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Un anello per il greco: Harmony Collezione
Un anello per il greco: Harmony Collezione
Un anello per il greco: Harmony Collezione
E-book160 pagine2 ore

Un anello per il greco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Il famoso playboy Loukas Kyprianos non riesce a scordare la notte di fuoco trascorsa tra le braccia della dolce Emily Seymour. Quando però arriva a Londra deciso a rivivere con lei quelle ore travolgenti, scopre che la loro passione ha avuto delle conseguenze...


Emily sa che Loukas non può darle la fiaba che lei sogna da sempre, ma per il bene del bambino accetta ugualmente di sposarlo. Il loro fidanzamento però è benzina sul fuoco del desiderio che li consuma e, quando il magnate greco decide di mettere in atto il suo lento gioco di seduzione, è solo questione di tempo prima che Emily soccomba al suo tocco.
LinguaItaliano
Data di uscita19 lug 2018
ISBN9788858984604
Un anello per il greco: Harmony Collezione
Autore

Melanie Milburne

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un anello per il greco - Melanie Milburne

    successivo.

    1

    Emily capì che era ora di affrontare la realtà quando anche sul settimo stick comparvero le due lineette azzurre. Affrontarla, oppure spendere una fortuna in test di gravidanza, continuando fino a esaurire le scorte di tutte le farmacie di Londra. Se in passato aveva creduto che acquistare una confezione maxi di tamponi fosse imbarazzante, ora sapeva che c'era decisamente di peggio. Niente, doveva farsene una ragione.

    Era. Incinta.

    Oddio.

    Non che non volesse avere figli, anzi! Ma con calma, e con un bravo ragazzo follemente innamorato di lei, e dopo un grandioso e fiabesco matrimonio in bianco.

    E invece, cosa andava a combinare? La prima volta che si concedeva un'avventura di una notte e bang!

    Perché cavolo devo essere tanto fertile? E perché cavolo i preservativi devono essere tanto inaffidabili? E come cavolo ho fatto ad andare a letto con un uomo tanto fuori dalla mia portata?

    Va bene puntare in alto nella vita, per carità, era lei la prima a crederci, ma un miliardario greco?! E non uno di quelli grassocci e pelati di mezza età, tipo i gestori della sua gastronomia preferita, ma un marcantonio alto più di un metro e novanta, bello come un dio, con occhi talmente scuri che a guardarli ci si smarriva.

    Cosa che lei aveva puntualmente fatto, abbandonandosi a una notte di folle e rovente passione. Una notte che aveva surclassato in pieno qualsiasi esperienza precedente.

    Oddio, non è che ci volesse molto.

    In effetti...

    Non solo i suoi trascorsi in campo erano parecchio limitati, visto che aveva condiviso gli ultimi sette anni con la stessa persona, ma la persona in questione era sempre stata alquanto freddina. Eppure lei aveva tenuto duro, convinta che fossero legati, convinta che presto sarebbe arrivata la proposta.

    Era ridotta talmente male che le bastava vedere Daniel inginocchiarsi a raccogliere qualcosa da terra per cominciare a pensare: «Ci siamo, ci siamo, è arrivato il momento, ci siamo!».

    Ebbene, quel momento non era mai arrivato.

    In compenso, era arrivato quello in cui lui l'aveva tradita.

    E non un semplice tradimento. Nooo, lui l'aveva dovuta tradire con un uomo. Il che certo spiegava perché con lei fosse stato sempre freddino, ma lasciava pure aperta una domanda: come accidenti aveva fatto lei a non capire che era gay?

    Sette anni. Sette! E neanche un sospetto?

    Eppure, alla fine la parte più dolorosa non era stata neanche il tradimento.

    A farle davvero male era stato perdere il suo status di metà. Erano talmente tanti anni che viveva in coppia che si era scordata come si faceva a farlo da single. Uscire la sera senza un compagno al suo fianco era strano, come andare in giro con una scarpa sola. Rientrare dal lavoro sapendo che più nessuno l'aspettava per sentirsi raccontare della sua giornata era triste. Daniel era stato il suo indovina cosa mi è successo oggi, la sua cassa di risonanza, la sua spalla, la sua ancora. Con lui aveva trovato quella stabilità cui anelava fin da piccola.

    Da quando si erano lasciati, Emily non aveva avuto una gran fortuna con gli appuntamenti. Sua madre, terapeuta delle relazioni New Age, sosteneva che poteva incolpare solo se stessa. A suo dire, era lei a sabotare qualsivoglia rapporto con i maschi, inconsciamente, per via delle questioni irrisolte con il padre.

    Già, e di chi è la colpa se non l'ho avuto, un padre? Chi è stata a fare sesso con uno sconosciuto durante un festival musicale e non ha neppure pensato di farsi lasciare il numero di telefono, o almeno il nome?

    Emily guardò di nuovo il test di gravidanza, sperando fosse un incubo. Macché, le lineette erano sempre lì, non era un incubo.

    Be', oddio.

    Di fatto, lo era. Un incubo in carne e ossa. Un incubo che implicava andare dal rapportofobico Loukas Kyprianos e comunicargli che sarebbe diventato padre.

    Allegria.

    Sarebbe stato decisamente più facile se, nel mese trascorso da quella notte di sesso travolgente, lui si fosse fatto vivo almeno una volta. Una telefonata. Un SMS. Un'e-mail. Ma anche un piccione viaggiatore, era una che si sapeva accontentare. Un segno qualunque che desiderava rivederla.

    Anche se, a pensarci bene, non è che lei gli avesse esattamente lasciato la porta aperta. Avrebbe potuto scriverci un libro: Come fare magicamente scomparire l'interesse di un uomo al primo appuntamento.

    Quando era nervosa, tendeva a blaterare troppo. Troppo troppo. Dire che parlava con il cuore in mano era un eufemismo: lei il cuore lo spiattellava da tutte le parti.

    Anche quella famosa sera, un paio di drink e aveva attaccato con il suo sogno di sposarsi. L'intero sogno. I quattro figli, il cane. Pure la razza, giusto per non farsi mancare niente, un setter irlandese. A un uomo famoso per essere un playboy, tante prese e tante lasciate.

    Che accidenti ho che non va?

    Uscendo dal bagno, Emily ricontrollò il cellulare. Nessuna chiamata persa. Nessun SMS... a parte i quattro in cui la madre le prescriveva la meditazione e gli esercizi di yoga del giorno. D'altronde, era più semplice lasciarle credere che seguiva le sue direttive piuttosto che mettersi a discutere sul perché non lo faceva. Aveva imparato da tempo che stare a disquisire con quella donna era un inutile ed estenuante spreco di tempo ed energie.

    Comunque per chiamare Loukas, ammesso che fosse riuscita a racimolare il coraggio necessario, prima di tutto avrebbe dovuto scoprire il suo numero.

    Puoi fartelo dare da Allegra.

    La sua migliore amica, nonché datrice di lavoro, aveva sposato il migliore amico di Loukas, Draco Papandreou. Loro il numero l'avevano di sicuro.

    Eppure, chissà perché, le sembrava che fare una telefonata a Loukas non fosse il modo giusto di procedere. Ehi, la sai l'ultima? Abbiamo fatto un bambino! Come battuta di apertura non era un granché, vero?

    No, lì ci voleva una conversazione vis-à-vis. Doveva poterne valutare la reazione. Oddio, non che fosse molto facile decifrarlo. Aveva la tipica faccia da poker, non lasciava trasparire un pensiero neanche a pagarlo. Probabilmente i suoi muscoli facciali partecipavano a un programma di risparmio energetico. Era come cercare di sbirciare dietro un sipario chiuso.

    Ma in fondo era stato proprio quello ad attirarla, al ricevimento per il matrimonio dei loro amici: il suo riserbo, l'aura di tranquilla autorità che lo circondava. Sembrava non avere bisogno degli altri, come invece ne aveva lei.

    In quell'istante il telefono prese a squillarle in mano ed Em fece un salto per la sorpresa. Non potendo vedere chi fosse, rispose con la sua miglior voce da segretaria di uno studio legale. «Emily Seymour, come posso aiutarla?»

    «Ciao, sono Loukas. Kyprianos.»

    Il cuore le saltò in gola e vi si aggrappò con artigli uncinati.

    Mi ha chiamato. Mi ha chiamato. Mi ha chiamato.

    Emily venne travolta dal panico. Aveva bisogno di più tempo. Non era pronta per quella conversazione. Doveva provarla allo specchio, come quando da piccola impugnava una spazzola fingendo che fosse un microfono. Si sforzò di calmarsi ma era senza fiato come durante un attacco di asma.

    Respira. Respira. Respira.

    In quel momento le sarebbe stato decisamente utile riuscire a mettere in pratica qualcuna delle tecniche della madre.

    «Ehm... uhm... ciao. Come stai?»

    «Benissimo. Tu?»

    «Ehm... uhm... bene, grazie. Alla grande. Super. Da favola.»

    A parte una qual certa nausea mattutina.

    «Sei libera questa sera?»

    Emily deglutì. Libera? Libera per che cosa? Sesso senza legami? Non voleva dargli l'impressione di essere una tipa facile. Una ragazza ha il suo orgoglio, eccetera. Però doveva dirgli del bambino. Forse informarlo durante una cena sarebbe stata la mossa migliore?

    No, no, no. Non in pubblico. Doveva farlo in privato. In privato era meglio.

    «Devo controllare l'agenda. Mi sembra di ricordare di avere qualcosa...»

    Dall'altro capo della linea risuonò qualcosa che assomigliava a uno sbuffo divertito. «Non c'è bisogno di fare la preziosa con me, Em.»

    Già, be', in effetti per quello era un po' tardino. E, cielo, il modo in cui pronunciava il suo nome... Le mandava in pappa la spina dorsale. Em-il-iii. Non era un nome, quando a pronunciarlo era lui. Era una carezza, seduzione allo stato puro, come se le stesse lambendo ogni vertebra in un lento movimento circolare.

    «Ascolta, credo sia giusto dirtelo, non è mia abitudine comportarmi come... come ho fatto la sera del matrimonio. Di solito non bevo così tanto, e...»

    «Cena con me.»

    Ehi, che razza di tono! Quello era un ordine, non un invito. Cosa credeva, che se ne fosse stata lì incollata al telefono in attesa di una sua chiamata?

    No, perché invece?

    Be', okay, però non era quello il punto. Doveva fargli capire che non poteva pretendere, come se niente fosse, che lei mollasse qualsiasi cosa avesse in ballo per cenare con lui. Anche se in ballo non aveva proprio niente.

    «Mi dispiace, ho già un impegno.»

    «Disdicilo.»

    Disdicilo?! Col cavolo! Dov'era stato in quell'ultimo mese?

    «Non se ne parla.» Brava Emily, così si fa!

    «Neanche se te lo chiedo per favore?»

    Mmh.

    «Ho voglia di rivederti, Em.»

    Dio, che voce. Roca e dolce. Ghiaia che annega nel miele.

    Ma... un attimo. Aveva voglia di rivederla? Non era da lui. D'accordo, non era uno scapestrato come certi altri ricconi, ma in ogni caso non era neppure il tipo che bissava gli appuntamenti, anzi... Si era sempre guardato bene dall'uscire una seconda volta con la stessa donna. Almeno, per quanto ne sapeva la stampa.

    Dopo che il suo migliore amico si era sposato, l'interesse dei media si era spostato da Draco a Loukas. Fino a quel momento era stato bravissimo a volare sotto i radar, ma adesso il mondo non faceva altro che chiedersi chi sarebbe stata la sua preda successiva. In cuor suo, in quelle settimane Emily aveva tremato al pensiero di vederlo con un'altra donna. Se fosse uscito con qualcuna, dirgli che stava per diventare padre sarebbe stato ancora più complicato.

    «È una frase in codice che significa Vieni a letto con me?» gli domandò. «Perché se è così, penso che tu debba sapere che io non sono quel genere di ragazza. Non avevo mai avuto un'avventura da una notte prima che noi...»

    «Se lo rifacciamo, non sarà più un'avventura da una notte e via.»

    In effetti.

    Non pensarci neanche!

    Okay, però devo dirgli del bambino.

    «Ceniamo e basta, d'accordo?»

    «Ceniamo e basta» accettò lui.

    «Dove ci vediamo?»

    «Vengo io a prenderti. Mi dai l'indirizzo?»

    Em ubbidì mentre una parte di lei già pensava a come vestirsi. Abitino nero o colore? Mmh. Colore, ma non troppo. Non rosso. Decisamente non rosso, troppo appassionato. Ma neanche rosa, troppo brava ragazza.

    Aveva tempo di farsi i capelli? Uno shampoo e una fonata, oppure poteva raccoglierli in una coda veloce e amen? E non troppi cosmetici. Un trucco discreto, di classe.

    E i tacchi? Per forza, lui è altissimo. Peccato non poter usare direttamente i trampoli.

    Emily prese a mordersi il labbro. Perché l'aveva chiamata? Dopo quel suo proclama a favore di matrimonio-figli-cane-favola al completo, si sarebbe aspettata una fuga a gambe levate.

    «Perché vuoi rivedermi? Voglio dire, non sono

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