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Un ribelle a colazione: eLit
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Un ribelle a colazione: eLit
E-book156 pagine2 ore

Un ribelle a colazione: eLit

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Info su questo ebook

Alex Tremont, irreprensibile e castigata manager di un'importante società, non ha mai conosciuto un tipo più disordinato e supponente di Jack Stillman. Creativo di professione, Jack sembra in realtà un gaudente vagabondo con poca familiarità con pettini e barbieri e un gusto a dir poco discutibile in fatto di abbigliamento. Dal canto suo Jack, a cui è affidata la nuova campagna pubblicitaria della ditta di Alex, preferirebbe di gran lunga occuparsi personalmente della signorina Tremont...

LinguaItaliano
Data di uscita30 lug 2014
ISBN9788858927670
Un ribelle a colazione: eLit

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    Anteprima del libro

    Un ribelle a colazione - Stephanie Bond

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    It Takes A Rebel

    Harlequin Temptation

    © 2000 Stephanie Bond Hauck

    Traduzione di Lucia Esposito

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2002 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5892-767-0

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    «Jack, mi ascolti?»

    Jack Stillman si sforzò di prestare attenzione alla voce che proveniva dalla cornetta. «Mmh... certo, fratellone.»

    «Sai che conto su di te» disse Derek con quel tono da fratello maggiore che lui tanto odiava.

    Jack alzò gli occhi al soffitto mentre si lasciava cadere con un sospiro contro lo schienale della sedia e sollevava i piedi sulla scrivania. «Smettila di preoccuparti. Posso farcela anche da solo.»

    «Non sono le tue capacità a tenermi sveglio di notte, ma la tua poca costanza.»

    Jack inarcò un sopracciglio. «Dovrebbe essere la tua nuova sposina a tenerti sveglio di notte, non io.»

    Derek fece una risatina eloquente, lasciando intendere che in realtà non stava trascorrendo ogni minuto della sua luna di miele pensando all’agenzia di pubblicità di famiglia. «Mi premeva solo ricordarti...»

    «Lo so... che oggi pomeriggio verrà la bambola del fisco, e che domani mattina alle dieci ho un appuntamento con Al Tremont. Ho tutto sotto controllo, come vedi.»

    «Dal momento che ci conviene fare una buona impressione all’ispettrice fiscale, credo che dovresti evitare di chiamarla bambola

    Jack sospirò. «Okay, fratello, come vuoi tu.»

    «L’ufficio è in ordine?»

    Jack lanciò un’occhiata al contenitore della pizza che giaceva sulla scrivania dalla sera prima e alle confezioni di cibo cinese che ormai sembravano parte dell’arredamento. All’altro capo della stanza che ospitava sia la sua scrivania sia quella del fratello, la libreria a parete era miseramente crollata su un lato, probabilmente sotto il peso degli anni, ma anche, senza alcun dubbio, sotto quello del cesto da pallacanestro che lui usava per i suoi allenamenti privati. Inoltre, un mucchio scomposto di lettere mai controllate invadeva ogni spazio rimanente della scrivania e aumentava di giorno in giorno da quando era partito Derek, due settimane prima. «Lindo come un gioiello» mentì.

    «Bene» sospirò il fratello. «E tu sei vestito in modo decente?»

    Jack lanciò uno sguardo ai pantaloncini sfilacciati di jeans e alla camicia hawaiana che indossava dai giorni della sua lunga vacanza in Florida, poi aprì il cassetto della scrivania dove conservava sempre una cravatta a pois per le emergenze. «Ho persino la cravatta» rassicurò il fratello, mentre se l’annodava sotto il colletto della camicia a fiori sgargianti.

    «E ti sei tagliato i capelli?»

    Jack si passò una mano abbronzata tra i lunghi capelli scuri ed emise un suono indistinto, che tuttavia il fratello dovette scambiare per un sì, perché sospirò di sollievo e finalmente cambiò argomento.

    «Che idea hai avuto per la Tremont

    Jack lanciò un’occhiata sconsolata al blocco da disegno su cui giaceva un irriverente pezzo di peperone giallo. «L’idea migliore che mi sia mai venuta.»

    «Davvero?»

    «Certo. Vedrai che figurone faremo.»

    «Sei tu l’artista» mormorò con sincera ammirazione Derek. «E sono convinto che farai un ottimo lavoro con la Tremont. Se otterremo il contratto diventeremo un’agenzia di serie A

    Jack corrugò la fronte, sentendo un improvviso senso di colpa. «Lo so, Derek. Non ti deluderò.» Lanciò un’occhiata preoccupata all’orologio sulla scrivania. L’impiegata del fisco sarebbe arrivata di lì a poco. «Ascolta, fratello, sarà meglio che mi sbrighi, ora.»

    «Chiamami al cellulare se dovessi avere difficoltà.»

    «Stanne certo. Da’ a Janine un bacio da parte mia e che sia francese, mi raccomando» disse mettendo giù in tutta fretta, prima che il fratello avesse il tempo di protestare per la sua faccia tosta. Poi si alzò, gettò il contenitore della pizza nel cestino traboccante di carte e si diresse a piedi scalzi verso lo sgabuzzino. Avrebbe finalmente dato una sistemata a quella vecchia libreria, decise, mentre prendeva da uno scaffale la cintura con gli attrezzi e se la legava in vita.

    Suo fratello l’avrebbe ucciso se avesse visto la confusione che regnava nell’ufficio. Derek aveva ereditato la mania dell’ordine dalla madre, mentre lui era più il tipo genio e sregolatezza, esattamente come il padre.

    Pace all’anima di quel sant’uomo, pensò Jack con un sospiro di dolore, rammentando la figura dolce e generosa di Paul Stillman. La sua ultima buona azione l’aveva fatta proprio qualche giorno prima di morire, qualche mese addietro. Nonostante avesse degli importanti impegni, si era fermato a soccorrere un motociclista rimasto in panne e, senza pensarci due volte, gli aveva dato un passaggio in città, a molti chilometri dal punto in cui era diretto. Solo più tardi, al momento dei saluti e dei ringraziamenti, aveva scoperto che lo sconosciuto altri non era che Al Tremont, proprietario della catena dei grandi magazzini Tremont. Tremont, per riconoscenza, gli aveva promesso che non appena fosse scaduto il contratto con la vecchia agenzia, avrebbe affidato la sua nuova campagna pubblicitaria alla Stillman & figli.

    E così, la settimana precedente, quando Derek era già in luna di miele, Jack aveva ricevuto la fatidica chiamata della Tremont, il cui scopo, nonostante la prematura fine del padre, era di fissare comunque un appuntamento, per onorare la promessa fatta.

    Derek, inebriato alla prospettiva di lavorare con un cliente così importante, aveva proposto di accorciare il suo viaggio di nozze, ma Jack gli aveva assicurato di essere perfettamente in grado di preparare la presentazione da solo.

    E lo sono, ribadì a se stesso. Aveva raccolto un numero sufficiente di informazioni preliminari sui magazzini Tremont e aveva ancora davanti a sé ben ventiquattro ore. In passato aveva sempre dato il meglio di sé sotto pressione e, se la storia si ripeteva, le idee più creative gli sarebbero venute come al solito intorno alle tre del mattino.

    Così, con serenità, cominciò a dedicarsi agli scaffali della libreria. Mentre frugava tra gli schedari e i libri, gli capitarono sotto mano alcune riviste impolverate e la sua attenzione si soffermò su un vecchio numero di Playboy. «Wow!» si ritrovò a esclamare mentre apprezzava la coniglietta del mese di qualche anno prima sul paginone centrale.

    «Ehm...»

    Un colpetto di tosse educato gli fece sollevare la testa di scatto e richiudere in tutta fretta la rivista. Nel vano della porta c’era la donna più bella che avesse mai visto. Capelli lunghi, neri come la pece, incorniciavano un viso dall’ovale perfetto, dalla pelle bianchissima e dai lineamenti dolci ma decisi. Un elegante tailleur azzurro le fasciava il corpo sinuoso e richiamava il colore incredibile di un paio d’occhi intensi e lucenti. La severa borsa di cuoio per documenti era l’unica nota stonata nel complesso di quella visione paradisiaca.

    Che il fisco avesse ispettori così sexy era una vera scoperta, rifletté Jack compiaciuto. «Sì?» rispose con l’espressione più affascinante che gli riuscì di trovare, visualizzando scene di romantica intimità con la donna.

    «Cerco il signor Stillman.»

    E che voce seducente! «Lo ha trovato» rispose, lanciando lontano la rivista e andandole incontro.

    «È lei Derek Stillman?»

    «No, sono suo fratello Jack, il più bello dei due» disse con un sorriso che sarebbe voluto essere disarmante. «Derek è fuori città, ma io l’aspettavo.»

    «Sì?» chiese lei, guardandosi intorno con un certo disgusto. «Dunque lei sa chi sono?»

    «Certo» rispose lui sicuro. «Derek e io stavamo appunto discutendo al telefono del nostro incontro.»

    Improvvisamente gli venne in mente che l’aspetto disastrato dell’ufficio gli sarebbe tornato utile. L’addetta del fisco si sarebbe ben presto resa conto che la Stillman non godeva di grossi guadagni. «Come può vedere non siamo esattamente il fior fiore delle agenzie di pubblicità. Un mese fa eravamo sull’orlo della bancarotta, e ora stiamo semplicemente cercando di sopravvivere.»

    «In effetti» cominciò lei, «temo di avere già visto abbastanza.» Detto questo girò sui tacchi per andare via.

    Jack si sentì in preda al panico. Non poteva lasciare sparire così quella sventola dalla sua vita. «Un... un attimo. Che mi dice dell’appuntamento?»

    «Lo consideri annullato.»

    Jack sospirò di sollievo perché, a quanto pareva, la visita fiscale non avrebbe più avuto luogo. Ma non era quello che gli premeva di più. Perciò tallonò la donna fino all’ingresso. «Non vada via così in fretta. La vita è troppo breve per non cogliere occasioni belle come questa.» Quando lei si voltò a guardarlo con espressione incredula, lui le riservò uno dei suoi migliori sorrisi. «Che ne dice di una cena?»

    Uno dei sopraccigli finemente disegnati della donna si sollevò. «Con lei?»

    Lui le strizzò l’occhio, mentre le si avvicinava audacemente. «Cucino una bistecca fenomenale.»

    «Sono vegetariana.»

    Jack restò interdetto per un solo breve istante. «Be’, in tal caso, ci tengo a dirle che cucino divinamente anche le verdure. Che ne dice?»

    Lei strinse gli occhi. «Dico di no. Arrivederci, signor Stillman.»

    «No, aspetti» la supplicò lui, continuando a trotterellarle dietro.

    Lei si voltò di nuovo verso di lui, le labbra serrate, gli occhi di ghiaccio.

    Lui sollevò le braccia come in segno di resa, ma continuò: «Mi dia almeno il suo biglietto da visita. Così potrò dimostrare a mio fratello che è stata qui». Più tardi, l’avrebbe chiamata e convinta con calma, si disse con ostinazione.

    La donna esitò, poi tirò fuori dalla borsa un fermacarte d’argento, ne estrasse un biglietto elegante e lo posò sulla scrivania della presunta reception. Dopodiché, con passo veloce, si avviò fuori dalla porta.

    Jack restò a guardarla ammirato finché la vide scomparire dietro l’angolo del corridoio esterno, ed emise un debole fischio. «Fantastica anche da dietro» mormorò. Poi scoppiò a ridere vedendo la targa con la scritta Stillman & figli che penzolava miseramente da una sola vite sopra la porta. Da giorni pensava di

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