Lontano dal passato: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Per Mollie O'Brien non è solo una questione di orgoglio, ma anche la necessità di sentirsi in pace con la coscienza. Contro la volontà delle sue stesse sorelle e i soliti, maligni pettegolezzi che cominceranno a circolare in una piccola località texana come Aqua Verde.
Fino al prossimo autunno, quando...
Annette Broadrick
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Lontano dal passato - Annette Broadrick
successivo.
1
«Mollie! Mollie!»
Una voce familiare che chiamava il suo nome costrinse Mollie O'Brien a fermarsi sulle scale che portavano all'ufficio postale di Agua Verde. Voltandosi, una leggera brezza primaverile le accarezzò il viso, offrendole un momentaneo sollievo dal calore già intenso diffuso dal sole del Texas.
«Oh, buongiorno, signora Krueger!» esclamò con un sorriso riconoscendo il volto della sua vecchia insegnante elementare.
«Non sapevo che fossi tornata dall'università» commentò la donna.
«Giusto ieri, per la festa di diploma di Maribeth» spiegò Mollie. «Ma solo per qualche giorno, prima di tornare ad Austin per l'ultima sessione di esami. Poi, finalmente, sarò a casa per tutta l'estate.»
«Immagino che Megan ne sarà contenta. Senza dubbio potrai darle una mano col bambino. Quanti mesi ha, adesso?»
Il viso di Mollie si illuminò, come sempre capitava quando qualcuno parlava del suo nipoti no. «Danny ha sette mesi ed è adorabile. Mi manca tanto, quando sono via. I bambini crescono così in fretta, non trova?»
«Non solo i bambini» sospirò la signora Krueger con un sorriso indulgente. «Ancora non riesco a credere a quanto siate cresciute in fretta tu, Megan e Maribeth. Sembra solo ieri che Megan ha dovuto tirare fuori le unghie e i denti per tenervi unite. E ora lei stessa è mamma, mentre tu e Maribeth siete all'università. Il tempo è praticamente volato!» esclamò incapace di trattenere una nota di meraviglia.
«So perfettamente che cosa vuol dire. Se penso che ho solo quattro anni meno di Megan... Non so se riuscirei ad assumermi il genere di responsabilità che lei si prese alla morte dei nostri genitori» ammise Mollie.
«Quel che è certo è che ha fatto un ottimo lavoro» si complimentò Lidya Krueger mentre dava un'occhiata al suo orologio. «E a proposito di tempo è tardissimo. Avrei tanto voluto rimanere a parlare con te, ma devo scappare» si rammaricò con sincerità. «Salutami tanto Megan e abbraccia Danny per me» le raccomandò mentre scendeva gli scalini.
«Lo farò senz'altro» le assicurò Mollie. Aveva fatto solo pochi passi quando la voce della signora Krueger la raggiunse di nuovo, costringendola ancora una volta a fermarsi.
«Oh, Mollie... non credi anche tu che sia terribile quello che è capitato a Deke Crandall?»
Mollie si raggelò un istante nel sentire quel nome. Poi, lentamente, scese i gradini, avvicinandosi a Lidya.
«Che è successo a Deke?» riuscì a chiedere.
«Megan non ti ha detto niente?» si sorprese la donna.
Mollie scosse piano la testa, senza riuscire a trovare una parola.
«Sua moglie è morta poco dopo aver dato alla luce la loro bambina» le raccontò Lidya con la voce che si faceva a un tratto tremula. «È successo alcune settimane fa, in aprile. Non conosco tutti i dettagli, solo che ogni tentativo dei medici per salvarla non è valso a niente. La bambina aveva solo tre giorni quando Patsy è morta.»
«Mio Dio...» sussurrò Mollie, sconvolta. «Che tragedia!»
Lidya annuì mestamente. «È senza dubbio la cosa più terribile che sia capitata alla nostra contea negli ultimi anni. Al funerale non mancava nessuno. E in quanto a Deke... che pena, pover'uomo! Continuava a tenere gli occhi fissi sulla bara della moglie, come se non si rendesse nemmeno conto di dov'era. Non ha versato una lacrima... almeno, non quel giorno» aggiunse con un sospiro. «Non so proprio che cosa ne sarà di lui e della piccola.»
«Che cosa intende dire?»
«È come se Deke avesse rinunciato a vivere» osservò Lidya con fare assorto, come se stesse rimuginando quel pensiero tra sé. «Dal giorno del funerale si è chiuso in camera e non ne è più uscito. Immagino che debba soffrire molto, ma dovrebbe anche rendersi conto di avere una figlia ora. E Jolene ha un disperato bisogno di lui. Non ti nascondo che siamo tutti molto preoccupati» le confidò.
«Chi si occupa della bambina?»
Lidya non rispose subito, stringendo invece le labbra come se stesse cercando di trattenersi dal piangere. «Ti ricordi dei Schultz? Abitano poco lontano dal ranch dei Crandall. È stata Cynthia a mettere in piedi un programma a rotazione con alcune delle donne che frequentano la sua stessa chiesa. Fanno a turno giorno e notte per prendersi cura della bambina e assicurarsi che Deke mangi qualcosa... Non che sembrino avere molto successo, in questo senso» considerò con tono rassegnato. «Certo, questa soluzione non può durare a lungo. Tutte quelle donne hanno una loro famiglia, degli impegni... Doveva essere solo un ripiego temporaneo, finché Deke non si fosse ripreso e avesse trovato qualcuno che si occupasse della bambina.»
Tacque un istante. «Invece... non sembra interessato a niente» continuò poi con gli occhi che si facevano sospettosamente lucidi. «Se continua così, quella bambina camminerà sicuramente prima di conoscere il padre.»
Mollie era attonita. Persino quando Lidya sollevò lo sguardo su di lei, come ad attendersi una risposta, l'unica cosa che le riuscì di fare fu di fissarla in silenzio, impietrita dallo choc di quella rivelazione.
«Ora devo scappare» le disse Lidya quasi sottovoce, sfiorandole un braccio. «Non dimenticarti di venirmi a salutare, quando sarai tornata a casa per le vacanze» si raccomandò.
«Lo farò senz'altro» rispose Mollie meccanicamente. Poi si voltò e raggiunse l'ufficio postale, mentre le parole della sua insegnante le rimbalzavano senza tregua nella mente.
Deke Crandall distrutto dal dolore e la sua bambina accudita da estranee...
«Oh, Deke, mi dispiace... mi dispiace tanto» mormorò tra sé mentre recuperava la posta di Travis e Megan.
Dopo essere uscita dall'ufficio postale, sbrigò tutte le numerose incombenze sull'elenco che la governante di Megan, la signora Hoffmeyer, le aveva consegnato quella mattina, senza mai smettere di pensare a ciò che aveva appena appreso.
Infine caricò ogni cosa in macchina e si diresse verso il ranch che la sua famiglia possedeva appena fuori città, seguendo sovrappensiero la strada che conosceva a memoria e ripercorrendo invece nella mente il giorno in cui, per la prima volta, aveva visto Deke Crandall.
Aveva avuto solo sette anni, eppure le era ancora impresso in modo chiaro e indelebile nella mente, forse perché era stata una delle rare volte che aveva trascorso un giorno intero, da sola, con il padre. Non ricordava dove fosse stata Megan quel giorno, solo che Maribeth aveva avuto la febbre alta e forse era stato proprio quello il motivo per cui suo padre si era offerto di portarla con sé mentre sbrigava delle commissioni in città.
Ebbra di felicità per quell'insolito evento, Mollie l'aveva seguito ubbidiente nel negozio di ferramenta, in banca e infine nel caffè che era divenuto luogo di incontro per i ranchers della zona.
Era stato mentre tornavano a casa che si erano fermati al ranch dei Crandall. Una gatta con i suoi gattini, pigramente appisolata sulle scale della casa padronale, aveva catturato l'attenzione di Mollie che era così rimasta a giocare fuori sul portico.
Poi, un'accozzaglia di grida divertite unite a frequenti scoppi di risa l'avevano spinta ad abbandonare i suoi nuovi compagni di gioco per andare a scoprire che cosa stava accadendo. Seguendo l'origine di quei suoni, aveva girato tutto attorno alla casa, arrivando sino a un recinto poco lontano dalle stalle dove un gruppo di cowboy era seduto sulla staccionata, intento a inviare consigli e incitamenti all'indirizzo di qualcuno che lei non poteva vedere.
Incuriosita, si era avvicinata scivolando non vista tra le gambe degli uomini e sbirciando attraverso le fenditure della staccionata.
Dentro il recinto, un uomo stava cavalcando un cavallo che aveva tutta l'aria di volerlo disarcionare, proprio come aveva visto accadere a un rodeo, non molto tempo prima. Ma da dove si trovava quel giorno, l'azione era molto più vicina ed eccitante. Tanto vicina, infatti, da poter persino sentire l'odore della terra sollevata in aria dagli zoccoli del cavallo.
Il cowboy non sembrava affatto intimorito, anzi pareva si divertisse un mondo a rimanere in perfetto equilibrio in sella sul dorso dell'animale nonostante i cocciuti tentativi di questo di gettarlo a terra.
I raggi del sole che cadevano a picco sul recinto gli illuminavano i capelli biondi e Mollie era rimasta immobile, rapita da quella visione che, nella sua mente fervida, aveva assunto una dimensione innegabilmente romantica.
Poi, il cavallo aveva cessato di dimenarsi e, dopo un'ultima scrollata impertinente del capo, si era calmato, chinando il muso verso terra e sbuffando. Due degli uomini avevano scavalcato in fretta la staccionata precipitandosi verso di lui e tenendolo fermo mentre il cowboy scendeva, sbattendosi la polvere dai pantaloni e raggiungendo il resto del gruppo.
Nessuno, a quanto pareva, si era accorto della sua presenza e Mollie aveva così potuto osservarlo, indisturbata.
Da vicino era grande quanto suo padre, con un volto intenso e abbronzato e l'andatura tipica di chi passava molto tempo a cavallo.
La voce irata di suo padre che la chiamava aveva poi messo fine alla sua condizione di anonimato, e l'uomo dai capelli biondi si era guardato attorno sorpreso, scoprendola.
«E tu da dove spunti fuori?» le aveva chiesto perplesso, inginocchiandosi davanti a lei.
Mollie non aveva risposto subito, voltandosi per un attimo