A qualcuno piace caldo (eLit): eLit
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Anteprima del libro
A qualcuno piace caldo (eLit) - Stephanie Bond
Immagine di copertina:
PeterHermesFurian / iStock / Getty Images Plus
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:
Too Hot to Sleep
Harlequin Temptation
© 2000 Stephanie Bond Hauck
Traduzione di Alda Barbi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2000 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3050-308-3
1
Georgia Adams si mordicchiò un’unghia e lesse per la terza volta a voce alta le istruzioni della sua segreteria telefonica nuova super accessoriata, sperando di riuscire finalmente a capirci qualcosa. «Quando selezionate la modalità tastiera in automatico, bloccate l’opzione tastiera manuale. Se selezionate tastiera manuale, l’opzione viva voce si attiva selezionando preventivamente la risposta automatica. Vedere il diagramma H a pagina trentotto.» Georgia emise un’imprecazione che non si trovava nel manuale e si fece un appunto mentale di telefonare alla ditta produttrice per consigliare loro di accludere un libretto di improperi e insulti pronti all’uso.
Premette il tasto riprogramma e cominciò da capo a sfogliare le pagine. Novanta minuti e sei unghie dopo, riuscì a ottenere ciò che voleva. Si esibì in una danza di vittoria sul tappeto e lanciò per aria le istruzioni, che atterrarono di fianco al videoregistratore fisso da tre anni sullo stesso orario. Per fortuna la tempesta magnetica che aveva fatto saltare la sua segreteria lo aveva risparmiato. Timorosa che il segnale di libero svanisse, si lasciò cadere sullo scomodo divanetto e compose il numero dell’amica Toni.
«Casa della servitù» rispose Toni.
«Sei terribile» esordì Georgia, ridendo. «E se fosse stato il dottor Halbert per questioni di lavoro?»
«Non ci andrei comunque. Non mi perderei questo addio al nubilato per nulla al mondo.»
Georgia tossicchiò. «A questo proposito...»
«Oh, no, Georgia Arletta Adams! Non puoi fare marcia indietro adesso.»
«Come hai scoperto il mio secondo nome?»
«Dirò a tutti i tuoi colleghi del pronto soccorso che non sei venuta con me al Bad Boys e Stacey ci rimarrà male, non vedendoti.»
«Stacey sarà sbronza e non lo noterà.»
«Dai, Georgia, ci divertiremo! Temi che a Rob dia fastidio pensarti davanti a un branco di ragazzi nudi, sudati e muscolosi?»
Georgia si dimenò sul divano nel vano tentativo di trovare una posizione più comoda. «No, Rob lavora fino a tardi e ha detto che posso venire.»
«Non mi dire che gliel’hai chiesto!»
A dire il vero, aveva sperato che si mostrasse almeno un po’ geloso, visto che, dopo dieci mesi di appuntamenti, non aveva ancora visto lui nudo. Invece, Rob era apparso solo sorpreso e aveva specificato che si fidava di lei. «Sì, e credo che fosse la cosa giusta da fare.»
«Invece era una cosa patetica. Quell’uomo non ha l’esclusiva sul tuo piacere.»
Magari se ne interessasse un po’ di più!
«E poi che diavolo farai, stasera?»
Avrebbe potuto dormire, se non fosse stato per l’insonnia di cui soffriva da un po’. Pensò a qualcosa di utile. «Programmerò i numeri nel mio telefono nuovo.»
«Ci vorranno al massimo dieci minuti.»
«Non per un’imbranata come me. Tutto ciò che ha a che fare con l’elettronica mi paralizza.»
«Storie. Tra un’ora qui da me. Vestiti scollata e porta tante banconote da un dollaro.»
Georgia biascicò un saluto e si mise a cercare il pulsante per interrompere la conversazione. Con quei nuovi portatili non sarebbe più stato possibile sbattere il telefono in faccia a nessuno. Non che lei fosse il tipo da farlo, ma avrebbe sempre potuto cominciare...
Finalmente trovò il tasto che cercava e riprese fiducia nelle proprie capacità. Prese ad armeggiare con le freccette e, nel giro di qualche minuto, riuscì a programmare i numeri che chiamava più spesso: Rob, Toni, sua madre, sua sorella, l’ufficio personale dell’ospedale, alcuni amici, la pizzeria da asporto, il Tailandese da asporto, il Cinese da asporto e il Messicano da asporto. Poi annotò i nomi e i relativi tasti da premere per la connessione automatica. Era davvero un congegno infernale, ma era riuscita a domarlo.
Georgia si asciugò il sudore dalla fronte con la maglietta. Era una sua impressione o il suo appartamento era il posto più caldo a nord dell’Equatore? Lanciò una rapida occhiata al termostato in entrata. L’amministratore condominiale glielo aveva riprogrammato per ben tre volte, tuttavia sembrava ancora di trovarsi in una sauna. Si sarebbe dedicata anche a quel libretto delle istruzioni, ma non ora. Tra l’altro, il sudore faceva bene alla pelle.
Si appoggiò a un cuscino rigido. Detestava quel divano componibile beige acquistato due anni prima quando aveva accettato il posto di infermiera professionale al pronto soccorso di Birmingham, in Alabama. Per la prima volta lontana da sua madre e da sua sorella, quei mobili ultramoderni le erano sembrati un simbolo di indipendenza e libertà, ma si era resa conto in fretta che le linee dure e i colori spenti erano poco accoglienti. Rob, al contrario, li trovava gradevoli, diversi dallo stile fiorito amato in generale dalle donne che conosceva.
Georgia sorrise, pensando che Rob sembrava avere gli stessi gusti in fatto di mobili e di... sesso. Quell’uomo era un minimalista! Si pentì subito di quel pensiero. Rob Trainer era un consulente bancario ambizioso e lavoratore, oltre che un perfetto gentiluomo del Sud. Troppo gentiluomo, forse.
Si stiracchiò, sbadigliando. La sua insonnia e i modi troppo cavallereschi di Rob la stavano mettendo a dura prova ed era quello il motivo per cui avrebbe preferito disertare lo strip-tease maschile in programma. Cercò di scacciare dalla sua mente le immagini di corpi nudi provocanti. Non era mai stata a un club di spogliarellisti, ma aveva la sensazione che non le avrebbe fatto bene. Si sentiva infiammata da uno strano desiderio.
Si alzò in piedi e andò ad aprire le finestre del salottino, sperando che l’aria esterna fosse anche di pochissimo più fresca che all’interno. Entrarono solo i rumori della strada, quasi a ricordarle che la vita era là fuori con le sue luci, il rombo delle auto e le donne in abiti provocanti. Tutti sembravano in cerca di sesso in quella notte calda.
Georgia Arletta Adams lo era di sicuro.
Sospirò e premette il naso contro un vetro. Anche quelli che la conoscevano meglio sarebbero rimasti allibiti nel sapere che lei, l’infermiera tuttofare, sempre pronta ad aiutare gli altri, soffriva di un tremendo, vigoroso e pressante impulso sessuale.
Non era ninfomane, questo no, visto che non amava la promiscuità. A dire il vero, aveva la reputazione di essere pudica, il che la salvaguardava da certe tendenze pericolose. Evitava semplicemente di assecondare i desideri del suo corpo irrequieto.
Sì, c’erano stati alcuni incontri senza importanza con i suoi compagni ai tempi della scuola e due brevi relazioni, ma nessun uomo l’aveva eccitata davvero.
Georgia si avviò verso la cucina e aprì lo sportello del frigorifero, sospirando di sollievo quando l’aria le rinfrescò la pelle. Sollevò la T-shirt per far giungere un po’ di refrigerio allo stomaco, poi prese una banana dal cesto.
La osservò e sospirò di nuovo. Le sembrava che tutto le ricordasse una sola cosa, quella sera. Ne staccò un morso e si fece vento. Il lavoro l’aveva tenuta al riparo dalle tentazioni fino all’anno prima, ma, negli ultimi mesi, il suo corpo si era ribellato. Forse era tutta colpa dell’aumento di ormoni tipico delle trentenni, o dei lunghi anni di repressione, o magari di quel caldo così soffocante al Sud.
Georgia aveva sempre pensato che un giorno si sarebbe sposata, ma aveva accantonato i suoi sforzi per trovare l’uomo ideale. Una relazione monogama le era sembrata comunque l’ideale per tenere a freno la sua sessualità in fermento, e Rob Trainer era il candidato perfetto: affascinante e di successo, di buone maniere e riflessivo, intelligente e amichevole. Le piaceva immensamente. Ma, dopo aver investito gli ultimi sette mesi nella loro relazione, era giunta a una conclusione: lui non aveva alcun interesse ad andare a letto con lei.
Lei era matura per la raccolta, mentre Rob sembrava accontentarsi di girarle attorno.
E, a dire il vero, non era solo il sesso a mancarle, ma l’intimità che si instaura tra due persone che fanno sesso. Voleva il vero amore, quello che si vedeva nei film, e non quella sottospecie di rapporto di dipendenza che i suoi genitori avevano mascherato da matrimonio. Voleva un uomo che abbassasse la guardia, pronto a mettersi in gioco per lei.
Georgia sospirò per l’ennesima volta e si fece vento, mentre la sua tempesta ormonale raggiungeva proporzioni cosmiche. Durante gli studi da infermiera aveva letto di casi documentati di autocombustione. Al momento si sentiva una candidata ideale a rientrare nella casistica.
Terminò la banana e chiuse di malavoglia lo sportello del frigorifero, poi si mise a osservare lo smalto rosso scuro dei piedi. Se l’era dato nella vana speranza che Rob fosse un feticista dei piedi, ma la sera prima lui l’aveva completamente ignorata malgrado i sandali alti nuovi di zecca. Anzi, l’aveva messa in guardia sul pericolo di cadere e rompersi l’osso del collo, le aveva consigliato di controllare la sua assicurazione sulla vita e l’aveva baciata sulla guancia. Georgia non aveva mai preso in considerazione l’idea di rompere una relazione perché il suo uomo non approfittava di lei, ma il suo corpo aveva desideri precisi. Doveva trovare il modo per far sapere a Rob che avrebbe fatto lei il primo passo, e presto.
Fece una smorfia al divano e si avviò verso la camera da letto. Presto avrebbe anche acquistato un sofà nuovo e confortevole. Sollevò in alto i lunghi capelli e li acconciò in uno chignon lento.
Temeva quella serata, tutto quel caldo e quegli spogliarellisti.
2
«Dai, Georgia, smettila di fissare e comincia a gridare!» esclamò Toni, ridendo e tirandola in piedi. Si portò le mani alla bocca e urlò un epiteto al ragazzo che volteggiava sul palcoscenico. Nudo e muscoloso, indossava uno strano copricapo e faceva volteggiare con abilità un bastone infuocato alle estremità, eseguendo piccoli balzi al ritmo di un calipso assordante. Georgia non riusciva a distogliere lo sguardo mentre Toni strillava come se non avesse mai visto prima un uomo con un bastone.
In effetti, la sala era stipata di donne che sollevavano le mani per offrire dollari e lanciavano incoraggiamenti agli spogliarellisti sul palco. Questi ultimi, dal canto loro, non avevano bisogno di essere incitati e, a ogni indumento che toglievano, il pubblico andava in visibilio. La musica alta e le urla frenetiche fecero temere a Georgia che gli specchi di cui era cosparsa la sala si sarebbero frantumati da un momento all’altro.
D’un tratto vacillò e si aggrappò alla sedia di fronte