I segreti di Fools Point (eLit): eLit
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Anteprima del libro
I segreti di Fools Point (eLit) - Dani Sinclair
successivo.
Prologo
L'operaio colpì qualcosa con il piede, facendolo rotolare fino al muro. Dopo un istante, il fascio di luce della torcia elettrica si posò su un cranio incrostato di terra.
«Per la miseria!» imprecò. «È quello che penso?»
«Oh, mio Dio! Oh, mio Dio! Oh...»
«Falla finita, Buddy!» Will si avvicinò alla scala a pioli e incominciò a salire. Presto i due uomini emersero nella luce brillante di quella splendida giornata di settembre.
«Cosa diavolo fate, voi due?» domandò Zeke.
Will gli indicò il pozzo. «Ci sono dei cadaveri, laggiù.»
Zeke sgranò gli occhi. «Cosa?»
«Hai capito bene. Buddy, corri a dirlo al capo.»
«Lascia perdere il capo» obiettò Zeke sconcertato. «Corri a chiamare la polizia.»
Buddy si allontanò attraverso il parcheggio, verso il ristorante. Gli altri due lo seguirono con lo sguardo prima di tornare a sbirciare nella fossa.
«Ne sei sicuro?» domandò ancora Zeke.
«Credi che non sappia riconoscere un cranio umano?» obiettò Will. «Ha una forma inconfondibile, anche se è piccolo come quello.»
«Piccolo?»
«Già. E ce n'è anche uno più grande. Vuoi scendere a dare un'occhiata?»
«Meglio di no, grazie.» Zeke si grattò la testa calva, scoccando uno sguardo allarmato verso il buco che avevano scavato nel parcheggio del ristorante.
«Ehi, si può sapere cosa succede qui?»
La voce di Jake Collins li fece sobbalzare entrambi. Jake era il proprietario del ristorante di cui stavano ripristinando l'area di parcheggio. Era un tipaccio dagli occhi nerissimi, famoso giocatore d'azzardo, e in giro si diceva di lui che avesse molti agganci con la mafia. Nessuno sapeva se fosse vero o meno, e di sicuro nessuno aveva il coraggio di domandarglielo.
Tutti quanti, a Fools Point, avevano paura di Jake Collins.
«Buddy mi ha detto che avete trovato due cadaveri, laggiù.» Jake non si scompose.
Zeke assentì. «È vero, signor Collins. È per questo che il parcheggio continuava a cedere. Lo hanno costruito su una specie di cantina. È là che abbiamo trovato i cadaveri.»
«I cadaveri di chi?»
«Uno dei due è di un bambino» trovò il fiato di rispondere Will.
«Come fai a dirlo?»
«Le ossa sono molto piccole, signor Collins.»
Jake non aggiunse altro. Afferrò la scala e si calò nella cantina. Ne riemerse dopo pochi minuti, e come al solito il suo viso era una maschera impenetrabile. «Non spostate niente» ordinò. «Non toccate niente. E non fate scendere nessuno laggiù se non lo sceriffo Hepplewhite o il suo vice, Garvey.»
«Ma signor Collins! Cosa facciamo del pozzo?»
«Aspettate che la polizia abbia terminato le indagini, poi riempitela con quel mucchio di ghiaia.» Detto questo, si allontanò senza aggiungere altro.
Buddy lo seguì con lo sguardo. «Quel tipo mi fa venire la pelle d'oca» commentò.
«Anche a me» convenne Zeke. «Chissà chi sarà stato a buttare in quel pozzo un bambino tanto piccolo e sua madre»
1
«In giro si dice che abbia agganci con la mafia.»
Amy Thomas guardò la madre sgranando gli occhi. «Ma chi? Jake Collins?» E le bastò pronunciare quel nome perché il cuore le facesse un balzo nel petto. Jake Collins non poteva avere agganci con la mafia. Era il padre di sua figlia, anche se la madre di Amy non lo sapeva. Nessuno lo sapeva, oltre a lei. Ma cosa diamine ci faceva Jake a Fools Point, e come proprietario di un ristorante, per giunta?
Il suo Jake Collins era tenente di Marina. E non era mai stato veramente suo, se non nel senso fisico della parola e solo per una breve avventura estiva.
Da quell'avventura era nata Kelsey, la bella bambina che adesso era seduta sul pavimento a giocare con i due gatti della nonna.
«Io non ci credo» seguitò la madre senza badare al silenzio di Amy. «Credo piuttosto che sia un uomo molto riservato, e che la gente abbia imbastito questa storia sul suo conto solo perché non è mai riuscita a sapere nulla di più preciso. Guarda del resto cosa dicono della moglie dello sceriffo Hepplewhite. Quella povera donna se ne sta seduta tutto il giorno sulla sedia a rotelle senza dire una parola, eppure...»
Amy la zittì togliendole di mano la cesta di biancheria che stava per sollevare. «Questa la porto io, mamma. Tu non devi portare pesi.»
«Guarda che non sono un'invalida. Sono una cardiopatica, come altri milioni di persone al mondo.»
«Lo so, ma preferisco portare la cesta al tuo posto.»
«Fa' come vuoi. Chi sono io per protestare? E comunque dovresti andare a dare un'occhiata al nuovo ristorante. Quel Collins lo ha trasformato. Dubito che Gertrude approverebbe le modifiche, ma in fondo lei incomincia a non starci più con la testa. Anzi, sarà proprio per questo che i parenti hanno venduto tutta la proprietà. Lo sai che la nipote di Gertrude, Cindy Lou, è il nuovo sindaco del paese?»
Amy assentì. Era dal momento del suo arrivo, il giorno prima, che la madre non aveva smesso un attimo di parlare, confidandole tutti gli ultimi pettegolezzi. «Ho un'idea, mamma! Perché non andiamo lì a pranzo insieme?»
Gli occhi di Susan si accesero di entusiasmo. «Sarebbe magnifico, ma...»
«Saremo di ritorno prima che papà finisca di consegnare la posta» insistette Amy. «Andiamo. Offro io.»
«E va bene, andiamo.»
«Splendido!» Amy tese la mano alla figlia. «Su, Kelsey, andiamo a prepararci. Pranziamo fuori.»
Da quando la madre le aveva fatto il nome di Jake Collins, non era riuscita a pensare ad altro, e non ci sarebbe riuscita se prima non avesse visto in faccia il proprietario del nuovo ristorante. Possibile che fosse il padre di Kelsey? L'uomo che per nove lunghi anni aveva sognato invano di rincontrare?
Se era davvero lui, presto avrebbe ricevuto una grossa sorpresa. Adesso Amy portava i capelli più lunghi e più chiari di nove anni prima ma, a parte questo, non era cambiata affatto.
Con il cuore in gola per l'emozione, si vestì in fretta, si spazzolò i capelli, si mise gli orecchini di cristallo che le aveva regalato Jake, e che lei aveva ritrovato per caso il giorno prima, frugando nei cassetti a casa dei genitori.
Jake le aveva insegnato una bella lezione, tanti anni prima. Una lezione che non avrebbe mai dimenticato.
Innamorarsi era facile. Fare in modo che la persona amata ricambiasse quel sentimento era praticamente impossibile. Jake non le aveva chiesto altro che un'avventura estiva e lei lo aveva accontentato, illudendosi che fosse per sempre. E aveva scoperto a proprie spese che l'unico amore di Jake era la Marina, e il lavoro segreto che svolgeva al suo interno. E quando la Marina gli aveva ordinato di muoversi, lui si era mosso. Da solo.
Il Perrywrinkle non era molto distante. Amy sarebbe voluta andarci in macchina, visti i problemi cardiaci della madre, ma Susan non volle sentire ragioni.
«Vuoi scherzare? È una giornata splendida, sarebbe un peccato andare in auto. E in fondo il ristorante è solo in cima alla collina.»
Amy non poté fare altro che accontentarla. E quando arrivarono al ristorante, era lei, e non la madre, ad avere il fiatone. Le sudavano le mani, aveva il cuore in gola. E tutto per un uomo che l'aveva piantata in asso? Per un uomo che non le aveva risposto neppure quando gli aveva scritto per dirgli che aspettava un bambino?
No. Assolutamente no. Ormai non provava più niente per Jake, ma voleva che vedesse la bambina splendida che nove anni prima non aveva voluto riconoscere.
«Mamma! Mamma, che succede?»
La voce di Kelsey la strappò alle sue riflessioni, facendole spostare lo sguardo sugli operai che lavoravano attorno a una buca nell'area di parcheggio del ristorante.
«Non ne ho la più pallida idea» rispose stringendosi nelle spalle.
«Posso andare a vedere?»
«No.»
«Io ci vado» cinguettò Susan dal canto suo, e si avviò arzilla verso gli operai.
Amy trasse un sospiro di rassegnazione. Avrebbe dovuto immaginarlo! A Fools Point tutti si impicciavano degli affari di tutti. Quando però un'auto della polizia giunse sul posto, Susan si arrestò di colpo per girarsi verso di lei. «Quella è la macchina dello sceriffo Hepplewhite!» esclamò. «Deve trattarsi di qualcosa di grosso.»
«Hanno trovato dei cadaveri, laggiù» gridò qualcuno tra la folla.
Cadaveri?
«Mamma, voglio vedere! Andiamo, ti prego!»
«No, Kelsey...»
Ma la bambina era già arrivata accanto alla nonna e fissava la fossa, dove proprio in quel momento si stavano calando lo sceriffo e un suo agente. Erano ferme dietro un camion, lontane dal resto del gruppo.
«Ce ne sono soltanto due» risuonò in quel momento una voce. «E uno è il cadavere di un bambino molto piccolo.»
Amy vide che la madre impallidiva, che ondeggiava in modo impressionante. «Mamma?»
Un rumore improvviso la fece sobbalzare, e nel sollevare gli occhi si accorse che il camion si stava muovendo, scivolando all'indietro.
«Mamma! Kelsey!» gridò precipitandosi verso la madre e la figlia per allontanarle, ma prima che le raggiungesse, qualcuno le spinse entrambe rudemente sull'asfalto, lontano dalla traiettoria del camion. Amy fu schiacciata dal corpo possente di un uomo.
«Rimanga ferma» le ingiunse una voce profonda.
Molte grida risuonarono intorno a loro. Lo stridio dei freni lacerò l'aria. Il carico del camion si rovesciò sulla buca nel parcheggio, e presto tutta la zona fu coperta da una fitta polvere bianca.
Soltanto allora Amy poté tirarsi a sedere, tossendo a più non posso. E si ritrovò a faccia a faccia con l'unico uomo al mondo che avesse mai amato.
«Sta bene?» le domandò lui. E subito dopo sgranò gli occhi sorpreso. Incredulo. «Amy?»
«Ciao, Jake.»
«Oh, mio Dio! Ma cosa ci fai tu qui?»
«Mamma?»
Lei strinse a sé la bambina. «Portavo a pranzo mia figlia.»
A corto di parole, Jake si alzò per guardare quel viso che da nove anni ossessionava i suoi sogni. Non era cambiata. O forse sì? Era più bella che mai, i suoi occhi verdi brillavano ancora come una volta, ma adesso riflettevano anche una maturità che prima non c'era. Si era fatta crescere i capelli. Erano ancora lucidi come la seta, più chiari di come li ricordava lui. Ma c'era una cosa, in lei, che non era cambiata affatto. La bocca. Quelle labbra che sembravano fatte per essere baciate.
«Si è fatto male nessuno?»
Jake spostò lo sguardo sul capo della polizia. Hepplewhite e l'agente Garvey erano riusciti a uscire dalla buca pochi istanti prima che il camion vi svuotasse dentro il carico di ghiaia.
«Maledizione!» imprecò ad alta voce Zeke. «Credo di avere una gamba rotta.»
Ed era l'unico a essere rimasto ferito. Tra gli astanti, qualcuno era stato colpito da qualche pezzo di ghiaia, ma nessuno si era fatto male.
«Si può sapere cos'è successo?» domandò Hepplewhite al capo cantiere.
«Non lo so. Attenzione!»
Accanto alla buca, il suolo cedette sotto il peso del camion, facendo riversare altra ghiaia nella fossa.
«State indietro!» gridò lo sceriffo. «Lee, blocca il transito fino all'arrivo di Osher e di Jackstone.»
«Le serve aiuto?» si offrì Jake.
Il poliziotto lo guardò torvo. «Porti tutta questa gente nel ristorante, e cerchi di non fare muovere nessuno. Devo interrogarli.»
Lui annuì e si rivolse alla folla cercando di conservare un'espressione neutra, rifiutando di guardare l'unico viso che più di ogni altro avrebbe voluto guardare. «Entrate tutti, per cortesia. Dentro sarete al sicuro. E voi due» aggiunse rivolto a due operai, «portate dentro Zeke e fatelo distendere finché non arriva l'ambulanza.»
«Noi faremmo bene a tornare a casa» sentenziò Amy dal canto suo. «Mia madre