Proposta in abito bianco: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Elena Valero ha appena scoperto che sua sorella ha deciso di rinunciare al proprio matrimonio, e che dovrà essere lei a prendere il suo posto accanto a Vidal Marquez, lo sposo. A meno che non voglia la rovina economica della sua famiglia...
Vidal, arrogante e ricco banchiere, è felicemente stupito: il brutto anatroccolo che avrebbe dovuto sposare si è trasformato in uno splendido cigno. La sua futura sposa, però, non sembra troppo felice di quello che l'attende, così le propone un accordo irrinunciabile: dodici mesi al suo fianco, poi sarà libera di andarsene. Ma il letto di Vidal non è cosa che una donna decide di lasciare volentieri.
Margaret Mayo
Tra le autrici piuù amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Proposta in abito bianco - Margaret Mayo
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Twelve-Month Marriage Deal
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2009 Margaret Mayo
Traduzione di Marta Draghi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5897-976-1
1
«Mi state chiedendo di sposare Vidal Marquez?»
Elena guardava i genitori come fossero impazziti. Era l’ultima cosa che si sarebbe aspettata quando le avevano chiesto di tornare a casa. L’ultimissima cosa. Non poteva nemmeno passarle per la mente che volessero convincerla a sposare Vidal.
I suoi occhi marroni già grandi si fecero enormi di shock e sospetto, e il cuore prese a batterle impazzito. Era assolutamente incredibile, follia allo stato puro. Come potevano chiederle una cosa del genere? Come potevano anche solo pensarla?
Doveva essere sua sorella a sposare Vidal. Erano stati fidanzati per mesi. Ma ora Reina era fuggita e nessuno sapeva dove fosse. Cos’era successo? Ma soprattutto: perché volevano che lei prendesse il suo posto? Perché era così importante? Non aveva senso.
Il sole del pomeriggio filtrava dalla finestra facendo luccicare i suoi capelli corvini. Era quasi ironico che in una giornata così meravigliosa tutto il suo mondo stesse lentamente andando in pezzi.
«È ridicolo.» Si alzò, col viso acceso di rabbia e indignazione e gli occhi dorati pronti a lanciare saette di fuoco. I capelli, tagliati appena sotto le orecchie con una frangetta diagonale, danzavano liberi ogni volta che scuoteva la testa. «Per prima cosa, non ho intenzione di sposarmi a breve. Ho un’azienda da mandare avanti, nel caso l’abbiate dimenticato. Ci ho messo anni per arrivare dove sono e non intendo rinunciarci per sposare...» inspirò a fondo, travolta dall’enormità di quella richiesta, «l’ex di mia sorella!»
L’enfasi sulla parola ex fu intenzionale. Elena adorava i suoi genitori, ma non riusciva proprio a comprendere perché le stessero chiedendo di prendere il posto di Reina. Tante coppie si separavano, ma mai aveva visto qualche parente prenderne il posto.
A dire il vero, faticava anche a credere che Reina avesse fatto una cosa simile. Perché sua sorella non sbagliava mai. Era lei la pecora nera, quella che a volte faceva disperare i genitori. Quando si era trasferita a Los Angeles, si erano molto preoccupati per lei. Eppure ora era una wedding planner di successo, mentre sua sorella pareva aver dato un calcio al matrimonio dell’anno.
Doveva essere stato un duro colpo per loro, e anche per la famiglia di Vidal. I preparativi per il matrimonio erano già iniziati e la lista degli invitati doveva includere chiunque fosse un po’ famoso in Spagna.
«Mi spiace che Reina vi abbia fatto questo» disse, pensando che in fondo era meglio che si fosse accorta di non amare Vidal prima di sposarlo. «Ma avete paura di perdere la faccia? Come vi è potuto venire in mente di farmi prendere il suo posto? L’accordo non si può concludere senza un matrimonio?»
«Temiamo che senza il matrimonio salti tutto» rispose il padre con calma. «Non te ne abbiamo mai parlato» aggiunse con imbarazzo, «ma si trattava di un matrimonio combinato. Credevamo tutti che Reina ne fosse felice. Credevamo che amasse davvero Vidal, ma...» Sollevò le spalle, facendole subito ricadere con un’espressione di tristezza e di timore per il futuro.
«Combinato?» Elena non credeva alle sue orecchie. La situazione si stava facendo sempre più assurda. «Ci credo che Reina sia scappata. Che cosa credevate? E ora volete che io prenda il suo posto? Mai! Vidal non mi è nemmeno simpatico. Anzi, se volete saperlo, lo ritengo uno sbruffone, arrogante bas...»
«Elena!» La voce del padre rimbombò nella stanza. «Non ammetto questo linguaggio in casa mia!»
«È quello che è, papà» dichiarò decisa. Dio, che rabbia! Quello era il peggiore degli incubi. Come potevano pensare di chiederle di sposare quel... quel... Le mancavano persino le parole. Non aveva mai nemmeno capito perché avessero voluto unire le due banche.
«C’è un altro motivo» disse il padre mettendo un braccio sulle spalle della madre, quasi a formare un fronte unito. «Detesto dovertelo dire, ma» inspirò quasi a fatica «la banca è in difficoltà. Temiamo che se Vidal non ci darà una mano rischiamo la rovina.»
Elena vide profondi segni di tensione sul viso del padre, e la preoccupazione nei suoi occhi – che lei aveva attribuito alla fuga della sorella – pareva indicare qualcosa di serio. Persino il viso della madre era carico di paura, gli occhi più velati e offuscati che mai.
Subito Elena corse ad abbracciare il corpo tremante della madre. Era sempre stata una donna forte, e faceva impressione vederla in quello stato.
La banca di famiglia era privata, mentre quella di Vidal si occupava di corporate banking. E la loro non sarebbe certo stata la prima che lui acquistava. Si parlava di una fusione, ma Elena sapeva che se Vidal ci metteva su le mani per loro era la fine. C’era solo da sperare che offrisse un accordo accettabile. Ma le restava comunque oscuro il motivo per cui lei dovesse far parte dell’accordo.
«Allora» disse il padre pochi secondi dopo, «lo farai? Non è solo per noi, ma anche per tutti i dipendenti della banca. Alcuni ci lavorano da molti anni, e abbiamo il dovere di proteggerli.»
Elena si accigliò scuotendo la testa. «Non posso. Mi spiace, ma mi chiedete una cosa impossibile.» Non si rendevano conto di quanto fosse assurdo chiederle di sposare un uomo che non amava, che non vedeva da anni e che non aveva mai fatto nulla per lei?
Ricordava Vidal Marquez solo come uno che si riteneva al di sopra degli altri, anche da bambino. Vivere con lui doveva essere insopportabile. Aveva fatto bene Reina a liberarsene finché era in tempo.
Le si appesantì il cuore nel vedere il braccio del padre stringere le spalle della madre. Le stavano rendendo le cose davvero difficili. Li amava da morire, non voleva assolutamente ferirli, ma sposare un uomo che nemmeno le piaceva era troppo.
Quando però vide che persino il padre aveva le lacrime agli occhi, dovette cambiare tono. «Siete sicuri che non ci sia un altro modo per salvare la banca?»
Il padre scosse la testa. «Nessuno.»
Elena chiuse gli occhi, lasciandosi sfuggire un profondo sospiro. «È una cosa che proprio non voglio fare» disse piano. «Ma detesto vedervi così preoccupati. Ci penserò su, ma non posso promettervi nulla. Spero possiate comprendere.»
Un pallido sollievo illuminò i loro occhi, ed entrambi la abbracciarono.
Non aveva idea di come riuscire a farli contenti. Significava mettere in sospeso tutta la propria vita, se non cancellarla completamente. Adorava il suo lavoro, e quando la madre le aveva chiesto di tornare a casa aveva creduto fosse per organizzare il matrimonio della sorella... non il proprio!
Nei giorni che seguirono in casa Valero regnò una certa tensione. Elena odiava assistere all’ansia dei genitori, ma odiava ancora di più il pensiero di sposare un uomo che non amava. Doveva esserci un altro modo per salvare la banca.
Vidal l’aveva sempre guardata con sufficienza. C’erano otto anni di differenza fra loro, e da bambini lui l’aveva sempre considerata insignificante. Il fratello di Vidal, Fernan, più vicino a lei per età, era invece sempre stato il suo compagno di giochi, mentre sua sorella Reina lo era stata per Vidal. E quando i due avevano annunciato il loro fidanzamento, nessuno si era particolarmente stupito. Mai le sarebbe passato per la mente il pensiero che non fosse un’unione d’amore.
«Ci verrai questa sera?» le chiese il padre sabato mattina a colazione.
«Alla cena di beneficenza?»
Lui annuì. «Io e tua madre pensiamo sia importante esserci, per mantenere le apparenze. Non vogliamo si sappia che abbiamo dei problemi.»
«Certo, verrò.» disse immediatamente. «Ci saranno anche i Marquez?»
«Immagino di sì» rispose il padre.
Il cuore di Elena sobbalzò. Significava che ci sarebbe stato anche Vidal. Chissà se sapeva di quel tentativo di accoppiarli. E se lo sapeva, cosa ne pensava? Immaginava che ne sarebbe stato inorridito quanto lei. A meno che mettere le mani sulla loro banca non fosse per lui molto più importante che sposarsi senza amore. In giro si diceva che si era sistemato piuttosto bene. La sua organizzazione bancaria era ormai la più grossa in Spagna.
E si sarebbero incontrati fra poche ore...
Vidal non riusciva a levare gli occhi dalla splendida donna appena entrata nella stanza. Il suo cuore ebbe un sobbalzo, e gli venne subito il desiderio di andare a conoscerla. Era alta, magra, molto elegante e sicura di sé. I suoi corti capelli neri rivelavano un collo lungo e sinuoso, abbracciato da una collana di pietre nere. La sua pelle liscia era color del miele, e lui provava il bisogno di avvicinarla, toccarla, sentirla... Due spalline abbinate alla collana sostenevano un vestitino nero che le fasciava il corpo al punto che a ogni movimento risaltavano le rotonde curve dei seni e del sedere, sodo e perfetto.
Vidal sentì tutto irrigidirsi in lui. Doveva assolutamente sapere qualcosa in più su quella donna, che ora gironzolava lentamente per la stanza, parlando e ridendo con le persone che conosceva e con quelle che le venivano presentate. Era vivace ed eccitante, e camminava con la grazia di una pantera. Chissà se aveva anche gli artigli del felino. C’era qualcosa in lei di vagamente familiare, ma non si ricordava di averla mai incontrata prima.
«Si è fatta piuttosto carina, vero?»
Vidal si voltò, notando che anche il padre la stava guardando.
«Ma chi è?»
«Elena. Davvero non l’hai riconosciuta?»
Elena. Elena Valero? Certo! «Ma non viveva negli Stati Uniti?»
Il padre annuì. «Sì. È venuta a trovare i genitori.»
Ora, sapendo chi fosse, riconosceva in lei la ragazzina di un tempo. Ma che trasformazione! Da goffa a graziosa. Da insignificante a sensazionale. Da stecchino a corpo perfetto, con tutte le curve al posto giusto.
Dios! Il cuore prese a battergli impazzito. Si era trasformata in una creatura magica, che minacciava di infilarglisi sotto la pelle con l’agilità di una vipera. Raramente Reina gli aveva parlato della sorella, e lui non ci aveva mai pensato in tutti quegli anni. Ora gli riempiva la mente, e non vedeva l’ora che finisse di girare per la stanza e gli passasse vicino.
L’avrebbe riconosciuto? Forse non era cambiato quanto lei. Da quanti anni non la vedeva? Lei era in America da sei, ma di sicuro non l’aveva più incontrata da prima, impegnato com’era a viversi la propria vita. Se ben ricordava, era una ragazzina odiosa. Dannatamente viziata, molto egocentrica, interessata soltanto a se stessa. Eppure non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.
Improvvisamente, lei si voltò a guardarlo. Fu solo un istante, uno sguardo furtivo, ma sufficiente per aumentare in lui il desiderio.
Aveva due occhi enormi in un volto quasi elfico. Ma non pareva averlo riconosciuto. Di sicuro si era accorta che lui la guardava, e si era voltata incuriosita, ma probabilmente non aveva idea di chi fosse.
Parve metterci una vita ad arrivare vicino a lui. Una vita in cui lui l’aveva portata in camera e svestita lentamente, gustandosi con gli occhi ogni centimetro di quel corpo da favola, prima di fare l’amore con lei in modo pazzesco e fantastico. Fortuna che il cuore impazzito non si riusciva a vedere sotto il vestito.
«Vidal!» Esclamò lei porgendogli la mano.
Allora lo conosceva! Per tutto quel tempo aveva avuto il vantaggio di sapere esattamente chi lui fosse! E l’occhiata d’oro che gli aveva lanciato era stata di condanna più che di curiosità. La cosa non gli faceva affatto piacere. Anzi, lo infastidiva.
«Bene, bene, bene, guarda com’è cresciuta la ragazzina!» Non appena quelle parole gli furono uscite di bocca, Vidal capì che erano