Rivali e innamorati (eLit): eLit
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Anteprima del libro
Rivali e innamorati (eLit) - Stephanie Bond
Immagine di copertina:
PeterHermesFurian / iStock / Getty Images Plus
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Naughty or Nice?
Harlequin Love and Laughter
© 1998 Stephanie Hauck
Traduzione di Giovanna Cavalli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3050-310-6
1
La parrucchiera sollevò una grossa ciocca di capelli scuri sopra la testa di Cindy Warren, le forbici già pronte, a pochi centimetri dalla radice.
«È sicura di volerlo fare, signorina?»
Cindy si morse il labbro inferiore, esitante. I capelli lunghi erano semplici, senza complicazioni.
In piedi dietro un’altra poltrona del salone di bellezza dell’hotel, poco più in là, Jerry si schiarì la voce in modo eloquente, rimettendosi il cappello da Babbo Natale sulla testa pelata. Un’istituzione del Chandelier House, l’anziano barbiere di colore regolava capelli e basette dei maschi ospiti dell’albergo, ma si rifiutava categoricamente di esercitare la sua arte sulle chiome femminili. Il suo implicito dissenso la infastidì. Di chi erano i capelli, in ogni caso?
Guardò di nuovo la ciocca poi lo specchio, leggendo la targhetta con il nome della parrucchiera.
«Dimmi Bea, da quanto tempo lavori da noi?»
«Contando anche oggi? Mmh... Tre, no, quattro giorni. Mi sono diplomata alla scuola di estetista due settimane fa, signorina Warren.»
Cindy metabolizzò l’informazione mentre Jerry ruotava in avanti la poltrona del suo cliente. «Bene, comunque ho proprio bisogno di cambiare...» mormorò. «I capelli lunghi e dritti sono ridicoli, alla mia età. O li taglio o divento una cantante country.»
«Cosa c’è che non va nei capelli lunghi e lisci?» domandò il cliente di Jerry.
Lo sguardo di Cindy si spostò verso l’immagine dell’uomo riflessa nello specchio e quasi restò senza fiato notando quanto fosse incredibilmente attraente.
«Prego?» ribatté piccata, poi arrossì d’imbarazzo.
Lo sconosciuto, davvero notevole, occhi azzurri e naso pronunciato, era alto anche da seduto, le lunghe gambe che spuntavano di parecchio da sotto la mantellina grigia che Jerry gli aveva messo addosso. I capelli neri e appena mossi erano bagnati e pettinati all’indietro. Sorriso irriverente. «Cosa c’è che non va nei capelli lunghi e lisci?»
«Mi... mi danno l’aria da studentessa» spiegò Cindy, reprimendo un brivido di eccitazione.
«La maggior parte delle donne ne sarebbe entusiasta» osservò lui, non a torto.
«Be’, non io» tagliò corto Cindy, seccata, specie per la propria inopportuna reazione fisica.
Jerry si chinò verso il tizio e sussurrò con tono complice: «Sta cercando di fare colpo».
«Jerry» lo avvisò lei, stringendo gli occhi.
Ma l’altro annuì convinto. «Su chi? Un uomo?»
«Eh già» confermò Jerry, togliendogli la mantellina di plastica e rivelando così la camicia bianca e inamidata e un paio di bretelle di cuoio rosso scuro.
«Jerry, ora basta!»
«Un fidanzato?»
«No di certo» rispose il barbiere, sconsolato. «La nostra Cindy non ha tempo per l’amore, lavora giorno e notte.»
«Davvero? Giorno e notte? Mmh... E allora chi è che starebbe cercando di conquistare?»
«Un misterioso super-controllore» gli rivelò Jerry, spazzolandogli il collo e le ampie spalle con un pennello da barba.
«Io non ho mai conquistato nessuno in tutta la mia vita...» sibilò Cindy, stizzita. Poi si rese conto di quello che aveva appena detto. «Nel senso che non ho mai cercato volutamente di piacere a qualcuno.»
L’anziano barbiere la ignorò. «L’azienda manderà qui un tagliatore di teste, la prossima settimana, per controllare l’hotel. E per dare un’occhiata anche a Cindy, credo io.»
«Se si esclude la ragione più evidente, perché questo super-ispettore dovrebbe voler dare un’occhiata alla signorina?» chiese lo sconosciuto.
«Perché è lei che manda avanti tutta la baracca.»
Il cliente sembrò impressionato. «Davvero?»
«Sì» rivendicò Cindy, incenerendo Jerry con lo sguardo. «È così.»
«Signorina?» Era Bea che aspettava una risposta.
«Non lo faccia.» Lo sconosciuto si inclinò dalla parte di Cindy, poggiando un gomito sul bracciolo.
Con irritazione crescente, Cindy liquidò con un gesto della mano la sua opinione. «Fosse per voi uomini, porteremmo i capelli lunghi fino alle ginocchia.»
«Io direi alle caviglie. E tu Jerry?»
«Amen.»
«Signorina» insistette Bea a quel punto. «Mi fanno male le braccia.»
Cindy sollevò il mento. «Procedi pure. Taglia. Questo sarà il mio regalo di Natale anticipato.»
«Una punizione perché è stata cattiva?» chiese l’uomo, rivolto a Jerry.
«Perché è stata buona» lo corresse il barbiere.
Furibonda, Cindy incalzò la parrucchiera.
«Coraggio, Bea, taglia.»
«No, stia ferma» la supplicò invece l’affascinante sconosciuto.
«Taglia!» insistette Cindy. «Voglio una bella pettinatura scalata, fai di me una donna nuova.»
«Cosa c’è che non va in quella vecchia?» domandò lui, cercando il sostegno di Jerry.
Jerry strinse le labbra. «È un tantino impulsiva.»
Cindy indurì la mascella. «Facciamola finita.»
Bea deglutì. «Dietro li lascerò lunghi fino alle spalle, signorina.» E chiuse gli occhi.
Cindy fu colta dal panico. «Aspetta!» gridò, proprio mentre scattava il primo colpo di forbici. Bea riaprì gli occhi e la guardò terrorizzata, stringendo in mano una grossa ciocca scura di almeno venti centimetri. Ormai andata per sempre.
Forse, pensò Cindy, tenendo lo sguardo basso per non soffrire, questa Bea sarebbe rimasta più a lungo di quelle che l’avevano preceduta, nessuna delle quali aveva resistito più di sette giorni. Per invogliare le ragazze dello staff a provare il servizio di parrucchiere per signora, aveva deciso di dare l’esempio.
Venti minuti dopo, però, quando Bea fece un passo indietro per osservare l’effetto finale della sua ultima creazione, Cindy capì come mai nessuna delle sue impiegate si era fatta avanti.
«Buon Dio...» mormorò Jerry, scuotendo la testa.
Il tipo invadente fece un fischio sommesso. «Che peccato.»
«Non le piace, vero?» chiese Bea, con aria spaurita.
«N... no, figurati» si affrettò a rassicurarla Cindy. Alzò una mano ma non ebbe il coraggio di toccare le ciocche dritte e sparate verso l’alto, tutt’intorno al viso. Dietro, in compenso, pendevano lunghe e spennacchiate. «Devo solo abituarmici, tutto qui.» Respirò a fondo e sorrise, con la morte nel cuore.
«Credi che quel tipo ne resterà impressionato?» chiese lo sconosciuto, dubbioso, parlando con Jerry.
«Se riesce a sorvolare sui capelli» rispose lui.
«Vi dispiace piantarla, voi due?» si intromise Cindy, sentendosi avvampare. Si tolse la mantellina e si alzò, spazzolandosi le maniche della camicetta. Passi per Jerry. Ma quell’arrogante ospite dell’hotel le stava veramente dando sui nervi.
Nella fretta di allontanarsi, scivolò sul mucchietto dei suoi stessi capelli e slittò sul pavimento di marmo, agitando braccia e gambe come un pupazzo a molla.
Fu lui che le impedì di cadere, afferrandola per un braccio con una sola, grande mano. Cindy si raddrizzò di scatto e lo fissò negli occhi azzurri, quindi si liberò dalla sua stretta. «Grazie» mormorò, avvampando.
«Senza tutti quei capelli avrà perso l’equilibrio» osservò il suo salvatore, con un mezzo sorriso.
Sentendosi una completa idiota, Cindy recuperò la giacca verde dell’uniforme, lasciò una mancia generosa per l’affranta Bea e si avviò verso l’uscita. Aveva troppe cose per la testa per potersi crogiolare nell’umiliazione per l’imbarazzante episodio con l’attraente sconosciuto. Prima di tutto la visita del misterioso ispettore. Poi tornare a casa per Natale. E adesso anche un’acconciatura da istrice.
Raddrizzò le spalle e sollevò il mento. Poco male. Dopotutto, quell’uomo irritante era solo di passaggio. E Manny avrebbe saputo cosa fare per i suoi capelli.
«Oh santo cielo!» esclamò Manny quando Cindy arrivò al banco della reception. «Ti prego, dimmi che è una parrucca.»
Lei sorrise debolmente al suo migliore amico, un bel ragazzo alto e biondo. «È una parrucca.»
«Bugiarda» ribatté lui e allungò una mano per toccarle i capelli, con una smorfia di compassione.
Assumere Manny Oliver come concierge, un anno prima, era stato uno dei suoi colpi migliori, da quando era la general manager del Chandelier House. In confronto alla maggior parte degli strambi componenti dello staff che aveva ereditato dalla passata gestione, Manny era una boccata d’aria fresca. Bello, gentile, disponibile e sveglio. E sapeva anche cucinare. Cindy sospirò. Perché tutti gli uomini perfetti erano gay?
«Non dirmelo» borbottò lui, accarezzandole la zazzera sfrangiata. «Sei stata da Bea la Macellaia.»
«La conosci?»
«Ieri ho dovuto offrire una cena di consolazione alla signora che aveva appena scotennato.»
Cindy stava per piangere. «E me lo dici ora.»
«Mi sembrava un dettaglio secondario, sei già così impegnata. Come ti è venuto in mente di tagliare i tuoi bei capelli?»
«Volevo fare pubblicità al salone di bellezza.»
«Di certo non passi inosservata.»
«Si può fare qualcosa per rimediare?»
«C’è un delizioso negozio di cappelli...»
«Manny!»
«Dai, scherzo. Stacco all’una, ti raggiungo subito dopo nella tua suite. Intanto scalda l’arricciacapelli.»
Cindy si accigliò. «Arricciacapelli?»
Manny scosse la testa. «Non importa, porto io i ferri del mestiere.»
Lei abbassò la voce e si guardò intorno nella hall dell’albergo. «Piuttosto, hai notato qualcuno che potrebbe essere il nostro ispettore in incognito?»
«Nessun individuo sospetto con impermeabile in vista...» bisbigliò lui. «Cosa ti fa pensare che questo Stanton verrà a spiarci in anticipo?»
«Io lo farei, al posto suo.»
«Sarebbe meglio se sapessimo che aspetto ha.»
«Avrà più di cinquant’anni e i capelli bianchi, anche se non ne sono sicura, e cammina in maniera buffa perché gli pizzicano le mutande.» Cindy si fece ancor più circospetta. «E potrebbe essere travestito. Perciò devi tenere d’occhio i tipi più insospettabili.»
In quel momento passarono due sosia del Capitano Kirk e di Spock in costume da Star Trek. «Non potresti essere più precisa?» la incalzò Manny.
«Okay, riconoscere una spia sarà difficile, qui dentro, ma stai all’erta. Ci vediamo alla riunione.»
Cindy si spostò in un altro settore della reception, notando diverse occhiate preoccupate alla sua acconciatura da parte di un gruppo di donne truccatissime e cotonate, ospiti di una convention di cosmetici, in fila per il ritiro delle chiavi dietro i cordoni di velluto. Scivolò al fianco di Amy, la responsabile delle stanze.
«Come sta andando?»
«Bene» rispose la ragazza bruna, portandosi una mano alla fronte. «A parte un tremendo mal di testa.» L’ipocondria di Amy era leggendaria.
«Sarà il profumo» suggerì Cindy.
Amy sospirò. «Non preoccuparti, sopravvivrò. Appena ci saremo liberati delle regine del trucco, avremo due ore buone di tregua, prima di essere invasi dall’esercito dei fan di Star Trek.»
«Che la Forza sia con te» declamò Cindy con tono solenne.
Amy rise.
«Hai sbagliato film, quello è Guerre Stellari.»
«Ho trenta minuti liberi, prima della riunione. Posso sollevarti da qualche seccatura?»
Amy le rivolse un sorriso grato, quindi infilò una mano sotto il banco e ne tirò fuori una cartellina. «Il cliente della stanza 620 pretende una vista migliore, quelli della 916 un televisore senza il canale per adulti e dalla 1010 ho una richiesta per una stanza fumatori con un letto matrimoniale.»
«E abbiamo possibilità di cambiargli camera?»
Amy spuntò le voci. «No, no e... no.»
«E per ogni no occorre andare