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Il mio errore preferito
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E-book181 pagine2 ore

Il mio errore preferito

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Info su questo ebook

Io, Denise Cooke, prendo te, Redford DeMoss, come mio legittimo sposo...

No, ferma tutto... L'ho gia fatto una volta, tre anni fa, in un cappella di Las Vegas dopo un cocktail di troppo. Ho sposato Redford, un marine che avevo conosciuto solo poche ore prima (l'uniforme fa sempre un certo effetto). La prima notte di nozze, o meglio, la prima settimana è stata spettacolare. Poi lui è tornato al suo reparto e io alla mia vita vera di consulente finanziaria. E ho annullato tutto. Adesso esco con Barry che è molto più giusto per me. Sì, è vero, la nostra attività preferita a letto è dormire, ma davvero il sesso ha tutta questa importanza? Il problema è che sto per rivedere Redford e questo sembra che abbia improvvisamente risvegliato i miei ormoni. Ma io non ho certo intenzione di commettere lo stesso errore due volte. Nemmeno il mio preferito!

LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2015
ISBN9788858941614
Il mio errore preferito

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    Anteprima del libro

    Il mio errore preferito - Stephanie Bond

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    My Favorite Mistake

    Harlequin Blaze

    © 2005 Stephanie Bond, Inc.

    Traduzione di Marina Riva

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-161-4

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Essere venute qui è stato un errore» dichiarai in preda al panico scatenatomi da quell’orda di donne che mi spingevano da tutte le parti di fronte al seminterrato dove si trovava Filene’s, il negozio di abiti da sposa che, con l’inizio dei saldi, aveva attirato quella folla agguerrita.

    Vicino a me la mia amica Cindy Hamilton, di solito molto garbata, voltò la testa e aggrottò le sopracciglia. «Ehi, Denise Cooke, sappi una cosa. Io conto su di te!» esclamò quasi strattonando la donna accanto a lei per farsi più spazio mentre frugava nella borsetta. «Ecco qui, mettiti anche tu questa fascia in testa, cosicché là dentro ci si possa riconoscere con facilità.»

    Feci un sospiro accettando quella fascetta rosa fosforescente. Non che temessi di apparire più ridicola di quanto già non sembrassi. Con indosso solo il body che uso durante le lezioni di yoga, e che il sito del negozio consigliava vivamente a chi dovesse provare abiti da sposa, ero infatti ormai sul punto di congelare, perché febbraio a New York non è esattamente un mese da body. «Non ne vale la pena, soprattutto perché non sei neppure fidanzata.»

    «Ti rammento che l’idea è stata tua» replicò Cindy.

    E aveva ragione. Ero stata io a suggerire alla mia amica, desiderosa di sposarsi più di qualsiasi altra cosa al mondo, che l’avrei aiutata a mettere in pratica quello che stava imparando al corso di pensiero positivo al quale era iscritta, comprandosi un vestito da sposa. Chissà mai che quel gesto non le avesse portato fortuna... E poi, perché non approfittare dei saldi?

    Così, alle sette e mezza di un freddo sabato mattina, ce ne stavamo tutte e due ad aspettare che Filene’s aprisse le porte. In realtà eravamo insieme ad altre otto-novecento donne tremanti, molte delle quali avevano sicuramente il mio ruolo, vale a dire quello dell’amica accompagnatrice destinata ad afferrare e indossare il maggior numero di abiti possibile per sottrarli alla concorrenza.

    «Ricordati» dichiarò Cindy con aria severa, «che sia senza spalline, o al massimo con delle spalline sottili come spaghetti e con un girovita da principessa. Di qualsiasi nuance, purché bianco. La mia taglia è la quarantadue, ma anche la quarantaquattro andrà benissimo.»

    Annuii bruscamente. «Ai suoi ordini.»

    «Chissà...» aggiunse poi Cindy con un sorriso, «potresti persino trovare un abito per te.»

    Aggrottai le sopracciglia. «Barry e io non abbiamo mai parlato di matrimonio, nemmeno una volta.»

    «Ma un giorno lo farà, visto che uscite insieme da due anni. E così non ti coglierà impreparata.»

    Be’, più che impreparata, cominciavo a sentirmi irritata. Tenni però la bocca chiusa. Barry era un ragazzo d’oro, ma non riuscivo neppure a immaginare di sposarmi... un’altra volta.

    Come sempre, quando pensavo al mio matrimonio lampo celebrato a Las Vegas con il sergente Redford DeMoss, lo stomaco si strinse in una morsa. Era una di quelle cose che avrei voluto rimuovere persino dalla mia memoria. Mi ero comportata come una stupida ragazzina nel fare quel passo, con la sostanziale differenza che ero già un’adulta. Comunque stupida, a quanto pareva. Nei tre anni trascorsi dal matrimonio con Redford, e dal seguente annullamento, c’ero quasi riuscita a lasciarmi l’incidente alle spalle, se non che due delle mie migliori amiche si erano sposate di recente e persino Cindy, l’ultima rimasta single, sembrava del tutto intenzionata a fare la stessa cosa. E così i ricordi di quel mio assurdo matrimonio erano riaffiorati senza darmi tregua.

    Qualcuno alle mie spalle pensò bene di pestarmi un piede. Sobbalzai, indecisa se ricambiare la cortesia.

    «Stanno aprendo!» annunciò Cindy eccitata.

    Un’acclamazione si alzò dalla folla e tutte si prepararono alla mattanza. I due uomini della security aprirono le porte con la stessa aria spaventata che avevo io.

    Armandomi del coraggio necessario mi feci largo tra la folla, finché non riuscii a entrare e a raggiungere il secondo piano, dove numerosi abiti con arricciature e fiocchi si manifestarono davanti ai miei occhi. Non avevo alcuna idea di dove si trovasse Cindy in quel momento. Esitai, realizzando però un attimo dopo che, se fossi rimasta lì impalata, tutte le altre avrebbero fatto terra bruciata. L’ordine della mia amica, che sia senza spalline o con al massimo delle spalline sottili come spaghetti, svanì man mano che vedevo gli abiti finire velocemente nelle mani della concorrenza. Afferrai quello che riuscii, mettendomene qualcuno persino sulle spalle.

    Nel giro di pochi minuti non c’era più un solo vestito appeso. Il mio bottino consisteva in un abito in raso bianco con delle maniche a sbuffo taglia quarantasei; uno, sempre bianco, con le maniche strette e lunghe taglia quarantotto, uno rosa confetto con le maniche corte taglia quarantadue e un altro color crema taglia quarantaquattro con la gonna tempestata di graziose perline, il collo alto e una profonda scollatura sulla schiena. Insomma, nessuno che corrispondesse ai desideri di Cindy.

    Però, a pensarci bene, l’ultimo non era affatto male. Guardai attentamente l’etichetta della marca... interessante. Poi passai a quella con il prezzo... davvero interessante. Spalancai gli occhi incredula. Da duemila dollari quell’abito era stato ribassato a duecentoquarantanove! Cindy sarebbe stata una pazza a non comprarselo, anche se non era esattamente quello che voleva. E così, senza esitare, me lo infilai ritrovandomi trasognata ad accarezzare il tessuto morbido e sensuale. Okay, ero io a essere impazzita.

    «Le sta d’incanto» commentò una commessa.

    «Oh... non è per me. Io sto solo aiutando un’amica» mi affrettai a spiegarle.

    «Un vero peccato» aggiunse la donna guardando sapientemente in direzione di uno specchio poco distante.

    Seguii il suo tacito consiglio. Quell’abito era davvero abbagliante e, cosa ancor peggiore, abbagliante mi sentivo anch’io, nonostante fossi senza un filo di trucco e avessi i capelli raccolti frettolosamente. Per il mio matrimonio lampo celebrato a Las Vegas avevo indossato una semplice maglia con dei semplici pantaloni, ripetendomi che il vestito non aveva alcuna importanza. Soltanto che ora, guardandomi allo specchio, dovevo ammettere che forse all’epoca mi ero sbagliata.

    Se un giorno mi dovessi risposare è questo l’abito che vorrei, pensai.

    In quello stesso istante Cindy si materializzò alle mie spalle.

    «Finalmente!» strillò eccitata. «Ho trovato quello che volevo.»

    Sopra il suo body indossava un delizioso vestito in raso bianco senza spalline e con un girovita da principessa. Ridendo come una bambina cominciò a volteggiare.

    «È perfetto» commentai sorridendo.

    «Wow! Anche tu hai addosso qualcosa di grandioso» aggiunse, smettendo all’improvviso di roteare su se stessa.

    Arrossii. «Be’, veramente lo stavo provando per te...»

    «Dovresti comprarlo tu, credimi. Se Barry ti vedesse con quel vestito s’inginocchierebbe chiedendoti di sposarlo.»

    Scoppiai a ridere. «Di sicuro» replicai con ironia, arrossendo però di nuovo mentre una donna di mezza età si fermò a guardarmi come rapita. «Ha intenzione di acquistare l’abito che indossa?» Senza aspettare la mia risposta, cominciò ad accarezzare il tessuto cosparso di perline.

    Uno strano senso di appartenenza si risvegliò in me, inducendomi a togliere quella mano dal mio vestito... cioè, dal vestito. «Non ho ancora deciso.»

    «Mia figlia Sylvie sta per sposarsi.»

    Aggrottai le sopracciglia. «E...?»

    «Intendo dire che se non è la stessa cosa anche per lei» mi spiegò piuttosto bruscamente, «forse sarebbe meglio che non lo comprasse, piuttosto che lasciarlo appeso nel suo armadio.»

    Quella donna era irritante, anche se non si sbagliava del tutto. Pochi giorni prima, infatti, mi ero lamentata di non avere più spazio nel mio guardaroba. Ma il punto era un altro. Se esisteva la possibilità, per altro molto remota, che quell’abito se ne stesse all’interno del mio stipato armadio fino a marcire, be’, non erano affari suoi.

    «Anche la mia amica si sposerà di nuovo un giorno» annunciò Cindy, incrociando le braccia davanti a sé. In realtà questa sua convinzione nasceva da un senso di colpa mai sopito per non essere venuta con me a Las Vegas il Capodanno in cui conobbi Redford, perché era bloccata a casa dall’influenza.

    «Di nuovo? Un giorno?» sottolineò con sprezzo l’arpia, anche se il suo linguaggio del corpo diceva molto più di quelle due parole in croce. Diceva che le donne alle quali era andata male una volta non meritavano una seconda possibilità. E se avesse avuto ragione?

    Redford. Quando lo sposai lo conoscevo appena. Era un affascinante ufficiale della marina in congedo e l’incredibile chimica che ci aveva uniti ci aveva portati all’altare senza neppure concederci il tempo di riflettere. Un errore, il più grande che avessi mai commesso in tutta la mia vita. E che ebbe il ridicolo potere di rigarmi il volto di calde lacrime.

    La mia amica rimase a bocca aperta guardandomi. Non avevo mai pianto prima. Mai.

    «Su, coraggio» incalzò allora la donna prendendomi per un braccio, «sono sicura che si sentirà meglio una volta che se lo leverà di dosso.»

    Cindy le si avvicinò di scatto. «Stia ferma dov’è, signora. L’abito è nostro.»

    Offesa, la donna si allontanò da noi, forse alla caccia di un’altra potenziale vittima.

    Mortificata, battei le palpebre freneticamente. «Non... non riesco a spiegarmi come mai sia successo.»

    «Non ti preoccupare» mi consolò Cindy con tono di voce caldo e comprensivo. «Ora andiamo alla cassa a pagare.»

    Scossi la testa. «Non posso farlo.»

    «Certo che puoi. Tutti sappiamo che hai molto fiuto negli affari e che non ti faresti mai e poi mai sfuggire un’occasione del genere. D’altro canto, non faresti la consulente finanziaria, altrimenti.»

    Okay. Le mie amiche mi consideravano una persona parsimoniosa, ma... «Non è una questione di soldi, è che io non credo che mi sposerò mai più. Capisci?» Se quella convinzione fosse stata tanto radicata in me, perché mai non avevo ceduto il vestito a quella donna così insistente?

    Cindy fece spallucce. «Allora mettiamola così. Se tra sei mesi la penserai ancora allo stesso modo, non farai altro che metterlo in vendita su Internet. E, conoscendoti, ci ricaverai pure dei soldi.»

    Mi morsi il labbro inferiore. Cindy aveva ragione, comprare quell’abito non significava affatto che qualcuno mi stesse puntando la pistola alla nuca ordinandomi di sposarlo. Men che meno Barry.

    La sola idea mi fece ridere. Barry non era proprio il tipo da fare certe cose. E questo spiegava come mai avevamo una relazione da due anni senza che una sola volta avessimo vissuto il dramma ci sposiamo?, tipico della maggior parte delle coppie fidanzate. Ero fortunata.

    Sì, proprio fortunata.

    «È un vero affare» si affrettò a puntualizzare la mia amica con voce cantilenante.

    Mi convinse. Se lo avessi comprato e poi rivenduto avrei davvero potuto ricavarci un

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