Scintille sulla pelle: Harmony Destiny
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Anteprima del libro
Scintille sulla pelle - Christy Lockhart
successivo.
Prologo
Columbine Crossing Courier
Ultime dal paese di Miss Starr
È davvero possibile che la nostra apprezzata contabile, Jessica Stephens, una volta terminato il lavoro passi tutto il suo tempo libero a lavorare a maglia per preparare calzine da neonato?
Gira voce che Jessica sia stata vista al supermercato locale ad acquistare della lana rosa e azzurra, dei ferri da calza e dei modellini di abitini per neonati. Da quello che però risulta a Miss Starr, Jessica non ha nipotini, e questo non può che significare una cosa...
Mi chiedo chi possa essere il fortunato padre. Questo potrebbe essere il segreto meglio custodito di tutta Columbine Crossing.
A parte l'identità di Miss Starr!
Mi rifarò viva la prossima settimana, fedeli lettori e lettrici! La vostra intrepida reporter vi promette solennemente che vi fornirà il nome del padre del bambino.
Per adesso, questo è tutto ciò che vi è dato sapere.
Miss Starr si guardò attorno furtiva nell'ufficio postale, assicurandosi di essere sola prima di ritagliare l'articolo dal Courier. Non conservava gli originali battuti a macchina, quindi nessuno avrebbe mai scoperto chi era in realtà che teneva la rubrica di cronaca rosa sul giornale locale.
Dopo essersi toccata ripetutamente lo chignon nel quale teneva raccolti i capelli, fece scivolare il rita-glio in una cartelletta, che poi chiuse a chiave nell'archivio.
Misericordia. Jessica Stephens? Probabilmente incinta? Chi l'avrebbe mai creduto? Era semplicemente sbalordita dal fatto che la ragazza fosse riuscita a tenere nascosto un grande amore per così tanto tempo.
La donna corrugò la fronte, chiedendosi chi potesse essere il padre. Era un mistero! La sua espressione seria svanì, sostituita da un mezzo sorrisetto. C'erano ben poche cose che le davano più piacere di dover risolvere un intricato mistero... in particolare, se c'era di mezzo l'amore.
Dopotutto, essendo nata il giorno di San Valentino di una sessantina di anni prima, esattamente quanti non l'aveva mai detto, si era autonominata Cupido del piccolo paesino di montagna. Non solo, ora che aveva una colonna fissa all'interno del giornale aveva l'obbligo di mantenere informati i suoi concittadini.
E, tra l'altro, prendeva molto sul serio le sue responsabilità.
Spostandosi davanti all'ampia finestra dell'ufficio postale, lanciò un'occhiata alla via sottostante che portava alla chiesa.
A parer suo, era passato fin troppo tempo dall'ultima volta che si erano uditi i rintocchi delle campane per un matrimonio, quasi due anni, se la memoria non la ingannava.
Indubbiamente, un bel po' di tempo.
Il cartello di benvenuto del paesino ondeggiò nel freddo vento di inizio primavera che soffiava dal co-cuzzolo del Picco dell'Aquila, a circa quattromila metri sul livello del mare. Il cartello riportava la popolazione del paese, che si attestava sulle 972 unità. Se Jessie era veramente in stato interessante, il cartello sarebbe dovuto presto essere corretto in 973.
E niente avrebbe potuto rendere più felice Miss Starr.
1
«Cosa vuoi che faccia?» Shock e incredulità fecero balzare in piedi Kurt Majors.
Jessie sussultò, quindi si umettò il labbro inferiore con la punta della lingua.
Con la mascella serrata, lui la fissò, restio a pensare di aver capito bene.
Dopo un respiro sofferto, Jessie lo guardò baldanzosa. «Mi rendo conto che tutto questo per te è una sorpresa...»
«Sorpresa?» la interruppe lui, mentre lo shock si tramutava in rabbia. «Bellezza, sorpresa non rende nemmeno lontanamente l'idea.»
«Per favore, stammi ad ascoltare.»
Lui sollevò la mano per fermarla, ma Jessie lo ignorò, reclinando il capo per incontrare risoluta il suo sguardo.
«Ci ho pensato a lungo, Kurt. So che la mia proposta ti giunge inaspettata, ma ti garantisco che ho con-siderato la cosa da tutti i punti di vista e ho soppesato le varie possibilità. Non è una decisione impulsiva.» Sbatté le ciglia, quindi si affrettò a proseguire. «Tu sei l'uomo ideale con cui fare un figlio.»
«La mia risposta è no, Jessie.»
«Kurt, una volta tu mi hai detto che se avessi avuto bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, ti saresti pre-stato senza far domande.»
«Santo cielo, Jessie, la mia offerta non includeva l'eventualità di metterti incinta!»
Lei si morsicò un labbro. Conoscendola da anni, lui riconobbe in quel gesto il suo nervosismo. Dopo qualche istante che sembrò interminabile, Jessie tornò a guardarlo, incontrando la sua espressione dura con occhi supplici.
Un altro uomo avrebbe potuto intenerirsi, cedendo di colpo. Per Kurt ci voleva ben altro.
«Ti credevo uno che mantiene la parola» tornò alla carica lei.
La tempia prese a pulsargli. «Stai mettendo in dubbio la mia onestà?»
Saggiamente, lei indietreggiò di un passo e scrollò il capo con vigore. «No. Non sia mai.»
Il fuoco nel caminetto scoppiettò, enfatizzando l'improvviso silenzio. Jessie sobbalzò.
«Non funziona, mia cara. Non sono tipo da farmi manipolare. Dovresti saperlo.»
«Oh, sto facendo un pasticcio di tutta questa faccenda.» Impegnata a cercare di raccogliere le idee, lei guadagnò tempo, scostandosi una ciocca di capelli biondo scuro dalla fronte. «Non voglio che tu creda che sarei solo io a trarne vantaggio. Non mi aspetto che tu lo faccia gratis.»
Doveva essere impazzita. Kurt aveva sempre ammirato la sua razionalità e il modo in cui sapeva di-stricarsi nelle situazioni più ingarbugliate. Almeno, così era stato in passato.
La pulsazione all'altezza della tempia diventò quasi dolorosa.
«Sono disposta a tenerti la contabilità per i prossimi cinque anni senza chiederti nulla, se mi fai questo favore.»
«Mi pagheresti per metterti incinta?»
Il silenzio si fece assordante e la tensione diventò quasi palpabile.
«Be', io non la metterei in questi termini...»
Tenendo a freno la furia che gli ribolliva dentro, Kurt tamburellò con le dita sulla mensola del cami-netto, seguendo un ritmo vagamente sinistro. Poi, quando la tensione montò a un punto di rottura, si fermò. «E come la metteresti tu, Jessie?»
Lei parlò lentamente, misurando le parole. «Personalmente, trovo che sia un modo per aiutarci a vicen-da. Sì, insomma, una specie di beneficio reciproco.»
«Un figlio in cambio di contabilità.» Lui vibrò un pugno contro la mensola del caminetto. «Davvero un bel programmino.»
Lei indietreggiò, finché non si trovò la finestra contro la schiena. Il vasto soggiorno del ranch li se-parava per quasi tutta la sua ampiezza, eppure le pareva uno spazio ancora insufficiente.
Aveva le dita intrecciate e le nocche le erano diventate bianche. «Non è così che stanno le cose.»
Kurt s'interrogò se fosse il caso o meno di buttarla fuori. Prima di giungere a una decisione, lei tornò alla carica un'altra volta, dimostrando una tenacia all'altezza solo della sua follia.
«Questo è un vero affare per te» insistette, con tono sempre più incerto.
Le lacrime le incrinarono la voce. Lui la osservò ricacciarle indietro come le aveva visto fare tante volte ai tempi dell'infanzia.
«Mi paghi da un paio d'anni per tenerti i registri contabili del ranch. Sappiamo che, visto che vuoi espanderti, dovresti assumere un'altra persona. Be', io guadagno abbastanza con gli altri clienti, quindi posso occuparmi di te a titolo gratuito. Se non devi pagare me, avrai più denaro per acquisire nuova manodopera e per realizzare i tuoi obiettivi.»
«Hai proprio pensato a tutto» sottolineò lui.
«Il mio piano è perfetto. Non lo capisci, Kurt?»
«No, non lo capisco.» Lui riprese a tamburellare con le dita. Su di un punto aveva ragione. Aveva considerato la proposta da tutte le angolazioni. Ma non aveva importanza. Quando una cosa nasceva sbagliata, restava comunque tale. Niente gli avrebbe fatto modificare certe convinzioni etiche che erano radicate nel suo DNA. «Porgimela come meglio desideri, Jessie. Camuffala e cerca di rendermi la pillola più accettabile. Resta il fatto che vuoi che ti faccia da stallone.»
«Okay, se preferisci, chiamiamolo pure così.»
Kurt socchiuse gli occhi. Jessie pensava davvero di poterlo convincere a ridurre a una mera questione d'affari l'atto sublime in cui due persone si fondono a formare un unico essere. Come se il concepimento di un bambino fosse qualcosa che si compera e si vende, registrando il tutto nel libro mastro.
Maledizione a lei e alla sua determinazione.
Jessie, la bambina di cui si era preso cura, la ragazzina che aveva protetto, la donna con cui svolgeva del volontariato, voleva prendere gli anni della loro amicizia e cancellarli per ottenere qualcosa che avrebbe potuto avere da qualsiasi uomo senza scrupoli.
«Lo farai?» Il sussurro che le uscì dalla gola si rivelò quasi impercettibile, ma non per questo meno carico di speranza. «Lo farai per me?»
La furia gli rimescolò le viscere, aggredendolo nello stesso modo in cui le fiamme avvolgevano il ceppo di legno che si consumava nel caminetto. «Posto che io sia abbastanza svitato da assecondare questa tua richiesta bizzarra, Jessie, come avevi programmato che dovesse svolgersi fra di noi il fatidico atto? Avevi forse pensato di invitarmi a casa tua per un caffè e un caldo amplesso?»
Un violento rossore s'impadronì del volto di Jessie, prima di svanire del tutto e di lasciarla pallida e senza fiato.
«Oppure avevi in mente di metterti qualcosa di comodo e di chiedermi di seguirti in camera da letto? Che ne diresti di un bicchiere di vino prima di cominciare, tanto per rilassarci un po'? Anzi, no. Que-sto potrebbe non far bene al bambino.»
«Kurt...»
Jessie gli aveva fatto perdere le staffe. Annullando la distanza che li separava, lui le richiuse con forza le mani attorno alle spalle. Quindi le catturò lo sguardo, non consentendole di abbassarlo.
«Avevi intenzione di spogliarmi tu, oppure avresti lasciato che fossi io a liberarmi dei vestiti? E che mi dici di te, Jessie? Rientrava nell'affare la possibilità di guardarti mentre ti esibivi in uno spogliarello?» Lo sguardo di Kurt corse al primo bottone della sua camicetta. «Oh, forse pensavi che provvedessi io a spogliarti. Dopotutto, dovevo pur trarre un qualche divertimento dalla cosa, no?»
Le posò una mano sulla gola che le pulsava selvaggiamente. Poi, con un dito, le descrisse il perimetro del bottone. «Il tempo è denaro. Anzi, tutto è denaro, non è così, Jessie?»
«Kurt, non essere ridicolo» protestò lei senza fiato. Per un attimo, lo sguardo le rimase come ipnotizzato da quella mano.
«Dunque, forse pensavi di presentarti già nuda al mio arrivo, in modo che lo show avesse inizio senza troppi preliminari.»
Lui le slacciò il bottone e permise alla camicetta di seta di aprirsi. Rendendo chiare le proprie intenzioni, infilò il dito nella scollatura. «È questo che vuoi? Dimmelo, Jess. Si suppone che tu abbia già previsto tutto. Dai un'idea anche a me.»