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L assassino (eLit): eLit
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E-book413 pagine5 ore

L assassino (eLit): eLit

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Info su questo ebook

A cinque anni dal divorzio Mike Hamlin non riesce ancora a rifiutare nulla alla ex moglie Serena, una donna bellissima, proprietaria di una catena internazionale di alberghi. Così Mike, esperto di servizi di sicurezza alberghieri, accetta di accompagnare Serena a Rio de Janeiro, dove Jeffrey, il fratello gay di lei, è stato rinchiuso in prigione con l'accusa di aver ucciso il suo amante, l'attore Drake Manville. Convinta dell'innocenza di Jeffrey, oltre alla collaborazione di Mike, Serena si è assicurata l'assistenza del più noto avvocato del Brasile, Roberto Cabral. L'arrivo a Rio di Mike e Serena scatena una serie di rappresaglie nei loro confronti. Nell'insidiosa Rio, dove la vita scorre a ritmo di samba, non esistono regole. Fra corruzione, oscuri nemici e tentazioni, Mike e Serena cercano di scoprire il vero assassino...
LinguaItaliano
Data di uscita30 dic 2016
ISBN9788858964217
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    Anteprima del libro

    L assassino (eLit) - Janice Kaiser

    1

    Martedì, 12 settembre - Inyo County, California

    Erano al lago da due giorni. Mount Mallory, brullo, roccioso, gigantesco, si ergeva davanti a loro in tutta la sua granitica imponenza. Avevano dormito sulla nuda terra, avevano pescato, avevano raccolto legna da ardere e acceso il fuoco. E di sera avevano parlato a lungo, guardando le stelle che scintillavano nella cristallina atmosfera della montagna. Il ragazzo stava divertendosi un sacco.

    Mike Hamlin, da parte sua, cercava di sfruttare al meglio la situazione. Fra i venticinque e i trentotto anni, sua età attuale, aveva perso entusiasmo per la vita primitiva a contatto con la natura. L'amava ancora, la natura, ma ora apprezzava di più le comodità cittadine, come un bagno attrezzato con acqua calda e soffici materassi. In altre parole, le luci artificiali di Las Vegas cominciavano ad attrarlo più delle stelle.

    Mike mise altri due pezzi di legna sotto la padella e si volse a guardare Jason, che si era arrampicato in cima a un masso che sovrastava il loro accampamento e scrutava il lago con il suo cannocchiale. Quel cannocchiale glielo aveva regalato Serena durante un viaggio nel Kentucky prima che si sposassero. Perdio, erano già passati dieci anni! Quasi undici. Non c'era da stupirsi se le sue giunture si ribellavano allo stare accucciato per terra.

    «C'è qualcuno sull'altra sponda del lago, Mike» annunciò il ragazzo.

    «Sarà un pescatore di passaggio» osservò lui alzandosi in piedi e guardando nella direzione indicata dal ragazzo. Ma la fitta vegetazione gli impediva la vista.

    «No. Non ha l'equipaggiamento da pesca.»

    «Forse è un escursionista.»

    «Non ha lo zaino.»

    «Allora sarà un serial killer a caccia di una vittima.»

    «Può darsi. Sembra che abbia in mano una sputafuoco.»

    «Una sputafuoco?» I quattordicenni da chi imparavano quel linguaggio? Dalla televisione?

    Non era la prima volta che Mike si stupiva. Nel corso della conversazione della sera precedente davanti al fuoco, Jason aveva voluto parlare di battone e di ragazze squillo. «Ne arresti molte in albergo?» gli aveva chiesto. «Ne hai mai sorpresa qualcuna in compagnia?»

    Mike gli aveva risposto con franchezza, spiegandogli che le passeggiatrici sapevano che dovevano stare lontane dall'albergo e che le ragazze squillo lo frequentavano solo dietro preciso invito dei clienti. L'adescamento era proibito, ma non poteva essere sempre tenuto sotto controllo.

    «Ma se ti capita, te la spassi con le ragazze, vero?» aveva domandato Jason.

    Lui si era reso conto che la schiettezza non sortiva il risultato desiderato. «Stai galoppando con la fantasia, ragazzo. Faresti meglio a interessarti delle tue compagne di scuola e a non pensare a cose che non dovresti nemmeno sapere.»

    «Le mie compagne di scuola sono tutte stupide e non sono per niente interessanti.»

    «Scoprirai che sono molto interessanti se darai loro una opportunità.»

    «Puah!» aveva commentato Jason, lanciando un pezzo di legno nel buio.

    Mike aveva tentato altri approcci, ma Jason si era rifiutato di parlare di sé, anche se quello era lo scopo principale dell'escursione. Il ragazzo aveva i soliti problemi degli adolescenti, per gran parte legati alla tempesta ormonale che stava attraversando. La copia stropicciata di Gallery che aveva portato con sé era chiaramente un bene prezioso per lui: la sua finestra sul mondo delle donne nude.

    Purtroppo, le curiosità di Jason erano andate ben al di là delle riviste. I poliziotti lo avevano acciuffato un paio di volte a spiare all'interno della roulotte occupata da due ballerine, parcheggiata accanto a quella dove abitava con la madre. Quella breve vacanza al lago era stata organizzata appunto dopo il suo secondo arresto.

    «Mike, non so che fare» si era confidata Connie. «Jason non è un cattivo ragazzo, ma sento che mi sta sfuggendo di mano.»

    Mosso a compassione, lui si era offerto di prendere Jason sotto la sua ala protettrice. Ma lo aveva fatto più per Connie che per il ragazzo. Le donne sole con figli a carico lo avevano sempre intenerito.

    Connie aveva accettato subito l'offerta e l'escursione nella Sierra era stata organizzata per il secondo weekend di settembre. Quale luogo migliore per costruire un rapporto proficuo con un ragazzo? La sera precedente, prima che si addormentassero, Mike aveva fatto a Jason un discorsetto sul sesso, spiegandogli che era un desiderio naturale ma, come tutti i desideri, doveva essere incanalato in comportamenti socialmente accettabili. Jason aveva ascoltato senza fare commenti. Poi si era addormentato.

    «Mi sembra che quel tipo faccia sul serio» disse Jason, gli occhi sempre incollati al cannocchiale. «E sta venendo qui.»

    Mike tolse la padella dal fuoco e la depose per terra, poi si arrampicò sul masso per dare un'occhiata. Il ragazzo gli porse il cannocchiale.

    «È un poliziotto, figliolo. La tua sputafuoco è una pistola di ordinanza.»

    «Cavolo!» esclamò Jason. «Adesso cosa faccio?»

    «Non saltare a conclusioni avventate. Può essere una guardia forestale che controlla le licenze di pesca, o qualcosa del genere» cercò di rassicurarlo Mike. Ma sapeva che era poco probabile. A giudicare dall'uniforme, l'uomo sembrava un vicesceriffo e, perdipiù, non era vestito da montagna. Doveva trattarsi di un'emergenza, ma non lo disse al ragazzo.

    «Prima di allarmarci, aspettiamo che ci raggiunga» disse invece, restituendo il cannocchiale a Jason e tornando presso il fuoco. «Il pranzo è quasi pronto. Va' a lavarti le mani.»

    «Dove? In quel lago schifoso? Ieri sera ci ho pisciato dentro.»

    Lui sospirò sconsolato, consapevole che un quarto di secolo prima quelle parole potevano essere uscite dalle sue labbra. «D'accordo, non lavarti quelle manacce sudicie e vieni qui.»

    Jason balzò dal masso sollevando una nuvola di polvere.

    Mike soffiò via la polvere e il fumo. «Spero che ti piaccia il pesce alla sabbia.»

    «Eh?»

    «Versa l'acqua nei bicchieri» gli ordinò Mike.

    «Avremmo dovuto portare della Pepsi o qualche altra bibita. L'acqua mi fa schifo, soprattutto quella del lago. Come puoi berla?»

    «Ho già avuto tutte le malattie infantili» gli rispose sollevandosi a fatica. «Coraggio, figliolo, prendi il tuo piatto, o il pesce si raffredderà.»

    Erano a metà del pranzo quando arrivò il poliziotto.

    «Buongiorno, signori.»

    Mike gli ricambiò un distratto saluto. «Salve, agente.»

    Jason lo guardò in silenzio, la fronte aggrottata. Lui si compiacque di vedere che il ragazzo era alquanto intimidito.

    Il poliziotto era accaldato e sudato. «Caspita!» esclamò, asciugandosi la fronte con il dorso della mano. «Sto cercando Mike Hamlin. È il suo accampamento?»

    Mike si raddrizzò. «Sono io Hamlin.»

    Il poliziotto si fece avanti. «Sono l'agente Anderson, del dipartimento dello sceriffo di Inyo County. C'è un'emergenza, signore. Mi hanno chiesto di venire a cercarla.»

    «Che genere di emergenza?»

    «Una questione di famiglia, a quel che ho capito. Sua moglie l'aspetta a Whitney Portal.»

    Mike corrugò la fronte. «Mia moglie? Dev'esserci un errore, agente. Io non ho moglie.»

    Il poliziotto corrugò la fronte. «Lei è Mike Hamlin di Las Vegas, vero?»

    «Sì. Ma non sono sposato.»

    L'agente Anderson si grattò la testa. «Oh, bella! Sua moglie è giù al camping con il mio collega. È arrivata a Lone Pine nel pomeriggio. Siamo andati a riceverla alla pista d'atterraggio per ordine della direzione. Ci ha dato il suo nome e sapeva dove si trovava, signor Hamlin.»

    «E ha detto di essere la signora Hamlin?»

    «Ha detto di essere sua moglie.»

    Mike lanciò un'occhiata a Jason, che mangiava e ascoltava, rannicchiato su se stesso come una scimmietta.

    «Per caso, la signora ha affermato di chiamarsi Connie Meyers?»

    «No, signore. Serena Bouchard.»

    «Serena?» Ora era tutto chiaro. «Oh, Gesù.»

    Il poliziotto era sconcertato.

    «Serena è la mia ex moglie, agente. Abbiamo divorziato cinque anni fa.»

    «Non ha detto di essere la sua ex moglie. Noi abbiamo creduto che...»

    «Serena è abilissima a far credere quello che vuole, agente. È nel suo stile. Mi sta dicendo che è venuta fin quassù per vedermi?»

    «Sissignore. Voleva salire con me, ma le abbiamo consigliato di aspettare al campo.»

    «Che cos'è questa emergenza?» chiese Mike, colto da una improvvisa ansietà.

    «Qualcosa riguardo a una morte in famiglia.»

    Mike impallidì. Serena non sarebbe venuta fin lì per nessuno, a meno che... «Non si tratterà di Christina, vero? Ha detto che è morta sua figlia?»

    L'uomo scosse il capo. «Non ha rivelato chi è morto. Credo che voglia comunicarglielo di persona. Per questo era disposta a venire fin quassù col vestito per andare in chiesa.»

    Avvertì una sensazione di vuoto allo stomaco, quel tipo di sensazione che fa sentire un uomo piccolo e impotente. Considerava Christina sua figlia come se l'avesse generata lui.

    Doveva trattarsi di Christina o di Jeffrey, il fratello di Serena. Erano le uniche persone che contavano per Serena al punto da farle accantonare l'orgoglio e indurla a sobbarcarsi tutta quella strada per venire a chiedere il suo aiuto.

    Erano due anni che non vedeva Serena. Oramai si tenevano a distanza, comunicando fra loro, quando era necessario, tramite Christina. Il matrimonio con Serena faceva ormai parte del suo passato, come il liceo e il servizio militare in Marina.

    C'era stato un solo scivolone, quando si erano incontrati per caso a Tahoe, un anno dopo il divorzio. Serena sosteneva che si era trattato di un momento di debolezza senza importanza, ma Mike non ne era poi così sicuro. Una cosa era certa: Serena era imbarazzata per via di quella debolezza. E questo lo riempiva di soddisfazione. Le vittorie su Serena, per quanto piccole, non erano frequenti.

    «Abbiamo un problema, figliolo» annunciò a quel punto rivolgendosi a Jason.

    «Dobbiamo tornare a casa?»

    «È possibile» rispose Mike, passandosi una mano sul viso, ispido di barba. «Immagino che la signora si aspetti che mi precipiti da lei» disse al poliziotto.

    Anderson annuì. «Ha dichiarato che stasera deve ritornare a Los Angeles. Mi sembra che domattina debba prendere un aereo per il Sudamerica.»

    «Il Sudamerica? La mia figliastra si trova a Rio de Janeiro. Dunque si tratta di lei» bofonchiò Mike, di nuovo assalito dal panico.

    Rivide la bimbetta che aveva condotto fuori della cucina dell'albergo dieci anni prima. Rivide due enormi occhi azzurri, che lo fissavano fiduciosi. Una bambina indifesa in un mondo corrotto. Hamlin l'eroe, il suo futuro patrigno. Serena in lacrime. E la piccola Christina. Adesso non era più piccola, ovviamente. Era una donna adulta, come una ragazza di diciannove anni poteva esserlo.

    «Serena ha proprio detto una morte in famiglia?»

    «Sissignore.»

    «Dannazione» borbottò Mike. «È tipico di Serena mandare un estraneo con un messaggio del genere senza dire di chi si tratta.»

    L'agente Anderson consultò l'orologio. «Sarà meglio metterci in cammino, signor Hamlin.»

    «Sì. Il dovere ci chiama.» Mike si volse verso Jason. «Sei pronto a tornare alla base?»

    «Dobbiamo partire?»

    «Non abbiamo scelta. Sarà meglio fare subito i bagagli.»

    «Se vuole scusarmi, signore» intervenne l'agente, «la signora Bouchard ha detto di riferirle che, se è d'accordo, potrei riportare io il ragazzo e l'equipaggiamento al campo. Domattina, lei manderà il suo aereo a prenderlo a Bishop. La pista di Lone Pine non è attrezzata per ricevere i jet. Per questo lei è arrivata a bordo di un monomotore, noleggiato a Las Vegas.»

    «Serena pensa sempre a tutto» commentò Mike, andando a sedersi accanto a Jason. «Bene, amico mio, sta a te decidere. Vuoi venire con me, o preferisci andare a Bishop con l'agente Anderson e tornare a casa domattina con il jet della mia ex moglie? Credo che stanotte ti sistemeranno in un motel sotto l'occhio vigile del vicesceriffo. Il che significa niente donne in camera.»

    Jason gli sorrise malizioso. «Il jet sorvolerà il Grand Canyon durante il viaggio di ritorno a casa?»

    «Dovrà fare una piccola deviazione di rotta, ma sono sicuro che il pilota ti accontenterà.»

    «Credo che tornerò a casa in jet, allora» dichiarò Jason con una smorfia compiaciuta. «Ma torneremo qui a pescare un'altra volta?»

    «Certo. Il prossimo weekend che riuscirò a prendermi. Ma non pensare che sia sempre così. Ho una ex moglie sola.» Poi soggiunse fra sé: «E mi basta».

    Mike scese il sentiero che conduceva a Whitney Portal in meno di un'ora. Era accaldato e sudato e aveva i piedi doloranti. Quando arrivò al fuoristrada dello sceriffo, parcheggiato all'ingresso dell'area attrezzata per i picnic, zoppicava visibilmente. Un poliziotto era seduto al volante e fumava una sigaretta. Ma di Serena non c'era traccia.

    «Scusi, agente, sono Mike Hamlin. Dov'è la signora Bouchard?»

    L'uomo si raddrizzò, scuotendosi dal torpore. «Oh sì, signor Hamlin. La signora è là» rispose, indicando un tavolo collocato sotto un pino.

    «Grazie...» borbottò lui.

    Più si avvicinava, più Mike era affascinato dalla sua bellezza. L'amarezza del divorzio e il passare del tempo non avevano mutato il fatto che Serena era una donna attraente, dotata di un fascino che andava ben al di là della bellezza fisica.

    Ma poteva anche essere una donna estremamente determinata. Serena Bouchard afferrava la vita per la gola, ma con una certa finezza. Aveva grinta, ma i suoi grandi occhi grigi potevano commuovere un uomo fin nel profondo. Era l'unica donna per la quale Mike provava rispetto e soggezione, anche a distanza di cinque anni dal loro divorzio.

    Il sesso era l'unica cosa nella quale riusciva a tenerle testa. Alla fine, quella consapevolezza l'aveva indispettita. «Il sesso non basta» gli aveva rinfacciato durante l'ultimo litigio. E Mike aveva capito che diceva sul serio.

    Forse per questo Tahoe era stata la sua grande rivincita. Ma la vera vittoria che Mike desiderava non l'aveva ottenuta: togliersi Serena dalla mente una volta per tutte. Una parte di lui l'amava ancora. Era il suo tallone di Achille.

    Quando le fu più vicino, notò che lei aveva gli occhi chiusi e le mani giunte. Stava meditando? O pregava?

    Il pensiero di Mike tornò a Christina e di nuovo avvertì un vuoto allo stomaco. Rallentò il passo, incerto se aveva davanti una madre disperata o la femme fatale che per lui era stata un po' troppo fatale.

    Mike si fermò a pochi passi da Serena e si passò le dita sudicie fra i capelli. Sapeva di avere un aspetto orribile. Erano due giorni che non si radeva e puzzava come un cavallo. Ma non era tipo da scusarsi per quello che era, neppure con Serena Bouchard.

    Indossava un leggero abito di seta color lavanda, più adatto a un ricevimento in un giardino di Bel Air che a un bosco della Sierra. Prima di farsi avanti, Mike indugiò un istante ad ammirarla, e a ricordare.

    «Serena...» la chiamò sommessamente.

    Lei sollevò le lunghe ciglia e lo fissò per un istante coi suoi grandi occhi grigi, quasi non lo riconoscesse. «Michael» mormorò con un lieve sorriso alzandosi in piedi e rifugiandosi fra le sue braccia.

    Mike la strinse con un certo disagio, consapevole di essere sporco e sudato.

    «Cos'è successo?» le chiese con voce preoccupata. «Si tratta di Christina?»

    «Che cosa?»

    «La morte in famiglia. Il poliziotto mi ha detto che c'era stata una morte in famiglia.»

    «Oh, quello.» Serena tornò verso il tavolo ed estrasse un fazzolettino dalla borsetta, tamponandosi gli occhi con circospezione per non sciupare il trucco. «No, Christina sta bene. Insomma, non proprio bene. Ma non è morta.»

    «Allora chi diavolo è morto?»

    Lei notò il suo tono spazientito, ma lo ignorò. «Non hai letto i giornali?»

    «Sono qui da due giorni» rispose Mike, sforzandosi di restare calmo. «Dove potevo trovare un quotidiano?»

    «Oh, hai ragione. Pensavo che avessi saputo di Drake.»

    «Drake?»

    «Drake Manville. È morto, Michael. È stato assassinato a Rio tre giorni fa.»

    «Stai parlando di Drake Manville, l'attore?»

    «Sì, proprio lui.»

    «E cosa ha a che fare con la famiglia? Non è un parente, vero?»

    «No.»

    «Allora perché sei venuta fin quassù per dirmi che è morto? Di certo non hai scalato questa maledetta montagna per mettermi al corrente degli ultimi pettegolezzi di Hollywood!»

    «Michael, ti prego, non arrabbiarti.»

    «Vorrei avere una spiegazione.»

    «Se la smetti di gridare, l'avrai.»

    «Non sto gridando» precisò lui abbassando il tono della voce. «Sto semplicemente chiedendo.»

    Serena si sedette sulla panca e accavallò le gambe. «Non sono preoccupata per Drake, ma per Jeffrey. Credono che sia stato lui a ucciderlo. Adesso è in prigione a Rio de Janeiro, accusato di omicidio.»

    «Tuo fratello ha ucciso Drake Manville?»

    «No! Ma la polizia lo pensa. Questo è il punto. Dobbiamo salvarlo, Michael. Non ha altri che noi.»

    La voce di Serena era afflitta, ma non implorante. Aveva ben chiaro il confine che separa la richiesta dalla preghiera e stava sempre attenta a non concedere mai un vantaggio all'avversario in una trattativa. E quella era una trattativa, realizzò Mike.

    I piedi gli dolevano e dovette sedersi a sua volta sulla panca, ma si tenne il più possibile a distanza dalla ex moglie.

    «È la parola noi che mi preoccupa» disse guardandola negli occhi. «Tu e io abbiamo divorziato, Serena. Credevo di avere divorziato anche da tuo fratello.»

    «Molto divertente.»

    Mike sospirò. «Scusami, non volevo essere insensibile...»

    «Crudele è il termine più appropriato.»

    «D'accordo, non volevo essere crudele. Sono sicuro che sei sconvolta, e mi spiace. Ma non capisco perché sei venuta da me. Cosa posso fare per Jeffrey?»

    Lei lo guardò con severità.

    «Sul serio, Serena, che posso fare? So che non sei qui per piangere sulla mia spalla. Non mi daresti mai questa soddisfazione.»

    Serena scosse il capo con disappunto. «Non sei capace di vedere questa disgrazia come una tragedia di famiglia, vero? Tutto dev'essere giudicato sulla base di chi vince e di chi perde. Sei un egoista. A te importa solo del tuo ego.»

    «Cinque anni fa convincesti i giudici che ero uno stupido. Adesso non devi convincere me.»

    «Hai ragione. È stato ingiusto venire a chiederti di aiutarmi. Non devi un accidenti a me, o alla mia famiglia. Scusami se ti ho disturbato.»

    Mike imprecò fra sé, sentendosi in colpa. Era difficile stabilire se l'emozione di Serena fosse genuina od ostentata. Con quella donna non si poteva mai essere completamente sicuri.

    «Dimentica quello che ho detto, e raccontami cos'è accaduto. Come mai Jeffrey conosceva Drake Manville?»

    Serena si alzò in piedi e prese a camminare avanti e indietro, come un uomo d'affari che ha bisogno di muoversi mentre detta ordini. Serena era una donna d'affari, anche se non ne aveva l'aspetto e non si comportava mai come la gente si aspettava da una donna d'affari. Faceva parte del suo stile disinvolto.

    Dirigeva con successo una delle più grosse catene alberghiere del mondo, che aveva ereditato alla morte di suo padre, poco prima che Mike la conoscesse.

    «Jeffrey e Drake erano amanti» disse, fermandosi e assumendo l'espressione seria e compresa che aveva quando rifletteva su qualcosa d'importante.

    «Manville, il pirata, il pistolero, il macho, era gay?»

    «Onestamente, Michael, la tua ingenuità mi sorprende. Ci sono stati pirati e attori omosessuali, per non parlare dei giocatori di calcio e dei poliziotti omosessuali.»

    «Non saprei» si difese lui. «Non ho esperienza personale in materia.»

    Serena riprese a camminare. «Non ho mai capito perché gli uomini sono così fragili a proposito della loro sessualità.»

    «La sicurezza si acquisisce con l'età» non poté trattenersi dal replicare Mike. «Se ti accompagni a uomini più giovani, non puoi aspettarti sicurezza da loro.»

    «Molto divertente. Mi aspettavo che lo dicessi.»

    «Non preoccuparti, pupa. Sei la quarantaduenne più in forma che abbia mia visto. Non sei invecchiata di un filo da quando abbiamo divorziato. Se vuoi saperlo, ti trovo ancora molto attraente.»

    «Va' al diavolo, Michael.»

    Lui sorrise, vagamente compiaciuto. Le cose non erano cambiate molto fra loro. Rammentò l'episodio di Tahoe. Però dubitava che questa volta sarebbe andata nello stesso modo.

    «Smettiamola di scherzare» disse. «Va' avanti con la tua storia.»

    «Ti ho raccontato tutto. Non so niente, a parte il fatto che la polizia di Rio ritiene Jeffrey responsabile del delitto.»

    «La polizia?»

    «Tutti. La polizia, gli inquirenti, i conoscenti di Drake. Tutta l'opinione pubblica del Brasile, a quel che mi hanno riferito. Sembra che davanti alla porta della prigione ci sia una folla che grida al linciaggio.»

    «Senza un motivo? Lo hanno preso di mira perché è gay?»

    «Michael, mio fratello non è un assassino!»

    «D'accordo, d'accordo. Ma perché sei sicura che si tratti di una cospirazione? Non sarà una delle solite iperboli di Serena Bouchard, per caso?»

    Lei socchiuse gli occhi. «Non so cosa stia accadendo laggiù, a parte che hanno deciso di prendere Jeffrey come capro espiatorio.»

    «D'accordo, tuo fratello è nei guai. Guai seri. Ma perché sei venuta da me?»

    «Voglio che tu venga con me a Rio, Michael. Ho bisogno di avere vicino una persona di fiducia» rispose Serena. «Il nostro volo parte da Los Angeles domattina alle nove e trenta. Spero che il tuo passaporto sia in regola.»

    «Scusami se te lo faccio notare, ma non ti sembra di avere dimenticato qualcosa?»

    Lei si mostrò stupita. «Che cosa?»

    «Non ho accettato di venire con te. Per la verità, non posso venire. C'è il piccolo problema del mio lavoro.»

    «Oh, Michael, non essere noioso. Sai che c'è sempre il modo di sistemare le cose. Prendi un permesso non retribuito, se necessario. Io ti pagherò il triplo del tuo stipendio normale.»

    «Serena, sono il capo della sicurezza al Desert Palms. Sarebbe come se il capitano abbandonasse la nave. Non posso farlo.»

    «Non obbligarmi a pregarti, Michael» sospirò Serena, imponendosi di essere paziente.

    «Sii pratica. Quale aiuto potrei darti? Non conosco una parola di spagnolo...»

    «Portoghese.»

    «Va bene, portoghese. Non so un accidenti del Brasile. In che modo potrei esserti utile?»

    Serena avanzò di un passo verso di lui. «Non è solo per me, Michael. Se proprio lo vuoi sapere, è stata un'idea di Christina. Non volevo approfittare dell'affetto che ti lega a lei. Speravo che avresti accettato per me. Ma la verità è che è stata Christina a insistere che ti conducessi con me. Ha insistito molto.»

    «Storie.»

    «Michael, è la verità!»

    «Allora la chiamerò e le spiegherò che proprio non posso.»

    «Sei insopportabile. Semplicemente insopportabile.»

    Serena non era abituata a ricevere un rifiuto. Mike era una delle poche persone che le avessero detto di no. Gli voltò le spalle, decidendo la mossa successiva.

    «Bene» disse, tornando verso il tavolo e posandovi sopra le mani. «Possiamo risolvere il nostro problema in termini di denaro? Qual è il tuo prezzo?»

    «Perdio, Serena! Il denaro non c'entra.»

    «Allora che c'è? Non mi hai dato un buon motivo. Il tuo lavoro è una scusa stupida. Vuoi che mi metta in ginocchio? Vuoi che mi prostituisca? Vuoi...? Cosa vuoi? Qual è il tuo prezzo? Di' una cifra e sarà tua.»

    Lui si sfilò la scarpa e abbassò la calza, sporca di sangue. «Sei la peggior nemica di te stessa, lo sai? Te lo dissi quando ti sposai e te l'ho ripetuto quando ho divorziato da te.»

    «Io ho divorziato da te, signor Hamlin.»

    «Giusto. Te lo spiegai quando tu divorziasti da me. Ed è ancora vero. Sei la peggior nemica di te stessa.»

    «Allora la tua risposta è no? Un dannatissimo no?»

    «Se prima ero indeciso, adesso sono più che convinto. Non posso venire a Rio con te. Mi spiace.»

    «È a causa della tua ragazza, quella Connie?»

    Mike aggrottò la fronte.

    «Le ho parlato. È così che sono riuscita a sapere dove eri» spiegò Serena.

    «Come hai fatto a trovarla? Come facevi a sapere di lei?»

    «Il denaro parla, Michael. L'hai dimenticato?»

    «No. O forse dovrei dire di sì» rispose Mike sfilandosi anche l'altra scarpa.

    Lei gli guardò i piedi coperti di vesciche, ma si astenne dal fare commenti.

    «Devo riconoscere che sei una donna piena di risorse.»

    «Connie sembra simpatica» osservò Serena fissando gli alberi.

    «Sì.»

    «È una cosa seria?»

    «No. Non esattamente. Siamo amici» rispose Mike estraendo due cerotti dalla tasca e applicandoli sulle vesciche che aveva sui talloni.

    «Sai cosa mi sorprende di più in te?» disse Serena dopo qualche istante.

    «Che cosa?»

    «Che ti gingilli in avventure senza importanza. Ero sicura che dopo il divorzio ti saresti sposato con qualche ragazzetta amante dei bambini. Immaginavo che a quest'ora avresti avuto un paio di marmocchi e un altro in arrivo.»

    «Non è andata così.»

    «Perché? Eri ansioso di formare una famiglia. Credevo che fosse quello ad averci separati.»

    Mike non rispose. Non voleva parlare del loro matrimonio e del loro divorzio. Serena lo guardò negli occhi, ma lui non riuscì a capire se stesse pensando al passato, al presente o al futuro. Però sembrava rassegnata al fatto che non l'avrebbe accompagnata in Brasile.

    «Mi spiace di aver interrotto la tua vacanza» mormorò infatti. «Sono stata egoista.»

    «Senti, Serena, se potessi fare qualcosa, lo farei. Ma te la caverai benissimo da sola, credimi.»

    Lei sospirò. «Dovrò solo dire a Christina che non siamo riusciti a mettere da parte il passato per il bene della famiglia.»

    «Non cercare di farmi sentire in colpa.»

    «Michael, ho accettato il fatto che non verrai con me. Stavo solo riferendoti quello che racconterò a Christina. So che tieni molto a lei.»

    «Non ti arrendi davanti a niente, vero?»

    «Hai ragione, Michael. Ho sbagliato a venire qui. Non era giusto metterti in questa posizione. Dimentica tutto.»

    «Non posso condannarti. Sei in una situazione difficile, me ne rendo conto.»

    «Sei diventato comprensivo» sussurrò Serena. «Sono impressionata» soggiunse, guardandogli le labbra come se volesse baciarlo. In ricordo dei vecchi tempi?

    Mike le ricambiò lo sguardo. Lei non voleva arrendersi. Nonostante tutto.

    «Bene. Ho molte cose da sbrigare prima di partire» sospirò alla fine. «Prima di tutto devo tornare a Los Angeles.» Gli batté sulla mano e sollevò gli occhi verso gli alberi. «È stata una diversione molto interessante. Era tanto tempo che non mi trovavo così a contatto con la natura. È un posto molto tranquillo, ideale per la meditazione.»

    «Stavi meditando quando sono arrivato?»

    «Sì. Da quattro mesi seguo un corso con un maestro Zen. È fantastico per vincere lo stress.»

    Serena non smetteva mai di stupirlo. «Credo che anche tu sia diventata comprensiva.»

    Lei sorrise. «Con tutti i problemi che il nostro matrimonio ci ha dato, non abbiamo avuto modo di annoiarci, vero Michael? Abbiamo avuto degli anni molto belli.»

    Mike annuì.

    Serena si sporse verso di lui e lo baciò lievemente. «Ti voglio bene, Michael, anche se mi hai tradito.» Si concesse una pausa, poi aggiunse: «Di' al figlio di Connie che mi spiace di aver rovinato il vostro campeggio. Sono contenta che tu abbia accettato di parlare con me».

    Lui annuì di nuovo. Non sapeva che fare. Era tipico di Serena disorientarlo. Quel ti voglio bene non suonava falso. Ma Mike sapeva che l'aveva detto per fare effetto.

    «Porterò i tuoi saluti a Christina» concluse Serena prima di allontanarsi ancheggiando, come se sapesse che Mike aveva gli occhi fissi sui suoi fianchi. Lei non tralasciava mai di ricorrere a ogni trucco o espediente. Sesso, senso di colpa, pietà, intimidazione, amore... conosceva tutti gli artifici femminili, e sapeva come usarli. La dichiarazione di affetto, la camminata. Niente di quello che diceva o faceva era spontaneo e innocente.

    Serena seguitò ad allontanarsi. Il momento propizio per richiamarla arrivò, ma Mike lo lasciò passare. Non si sarebbe arreso. Si sarebbe rimesso le scarpe e sarebbe ritornato al lago.

    Lei attraversò lo spiazzo polveroso con passo felino, risvegliando in Mike ricordi tentatori. Non avveniva di frequente che un uomo avesse in pugno Serena Bouchard. Ora lui l'aveva in pugno. Poteva lasciarsi scappare l'occasione?

    «Ehi!» la chiamò.

    Serena si fermò, ma aspettò un momento prima di voltarsi. Era quasi arrivata al fuoristrada dello sceriffo. Due ragazzini vocianti sopraggiunsero correndo.

    «Chiamavi me?»

    «Sì. Mi domandavo che ti ha detto Christina. Ti ha chiesto davvero di portarmi con te?»

    Serena tornò indietro, l'espressione indecifrabile. «Ha detto: Porta Michael. È la nostra unica speranza di salvare zio Jeffrey. Queste sono state le sue parole esatte.»

    «Perché avrebbe detto questo?»

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