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Pagine di tentazione: Harmony Destiny
Pagine di tentazione: Harmony Destiny
Pagine di tentazione: Harmony Destiny
E-book176 pagine2 ore

Pagine di tentazione: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Aggiudicato per un milione di dollari! Una frase che per Vanessa Partridge è molto più di una sconfitta. Ha perso il libro di memorie del suo ex amante, e ora troppi oscuri segreti rischiano di essere portati alla luce. L'uomo che l'ha battuta, Chase Harrington, ha una luce negli occhi che la fa fremere dentro, di paura e di... desiderio. I loro sguardi si sono incrociati solo per un attimo nella sala affollata della Waverly's, ma Vanessa non si stupisce di trovarlo fuori dall'edificio in attesa di lei. Subito le è chiaro che Chase non vuole solo la sua compagnia: lo scambio che le propone la indigna e la accende di passione.

LinguaItaliano
Data di uscita21 nov 2013
ISBN9788858917091
Pagine di tentazione: Harmony Destiny
Autore

Paula Roe

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Pagine di tentazione - Paula Roe

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Precious Inheritance

    Harlequin Desire

    © 2012 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Rita Pierangeli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5891-709-1

    www.eHarmony.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Cinquecentomila. Siamo a mezzo milione di dollari, signore e signori. Qualcuno offre di più?»

    La voce baritonale dall’accento francese del battitore sovrastò i bisbigli eccitati del pubblico che affollava la sala della Waverly’s. Chase Harrington avvertiva l’energia che sprigionava da ognuno degli offerenti e il mormorio dei pettegolezzi che rimbalzava dalle pareti rivestite di velluto.

    La sala delle aste, con i suoi lampadari di cristallo, le sedie imbottite e i lucidi parquet, era agli antipodi rispetto a Obscure, Texas. E, per una volta, nessuno stava spettegolando sul suo conto: erano tutti concentrati sull’asta.

    Per la Waverly’s, una delle più antiche - e chiacchierate - case d’asta di New York, era stato un colpo magistrale poter mettere in vendita la bozza manoscritta di D.B. Dunbar. Tutto il mondo era rimasto colpito dalla tragica morte del famoso scrittore americano di libri per l’infanzia, avvenuta l’ottobre scorso in un incidente aereo. Ma dopo le consuete esternazioni di dolore, i commenti non avevano perso tempo a puntarsi sulla questione dell’ultimo libro del solitario scrittore trentenne, il proseguimento della serie dei Guerrieri Ninja e del loro eroe, Charlie Jack. C’era un quarto libro e, in caso affermativo, a quando la pubblicazione?

    Chase strinse le dita intorno alla sua paletta, con in nervi tesi come quelli di un liceale al suo primo appuntamento. Ecco entrare il parente alla lontana, un cugino di secondo o terzo grado, a caccia disperata di denaro e gloria... Walter... Walter... Shalvey, ecco come si chiamava. Già, Shalvey era un narcisista leccapiedi, che purtroppo sapeva come ingraziarsi la stampa, centellinando le informazioni per fare in modo che la storia tenesse desta la curiosità del pubblico per mesi. Quel tipo non era solo sistemato per la vita, grazie alle royalty redditizie dei primi tre libri, ma adesso c’era anche un quarto libro... l’agente di Dunbar lo aveva appena venduto per una somma a sette cifre, con la pubblicazione prevista per aprile.

    Il che era troppo tardi.

    Chase lanciò un’occhiata impaziente alla sala affollata. A giudicare dall’affluenza, la pubblicità aveva funzionato. Non che fosse un pubblico qualsiasi, oh, no. Gli inviti erano riservati soltanto ai ricchi e ai famosi. Lui aveva già individuato un politico e una socialite, oltre a un attore in incognito che si diceva fosse interessato ai diritti cinematografici per la sua casa di produzione.

    Era probabile che, in quel momento, il riservatissimo Dunbar si stesse rivoltando nella tomba.

    «Nessun’altra offerta?» ripeté il battitore, pronto a calare il martelletto.

    Chase poteva anche aver passato anni a curare la sua espressione distaccata e impassibile, ma nell’intimo un sorriso di trionfo moriva dalla voglia di sfuggirgli. Il manoscritto sarebbe stato suo. Assaporava già la vittoria.

    «Cinquecentodiecimila dollari. Grazie, signora.»

    La folla fu percorsa da un sussulto generale, che soffocò l’imprecazione di Chase. Stringendo la paletta nel pugno, la sollevò in alto.

    Il battitore gli fece un cenno. «Cinquecentoventimila.»

    L’elegante bionda seduta al suo fianco alzò finalmente la testa dal cellulare. «Lei lo sa che il libro sarà pubblicato tra sei mesi?»

    «Sì.»

    Lei esitò ma, quando Chase non aggiunse altro, si strinse nelle spalle e tornò a dedicarsi al suo telefono.

    Un’altra ondata di mormorii serpeggiò tra il pubblico, quindi... «Offro cinquecentotrentamila dollari.»

    Oh, no, non puoi. Chase alzò di nuovo la sua paletta quindi seguì lo sguardo del battitore.

    La sua rivale era all’estremità opposta della sala. Tre file più avanti, appoggiata di schiena alla parete. Minuta, occhi enormi, capelli rosso acceso, espressione cupa. Notò tutti quei particolari in pochi secondi poi, in modo del tutto incongruente, pensò: quell’austero vestito nero non s’intona al suo incarnato pallido.

    Giusto. Ma lei era determinata, a giudicare dal modo in cui controbatté di nuovo alla sua offerta, corrugando la fronte prima di sollevare il mento con aria di sfida.

    Mentre l’analizzava senza pietà, Chase si rese anche conto che era concentrata a proiettare un’immagine di sé altezzosa e inaccessibile. Era ovvio che era abituata a ottenere quello che voleva.

    E, di punto in bianco, si sentì trafiggere da un frammento del suo passato, e un migliaio di ricordi amari lo sommerse.

    Oh, no. Tu non hai più sedici anni e lei non è decisamente una Perfettina.

    I Perfettini... Dannazione, per anni era riuscito a non pensare a quei tre bastardi e alle loro malevole ragazze. Perfetti nell’aspetto, perfetti in società, perfetti nel raggelare chiunque avessero classificato incompatibile secondo i loro standard. Quei maledetti Perfettini gli avevano reso gli anni del liceo un inferno. Ne era uscito vivo per un pelo.

    Fissò in cagnesco la donna, catalogando la familiare inclinazione arrogante del mento, l’aura di superbia mentre guardava tutti dall’alto in basso. Giudicandoli, trovandoli carenti. Inaccettabili. Indegni.

    Sangue freddo, amico. Hai seppellito quella fase della tua vita un migliaio di volte. Non sei più il ragazzo impotente con due poveri bifolchi del sud come genitori.

    Tuttavia, non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Strinse i denti con tanta forza da averne la mandibola indolenzita.

    Alla fine, riportò lo sguardo sul battitore prima di essere sommerso dal veleno, e disse a voce alta: «Un milione di dollari».

    Il mormorio di sorpresa si trasformò in uno tsunami. Chase, impassibile in volto, lanciò un’occhiata alla sua rivale. Prova a battermi, principessa.

    Lei batté le palpebre una, due volte, e i suoi occhi enormi lo studiarono con un’intensità tale che Chase sentì un brivido solcargli la schiena.

    Subito dopo lei si voltò, con la paletta abbandonata lungo il fianco mentre guardava il battitore scuotendo la testa.

    Pochi secondi dopo era tutto finito.

    Sì. La vittoria gli pulsava nelle vene mentre si alzava e passava tra file di persone che si complimentavano con lui.

    «Congratulazioni» disse la bionda, seguendolo tra la fitta folla. «Da parte mia, posso pensare a cose migliori per le quali spendere un milione di dollari.»

    Lui le rivolse un sorriso stentato, quindi guardò un’ultima volta verso l’estremità opposta della sala.

    Lei era sparita.

    Perlustrò la folla. Bionda. Bionda. Bruna. Non abbastanza rossa. Ah...

    Lei stava parlando con una donna alta e bionda vestita elegantemente; quando si voltò, la riconobbe.

    Ann Richardson, chiacchierata direttrice della Waverly’s.

    In quegli ultimi mesi aveva letto anche troppi articoli sulla Waverly’s. Star del cinema, scandali, una statua d’oro scomparsa. Materiale assurdo, più adatto a un bestseller che alla vita reale. A volte aveva difficoltà a credere di frequentare alcuni degli stessi ambienti mondani.

    Ma lui sapeva per esperienza personale quanto poteva essere oscuro il mondo dei privilegiati, soprattutto se c’era in ballo il denaro. Prendete Ann Richardson, una donna ambiziosa e carismatica che aveva trascinato il nome della Waverly’s sui giornali scandalistici, grazie alla sua presunta relazione con Dalton Rothschild.

    Chase si accigliò. In Rothschild c’era qualcosa che lo irritava. Oh, aveva fascino in abbondanza ed era un eccellente uomo d’affari, ma a lui non era mai piaciuto il modo in cui cercava la luce dei riflettori ogni volta che sponsorizzava una festa di beneficenza o faceva una donazione.

    Mentre scambiava ancora qualche stretta di mano, il suo sguardo tornò alle due donne, notando la familiarità con cui parlavano, i sorrisi che si scambiavano. Quindi accostarono le teste e parlottarono sottovoce, lanciandosi intorno occhiate furtive, il che poteva soltanto significare che si stavano confidando qualcosa di molto personale.

    Il dubbio si insinuò in Chase.

    A un osservatore casuale, l’aspetto della rossa era impeccabile. Ma lui stava cercando le pecche, e il suo sguardo acuto le trovò ben presto. Un filo che pendeva dal polsino, grinze nella giacca... particolari che indicavano merce da grandi magazzini. C’era poi la borsetta, i cui manici mostravano segni di usura.

    Chase esitò sulle sue gambe, apprezzandone per un momento i polpacci torniti, prima di abbassare lo sguardo. Scarpe dal tacco impossibilmente alto, e chiaramente costose. Oltre che vagamente familiari.

    Si illuminò. Già, quella stilista di moda che aveva frequentato alcuni anni prima aveva una passione per le scarpe, e aveva avuto lo stesso identico modello in cinque colori diversi. Se quelle erano autentiche, erano vecchie di almeno tre anni. Se erano un falso, non facevano che suscitare altre domande.

    La rossa spostò il peso del corpo da una gamba all’altra e fece una smorfia, così rivelando che i piedi la stavano uccidendo. Una donna che non era abituata a calzare scarpe eleganti. Una donna, concluse Chase, che non possedeva mezzo milione di dollari.

    Tutte quelle piccole anomalie si trasformarono in un sospetto ben definito.

    L’ira lievitò in lui. Che si trattasse di mere coincidenze? Escluso. Le cose succedevano sempre per un motivo, non a causa di qualche karma cosmico. La rossa stava tramando qualcosa. Le contraddizioni nel suo aspetto, il legame con Ann Richardson, dalla reputazione tutt’altro che limpida...

    Insieme all’ira lievitò anche il disgusto. Se la Richardson era ricorsa a offerte fasulle, allora Chase non le avrebbe permesso di farla franca.

    Perso, perso, perso. I tacchi di Vanessa battevano quell’unica parola mentre percorreva il corridoio della Waverly’s con la gola chiusa da un groppo di delusione.

    Per un breve momento la sua sconfitta era stata offuscata dall’incontro con Ann Richardson, la compagna di stanza di sua sorella al college, e per alcuni minuti era stata soltanto la sorella di Juliet, che scambiava quattro chiacchiere amichevoli.

    «Juliet è a Washington per qualche settimana» aveva detto Vanessa. «Dovresti chiamarla, così potremmo pranzare insieme uno di questi giorni. Cioè» si era corretta, ricordandosi dei recenti e sensazionali titoli sui giornali, «se non sei troppo impegnata.»

    «Sono sempre impegnata» aveva sorriso Ann. «Ma sono tentata. Gradirei un’occasione per allontanarmi dalla città.»

    Avevano parlato dell’asta, poi della famiglia di Vanessa, fino a quando lei aveva alluso con rammarico al volo che doveva prendere, e Ann le aveva offerto di usare la sua auto. Vanessa voleva rifiutare, ma la verità era che una vettura con chaffeur le offriva più privacy di un taxi.

    Privacy per rodersi meditando sulla sconfitta.

    Andato, andato, andato, continuavano a battere i suoi tacchi sul pavimento di marmo bianco.

    Aveva offerto il massimo che poteva, ma il notevole fondo fiduciario di sua nonna non era stato sufficiente. Mi dispiace, Meme. Sospirò mentre si allacciava la cintura del cappotto. Lo so, penseresti che sono pazza a volere qualcosa da quell’uomo. Ma hai sempre sostenuto che il retaggio familiare è uno dei doni

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