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Legami di vita e di morte (eLit): eLit
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E-book227 pagine3 ore

Legami di vita e di morte (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Quando il pericolo si nasconde nel buio.



Dopo l'inaspettata morte dei coniugi Brewster di cui porta in grembo il figlio, Megan Lancaster non sa come comportarsi essendo a un passo dal parto. Si ritira perciò nella casa ereditata dalla nonna in cerca di tranquillità, ma proprio lì si nasconde anche uno sconosciuto assoldato per ucciderla. Per fortuna l'affascinate agente federale Bart Cromwell è sul posto pronto ad aiutarla. È stato, infatti, incaricato di proteggerla dopo la morte sospetta dei Brewster e dopo la fuga dal carcere di un criminale che li aveva minacciati.
LinguaItaliano
Data di uscita28 feb 2017
ISBN9788858966495
Legami di vita e di morte (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Legami di vita e di morte (eLit) - Joanna Wayne

    successivo.

    1

    A tutti coloro che amano sentire la sabbia calda tra le dita dei piedi, costruire un castello di sabbia in riva al mare o semplicemente accoccolarsi con un bel libro in mano, ascoltando il dolce andirivieni della risacca.

    E a Wayne, per sempre.

    4 dicembre

    Come centinaia di volte in passato, Megan Lancaster imboccò la strada che fiancheggiava la spiaggia. Soffici nuvole grigiastre e chiazze di sole si mescolavano con le acque verdazzurro del Golfo del Messico. Alte onde spumeggianti si riversavano sulla sabbia candida. Decine di gabbiani punteggiavano la riva. Una brezza leggera danzava con ciuffi di canne e ginestrella.

    Tutto sembrava immutato, come ai tempi in cui aveva trovato rifugio nella grande casa sulla spiaggia. Eppure, tutto era diverso.

    Si spostò sul sedile, cercando di trovare una posizione comoda dietro il volante della sua nuova berlina nera. Non servì a nulla, sebbene si fosse concessa il modello più lussuoso quella volta. Il suo ventre sporgente le impediva ogni movimento armonioso e ora aveva anche bisogno del bagno... di nuovo!

    Si fermò in una stazione di servizio e si allungò a prendere i mocassini che si era sfilata dopo l'ultima sosta e che aveva gettato sul sedile del passeggero. Da dietro il posto di guida non sarebbe mai riuscita a chinarsi quel tanto che bastava a raggiungere i piedi, così aprì la portiera e ruotò il corpo tanto da buttare fuori le gambe. Le scarpe le calzavano perfettamente quando, in partenza dalla sua dimora di New Orleans, si era messa al volante, ma adesso le stringevano e dovette lottare per indossarle. I piedi gonfi: un altro effetto collaterale della gravidanza al quale non era stata preparata.

    Stringendo i denti, si trascinò fino alla toilette della stazione, fece i propri bisogni e, dopo essersi rinfrescata, acquistò una bottiglia di acqua naturale. Il tempo di sgranchirsi e risalì in macchina.

    Non le restava che un'ultima fermata prima di salire i gradini di Pelican's Roost e lasciarsi cadere sul soffice divano del salotto. Erano mesi che non soggiornava nella casa sulla spiaggia e la dispensa doveva essere vuota. E, di quei tempi, la sola altra cosa che Megan facesse più spesso dell'andare in bagno era mangiare. Con quel pensiero in mente, ficcò la mano nel sacchettino che teneva subito dietro il cambio e tirò fuori un'albicocca secca da piluccare.

    Ventitré giorni prima che nascesse la piccola. Ventitré giorni senza nulla da fare se non consultare il dottor Brown, che si sarebbe occupato del parto, e rilassarsi finché non fosse entrata in travaglio. Con un po' di fortuna avrebbe tenuto un profilo basso, evitando di imbattersi nei vecchi amici con le loro domande. Evitando di dover spiegare la gravidanza visto che non era sposata e, da quando si era lasciata con John più di un anno prima, nemmeno fidanzata.

    Ma aveva già pronta una storia, a scanso di equivoci. Anzi, l'aveva già rifilata a Fenelda Shelby e Sandra Birney, le due donne che non sarebbe mai riuscita a scansare. Entrambe avevano accettato la sua versione dei fatti, un miscuglio di mezze verità e omissioni sostanziali.

    Fenelda era stata per anni la governante di Pelican's Roost e fungeva adesso da custode, sorvegliando la casa sin dalla morte della nonna di Megan, avvenuta due anni prima. Sandra Elise Birney-Ramsey, invece, era la migliore amica di sua madre a Orange Beach e si era fatta in quattro per assistere la nonna di Megan verso la fine. Si sarebbe infuriata se avesse scoperto che Megan era ritornata alla chetichella. E niente succedeva a Orange Beach senza che Sandra lo venisse a sapere.

    Guidando adagio, Megan notò l'ennesimo condominio nuovo, uno svettante cilindro di cemento che era sorto in sua assenza, e anche un ristorante di recente apertura. Col fatto che un numero sempre crescente di turisti s'innamorava delle acque verde smeraldo e delle spiagge candide della costa meridionale dell'Alabama, la zona aveva conosciuto uno sviluppo incredibile negli ultimi anni. Palazzoni, ristoranti e negozi si sarebbero riempiti all'inverosimile non appena la primavera avesse palesato il proprio arrivo, ma dicembre segnava il culmine della bassa stagione e ovunque regnava un clima di serena rilassatezza e di assoluto silenzio.

    Con una leggera frenata, s'introdusse nel parcheggio di uno dei tanti negozi di souvenir. Aveva bisogno di sandali che si adattassero ai suoi piedi gonfi. I mocassini le andavano ormai così stretti che anche andare ad acquistare i generi di prima necessità le sarebbe sembrato estenuante.

    Dopo aver posteggiato, sollevò la propria ingombrante carcassa da dietro il volante proprio mentre due esili adolescenti uscivano dal negozio, ognuna con un grosso sacchetto in mano. Si muovevano con facile grazia, come fluttuando a mezz'aria, specie se confrontate con la goffa andatura di Megan.

    Tutto per via di una bambina che le stava crescendo dentro. La sensazione ormai familiare la investì in pieno, soffocandola, come se le nuvole grigie si fossero staccate dal cielo e le stessero cadendo addosso. Era una sensazione indefinibile, potentissima. La sensazione che tutto fosse sbagliato in un mondo che fino a un mese prima era parso totalmente giusto. Ma la disperazione non durava mai a lungo. Una vita nuova e preziosa le stava sbocciando nel ventre.

    Si appoggiò alla portiera in cerca di sostegno quando la piccola le assestò un calcio prima di risistemarsi all'interno del suo grembo. Poi, si ricompose e varcò la soglia del negozio. Con un po' di fortuna, sarebbe entrata e uscita senza incontrare nessuno che conosceva.

    «Megan Lancaster, sei tu?»

    Tanti saluti alla fortuna. Penny Drummonds le corse incontro in tutto il suo splendore: trucco impeccabile, biondi capelli vaporosi e linea perfetta. «Sei proprio tu, e... accidenti, sei incinta!»

    «Ma dai. Come hai fatto a indovinare?»

    «Sciocca!» ribatté l'altra mentre si abbracciavano. «Dovrai raccontarmi tutto per filo e per segno. Non sapevo nemmeno che fossi sposata. Anzi, ti credevo una donna in carriera.»

    «Infatti lo sono. E tu?»

    «Oh, solita solfa. Sono sempre indaffarata con Tom e i ragazzi. Spero ci verrai a trovare. Ma, dimmi, tuo marito è con te?»

    «A dire il vero, non ho un marito.» Vedere la faccia di Penny in quel momento compensò quasi il fastidio di averla incrociata. Seguì qualche istante di silenzio imbarazzato mentre l'amica annaspava in cerca di parole.

    «Ma stai aspettando un bambino. È fantastico!»

    «Il bambino non è mio.»

    La Drummonds la fissò stranita.

    «Sono una madre in affitto.»

    «Capisco.»

    Ma Megan intuì dalla sua espressione che non capiva affatto. «L'ovulo fecondato di un'altra donna mi è stato impiantato nell'utero.»

    L'altra esitò, poi disse: «Se anche fosse tuo, Megan, non m'importerebbe. Ci sono tante madri single. Quando scade il termine?».

    «Il ventisette dicembre.»

    «Un parto natalizio. Devi essere emozionata.»

    Non era l'aggettivo che avrebbe scelto Megan ma preferì non correggere Penny. Il campanello sopra la porta suonò, segnalando un nuovo avventore.

    Sia lei sia Penny si girarono quando un uomo in jeans e felpa grigia fece il proprio ingresso nel negozio. Vi era un che di accattivante nel suo look sportivo. Uno e ottantacinque. Bel corpo muscoloso. Capelli castano chiaro che spuntavano da sotto un berretto da baseball sbiadito.

    Penny lo sbirciò con palese ammirazione ma aspettò che il tipo fosse scomparso dietro un espositore di magliette prima di commentare: «Quello sì che sarebbe un bel regalo di Natale! Qualcosa da godersi sotto l'albero...».

    «Senti, senti. Non sei proprio cambiata dal liceo.»

    «Certo che sono cambiata. Ora posso soltanto guardare

    «Immagino che non sia della zona.»

    «Non l'ho mai visto prima e, credimi, l'avrei senz'altro notato. Vedrai, sarà sposato con sei figli. Altrimenti, potresti agganciarlo tu mentre sei qui in vacanza.»

    Megan si tastò il ventre sporgente. «Uhm, non credo di avere l'esca per quel genere di preda» commentò dubbiosa.

    «A proposito di prede, sarà meglio che rincasi a cucinare per la mia. Comunque, dobbiamo pranzare insieme uno di questi giorni. C'è un nuovo ristorante che serve una deliziosa insalata di spinaci all'aceto di lamponi. Per quanto ti fermerai in città?»

    «Qualche settimana.»

    «Fantastico, ti chiamo.»

    La Drummonds girò intorno allo scaffale dei saldi per adocchiare le occasioni e il tipo sexy. Megan fece appena in tempo a raggiungere il reparto calzature, quando sentì la voce spumeggiante dell'amica mescolarsi a quella più profonda dell'uomo. A quanto pareva, quel peperino di Penny sapeva anche flirtare... oltre che guardare!

    Megan si provò diversi tipi di scarpe, scovando un modello che non stringeva troppo. Scelse il percorso più lungo per la cassa, così da defilarsi. La manovra, purtroppo, non ebbe successo. Penny la chiamò dall'altro capo del negozio. «Megan, non alloggerai da tua nonna, spero! La spiaggia è così solitaria e malinconica in questo periodo dell'anno.»

    «A me piace.»

    «Sei davvero molto più coraggiosa di me, non c'è che dire. Io non ci starei mai da sola in quella vecchia casa enorme.»

    Ringraziò Penny per aver svelato tutti i dettagli allo sconosciuto che aveva smesso di frugare tra gli articoli scontati per fissarla. Un brivido di apprensione le corse giù per la schiena.

    Certo, ultimamente era un po' impressionabile. Colpa degli ormoni. Tuttavia, Penny aveva toccato un nervo scoperto. L'ultima volta che aveva soggiornato sola nella casa sulla spiaggia, all'epoca della sua rottura con John Hardison, Megan aveva faticato a prendere sonno e anche allora si era svegliata di continuo per i cigolii di assestamento del parquet e l'ululato del vento.

    Tutte le vecchie case hanno fantasmi, soleva ripetere sua nonna. Ma solo i fantasmi che covano oscuri segreti si divertono a seminare terrore. Gli altri si godono soltanto i ricordi felici che albergano all'interno di ogni dimora. Se così era, i fantasmi di Pelican's Roost sedevano probabilmente da qualche parte, magari in salotto, davanti al camino, ripensando alle crostate della nonna e alle belle giornate d'estate sulla spiaggia.

    Allora perché, di colpo, Megan si sentiva così sola e vulnerabile al pensiero di alloggiare nella casa che aveva sempre adorato?

    Bart Cromwell indugiò davanti al negozio di souvenir mentre la donna incinta saliva in macchina. Era molto attraente, una bellezza classica dagli zigomi alti e dal portamento regale, con lustri capelli corvini tagliati a caschetto e un'esotica carnagione olivastra che dava risalto tanto agli occhi profondi quanto alle labbra carnose. La larga camicia bianca le ricadeva sui fianchi, fluttuando al di sopra dei pantaloni neri. Sofisticata e decisamente incinta.

    La guardò uscire dal posteggio e immettersi sulla provinciale in direzione est. Non molto traffico di cui preoccuparsi quel giorno, sebbene Bart sospettasse che il posto fosse gremito di gente da Pasqua a fine settembre. Era la prima volta che capitava in quella zona dell'Alabama ma senz'altro ci sarebbe ritornato. La sabbia possedeva il magico candore dello zucchero e, quando il sole si rifletteva sull'acqua, ecco che il golfo si trasformava in un allegro arcobaleno che dal verde degradava nell'azzurro. C'erano persino i delfini, o così aveva sentito. L'indomani avrebbe verificato la segnalazione.

    In serata avrebbe controllato invece una grande casa sulla spiaggia dove una splendida signora incinta si apprestava a soggiornare in completa solitudine. Calcandosi il berretto, salì su un'anonima vettura grigia e accese il motore. Raggiunse l'automobile di lusso della donna proprio mentre questa svoltava nel parcheggio del supermercato. Perfetto. Aveva lui stesso bisogno di provviste.

    Il mare gli stuzzicava sempre l'appetito. Col risultato che adesso aveva fame. Di cibo e di avventura. E qualcosa gli diceva che a Orange Beach avrebbe trovato entrambe le cose.

    In quantità...

    2

    Megan infilò la chiave nella toppa e aprì la porta d'ingresso di Pelican's Roost, sentendosi meglio di minuto in minuto, sebbene avesse salito le scale con due borse della spesa. Il pianterreno dello stabile constava di un ripostiglio grande abbastanza da contenere una ventina di sedie a sdraio, un paio di ombrelloni, giubbotti salvagente, galleggianti e altra attrezzatura da spiaggia, senza contare un piccolo catamarano usato solo di rado. Dietro, c'era ancora spazio per quattro vetture. I gradini che portavano al primo piano si trovavano sull'esterno della casa e rappresentavano il solo modo di accedere alla zona giorno dell'immensa struttura.

    La nonna aveva parlato per anni di aggiungere un ascensore che la portasse dal garage fin dentro casa, senza bisogno di uscire con ogni tempo o di trasportare le provviste su e giù per le scale. Non l'aveva mai fatto, decidendo alla fine che tutto quel moto le giovava. Al momento, Megan sarebbe stata felicissima di avere l'ascensore.

    Sospinse l'uscio e s'introdusse nel familiare salotto. Il locale era freddo ma comunque accogliente. L'indomani avrebbe ordinato abbondante legna da ardere, così da accendere il fuoco nell'imponente caminetto che occupava quasi un'intera parete. Il lato opposto della stanza aveva tre set di porte scorrevoli che creavano una sorta di parete invetriata. Le tende tirate lasciavano entrare il sole del tardo pomeriggio, dando l'illusione che il golfo si stesse riversando all'interno. Bastò la vista dell'acqua a comunicarle un senso di grato benessere. Venire lì era stata la cosa più giusta da farsi.

    Chiuse la porta alle proprie spalle e si diresse in cucina. Appoggiando gli acquisti sul tavolo, si guardò intorno e per un attimo visualizzò il volto rugoso della nonna. La stanza era piena di ricordi. Preparare una torta seguendo la ricetta di un giornale. Glassare i biscotti e mangiarne la metà ancor prima di servirli. Creare ghirlande natalizie da fissare al corrimano della scala...

    Lo squillo del telefono la distolse da quei pensieri. Rispose dalla derivazione accanto al lavandino, chiedendosi chi mai potesse chiamarla a così breve distanza dal suo arrivo. «Pronto.»

    «Vedo che ce l'hai fatta.»

    «John. Avrei dovuto immaginare che eri tu. Non mi dire che c'è già un'emergenza. Ero in ufficio stamane.»

    «Intoppi con la fusione. Quelli della Boynton insistono per mantenere il settanta per cento dei dirigenti.»

    «Atteniamoci all'originario cinquanta per cento. Se non fossero così ingestibili al vertice, non avrebbero dovuto fondersi. Troppi capi non fanno una buona gestione. Anzi.»

    «E se non dovessero accettare?»

    «Lo faranno. Cullecci andrà su tutte le furie ma vedrai che alla fine collaborerà. Ciò che abbiamo noi da Lannier è molto più ragionevole rispetto a ciò che hanno fornito loro. E, John, nel caso in cui te lo sia scordato, sono in congedo.»

    «Come potrei scordarlo? Questa gravidanza è capitata nel momento meno opportuno.»

    «Vuoi che non lo sappia?»

    «Scusa. So che è difficile per te. Hai già chiamato l'agenzia per l'adozione?»

    «Non ancora.»

    «Non pensi sia ora?»

    «Mi metterò in contatto.»

    «Bene. Non voglio vederti sprecare altro tempo. Abbiamo troppa carne al fuoco. Continua così e diventerai la più giovane vicepresidentessa della Lannier.»

    «Me lo prometti?»

    «No, ma posso dirti che hai fatto colpo sul nuovo amministratore delegato. Ho cenato con lui ieri sera al Commander's Palace, e ha tessuto le tue lodi per il modo in cui stai gestendo questa acquisizione.»

    «Non ti preoccupare. Tornerò a lavorare in gennaio e la piccola sarà nella sua nuova casa.»

    «In tal caso, siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Abbi cura di te» le raccomandò Hardison con sincero calore. «A proposito, ha chiamato Lufkin dalla sede di Londra. Vuole sapere se la riunione è sempre fissata per il dodici gennaio.»

    «Sì. Ho già prenotato il volo.»

    «Allora chiamami se hai bisogno di qualcosa.»

    «Io non ti sto offrendo la stessa libertà.»

    Quando riattaccò, Megan si accorse di avere mal di testa. Adorava il proprio lavoro ma era impegnativo, frenetico e divorante. E il fatto di collaborare con un uomo che aveva praticamente abbandonato all'altare aggiungeva un ulteriore livello di stress alla professione. Aveva bisogno di quello stacco, aveva bisogno di tempo per pensare, rilassarsi e piangere la madre della piccola che portava in grembo.

    A dire il vero, aveva avuto già molti dubbi quando la sua migliore amica era venuta a chiederle di affrontare la gravidanza al posto suo. Ma come si sarebbe potuta rifiutare quando Jackie e Ben volevano un bambino così disperatamente? Nove mesi di fastidio per Megan, una vita di felicità e sogni avverati per loro.

    Solo che adesso non

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