Sul podio più alto (eLit): eLit
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Anteprima del libro
Sul podio più alto (eLit) - Patricia Hagan
successivo.
1
Liz Mallory era consapevole che i tacchi alti e un abito elegante non erano l'abbigliamento più adatto per una corsa automobilistica, ma non poteva porvi rimedio. Aveva perso la coincidenza del volo da New York per Daytona, e giunta a destinazione aveva scoperto che il suo bagaglio era stato smarrito. Non aveva tempo di comprare qualcosa di sportivo, era in ritardo e doveva per forza raggiungere direttamente la pista di gara.
Guidò la macchina che aveva noleggiato fino al parcheggio riservato agli addetti ai lavori, sconcertata dalla massa di gente festosa che gironzolava nei dintorni del circuito... e non era neppure il giorno della gara!
Ma quella era Daytona a febbraio, durante la settimana delle gare: lo aveva imparato divorando i libri e le riviste specializzate che si era affrettata a comprare quando le era stato assegnato il nuovo incarico. Prima di studiare velocemente quei volumi, in effetti, non sapeva assolutamente nulla di competizioni sportive, tanto meno di corse automobilistiche, né mai si sarebbe aspettata di dover lavorare in quel campo.
Quando aveva sollevato dei dubbi con Jeff Strohm, il capo dell'agenzia di pubbliche relazioni Star Media in cui lavorava, lui le aveva risposto che avrebbe dovuto imparare alla svelta, perché l'agenzia aveva firmato un contratto con la catena di ristoranti Big Boy's Pizza, che durante la stagione di gare automobilistiche NASCAR avrebbe sponsorizzato un pilota esordiente, Rick Castles. Lei sarebbe stata la sua pierre, e si sarebbe occupata di ogni dettaglio.
Seguì le indicazioni sulla piantina che le avevano consegnato con l'auto e si fermò davanti a una catena che sbarrava l'accesso al circuito.
«Mi dispiace, signora» l'avvisò un ragazzo con una tuta arancione fosforescente, «possono entrare solo i giornalisti.»
Liz estrasse il pass che Jeff le aveva fornito e sorrise. «Posso passare, lavoro qui.»
L'altro scosse la testa. «Deve esporre il tesserino con il permesso sul parabrezza, altrimenti non può proseguire.»
«Grazie, non lo sapevo, è la prima volta che...»
Dietro di lei qualcuno suonò il clacson con impazienza.
Nervosamente Liz frugò nella busta che aveva appoggiato sul sedile accanto a sé finché trovò quello che il ragazzo le aveva chiesto. Con un sorriso trionfante glielo mostrò e lo attaccò al vetro dell'auto, sollevata di poter finalmente entrare.
Durante la mattina aveva piovuto e il terreno era costellato di pozzanghere e fango. In quel momento però il cielo era limpido, e la temperatura mite. Liz fu felice di trovarsi lì, anziché nel gelo newyorkese di febbraio.
Parcheggiò e si guardò in giro. Sulla pista stavano provando diverse auto e tutto intorno era un brulicare di tende e camper, in mezzo ai quali erano disseminate le costruzioni in muratura che ospitavano le docce e i servizi, nonché diverse postazioni di pronto soccorso. Le bancarelle offrivano souvenir dei diversi piloti in lizza, e nell'aria vi era l'odore della carne che arrostiva sulle griglie.
Secondo la mappa che aveva, avrebbe dovuto seguire la linea dei pit stop, i punti in cui le auto si fermavano per il rifornimento di carburante e il cambio dei pneumatici, per arrivare ai garage, dove sperava di incontrare finalmente il suo pilota.
Liz non aveva idea di che aspetto avesse Rick Castles perché non esistevano ancora delle foto pubblicitarie che lo ritraessero, ma avrebbe provveduto lei al più presto a colmare quella lacuna.
Per fortuna aveva infilato i cappellini col marchio di Big Boy's Pizza nel bagaglio a mano, così avrebbe potuto far scattare delle fotografie alla squadra quello stesso pomeriggio. La pubblicità al loro sponsor era imprescindibile, naturalmente, e se li avesse lasciati nella valigia smarrita avrebbero perso del tempo prezioso.
All'ingresso dei garage dovette mostrare un secondo pass, e mentre lo stavano controllando ne approfittò per chiedere dove avrebbe potuto trovare Rick Castles.
«Vediamo...» L'addetto estrasse un foglio con l'elenco di tutti i partecipanti alla gara. «Rick Castles ha la vettura numero sessanta, situata al box cinquantacinque.»
Ringraziandolo Liz riprese il proprio pass e prima di oltrepassare il cancello dell'area dei garage fece un profondo respiro: stava per entrare in quello che sarebbe stato il suo nuovo mondo.
La prima cosa che fece fu scivolare su una macchia d'olio che non era stata asciugata: rischiò di cadere, ma un uomo la sorresse per un braccio e la mise bruscamente in guardia: «Signora, farebbe meglio a guardare dove mette i piedi. Questo è un posto pericoloso».
Lei sorrise nervosamente. «Sono d'accordo. Grazie. Starò più attenta, mi creda.»
L'altro l'afferrò nuovamente per il braccio, strattonandola per evitare che venisse investita da un'auto che stava rientrando ai box. «Finirà per essere travolta se non farà più attenzione. Che diavolo ci fa qui?»
Liz raddrizzò la schiena il più possibile e tentò di assumere un atteggiamento disinvolto, il che non era semplice, visto che quell'uomo l'aveva appena salvata due volte. «Sono la nuova PR di Rick Castles. Mi può per cortesia indicare dov'è il box numero cinquantacinque?»
L'uomo meditò un momento. «Vediamo... Castles è un esordiente, quindi non si trova sicuramente vicino agli hot dog. Il numero cinquantacinque deve essere sicuramente laggiù» aggiunse, indicando vagamente un punto alle loro spalle. Poi si incamminò nella direzione opposta, non prima però di averla ammonita: «Se non sta con gli occhi ben aperti non resisterà a lungo qui: è pericoloso».
Lei era perplessa. Non vedeva nessuno con bibite o panini dentro i garage, e non capiva che relazione potesse esserci tra il fatto che Rick fosse un esordiente e quello che non si trovasse vicino agli hot dog. Probabilmente, si disse, il fatto di trovarsi vicino a chi vendeva cibo era un privilegio riservato ai piloti di prima categoria.
Si avviò nella direzione che le era stata indicata, e ancora una volta si rammaricò del proprio abbigliamento. Solitamente viaggiava in pantaloni e maglietta, ma quel giorno Jeff l'aveva invitata a pranzo per salutarla e augurarle l'in bocca al lupo per il nuovo lavoro, quindi si era dovuta vestire in modo elegante. Non aveva fatto in tempo a cambiarsi prima di partire e, per cause di forza maggiore, non ne aveva avuto la possibilità nemmeno una volta arrivata a Daytona...
Incrociò un ragazzo con appesi al collo parecchi apparecchi fotografici e decise di fermarlo. «Buongiorno! Lei è un fotografo free-lance?»
«Sì» rispose lui toccandosi con un dito il berretto in segno di saluto. «Mi chiamo Peter Barnett, e sono il migliore sulla piazza. Cosa ha bisogno e quando?»
«Mi servono delle foto pubblicitarie di Rick Castles e tutta la sua squadra. Mi chiamo Liz Mallory e sono la sua PR per il nuovo sponsor, Big Boy's Pizza. Se fosse possibile dovrebbe venire a farle questo pomeriggio e consegnarmele domani.» Trattenne il fiato nella speranza che l'altro non si mettesse a ridere per un preavviso così breve.
«Non c'è problema. Le va bene tra un'ora?»
Liz sospirò di sollievo. «Perfetto. Il box è il numero cinquantacinque.»
Il ragazzo sorrise. «Non con gli hot dog, eh? La maledizione di essere degli esordienti...»
Nuovamente Liz si domandò il significato della battuta e proseguì verso il box di Rick.
L'area dei garage era rumorosa, affollata e caotica: le auto entravano e uscivano in continuazione e l'aria era quasi irrespirabile per il caldo provocato dai motori.
Con sollievo vide finalmente l'auto con il numero sessanta e notò che aveva le scritte di Big Boy's Pizza dipinte sul cofano, sul tetto e sulle portiere. Lì vicino non vi era nessuno, e se ne chiese il motivo, visto che negli altri box tutti erano al lavoro: dove diavolo potevano essersi cacciati? Le cose stavano cominciando male... lei non aveva nessuna intenzione di fallire nel lavoro... di nuovo.
Non temeva delusioni nella vita affettiva, anche perché non aveva alcuna intenzione di averne una. Dopotutto, essere lasciata non da uno ma da due uomini l'aveva resa piuttosto guardinga e disillusa nei confronti delle questioni di cuore. Inoltre entrambe le storie l'avevano coinvolta nel lavoro. Era al top e probabilmente lo sarebbe ancora stata se non fosse stata così ingenua e... sciocca.
Aveva raggiunto un'ottima posizione in un'agenzia di pubbliche relazioni della California e le cose andavano benissimo fino a quando non aveva fatto il grave errore di innamorarsi di Craig, impiegato di un'agenzia rivale.
Avevano iniziato una relazione e lei gli aveva creduto quando lui aveva affermato che potevano benissimo tenere separate la vita sentimentale da quella professionale. Troppo tardi si era accorta che in realtà lui la stava usando per fare carriera e per poter avere accesso ai suoi file di lavoro.
Quando aveva scoperto che razza di bugiardo e doppiogiochista lui fosse, Craig aveva già sottratto alla sua agenzia i tre contratti più importanti.
Non solo le aveva spezzato il cuore, ovviamente le aveva anche fatto perdere il lavoro.
Liz era stata costretta a ricominciare da capo in una nuova agenzia ma, nuovamente, aveva fatto l'errore di instaurare un rapporto con un collega. La storia non era durata a lungo per i conflitti che erano sorti per cause professionali, ma lei aveva deciso non solo di cambiare agenzia, ma di trasferirsi dalla California a New York, con la ferma intenzione di non innamorarsi più, soprattutto di qualcuno con cui aveva rapporti di lavoro.
Con aria afflitta cominciò a osservare la macchina, tentando di familiarizzare con una cosa così nuova. Notò che la vettura non aveva i finestrini e che all'interno vi si trovava unicamente il sedile del pilota.
Affascinata da ciò che stava vedendo, non si accorse della gamba che sporgeva da sotto l'auto e vi inciampò. Solo per miracolo riuscì ad aggrapparsi alla portiera, evitando di cadere a terra.
Sentendo un colpo alla gamba, Rick sollevò istintivamente la testa, battendola violentemente sul fondo della vettura. «Maledizione! Chi diavolo è che cammina senza guardare dove mette i piedi?»
Facendo scorrere la pedana con le rotelle sulla quale era sdraiato, uscì da dove si trovava, con l'intenzione di insultare chi lo aveva disturbato.
«Ma non vede dove va?» aggredì Liz, osservando, dalla propria posizione, un paio di gambe mozzafiato.
Imbarazzata lei si ritrasse di scatto. «Mi scusi...» cominciò, «mi dispiace... non sapevo che ci fosse qualcuno sotto la macchina. Non l'ho vista.»
Rick si alzò in piedi e la squadrò con attenzione. Non gli dispiacque affatto ciò che vide: oltre alle splendide gambe, quella ragazza aveva degli occhi verdi bellissimi, incorniciati da lunghe ciglia, e labbra estremamente sensuali...
«Signorina, se non vede un piede grande come il mio, credo proprio che abbia bisogno di un paio di occhiali.»
«Le ripeto che mi dispiace, stavo osservando l'automobile. Non avevo mai visto una macchina da competizione così da vicino.»
Rick era affascinato da quella donna, ma era comunque ancora irritato per l'interruzione. «Ho del lavoro da sbrigare» le disse sgarbatamente, «perché non se ne va? Un garage non è il posto adatto a una donna, specialmente se indossa delle scarpe stupide come quelle che ha lei.»
Liz sentì la rabbia crescere in lei. Avrebbe potuto giustificare la propria presenza presentandosi, ma non lo fece. Sospettava che esistessero ancora dei biechi maschilisti che consideravano certi sport prettamente riservati agli uomini, ma non si aspettava di trovarne uno proprio nella squadra di Rick. Eppure doveva trovare il modo di andare d'accordo con lui: se dovevano lavorare insieme, tanto valeva essere amici. Il fatto che quell'uomo avesse un fisico strepitoso e dei lineamenti magnetici non c'entrava affatto.
«Sto cercando Rick Castles, immagino che lei faccia parte del suo gruppo.»
Rick non aveva alcuna intenzione di rivelare la propria identità. Non aveva tempo per delle fan così azzardate. «Sì. Cosa vuole da lui?»
«Voglio incontrarlo.»
«Quindi è una sua ammiratrice» rispose lui, non restando impressionato dal pass della