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Piacere senza regole (eLit): eLit
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E-book187 pagine2 ore

Piacere senza regole (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Sex for beginners 3
Gemma, Zoe e Violet, dopo dieci anni, ricevono ancora sigillata la lettera scritta durante il corso teorico Sesso per principianti... Le loro fantasie erotiche, che ora vedranno una realizzazione!

Quando Violet Summerlin riceve una vecchia lettera, scritta durante l'università, riguardo la sua passione per il sesso sfrenato si sente intrigata. Ma in realtà non se ne preoccupa eccessivamente, perché troppo impegnata a gestire l'incontrollabile attrazione per il suo nuovo cliente: Dominick Burns. Lui l'ha appena invitata a trascorre una vacanza di lavoro a Miami e lei non può far altro che accettare, sebbene ciò significhi capitolare definitivamente.

Dominick sa bene come compiacerla. Ogni carezza, ogni avventura fuori dagli schemi portano Violet a nuove vette di estasi sessuale. Ma mischiare affari e piacere può essere pericoloso, soprattutto quando lei scopre che Dom nasconde un segreto.
LinguaItaliano
Data di uscita31 lug 2018
ISBN9788858988961
Piacere senza regole (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Piacere senza regole (eLit) - Stephanie Bond

    978-88-5898-896-1

    1

    Sei giorni prima di Natale

    «Per Natale ti ci vorrebbe qualcosa di caldo da coccolare.»

    Sistemando il cellulare tra la spalla e l'orecchio, Violet Summerlin atteggiò le labbra a una smorfia interrogativa anche se la sua amica Nan non poteva vederla. «Te l'ho già detto, sono troppo impegnata per tenere un animale domestico.» Sorridendo abbassò lo sguardo sul pechinese color champagne che stava portando a spasso nel parco. «Uno tutto mio, si intende.»

    Nan emise un sospiro di pura frustrazione. «Io mi riferivo a un uomo.»

    «Non ho tempo nemmeno per quello» rispose pronta Violet.

    «Tu lavori troppo. Quando comincerai a delegare qualche incombenza in più alla tua nuova assistente? Non l'hai assunta per questo?»

    Violet si mordicchiò il labbro inferiore. «Sto ancora studiando Lillian. È carina, ma il suo stile è diverso dal mio.»

    «Vuoi dire che non è super efficiente e intransigente come te? Forse questa Lillian potrebbe insegnarti a lasciarti un po' andare, qualche volta.»

    «Il periodo di Natale è uno dei più densi di impegni lavorativi per quanto mi riguarda. Non posso permettermi di lasciarmi andare proprio adesso.»

    «Violet» la blandì Nan in tono suadente, «potrebbe non essere una cattiva idea quella di rallentare. Da quando hai perso i tuoi nonni... non lo so. Sembri ancora più nervosa e stressata del solito.»

    «Mi mancano da morire» confessò Violet. «Nonostante mia madre e mio padre siano tornati in città, a volte mi sento completamente persa.»

    «Lo so, tesoro, ma lavorare così tante ore al giorno non ti fa bene. Una mattina ti sveglierai e rimpiangerai di non aver trascorso una giovinezza più spensierata.»

    Violet si fermò di colpo sentendo tirare il guinzaglio. Winslow, il pechinese, sollevò lo sguardo su di lei e abbaiò.

    «Grazie per l'avvertimento, Nan, ma adesso devo proprio scappare. Il cane si è fermato e non vuole continuare finché sono al telefono.»

    «Stai scherzando, non è vero?»

    «No, è un cagnolino viziato che pretende la mia completa attenzione.»

    «Riderei se non sapessi che la signora Kingsbury sborsa una fortuna affinché tu ti dimostri accondiscendente nei confronti del suo beniamino.»

    «Sono tenuta a fare quello che i miei clienti mi chiedono di fare, Nan, è il mio lavoro.»

    «In special modo se si tratta di quel bell'esemplare di maschio di Dominick Burns.»

    L'argomento preferito di Nan riguardava il miglior cliente di Violet, nonché il più noto playboy di Atlanta. Violet ignorò il fremito che la percorse: da quasi un anno si era presa una cotta per lui. «Fino a quando il lavoro non andrà abbastanza bene da permettermi di poter scegliere i clienti, immagino di dovermi adeguare a qualsiasi tipo di animale» commentò in tono leggero.

    «Sì, ma dubito che qualcuno riuscirà mai a mettere un guinzaglio a quello di cui stiamo parlando.» Nan stava ansimando almeno quanto Winslow.

    «È la battuta più arguta che sei riuscita a elaborare oggi?» chiese Violet in tono piatto.

    «Quell'uomo è irresistibile. L'essere più sexy mai apparso sul pianeta. Se fossi in te, ci farei un pensierino...»

    «Accidenti, Nan, se invece io fossi in te, mi farei una doccia fredda.» Violet interruppe la comunicazione sulla risata dell'amica, poi guardò Winslow che la fissava ancora con aria irritata.

    «Va bene, adesso sono tutta tua. Che cosa ne diresti di sbrigarti a fare i tuoi bisognini?»

    Il cane abbaiò inclinando la testa da un lato.

    Sospirando Violet guardò l'orologio e sollevò gli occhi al cielo. Dopo tutto il tempo era denaro.

    «Bravo cagnolino» mormorò con voce da bambina, accarezzando l'animale sulla testa. «Sì, sei proprio un bravo cagnolino. Lo sai.»

    Soddisfatto, Winslow si decise a dare un senso alla passeggiata, mentre Violet distoglieva lo sguardo.

    A volte si chiedeva che cosa le fosse saltato in mente di aprire la Summerlin at your service. Come in quel frangente, dopo una giornata lunga ed estenuante, scandita da compiti noiosi e ingrati come quello di ritirare e consegnare i vestiti in lavanderia, preparare e inviare pacchetti tramite corriere e portare a spasso Winslow, l'arrogante cagnolino di Patricia Kingsbury.

    Per fortuna la maggior parte dei clienti preferiva pagare Violet per lavori più produttivi come installare una connessione senza fili su un computer o decorare la casa per le feste. Cresciuta da un nonno appassionato di elettronica e di meccanica e da una nonna che avrebbe fatto impallidire la conduttrice televisiva Martha Stewart, nota per i suoi programmi di cucina, giardinaggio, bon ton, fai-da-te, nonché guida per i lavori domestici e per lo stile di vita perfetto, Violet aveva aggiunto al suo curriculum un diploma in economia e cinque anni di esperienza in settori che spaziavano dal servizio clienti alla produzione e distribuzione di vari prodotti. Da quando, tre anni prima aveva aperto la sua agenzia di servizi, andava orgogliosa di non aver ancora ricevuto da nessuno dei suoi clienti una richiesta che non era stata in grado di esaudire.

    Con l'unica eccezione dei frangenti in cui l'irresistibile Dominick Burns le aveva lasciato intendere che non gli sarebbe dispiaciuto ottenere da lei un genere di attenzioni un po' più personali.

    La canaglia dal viso d'angelo che aveva fatto fortuna realizzando attrezzature per sport estremi era troppo impegnato per riuscire a gestire i dettagli quotidiani della sua vita, ma allo stesso tempo detestava l'idea di essere circondato da una schiera di stipendiati che si occupassero di lui. Così Violet passava dal suo ufficio una volta alla settimana a prendere la lista di commissioni da sbrigare, che poteva consistere in qualsiasi incombenza, dallo scegliere un abito da indossare in un'occasione speciale, a comperare articoli da ufficio o un regalo per la sua ultima conquista.

    Violet si chiedeva che cosa avrebbero pensato le varie donne in questione, se avessero saputo che non era stato lui a scegliere il regalo perfetto per oliare i cardini dei loro arti inferiori.

    In ogni caso bisognava ammettere che era un uomo generoso. E di solito le riservava compiti interessanti che in alcuni casi la mettevano a dura prova, molti dei quali riguardavano la sua attività. Il suo cuore prese a battere più forte alla prospettiva di quello che avrebbe trovato quel giorno sulla sua agenda. Mancava solo una settimana a Natale e probabilmente le aveva lasciato una lista di regali da comperare. Passando mentalmente in rassegna le donne a cui aveva comperato dei regali durante tutto l'anno, calcolò che dovevano essere all'incirca una ventina.

    Una bella cifra, pensò afflitta.

    Chinandosi raccolse gli escrementi di Winslow e dopo averli gettati nell'apposito cestino, esortò il cane a seguirla in direzione di casa. L'aria era fredda e lasciava sperare in una miracolosa nevicata per Natale. Anche in pieno inverno era raro vedere la neve ad Atlanta, ma, come è noto, la speranza è sempre l'ultima a morire.

    La rattristava pensare che quello era il primo Natale che avrebbe trascorso senza i suoi nonni. Fortunatamente i suoi genitori avevano deciso di interrompere la serie di viaggi intorno al mondo che li aveva tenuti lontani fino a qualche mese prima per trascorrere le festività con lei, a casa dei nonni. Violet sentiva disperatamente la loro mancanza, ma si rallegrava all'idea di avere vicino i suoi genitori. Fin da piccola aveva sempre sognato di passare un Natale magico con loro, ma in tanti anni il sogno non si era mai realizzato. Sua madre e suo padre erano sempre stati troppo presi l'uno dall'altro per occuparsi di lei.

    Ora che però Violet era in grado di organizzare come meglio credeva le sue vacanze, non vedeva l'ora di trascorrerle con loro intorno all'albero, sorseggiando del sidro caldo con l'aroma del prosciutto che rosolava in cucina e i canti natalizi in sottofondo, mentre aprivano doni significativi, espressione dell'affetto che li legava. Violet aveva realizzato per sua madre un copriletto con gli scampoli ottenuti dai grembiuli di sua nonna e per suo padre aveva comperato un set di attrezzi per il fai-da-te. Dopo anni di lontananza a causa del lavoro di interpretariato di suo padre, che seguiva ovunque i diplomatici più in vista, alla fine sembrava proprio che i suoi genitori avessero deciso di mettere radici.

    Violet sospirò contenta. Sarebbe stato il più bel Natale della sua vita.

    A mezzo isolato da casa Kingsbury, un edificio in mattoni addobbato con le luci che lei stessa aveva sistemato, Winslow si sedette, rifiutandosi di proseguire.

    Irritata, Violet lo prese in braccio, proprio come lui desiderava.

    «Sei incorreggibile» lo sgridò.

    Patricia Kingsbury venne loro incontro alla porta, pronta ad accogliere Winslow tra le sue braccia. Il cane si irrigidì, ma non oppose resistenza, limitandosi a guaire e a lanciare a Violet uno sguardo affranto.

    «Ha fatto tutti i suoi bisognini?» chiese Patricia in tono preoccupato, senza per altro cambiare espressione. Violet sospettava che ormai non fosse più in grado di usare i muscoli facciali per via delle troppe iniezioni di botulino a cui si sottoponeva regolarmente.

    «Sì.»

    Patricia strinse il cagnolino al petto. «Sei l'unica che sa come fare, Violet.»

    «Il mio è un dono» convenne lei. «Se non c'è altro, signora Kingsbury...»

    «Cara, ormai lavori per me da due anni, ti prego, chiamami Patricia.»

    «Come preferisce, Patricia» concesse Violet sorridendo, «se non c'è altro...»

    «Troverai la lista della spesa sul tavolo. E ti dispiacerebbe portare indietro al centro commerciale alcune cose per me?» le chiese indicando una montagna di borse sul divano.

    «Niente affatto.»

    «Qui c'è la mia carta di credito. Fatti rimborsare tutto e se dovessero insorgere dei problemi chiamami.»

    «Sono certa che non ci sarà nessun problema» la rassicurò Violet, prendendo la lista e le borse, diretta verso la porta. «Le riporterò la carta di credito domani mattina.»

    «Va bene anche domani pomeriggio, cara, quando tornerai per portare fuori Winslow. Per allora sarà pronto per fare un'altra passeggiata.»

    Il sorriso di Violet non vacillò. «Va bene. Ci vediamo domani pomeriggio, allora.»

    Essere relegata al ruolo di addestratrice canina non era poi così male, pensò Violet mentre con il suo SUV ibrido imboccava la I-75 diretta a nord. La signora Kingsbury raramente presentava delle richieste difficili da esaudire e aveva raccomandato Violet a molti suoi amici. In quel genere di lavoro era necessario imparare a bilanciare i lati negativi con quelli positivi.

    Dopo aver affrontato il traffico intenso per una trentina di minuti, Violet raggiunse la zona della città dove erano state messe in vendita tre case vuote, su tre diversi livelli. Le era stato chiesto di ripulirle dalle ragnatele, di accendere il riscaldamento, di mettere dei fiori freschi nei vasi e di assicurarsi che quando un agente si fosse fatto vivo con un potenziale cliente non ci fossero sgradite sorprese, come quella di trovare il precedente proprietario vittima di una bancarotta che viveva in un armadio. O magari un procione in cucina. O un albero divelto che aveva sfondato il tetto.

    Violet ne aveva viste di tutti i colori.

    Armata di gerbere, scopa e taser, l'immobilizzatore elettrico per difendersi da eventuali personaggi pericolosi, corse da una stanza all'altra aprendo le finestre e controllando ogni angolo e anfratto. Dopo aver ripulito la casa, salì di nuovo in auto, diretta a sud, e affrontò di nuovo il traffico per comperare una scatola di sigari speciali che aveva ordinato la settimana prima per Dominick Burns, quindi si diresse verso il suo ufficio in centro. Era quasi arrivata, quando il suo cellulare squillò. Era Lillian. Augurandosi che non fosse sorto qualche problema, Violet azionò il microfono sull'aletta parasole. «Ciao, Lillian, tutto bene?»

    «Hai visite. Dominick Burns.»

    Violet si incupì. «Ho in programma di passare dal suo ufficio a Buckhead nel pomeriggio per la riunione settimanale.»

    «Ha detto che era in zona e che aspetterà.» Lillian abbassò la voce. «È un gran bell'uomo e ha chiesto un vodka tonic.»

    Violet sollevò gli occhi al cielo. «Non tengo alcolici in ufficio. Offrigli una tazza di caffè, io sarò lì tra cinque minuti.»

    Controllando capelli e trucco nello specchietto retrovisore, si giustificò ripetendosi che lo avrebbe fatto per qualsiasi cliente. Sospirando, sistemò una ciocca ribelle sfuggita alla coda di cavallo in cui teneva quasi sempre legati i capelli, acconciatura per cui Dominick Burns era solito canzonarla. Anche l'abito nero era ormai diventato una divisa insieme alla camicia bianca, indumento che variava a seconda della stagione: vezzose magliette in primavera, top senza maniche in estate, camicie con la manica a tre quarti in autunno e dolcevita in inverno. Un paio di scarpe comode dal tacco basso completavano il quadro permettendole di apparire sobria ed elegante in qualsiasi situazione. Non si vestiva in modo vistoso come le ragazze di Dominick, ma aveva un aspetto professionale e questa era l'unica cosa che importava.

    E poi Dominick non era interessato a lei.

    Violet parcheggiò l'auto in garage di fronte a Juniper Street, accanto alla Volkswagen di Lillian, nei posti a loro riservati. Poco lontano notò la Porsche cabriolet. A quanto pareva Dominick non ce la faceva proprio a parcheggiare tra le righe, preferendo prendersi più spazio che poteva. La targa anteriore recitava XTREME. Violet scese dall'auto e chiuse la portiera con un moto di irritazione.

    Quell'uomo era estremamente arrogante, questo era poco, ma sicuro.

    E, come previsto, varcando la soglia dell'ufficio, ne ebbe immediatamente conferma.

    Dominick Burns era, come l'avrebbe definito sua nonna, un'irresistibile canaglia.

    Era appoggiato alla scrivania della segretaria di Violet, le gambe lunghe tese davanti a sé.

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