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Un weekend di fuoco
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E-book224 pagine3 ore

Un weekend di fuoco

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Info su questo ebook

Dieci anni prima, lui e Kristine avevano condiviso un breve ma infuocato matrimonio. Sei mesi di intensa passione che si erano consumati troppo in fretta. Adesso, le carte per il divorzio in mano, Sean Maddock si rende però conto di non essere ancora pronto a lasciarla andare.



Un ultimo weekend insieme... È questa la condizione che suo marito le ha imposto per restituirle finalmente la libertà. Rivedere Sean è stato un duro colpo per Kristine Zimmerman e l'idea di trascorrere tre giorni - e due notti - insieme a lui la riempie di nervosismo ed... eccitazione? È mai possibile che lo desideri ancora? Di sicuro, entro domenica sera avranno ridato vita ai ricordi dei momenti più bollenti della loro relazione, e forse ne avranno creati di nuovi. Solo allora saranno in grado di lasciarsi il passato alle spalle. Oppure no.
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2017
ISBN9788858974209
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    Anteprima del libro

    Un weekend di fuoco - Erin Mccarthy

    successivo.

    1

    «Se il Buon Dio ci avesse voluti nudi, non sarebbero stati inventati i vestiti.»

    Kristine Zimmerman provò una voglia pazza di ridere ma si trattenne, spostando invece il cellulare dall'orecchio destro al sinistro mentre sorvegliava come venivano sistemati i tavoli per la serata di apertura della mostra di venerdì al Collective, la galleria che l'aveva assunta come coordinatrice di eventi.

    «Mamma, esistono numerose occasioni in cui è necessario che gli esseri umani siano nudi.» Gliene vennero in mente almeno tre senza doversi nemmeno sforzare.

    Ma sua madre non si diede per vinta. «Persino Adamo ed Eva hanno due foglie di fico. Perché in quei quadri i soggetti ne sono sprovvisti? O meglio ancora, quelle ragazze dovrebbero indossare un pantaloncino. Che ne so, tipo quegli short aderenti in microfibra così carini.»

    Dato che la madre non poteva vederla, lei si sentì libera di alzare gli occhi al cielo esasperata. Sarebbe stato parecchio controproducente per Ian Bainbridge coprire le sue modelle con biancheria intima. Bainbridge era un famoso fotografo che ritraeva le persone totalmente senza veli. «L'artista non sta realizzando una mostra su Adamo ed Eva. La nudità è intenzionale, è un modo di affermare la mancanza di umanità delle grandi imprese, delle multinazionali, società per azioni e simili.»

    «Negativo. È solo un'ennesima tendenza tipica degli uomini a trattare le donne come oggetti» fu l'opinione convinta della madre. «Devi assolutamente lasciare quel lavoro.»

    A quel punto Kristine smise di essere divertita. «Neanche per sogno. Non lo lascio.»

    Annuì in direzione della responsabile del servizio catering, che aveva sollevato alcune tovaglie bianche per avere la sua approvazione. Di solito la preparazione e l'allestimento di un evento non si facevano con tre giorni di anticipo, ma lei desiderava che tutto fosse perfetto. Voleva avere l'opportunità di vedere la galleria pronta per la data prevista e poter provvedere alla messa a punto senza l'ansia dell'arrivo degli ospiti. Quell'incarico era il suo periodo di prova per venire assunta definitivamente. Se andava bene, la proprietaria della galleria si sarebbe sentita sicura di avere scelto la persona giusta nonostante il curriculum per nulla notevole di Kristine.

    A ventinove anni non aveva praticamente niente di importante da presentare. Nessun successo, nessun risultato acquisito nei dieci anni appena trascorsi della propria vita. Niente denaro, nessun fondo pensione, nessun talento particolare a parte un enorme debito nei confronti dello Stato del Minnesota come studente per un corso di laurea che non aveva mai portato a termine.

    Quel lavoro era la sua occasione per sistemarsi, per iniziare una routine regolare, per dimostrare che finalmente lei era maturata, era cresciuta. I giorni inutili e vuoti durante i quali passava da una scelta cattiva a un'altra peggiore se li era lasciati alle spalle. Adesso era ben determinata ad andare avanti e a non sprecare più il tempo prezioso della vita.

    Proprio per quella ragione aveva alla fine deciso di spendere gli ultimi risparmi per procurarsi i documenti del divorzio e mandarli a Sean, l'uomo che impulsivamente aveva sposato all'età di diciannove anni e con il quale aveva condiviso sei mesi pieni di passione prima che il loro rapporto implodesse. Si erano separati con rabbia, ma non avevano mai presentato istanza di divorzio. All'inizio lei era stata troppo sconvolta per aver voglia di preoccuparsi di pratiche amministrative e poi gli anni erano scivolati via senza che quasi se ne rendesse conto. Ogni volta le era sembrato di avere qualcosa di più importante per cui spendere il denaro guadagnato a fatica. Da un lato. E dall'altro era stato più facile lasciare che le ragnatele del tempo avvolgessero quelle emozioni piuttosto che risvegliarle.

    In apparenza Sean doveva aver reagito nello stesso modo, perché non l'aveva mai contattata per un eventuale divorzio, anche se Kristine sapeva che adesso era diventato un uomo d'affari di successo e che almeno per lui i soldi non erano un problema.

    Tutto era rimasto in quello stato di sospensione fino ad alcuni mesi prima, quando lei aveva incominciato a frequentare George. Aveva pensato che fosse il tipo d'uomo al quale forse avrebbe potuto a poco a poco affezionarsi sino a quando, dopo un mese che uscivano insieme, lui aveva scoperto per caso che era ancora legalmente sposata. George aveva considerato ciò scorretto e disonesto nei suoi confronti e rilevante il fatto che lei non avesse sentito ancora la necessità di tagliare quel legame. Così l'aveva lasciata. A quel punto, dato che un divorzio si poteva ottenere anche online per poche centinaia di dollari, Kristine era stata costretta ad ammettere che, in fin dei conti, George non aveva tutti i torti.

    Lei, consapevolmente o meno, continuava a restare aggrappata a Sean. Era stato il primo punto stabile della sua vita, la prima roccia a cui appoggiarsi. Nonché l'ultima. E in qualche angolo remoto della mente lo considerava ancora una rete di sicurezza.

    Il che era semplicemente ridicolo. Perché mai Sean avrebbe voluto avere a che fare con lei adesso, dopo averla ignorata per ben dieci anni?

    Rendersi conto che doveva andare avanti, imparare a contare soltanto su se stessa e a reggersi sulle proprie gambe l'aveva colpita con violenza scuotendola dall'apatia. Così aveva fatto le valigie e da Las Vegas era tornata a Minneapolis, la sua città natale, per affrontare e risolvere le pendenze del passato prima di guardare al futuro.

    Sfortunatamente però quel passato includeva anche sua madre. Ebbe Zimmerman era sempre stata un'eccentrica. Si era impegnata attivamente per salvare le balene, era diventata vegetariana, poi vegana e di nuovo carnivora e nel frattempo aveva tentato di allevare alpaca e sfornare torte, lottando per una varietà infinita di buone cause e per i diritti delle donne. Adesso però il suo credo profondamente femminista non si limitava più a pretendere parità nel trattamento dei due sessi in campo lavorativo e non. Ora si stava impegnando con tutte le sue forze a far chiudere club di striptease, impedire spettacoli di burlesque e ogni espressione artistica che ritraesse nudità. Kristine riteneva che la madre avesse tutto il diritto di protestare contro qualsiasi cosa volesse e per la maggior parte dei casi simpatizzava con le sue cause.

    Ma non quando si trattava di fotografie nate con lo scopo di opporsi all'avidità vergognosa delle corporazioni, oggetto tra l'altro del disprezzo più acceso da parte di Ebbe Zimmerman. E specialmente quando le azioni della madre minacciavano potenzialmente il suo lavoro, dato che Ebbe era famosa per affermare le proprie opinioni in modo alquanto vistoso. Nonché per l'uso indiscriminato di vernice spray.

    «Be', non posso rimanere in silenzio» la sentì annunciare in tono deciso. «Organizzerò una protesta in occasione dell'apertura.»

    Per la miseria!

    Kristine si trasferì in fretta nella stanza adibita a magazzino dove nessuno avrebbe potuto sentirla.

    «Mamma, per favore, non ti azzardare. Ti scongiuro. Se mi vuoi bene, non fare piazzate. Questo è il posto dove io lavoro!»

    «In altre parole dovrei tradire i miei principi così che tu possa guadagnare il denaro sporco che ti elargiscono quegli squallidi distributori di pornografia?»

    Come al solito l'immaginazione della madre era arrivata a livelli epici. In quel caso si trattava di arte ottenuta con il consenso di modelle adulte, non certo di pornografia. Ma quando partiva per la tangente ragionare con quella donna era impossibile, e poi adesso lei non aveva tempo.

    «Senti mamma, ho bisogno di questo lavoro o sarò costretta a trasferirmi da te. Cosa che né io né tu desideriamo. Per cui riserva le tue proteste per i social media, okay? Perché se soltanto ti farai vedere venerdì per sabotare l'inaugurazione, io perderò l'impiego e non ti rivolgerò mai più la parola, anche se mi troverò nella necessità di vivere sotto il tuo stesso tetto.»

    Il gioco duro era l'unico che Ebbe capisse. Altrimenti avrebbe fatto esattamente quello che aveva in testa senza pensare alle conseguenze disastrose che le sue azioni avrebbero provocato sulla vita di chi le stava vicino.

    «Che razza di figlia è quella che minaccia la madre?» si lamentò Ebbe all'altro capo della linea telefonica.

    «Quella che la madre minaccia di far licenziare. Comunque ci risentiamo con calma più tardi. Ti voglio bene.» E nonostante sapesse che avrebbe pagato l'affronto a caro prezzo, interruppe la chiamata senza nemmeno dire ciao.

    Gettò il telefono sulla scrivania e prese il cartello che doveva essere messo all'ingresso dirigendosi sicura verso la sala principale. Stava per rivolgersi alla responsabile del catering quando si accorse che c'erano delle persone davanti alla porta centrale. Due uomini per l'esattezza, in giacca e cravatta.

    Uno le parve familiare. Molto familiare in realtà. Dieci lunghi anni non avevano cancellato la percezione del suo fisico muscoloso, il volto affilato, i folti capelli neri. Conosceva ogni singolo centimetro di quel corpo, ogni espressione di quell'uomo, ogni gesto, il tocco delle sue mani, delle sue labbra, della sua lingua. Tra le tante altre cose.

    Lui stava camminando verso di lei e la bocca le divenne all'istante arida come deserto infuocato, il respiro le si bloccò nel petto e le ginocchia le si trasformarono in molle gelatina.

    Era Sean, l'unico uomo di cui si fosse mai innamorata.

    Suo marito.

    Sean Maddock non si era mai trovato davanti a tanti corpi nudi dai tempi di quella folle festa innaffiata di tequila ai tempi del college. Questa volta però era totalmente sobrio ma, fortunatamente o purtroppo, dipendeva da come si preferiva vedere la faccenda, lì non si trattava di compagne di baldoria in carne e ossa ma di fotografie. Una marea. Con dozzine e dozzine di corpi nudi immortalati in ciascuno scatto tanto che, da qualsiasi angolo ci si girasse, ci si imbatteva in un seno o in un fondoschiena oppure in un primo piano del sesso maschile.

    Per la miseria, un po' troppo da digerire alle due del pomeriggio!

    Il suo nuovo assistente, Michigan, era un giovanotto che aveva apparentemente spezzato il cuore dei genitori per essersi rifiutato di continuare gli studi presso la loro stessa università. Sean era sicuro che non avesse mai visto tanta pelle al sole durante i pochi anni come studente universitario.

    Il poveretto emise un suono strozzato mentre si fermavano nell'atrio della galleria. «Interessante» riuscì alla fine a mormorare.

    «Termine azzeccato» ribatté lui scuotendo la testa. Forse era un po' superficiale e privo di una conoscenza approfondita della storia dell'arte per comprenderne l'alto significato, ma duecento persone nude tutte insieme in un'unica foto, somiglianti a un gregge di pecore appena tosate, non gli trasmetteva alcun genere di messaggio, a parte un indistinto senso di disagio. «Tuttavia, commercialmente parlando, ha un notevole successo, quindi ne deduco che l'artista sappia quel che fa. Come lo sa questa galleria.»

    In altre circostanze avrebbe trovato la cosa divertente. Non c'era nulla che apprezzasse di più di un'idea nuova che prendeva piede. Per non parlare del fatto che non aveva alcuna obiezione nei confronti della nudità, sebbene preferisse sperimentarla in incontri privati. Ma quel giorno era distratto dai documenti che erano arrivati al mattino, strappandolo alla routine quotidiana e riportandolo di colpo indietro di dieci anni.

    Indietro nel passato e da Kristine.

    «Quante persone si pensa interverranno a questo evento?» chiese Michigan.

    «Duecento.» Sean si guardò intorno nella moderna ed elegante galleria, notando che c'erano diverse uscite. Una doveva portare all'ufficio e al magazzino sul retro e le altre due all'esterno. La parete anteriore del locale era una enorme vetrata che, naturalmente, avrebbe potuto creare problemi per la sicurezza. Tuttavia non riteneva che la sua agenzia, la Maddock's Security, avrebbe avuto difficoltà a fornire l'adeguato controllo per la serata di apertura della mostra di Ian Bainbridge, associata a una raccolta fondi per la ricerca contro il cancro.

    In realtà non ci sarebbe stato bisogno di venire di persona. I suoi agenti avevano già fatto un sopralluogo accurato e lui aveva preparato un piano preciso e minuzioso. Tuttavia non era stato capace di resistere ad andare a dare uno sguardo quando aveva visto il nome del coordinatore dell'evento assunto dalla proprietaria della galleria.

    Kristine.

    La sua prima moglie, che tecnicamente restava la prima e unica, dato che non avevano mai divorziato nonostante fossero trascorsi ben dieci anni da quando il loro passionale e breve matrimonio era finito. Si erano separati dopo una lite furibonda. Due forti personalità di poco più di vent'anni. Da quanto ne sapeva, lei aveva sempre vissuto a Las Vegas dove si era trasferita subito dopo averlo piantato.

    Be', quella era Kristine. Un caratterino tutto fuoco. Prima azione, poi pensiero.

    A essere onesto, era stata una delle cose che all'inizio lo avevano fatto innamorare di lei. Il fatto che fosse il suo esatto opposto. Lui infatti era metodico, pragmatico, un milionario che si era fatto da sé e che una volta o due era stato accusato di avere un cuore di ghiaccio. Anche se, tornando al loro rapporto, era rimasto talmente distrutto dalla rottura che da quel momento in poi si era dedicato anima e corpo al lavoro.

    Allora non era stato così cinico e riservato e con Kristine non aveva mai saputo cosa fosse la freddezza. Con lei si era sentito sempre pieno di passione e di calore. Lei gli aveva fatto provare emozioni forti e intense che, dopo di lei, non era più riuscito a provare. Non era un uomo che si innamorava con facilità. In effetti era giusto dire che non aveva più amato nessun'altra donna. Per questo forse non si era mai preoccupato di rintracciare Kristine e di divorziare legalmente. Non che avesse molta importanza, perché non si era mai impegnato seriamente in quegli anni. L'esperienza avuta a ventun anni con ogni probabilità gli aveva insegnato che c'era un fondo di verità nel proverbio l'amore è cieco. Allora ci era caduto con entrambi i piedi e ne era uscito col cuore spezzato.

    Per non parlare del fatto che, da qualche parte in un angolo remoto della sua mente, Sean aveva sempre pensato che Kristine prima o poi sarebbe tornata sui suoi passi e loro avrebbero potuto riprendere i fili della loro storia. In fondo lui non aveva commesso niente di male. E neanche lei, in fin dei conti. Avevano avuto una lite assurda su motivi inesistenti, che era esplosa a livelli incomprensibili. Il che non poteva decretare la fine di una relazione. Tantomeno di un matrimonio.

    Però erano passati dieci anni, un giorno dopo l'altro inesorabilmente, mentre lui costruiva la propria attività dal nulla e pretendeva di non essere solo. Non aveva idea di cosa Kristine avesse combinato in quello stesso periodo.

    Non sapeva neppure che fosse tornata in città fino a quando le carte del divorzio non erano apparse tre ore prima sulla scrivania del suo ufficio provocandogli una specie di infarto. Di solito il passato era relegato nel passato e il pensiero di Kristine appariva e scompariva senza danni, ma realizzare che era di nuovo entrata nella sua vita lo aveva spiazzato. Tra l'altro lo aveva sorpreso che avesse avuto l'insensibilità di mandargli i documenti senza prima fargli una telefonata.

    Certo, era passato tanto tempo. Forse lei pensava che fosse ancora arrabbiato per il modo in cui era finita tra loro. Ma allora erano ragazzini. Adolescenti fragili e reattivi. O forse non aveva ritenuto fosse così importante per lui divorziare, visto che non l'aveva mai cercata.

    O forse era una semplice voce sulla sua lista di cose da fare. Divorziare da Sean. Punto.

    Mentre rimuginava su tutte quelle ipotesi e supposizioni, aveva visto il suo nome sul contratto stipulato dall'agenzia con la galleria.

    Così di punto in bianco aveva deciso che voleva... no, doveva vederla.

    Ed eccolo lì, agitato, nervoso senza nemmeno capirne la ragione, la cravatta troppo stretta, una mano in tasca per nascondere che batteva il pollice contro la coscia. Non gli piaceva per niente sentirsi fuori controllo. Il modo in cui era in grado di mantenere i nervi saldi e di fare abbassare la guardia a chi aveva di fronte era stato importante per costruire la sua attività. E in apparenza era quello che stava facendo adesso, osservando il personale della ditta di catering sistemare i tavoli, le tovaglie di lino bianche, i flûte per lo champagne capovolti.

    Era ben deciso comunque a non permettere a

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