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Una nobile causa: Harmony Destiny
Una nobile causa: Harmony Destiny
Una nobile causa: Harmony Destiny
E-book180 pagine2 ore

Una nobile causa: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

LA DINASTIA DEI NEWPORT - Carson Newport ha un progetto: costruire un ospedale infantile in memoria della madre che da sola ha allevato lui e i suoi fratelli. A ostacolare il suo piano trova Sutton Winchester, uno spregiudicato uomo d'affari che vuole sfruttare lo stesso terreno per creare un quartiere residenziale. Con grande abilità Georgia Adams, responsabile delle pubbliche relazioni della Newport Corporation, riesce a conquistare il favore dell'opinione pubblica alla nobile causa di Carson. Ma, soprattutto, riesce a conquistare l'attenzione del suo capo...
LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2017
ISBN9788858967836
Una nobile causa: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Una nobile causa - Andrea Laurence

    successivo.

    1

    «L'ho trovato.»

    Georgia Adams guardò Carson Newport dalla porta dell'ufficio. Incuriosito, lui alzò la testa dalle carte sulla scrivania, inarcò un sopracciglio e si appoggiò allo schienale della poltrona. «Trovato cosa?»

    Georgia soffocò un moto di disappunto. Non si era immaginata così quel momento. Aveva con sé nella borsa una bottiglia di champagne freddo per festeggiare l'avvenimento. Non si sarebbe mai aspettata che lui la fissasse con sguardo assente.

    Come era possibile che non sapesse che lo aveva trovato? Quello che stavano cercando da mesi. «Ho trovato il luogo dove la Newport Corporation costruirà il Cynthia Newport Memorial Pediatric Hospital

    Aveva finalmente ottenuto la sua attenzione. Carson si raddrizzò nella poltrona. «Parli sul serio?»

    Georgia sorrise. Così andava meglio. «Mai stata più seria.»

    «Entra» la invitò lui con un cenno della mano. «Raccontami tutto.»

    «È qualcosa che devo farti vedere» replicò lei, scuotendo la testa. «Seguimi.»

    Carson non diede nemmeno un'occhiata alla sua agenda prima di scattare in piedi.

    Trovare il terreno per il loro progetto era stato davvero difficile. Non c'erano molti spazi disponibili a Chicago per realizzarlo. Quantomeno, non a un prezzo ragionevole.

    Carson girò intorno alla massiccia scrivania di mogano abbottonandosi la giacca mentre la raggiungeva. «Fammi strada, signorina Adams.»

    Georgia girò sui tacchi e si diresse agli ascensori. «Prendiamo la tua auto» gli suggerì, premendo il pulsante per scendere.

    Lui si puntellò con una mano contro la parete e la guardò dall'alto della sua statura. «Sai, Georgia, tu sei la direttrice delle relazioni pubbliche di una società da Fortune 500. Ritengo di pagarti abbastanza da essere in grado di procurarti un'auto. Nel garage c'è perfino un posto riservato a te.»

    Georgia si limitò a fare spallucce. Non voleva la responsabilità di un'auto. In realtà, non ne aveva bisogno. Il suo appartamento distava un isolato dalla L. La ferrovia sopraelevata di Chicago era efficiente ed economica. Oltretutto, non aveva mai posseduto un'auto. Per alcune persone cresciute come lei, riuscire ad acquistare una vettura sarebbe stata una pietra miliare: dimostrare che erano riuscite a combinare qualcosa di buono. Per lei, era una spesa superflua. Poteva sempre capitare che avesse bisogno di quel denaro per qualcos'altro.

    «Secondo me, tu sei una ragazza da Jaguar» Carson continuò a riflettere a voce alta mentre uscivano dall'ascensore. «Piena di grazia, attraente e un po' capricciosa.»

    Georgia si arrestò di fianco alla Range Rover bianca di Carson. Gettando i capelli biondo platino dietro le spalle, piantò una mano sul fianco.

    «Signor Newport, devo denunciarti alle risorse umane?» gli chiese, con un sorriso che vanificò la minaccia.

    Lui fece una smorfia mentre le apriva lo sportello. «Era solo un complimento. Per favore, non spedirmi al secondo piano. La nostra direttrice delle risorse umane mi ricorda la mia insegnante di terza media. Non le sono mai stato simpatico.»

    «Ti comportavi male?» lo provocò lei.

    Carson sfoggiò il suo affascinante sorriso, con un lampo malizioso negli occhi verdi. «Può darsi» ammise, prima di chiudere lo sportello.

    Georgia approfittò dei dieci secondi in cui rimase sola per prendere un respiro profondo.

    La vicinanza di Carson Newport metteva a dura prova i suoi nervi. Non perché fosse un capo insopportabile... tutt'altro. Quello era parte del problema. Era bello, affascinante, intelligente e incline ai flirt. Lo erano tutti i fratelli Newport, solo Carson, però le faceva battere forte il cuore. Le sue battute maliziose erano innocue. Lei lo sapeva. Da quando lavorava per la sua azienda – un anno – non l'aveva mai nemmeno sfiorata.

    Ciò non significava che lei non lo desiderasse segretamente. Era una fantasia stupida, una che la teneva sveglia di notte mentre immaginava le sue mani sulla propria pelle nuda.

    Si era impegnata duramente per entrare in un buon college e farsi strada nel mondo del lavoro. Ottenere quel posto alla Newport Corporation era stata la realizzazione di un sogno. Vi aveva trovato una famiglia. Svolgeva bene il proprio lavoro. Si era avverato tutto come aveva sperato. E ora rischiava di rovinare ogni cosa perché aveva una cotta per il suo capo.

    Carson si mise al volante e uscirono dal garage. Impiegarono una mezz'ora per districarsi nel traffico cittadino e raggiungere la località che lei aveva trovato. Una volta arrivati, Carson lasciò la strada per inoltrarsi in un terreno erboso. Scesero dalla vettura e si addentrarono per un centinaio di metri in un campo deserto.

    Se, prima di uscire di casa, avesse saputo di doversi recare lì, Georgia avrebbe scelto un abbigliamento più pratico invece di una gonna stretta e tacchi alti, tuttavia aveva saputo del terreno solo al suo arrivo in ufficio. Per fortuna, era da un po' che non pioveva, così il terreno era asciutto. Era davvero un appezzamento ideale.

    Un lato confinava con un immissario del lago Michigan e l'altro con un parco.

    «Allora...» disse Georgia. L'impazienza la stava uccidendo. Non sapeva come avrebbero potuto trovare qualcosa di meglio. Per anni, la proprietà era stata in attesa di omologazione testamentaria, e solo da poco la famiglia aveva deciso di venderla. Se a Carson non fosse piaciuta, non solo lei avrebbe dovuto ricominciare da capo, ma aveva anche nella borsa un'inutile bottiglia di champagne. «Cosa ne pensi?»

    Per alcuni minuti, osservò Carson che esaminava la proprietà dandole la schiena. Quando alla fine si voltò, sorrideva da un orecchio all'altro.

    «È fantastico. Perfetto.»

    Attraversò il campo con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni. In lui c'era un'aria noncurante che smentiva la serietà con cui gestiva gli affari. Georgia aveva visto più di una persona sottovalutare il più giovane dei Newport e pentirsene.

    «Come diamine hai fatto a trovare questo posto?»

    «Conosco un tizio» sorrise Georgia. Stava facendo sondaggi da molte settimane, senza risultati fino a quel giorno. Una sua conoscenza del college le aveva parlato di quel terreno. Non era in vendita, quantomeno, non ancora. Lei aveva interpellato i proprietari, i quali stavano valutando varie offerte, e aveva intuito che volevano concludere al più presto e con il minor clamore possibile. Se per la fine della settimana non avessero ricevuto un'offerta di loro gradimento, avrebbero annunciato la vendita pubblicamente. Muovendosi in fretta, la Newport Corporation, poteva evitarlo perché era ovvio che l'eventuale presenza di concorrenti avrebbe fatto salire il prezzo.

    «Conosci un tizio? Fantastico.»

    «Lo compreremo?» chiese Georgia. «Non abbiamo molto tempo per decidere. Qualcuno l'arrafferà, ne sono sicura.»

    «Sì, credo che dovremmo comprarlo, e in fretta. Non aspettiamo neanche l'opinione dei miei fratelli. Graham e Brooks ne saranno entusiasti.»

    Sorridendo, Georgia fece scivolare la borsa dalla spalla. Era così grande da poter contenere il necessario per una vacanza di un fine settimana, invece era la sua borsa di tutti i giorni. Dentro c'era qualunque cosa di cui potesse aver bisogno. Quel giorno comprendeva un sacchetto termico con champagne e coppe.

    «Penso che abbiamo motivo di festeggiare» annunciò, tirando fuori la bottiglia.

    «Con quella borsa sembri Mary Poppins» commentò Carson con una risatina, mentre si chinava per sbirciarvi dentro. «Cos'altro ci tieni?»

    Infilandovi una mano, lei estrasse due coppe di plastica rosse. «Non sono di cristallo, ma andranno bene comunque.»

    «Perfetto.» Carson prese la bottiglia e la stappò, facendone volare il tappo attraverso il campo. Quindi ne versò una dose generosa nelle coppe.

    «Al nuovo Cynthia Newport Memorial Pediatric Hospital!» declamò, sollevando in alto il bicchiere.

    «Al sogno di tua madre finalmente realizzato» aggiunse Georgia.

    Mentre lo sorseggiavano, lei notò l'ombra di tristezza negli occhi di Carson. Non erano trascorsi neanche due mesi dalla morte improvvisa di sua madre per un aneurisma. Non c'era stato nessun preavviso. Un momento era lì e il momento dopo se n'era andata. La madre era tutto quello che era rimasto della loro famiglia.

    Per i fratelli era stato un colpo molto duro, soprattutto per Carson. Aveva deciso di voler costruire in suo onore, un ospedale per l'infanzia, dal momento che lei, negli ultimi anni, si era dedicata con impegno ai bambini malati.

    «Non riesco a credere che riusciamo finalmente a realizzare il nostro progetto.» Posando la sua coppa, sollevò Georgia tra le braccia e la fece piroettare.

    «Carson!» gridò lei, aggrappandosi al suo collo, con l'unico risultato che lui accentuò la velocità delle piroette.

    Quando alla fine la rimise a terra, ridevano tutti e due, con la testa leggera per aver bevuto champagne a stomaco vuoto. Barcollando, Georgia si sorresse alle sue spalle fino a quando il mondo smise di vorticare.

    «Grazie per aver trovato questo terreno.»

    «Ne sono felice. So che è importante per te» replicò lei, notando che le teneva ancora le braccia intorno alla vita. Carson era il più magro dei tre fratelli, ma la sua stretta le faceva capire come ci fossero muscoli nascosti sotto il costoso vestito.

    In quel momento, smisero di ridacchiare e rimasero a fissarsi negli occhi. Le labbra carnose di Carson erano a pochi centimetri dalle sue. Lei ne avvertiva il respiro caldo sulla pelle. Tante volte si era immaginata quella scena. E ogni volta, lui l'aveva baciata.

    Prima di capire cosa stesse succedendo, Carson realizzò la sua fantasia chinando la testa e premendo le labbra sulle sue. L'effetto dello champagne era sufficiente per far tacere le voci nella sua testa, voci che le dicevano che quella era una pessima idea. Invece, si abbandonò al bacio e lo attirò più vicino.

    Lui sapeva di champagne e di menta. I suoi modi erano dolci e al tempo stesso decisi. Georgia sarebbe potuta restare così per sempre, e alla fine fu Carson a interrompere il bacio.

    Per un attimo, si sentì stordita. Non avrebbe saputo dire se era colpa del bacio o dello champagne, in ogni caso, aveva l'impressione che, se si fosse lasciata andare, il suo corpo si sarebbe sollevato dal suolo. Subito dopo, alzò la testa e lo guardò.

    Nei suoi occhi verdi era riflesso il panico. Georgia tornò di colpo con i piedi per terra. Aveva appena baciato il suo capo. Il suo capo! E, anche se era stato lui a iniziare, sembrava inorridito.

    «Georgia, io...» cominciò, ma la voce gli morì in gola. «Non era mia intenzione che succedesse.»

    Lei liquidò le sue parole con un brusco cenno del capo e indietreggiò di un passo. «L'euforia e lo champagne spingono le persone a fare cose stupide.»

    Il problema era che non le era sembrato per niente stupido. Le era sembrato sbalorditivo. Meglio di tutte le fantasie che aveva sempre avuto su Carson. Tuttavia, non per questo era stata una buona idea.

    «Spero che questo non crei imbarazzo tra noi due. Detesterei se il mio gesto sconsiderato guastasse il nostro rapporto di lavoro.»

    «Va tutto bene, Carson. Sono cose che succedono quando si lavora gomito a gomito. Inoltre» ammise Georgia con riluttanza, «non è come se io ti avessi respinto.»

    «Georgia?»

    Lei aveva evitato il suo sguardo da quando le loro labbra si erano separate. Aveva capito che si era pentito di averla baciata, tuttavia, il tono supplichevole della sua voce quando pronunciò il suo nome la indusse a guardarlo. Nei suoi occhi non c'era più pentimento bensì passione, e aveva la mascella contratta. A giudicare da quell'espressione, avrebbe detto che la desiderava, ma non poteva essere una cosa giusta. Quel bacio era un errore, e lo sapevano tutti e due. Non era così?

    «Sì?»

    «Io...»

    Georgia trasalì avvertendo un ronzio contro il petto. Al tempo stesso, un cinguettio risuonò dalla tasca della giacca di Carson. Erano i telefoni che usavano per lavoro.

    Georgia deglutì la delusione, gli voltò le spalle e recuperò dalla tasca della camicetta il cellulare. Quando lesse il messaggio sullo schermo, ne rimase distrutta.

    «Sutton Winchester ha reso pubblico il suo progetto di costruire qui un lussuoso quartiere residenziale» disse Carson.

    Lei cliccò sul link per leggere l'articolo che la sua assistente, Rebecca, aveva inviato a entrambi. L'aveva informata di dove poteva raggiungerla, nel caso che Brooks o Graham avessero chiesto dove erano andati. L'articolo era corredato da un'immagine dell'elegante complesso che progettavano di costruire sul terreno dove si trovavano in quel momento. Si diceva anche che l'offerta di Sutton non era stata ancora accettata, ma che lui era fiducioso e stava già raccogliendo adesioni per il suo progetto. Accanto a uno schizzo degli edifici, c'era una sua foto.

    Georgia non dubitava che Sutton dovesse essere stato in grado di affascinare qualsiasi donna quando era più giovane. Godeva tuttora di una notevole reputazione in quel campo, nonostante l'età e il lungo matrimonio con Celeste Van Houten. Georgia capiva perché. I suoi capelli castano chiaro adesso erano per lo più grigi e il volto era segnato da rughe, ma gli occhi verdi erano ancora luminosi e il sorriso trasudava sicurezza. Per fortuna, lei era abbastanza saggia da tenersi alla larga da tipi come Winchester, il quale, negli affari, era un subdolo bastardo. Corrompeva, seduceva e mentiva per ottenere quello che voleva, frodando in più di un'occasione la Newport Corporation e facendo fallire altre aziende.

    Con il cellulare abbandonato lungo il fianco, Georgia si voltò verso Carson. Il ricordo del bacio sbiadì mentre si concentrava sulle loro prossime mosse.

    Nell'espressione

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