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Distrazione in abito bianco: Harmony Jolly
Distrazione in abito bianco: Harmony Jolly
Distrazione in abito bianco: Harmony Jolly
E-book167 pagine2 ore

Distrazione in abito bianco: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

L'estate è la stagione perfetta per le vacanze,i flirt... e il matrimonio!
Violet Huntingdon-Cross, ex modella, è abituata al ruolo di damigella d'onore e le sta bene così. Scottata in passato da chi diceva di amarla e invece l'ha tradita nel peggiore dei modi, non cerca il romantico lieto fine e sta alla larga dai flirt e dalla stampa, sempre pronta a carpire ogni segreto che la riguarda. Per questo non fa i salti di gioia quando scopre che proprio un giornalista, l'intraprendente Tom Buckley, vivrà con lei e la famiglia per un certo periodo. Tom deve infatti scrivere un libro sul celebre padre di Violet, ma la sua deliziosa figlia potrebbe rivelarsi una distrazione troppo grande per lui.
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2020
ISBN9788830517417
Distrazione in abito bianco: Harmony Jolly

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    Anteprima del libro

    Distrazione in abito bianco - Sophie Pembroke

    978-88-3051-741-7

    1

    Il dolce profumo dei petali di rosa riempiva l'aria della sera, permeando il crepuscolo di un tepore incantevole. La band suonava una musica romantica, con un sottofondo sensuale. Le luci brillavano dai rami degli alberi e sotto i tendoni, mentre le foglie frusciavano nella brezza ancora calda.

    L'intero allestimento creava un ambiente così sdolcinato che Violet temette di sentirsi male.

    Sollevando il proprio abito da damigella color lavanda, si allontanò verso il margine del prato, da dove poteva sentire suonare la band in pace. Aveva bisogno di compiere più di uno sforzo, per godersi quella serata e, forse, la musica sarebbe stata di aiuto. La cerimonia di rinnovo delle promesse nuziali dei suoi genitori era stata molto bella e la festa che ne era seguita stava avendo un enorme successo.

    La porzione di prato davanti al palco era affollata di coppie che ballavano o, più semplicemente, che si abbracciavano e baciavano. Coppie innamorate.

    Violet fece una smorfia e distolse lo sguardo.

    I suoi familiari non le erano di alcun aiuto, in quel frangente. Abbracciata al suo nuovo marito, nientemeno che Lord Sebastian Beresford, Conte di Holgate, vi era Daisy, sua sorella minore. Anzi, Lady Holgate, adesso. Difficile credere che la piccola Daisy fosse diventata effettivamente una vera contessa, ma non così difficile come accettare il rigonfiamento del pancione nascosto sotto il suo vestito da damigella verde smeraldo.

    Entro poche settimane Violet sarebbe ufficialmente diventata la zia nubile della famiglia. Maledizione, si occupava già dei fiori della chiesa ogni domenica e beveva il tè con le amiche di sua madre... Forse avrebbe dovuto adottare direttamente un gatto a tre zampe e cominciare a lavorare all'uncinetto.

    Sebastian posò una mano sulla pancia di sua moglie e il sorriso di Daisy si addolcì, mentre volgeva il viso verso di lui per ricevere un bacio. Violet spostò immediatamente lo sguardo, sentendosi in imbarazzo per averli fissati.

    Sfortunatamente, però, gli occhi caddero su Rose e Will, che sembravano altrettanto presi l'uno dall'altra. La sua gemella e il suo miglior amico. Violet doveva ammettere di non essersi accorta di quello che c'era tra loro, fino all'ultimo momento. Non avrebbe mai sospettato che Will potesse rinunciare al suo status di scapolo impenitente per accasarsi proprio con sua sorella. Tuttavia, in quel momento, Rose indossava il suo abito da sposa, dopo essersi allontanata furtivamente dalla cerimonia dei suoi genitori per celebrare in segreto il proprio matrimonio.

    Forse a lei mancava del tutto una sorta di radar per l'amore. O, forse, era rotto. Questo avrebbe spiegato moltissime cose.

    Will sollevò lo sguardo e, questa volta, Violet non fu abbastanza veloce ad abbassare gli occhi. Continuando a guardare la band che suonava, non le sfuggì la conversazione sussurrata tra Rose e il suo nuovo marito. Probabilmente stavano cercando di decidere di chi dei due fosse la responsabilità dei suoi sentimenti feriti.

    Violet sospirò. Non che non fosse felice per le sorelle... lo era molto, davvero. Sapeva anche che la loro felicità non avrebbe dovuto acuire il dolore per la propria situazione... Invece, era così.

    Deglutendo, abbassò lo sguardo e osservò i sandali con il tacco alto che le pizzicavano i piedi. Sarebbe passata, lo sapeva. Un giorno sarebbe stata capace di osservare le persone innamorate intorno a lei e sorridere, senza la sfumatura amara che minacciava di colorare tutto il suo mondo.

    Solo che quel giorno non era ancora arrivato.

    «Rose teme che tu sia arrabbiata con lei. O con me, forse» disse Will, in piedi accanto a lei e con le mani in tasca. Di solito, la presenza di Will era un conforto, soprattutto durante eventi come quello. Un'anima affidabile che la aiutava a sopportare gli sguardi divertiti e i mezzi commenti, nonché le proposte occasionali di ragazzi ubriachi che pensavano di sapere tutto su di lei e sulle sue inclinazioni sessuali.

    Oggi, invece, rappresentava solo il promemoria che le cose non sarebbero state mai più le stesse.

    «Arrabbiata con Rose?» domandò Violet, riuscendo a sorridere. «Perché mai dovrei esserlo? Perché ti ha rubato e ti ha allontanato da me? Direi piuttosto che è una bella liberazione!»

    Lo sguardo sorpreso sul volto di Will le disse che l'uomo doveva aver frainteso qualcosa.

    «Ah, no. Pensa che tu sia arrabbiata perché sei stata incastrata e sarai costretta ad andare a prendere quel ragazzo all'aeroporto stasera, perdendo così il brindisi con lo champagne migliore. E anche perché dovrai occuparti tu dell'organizzazione del grande concerto di beneficenza.»

    Ah, quello. Certo, aveva molto più senso. Specialmente giacché non aveva taciuto il fatto di essere davvero poco felice dell'arrivo di quel giornalista.

    «Io non... davvero credi che tua sorella mi abbia portato via da te?» domandò Will.

    Violet lo fulminò con lo sguardo. «Sì, Will. Sono segretamente innamorata di te da sempre. Ho tollerato ogni tuo fidanzamento ridicolo e ogni tua acrobazia di sposo fuggiasco. Adesso che hai infine sposato mia sorella, credo che non potrò mai riprendermi.»

    Il tono mortalmente serio sortì l'effetto desiderato, perché Will scoppiò in una risata liberatoria. «Bene. Va tutto bene, allora. Non sei arrabbiata nemmeno per la questione del giornalista?»

    «Caso mai, lo sono per lo champagne. Tuttavia sopravvivrò.»

    «Sei sicura? So che ti senti un po'...»

    Violet provò a immaginare la parola che lui stava evitando di pronunciare. Nervosa? Preoccupata? Paranoica?

    Probabilmente paranoica.

    «... in apprensione, per il suo arrivo» terminò Will.

    La ragazza sospirò. In apprensione non descriveva nemmeno lontanamente come si sentiva. Suo padre si era messo in testa di voler raccontare la sua storia, di volere una biografia ufficiale sugli scaffali e aveva scelto questo ragazzo per scriverla. Rose l'aveva guardata con occhi preoccupati quando Rick Cross aveva dato l'annuncio, ma anche lei concordava che questo fosse il momento migliore per farlo, in vista del tour e del nuovo disco. Il giornalista avrebbe avuto un accesso privilegiato e delle interviste esclusive e, grazie alle conoscenze che aveva, avrebbe suscitato di certo l'attenzione dei media.

    «Rose dice che è un ragazzo gentile» disse Will. «L'ha incontrato a New York, prima di tornare a casa.»

    «Sono certa che sia un angioletto» replicò Violet. Non le importava chi fosse. Era un giornalista e l'unica cosa che interessava alle persone come lui era vendere delle storie.

    Violet aveva imparato la lezione nel modo più duro.

    Will aggrottò la fronte, sinceramente preoccupato. «Forse, se parlassi con tuo padre...»

    Lei scosse la testa e sorrise. «Va tutto bene, Will. Ho fatto una promessa.» Rick Cross aveva preso una decisione e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea. Non aveva senso soffermarsi a riflettere. Violet doveva solo trovare il modo di stare il più possibile alla larga dal giornalista e sperare per il meglio.

    Che altro poteva fare?

    «Per quanto riguarda il concerto benefico...»

    Violet lo interruppe. «Vai, Will!» esclamò, spingendolo con sollecitudine per un braccio. «Vai e porta Rose in luna di miele. Mi occuperò io di tutto, qui. Lo prometto. È una mia responsabilità, adesso. Penso di essere in grado di andare a prendere qualcuno all'aeroporto. Voi due andate a rilassarvi. Cerca di abituarti al fatto di essere sposato e non solo temporaneamente fidanzato.»

    «D'accordo. Ci rivedremo presto» la salutò Will, abbracciandola con affetto, prima di tornare da Rose. E Violet si ritrovò di nuovo da sola.

    Come sempre.

    Non aveva mai preso in considerazione Will dal punto di vista sessuale, nemmeno per l'avventura di una notte. Per lei aveva molto più valore come amico. Non aveva mai provato nei suoi confronti quella scintilla, quel lampo che le avrebbe fatto capire che avrebbe potuto esserci qualcos'altro.

    Era solo un po' strano che lui l'avesse sperimentato con Rose, la gemella identica a lei.

    Anche se, in realtà, avrebbe dovuto essere abituata al fatto che le persone vedessero in Rose qualcosa che non vedevano in lei. Dopotutto, perfino i suoi genitori avevano chiesto a sua sorella di rimanere dopo il matrimonio di Daisy per organizzare la loro cerimonia di rinnovo delle promesse matrimoniali, nonostante lei fosse già lì e felice di aiutare.

    Sapeva però perché non lo avessero chiesto a lei. Erano sicuri che non avrebbe voluto farlo. Erano consapevoli che non avrebbe voluto avere a che fare con così tante persone.

    E, probabilmente, avevano ragione.

    Will le aveva chiesto di organizzare l'annuale concerto di beneficenza, mentre Rose era in luna di miele. Forse, invece, avrebbe dovuto affidare quel compito a un'agenzia. Lei non sapeva assolutamente nulla su come organizzare un concerto per migliaia di persone. Will aveva insistito sul fatto che Rose avesse già sbrigato tutto il lavoro più difficile, che non ci sarebbe stato in sostanza niente da fare.

    Perché, ovviamente, in caso contrario avrebbero cercato qualcuno più competente.

    Violet scosse la testa. Si stava comportando in modo ridicolo. Non avrebbe voluto organizzare il rinnovo dei voti in ogni caso, né il concerto di beneficenza. Aveva altri impegni. Eppure, adesso che Rose aveva dato le dimissioni da PR di suo padre... be', qualcuno avrebbe dovuto sostituirla. E Violet non riusciva a ignorare la vocina nel suo cervello che le ripeteva che avrebbe dovuto essere lei, a farlo.

    No. Non aveva né l'esperienza né la voglia di trattare con le persone che ridevano di lei alle sue spalle.

    Doveva limitarsi a occuparsi delle cose in cui era brava. Come le composizioni floreali. Punto.

    Le decorazioni che aveva progettato per la cerimonia dei suoi genitori erano di gran lunga le migliori che avesse mai prodotto. Era eccezionale, con i fiori. Lo dicevano tutti.

    Ventisette anni sul pianeta e questo era tutto ciò che si potesse dire di lei.

    Violet Huntingdon-Cross: straordinaria con le composizioni floreali, futura lavoratrice all'uncinetto e potenziale zitella gattara.

    No, non era tutto. Questo era solo ciò che le altre persone vedevano di lei ed era felice che fosse così. Faceva la differenza ogni giorno nella vita di giovani e adolescenti, anche se nessuno sapeva chi lei fosse. Dopotutto, se si fosse saputo che era Violet Huntingdon-Cross a rispondere a quella linea telefonica di supporto ai giovani disagiati, la gente avrebbe telefonato solo per chiederle del suo passato o per parlare con la figlia di due celebrità, e i bambini non avrebbero ricevuto l'aiuto di cui avevano bisogno. In questo modo, aiutava come poteva, anche se sperava sempre di poter fare di più.

    I suoi genitori facevano lo stesso, aiutando associazioni di beneficenza in forma anonima. L'unica differenza era che loro si occupavano di beneficenza anche in modo pubblico, con concerti ed eventi, e tutti davano per scontato di conoscere già tutto quello che c'era da sapere su Rick e Sherry Huntingdon-Cross.

    Ma con Violet... be', la ragazza poteva solo immaginare che cosa si dicesse ancora di lei. Probabilmente, la descrizione più gentile era quella che la ritraeva come una reclusa.

    Eppure, era molto meglio di ciò che era stato detto otto anni prima.

    Estrasse il cellulare dalla pochette e ricontrollò prima l'ora e poi l'e-mail di Rose con i dettagli del volo del giornalista. Thomas Buckley... era quello il suo nome. Avrebbe dovuto fare uno sforzo per non limitarsi a chiamarlo il giornalista per tutto il tempo, anche se non sarebbe stato male avere un promemoria che la stampa è sempre la stampa, sempre sul pezzo. Era una lezione che non avrebbe dimenticato.

    Era ora di andare. Doveva cambiarsi e partire per l'aeroporto, in modo da essere a Heathrow in tempo per bere un caffè prima dell'arrivo del giornalista. Oltretutto, andando via si sarebbe sottratta a quell'atmosfera mielosa.

    Dirigendosi verso la porta laterale di Huntingdon Hall, Violet si fermò a guardare i suoi genitori che ballavano alla luce della luna. Nonostante vi fossero almeno duecento persone che li osservavano, Sherry Huntingdon e Rick Cross si fissavano come se fossero gli unici due esseri al mondo. Erano notoriamente pazzi l'uno dell'altra, ma era in momenti come quello che Violet credeva davvero a ciò che i media dicevano di loro.

    E questa, confessò a se stessa, era la vera ragione per cui tutto quel romanticismo la infastidiva. Nel profondo, aveva sempre creduto di poter avere, un giorno, un rapporto perfetto come quello che

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