentre le sue dita si stringevano sul calice di champagne, Alexeis la guardò in viso.

    E non riuscì a staccarle gli occhi di dosso.

    I lunghi capelli biondi erano raccolti sulla nuca e ben assicurati con un fermaglio, il volto ovale aveva lineamenti perfetti e una pelle luminosa, il naso era diritto e minuto e gli zigomi pronunciati. Grandi occhi grigi incorniciati da lunghe ciglia completavano il delizioso ritratto. Quasi senza rendersene conto, si ritrovò a chiedersi come mai una giovane così affascinante potesse lavorare come cameriera.

    Prese il bicchiere mormorando un grazie e in quell’istante i loro sguardi si incrociarono. Dalla sua reazione, Alexeis comprese che aveva colto il suo interesse per lei.

    I grandi occhi grigi si spalancarono, le pupille si dilatarono e le labbra si socchiusero. Continuò a fissarlo per un lungo momento, come se non riuscisse a mettere fine a quel contatto visivo.

    Senza sapersene spiegare il motivo, Alexeis si sentì di buonumore. Quella donna era proprio incantevole.

    «Non c’è acqua minerale.»

    La voce irritata di Marissa ruppe l’incanto. Arrossendo, la cameriera spostò lo sguardo da Alexeis alla nuova venuta.

    «Mi... mi dispiace molto» balbettò.

    Il tono di voce tradiva nervosismo e una certa tensione, pensò Alexeis. Il vassoio, pieno di bicchieri colmi fino all’orlo, le tremò tra le mani.

    «Allora non startene lì impalata» la redarguì Marissa, spazientita. «Vai a prendermene un bicchiere. La voglio naturale e senza limone.»

    La giovane deglutì. «Sì, sì, certo» si limitò a rispondere. Si voltò di scatto e fece per andarsene, ma in quel preciso istante uno degli ospiti indietreggiò e la urtò.

    D’istinto, Alexeis si trovò ad allungare la mano per sorreggere il vassoio, ma giunse troppo tardi. Un bicchiere colmo di succo d’arancia traballò e cadde. Prima che si infrangesse a terra il suo contenuto si rovesciò sull’elegante abito da cocktail di Marissa.

    «Idiota che non sei altro!» La voce di Marissa tremava di collera. «Guarda che cosa hai fatto!»

    Sul volto della cameriera comparve un’espressione sgomenta. «Mi... mi dispiace» fu tutto quello che riuscì a farfugliare.

    Intanto attorno a lei si era formato il vuoto. Poco dopo il responsabile del catering, un uomo di bassa statura, si avvicinò con un’espressione severa dipinta in volto.

    «Che sta succedendo qui?» domandò.

    «Non è ovvio?» replicò Marissa con voce stridula. «Questa idiota mi ha rovinato il vestito.»

    L’uomo iniziò a profondersi in mille scuse, ma Alexeis lo interruppe senza troppi riguardi.

    «Si è bagnato solo il corpetto, Marissa» affermò in tono quasi impaziente. «Sarà sufficiente asciugarlo con una spugna. Il tessuto è di colore scuro, perciò non resterà alcun alone.»

    Le sue parole non calmarono affatto la donna. «Razza di stupida senza testa!» gridò di nuovo in preda alla collera. «Non potevi stare attenta?»

    Alexeis le afferrò un polso per intimarle di controllarsi. «Vai a cercare la toilette» le suggerì con un tono che sembrava piuttosto un ordine.

    Marissa lo fulminò con lo sguardo, poi se ne andò infuriata. Nel frattempo, il responsabile del catering aveva chiamato altri due camerieri, che avevano già raccolto i frammenti di vetro e ora stavano asciugando il parquet. La giovane che aveva causato il danno, invece, si stava dirigendo sul retro della galleria con le spalle chine, dopo essere stata sgridata con durezza.

    L’uomo riprese le sue stucchevoli scuse, ma Alexeis tagliò corto. «È stato solo un incidente» affermò, congedandolo con un impaziente cenno del capo.

    Il momento era perfetto e lui non intendeva lasciarselo scappare. Così si diresse a grandi passi verso il bancone situato all’entrata.

    «Riferisca alla signorina Harcourt che sono dovuto andare via» lasciò detto all’impiegata. Poi uscì dalla galleria e prese il cellulare per chiamare l’autista. Avrebbe inviato a Marissa un assegno per comperarsi un abito nuovo e un gioiello da abbinarvi. Questo sarebbe dovuto bastare come regalo di congedo. Era contento di avere risolto il problema... tuttavia la prospettiva di trascorrere un’altra notte da solo non lo entusiasmava.

    Senza rendersene conto, si ritrovò a pensare alla giovane cameriera e si fece scuro in volto. Marissa non aveva alcun motivo di offenderla in quel modo. Si era trattato di un incidente, non di un errore da parte della giovane. Si soffermò a ripensare al suo aspetto. Era incantevole con quella gonna nera aderente, la camicetta con le maniche corte e il grembiulino bianco. Aveva un’aria davvero desiderabile.

    Certo, non era dotata di una bellezza straordinaria, di quelle che mozzavano il fiato, ma era innegabile che l’uniforme, i soffici capelli biondi e quegli occhi grandi dalle lunghe ciglia la rendevano molto attraente. Senza volerlo, si sentì eccitato.

    Dannazione! Quella reazione era del tutto fuori luogo. Per quanto graziosa, la ragazza non era il genere di donna che era solito frequentare. Era abituato a scegliere con cura le sue amiche. Non si limitava ad apprezzarne l’aspetto fisico, ma cercava di capire se erano adatte a frequentare gli esclusivi ambienti mondani nei quali lui le avrebbe introdotte.

    La sua auto si accostò al marciapiede e Alexeis salì a bordo. Quella notte avrebbe lavorato, si disse con un sospiro rassegnato. Il giorno successivo sarebbe partito per New York, dove lo attendeva una schiera di donne affascinanti e disponibili tra le quali scegliere la sostituta di Marissa.

    Si accomodò sul sedile di pelle e, mentre la macchina procedeva lungo Bond Street, lanciò un’occhiata distratta fuori dal finestrino.

    Era sul punto di distogliere lo sguardo, quando una figura catturò la sua attenzione. Stava camminando con passo affrettato, quasi correndo, con le spalle curve e il capo chino. Avvolta in un impermeabile, teneva le mani in tasca e la borsa a tracolla ben stretta lungo il fianco. Alexeis la riconobbe subito. Era la cameriera.

    D’impulso premette il tasto dell’interfono e si rivolse all’autista. «Fermi la macchina.»

    2

    Carrie camminava a passo svelto. Stancarsi l’avrebbe aiutata a non pensare che aveva perso l’ennesimo lavoro. Sembrava condannata a non riuscire a mantenere un impiego, rifletté con aria mesta. Almeno questa volta poteva biasimare solo se stessa per essere stata licenziata. Si era lasciata distrarre da quello sconosciuto incredibilmente affascinante ed era rimasta a fissarlo a bocca aperta come un’idiota, senza accorgersi di

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