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Prigioniera di uno sguardo: Harmony Collezione
Prigioniera di uno sguardo: Harmony Collezione
Prigioniera di uno sguardo: Harmony Collezione
E-book163 pagine2 ore

Prigioniera di uno sguardo: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Figuriamoci se quel presuntuoso di Scott Tyler avrebbe ascoltato la sua versione dei fatti! Anya Adams ha appena salvato da una brutta esperienza due alunne fuggite da un "festino". A causa di uno sgradevole inconveniente, però, ha dovuto cambiarsi d'abito e indossare la prima cosa che ha trovato in bagno, cioè una camicia da uomo. Così l'ha trovata il suo magnetico e acerrimo nemico, ed è subito saltato alle "ovvie" conclusioni. La lite è inevitabile, e adesso Scott vuole...

LinguaItaliano
Data di uscita11 gen 2016
ISBN9788858943960
Prigioniera di uno sguardo: Harmony Collezione
Autore

Susan Napier

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Prigioniera di uno sguardo - Susan Napier

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Passionate Proposition

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2001 Susan Napier

    Traduzione di Giovanna Seniga

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2002 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-396-0

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Nascosta nella penombra del corridoio Jessica osservava nervosamente Anya Adams, la sua ex insegnante di storia.

    Anya, china sul tavolo ingombro di fogli e di libri, scriveva veloce completamente assorbita dal lavoro. I capelli biondo chiaro, raccolti in un nodo severo sulla nuca, brillavano alla luce della lampada. La camicia di taglio maschile e i pantaloni sportivi non riuscivano a nascondere la grazia del suo corpo snello.

    Jessica indugiava incerta.

    La signorina Adams era sempre gentile e disponibile, ma in quel momento aveva un’aria talmente fredda e distante che si chiese se non avrebbe fatto meglio a lasciar perdere.

    Alla fine dell’anno scolastico precedente, Anya aveva lasciato l’Eastbrook Academy for Girls per accettare un incarico più interessante all’Hunua College. Il nuovo lavoro era più stimolante ma anche più impegnativo, così aveva pensato di utilizzare le vacanze invernali per preparare con calma le lezioni da tenere nel secondo semestre. Quando però Cathy Marshal, sua amica ed ex collega all’Eastbrook Academy, le aveva chiesto aiu to, non aveva saputo dirle di no.

    Cathy aveva deciso di sfruttare quelle vacanze per mostrare alle sue allieve l’habitat degli animali di cui avevano parlato durante il corso di biologia, e così aveva organizzato una settimana di studio in una cascina vicino Riverview, la cittadina in cui Anya si era trasferita. All’ultimo momento la professoressa Carmichael, l’altra accompagnatrice, si era ammalata e la sua iniziativa rischiava di andare a monte, dato che nessun altro insegnante della scuola era disposto a sostituirla.

    Jessica pensava che la signorina Adams fosse stata gentile a dedicare qualche giorno delle vacanze alle sue ex alunne, ma era sicura che non avrebbe mai accettato di coprire le conseguenze della fuga notturna di qualcuna di loro.

    Stringendosi nel pigiama, Jessica cominciò a indietreggiare lentamente.

    Troppo tardi!

    In quel momento Anya alzò la testa e si accorse che nel corridoio c’era qualcuno. Spaventata si chiese chi potesse essere. Di solito non s’impressionava, ma quella sera era sola con quattro studentesse in quella casa isolata e la cosa la rendeva piuttosto nervosa.

    Cathy Marshal era uscita con le altre alunne per registrare il canto degli uccelli e lei era rimasta a sorvegliare le studentesse che non si erano unite al gruppo perché non si sentivano bene.

    Quando riconobbe la figura alta e sottile di Jessica, Anya sospirò sollevata.

    «Ciao, Jessica, come mai sei ancora in piedi?»

    Era quasi l’una.

    «Io... io...» Imbarazzata, Jessica spostò il peso da un piede all’altro.

    «Non riesci a dormire?» domandò Anya a bassa voce. «Ti fa di nuovo male lo stomaco?»

    Qualche giorno prima lei e la sua compagna di stan za, Kristin, avevano fatto indigestione di more.

    «No... ecco, io... sono scesa solo perché... perché...»

    Mordendosi il labbro inferiore, la ragazza si guardò intorno alla ricerca di un’ispirazione.

    «... per prendere un bicchiere d’acqua» concluse alla fine con aria colpevole.

    Anya decise di prendere per buona la scusa.

    «Ho capito.» Si voltò verso la porta che si apriva alle sue spalle. «Vai, allora! Non rimanere lì impalata!»

    La luce si accese in cucina e dopo una lunga pausa si udì il rumore dell’acqua. Dopo un altro silenzio prolungato Jessica tornò indietro con passo esitante.

    «Cosa c’è ancora?» chiese Anya distrattamente, pensando al lavoro che l’aspettava. Ma Jessica continuava a fissarla senza dire niente e non le rimase che appoggiare la penna, rassegnata. «Sei sicura di stare bene?» le chiese con un sorriso gentile. «Vuoi rimanere qui a chiacchierare un po’, finché non ti viene sonno?»

    Negli occhi di Jessica passò un lampo di gratitudine. «Ecco...»

    «C’è qualcosa che non va con le altre ragazze?»

    «No!» Era quasi un grido. «Cioè n-no grazie, va tutto bene... davvero! Ecco, comincio a sentirmi le palpebre pesanti.» Simulò uno sbadiglio poco convincente. «Uh... buonanotte, signorina Adams.» Si voltò e corse su per le scale.

    Anya riprese in mano la penna, ma non riusciva a scacciare dalla mente il viso ansioso della sua alunna. Si sentiva in colpa perché sapeva perfettamente che Jessica era venuta da lei per confidarle qualcosa di delicato e che aveva cambiato idea, intimorita dalla sua freddezza iniziale.

    Di solito Anya riusciva a conquistare la fiducia delle ragazze con grande facilità, come aveva sottolineato la direttrice dell’Eastbrook nelle sue referenze, e per quel motivo era a conoscenza delle ostilità fra compagne, delle piccole crudeltà, delle stupide bravate che le ragazze a volte commettevano all’insaputa delle insegnanti. Il ricordo di alcuni di quegli episodi le causò un tale senso di disagio che decise di interrompere il lavoro. E poi, in ogni caso, era arrivata l’ora di mettere via libri e quaderni perché il giorno successivo sarebbe stato faticoso e denso d’impegni. L’indomani infatti le studentesse sarebbero ripartite per far ritorno al college.

    Anya non vedeva l’ora di tornare alla quiete del suo cottage. Per anni aveva dovuto condividere l’alloggio con altri e ora godeva pienamente dell’indipendenza che si era conquistata.

    Più il tempo passava e più era certa di avere fatto una buona scelta, quando aveva deciso di andare a vivere da sola.

    I genitori e gli amici le avevano ripetuto fino alla nausea che accollarsi un mutuo così alto per comprare un cottage in una cittadina sperduta era una pazzia, ma lei non si era lasciata convincere.

    Aveva ormai ventisei anni e pensava che fosse venuto il momento di costruirsi una vita propria. Fin dall’infanzia aveva sognato di vivere in campagna e ora voleva realizzare il suo sogno.

    Dopo aver riposto libri e quaderni nella stanzetta che divideva con Cathy, salì al piano superiore dove dormivano le studentesse. La prima delle camere era stata assegnata a Emma e a Cheryl.

    L’intuito le suggerì di controllare.

    Cheryl Marko ed Emma Johnson erano due ragazzine petulanti, che avevano partecipato a quel corso solo perché speravano che Cathy le avrebbe promosse più facilmente all’esame di biologia.

    Quella sera non erano uscite con le altre perché all’ultimo momento avevano dichiarato di soffrire di violenti dolori mestruali.

    Preoccupata per quella coincidenza piuttosto strana, Anya socchiuse la porta e mise dentro la testa. Alla luce della luna che filtrava dalle tende socchiuse, scorse due figure addormentate. Sembrava tutto in ordine, ma qualcosa non la convinceva.

    Le coperte lasciavano intuire due corpi formosi. Troppo formosi per appartenere a due ragazzine fissate con la linea.

    Anya si accostò rapidamente a uno dei letti e con un gesto deciso strappò via le coperte, scoprendo un ammasso informe di asciugamani e di indumenti. Un rapido controllo al secondo letto rivelò lo stesso risultato.

    Lo stomaco le si chiuse per l’apprensione. Certo, era sempre possibile che Cheryl ed Emma fossero fuori per un motivo innocente, ma non ne era convinta.

    Non le sembravano il tipo di ragazze che si divertono alle feste in casa o a trascorrere le serate spettegolando con le amiche.

    In preda a un’ansia crescente, Anya si diresse verso l’ultima camera del corridoio dove dormivano Jessica e la sua compagna.

    Quando accese la luce Jessica si svegliò subito mentre l’altra ragazza, evidentemente strappata da un sonno profondo, cercava di capire cosa accadesse.

    «Sembra che Cheryl ed Emma siano scomparse» annunciò Anya senza troppi giri di parole. «Avete idea di dove siano andate?» Guardò la compagna di Jessica ancora semiaddormentata. «Kristin? Tu sei amica di entrambe. Per caso non ti hanno detto cosa volevano fare?» le domandò.

    «L’ultima volta che le ho viste, mi sentivo così male che non sono nemmeno riuscita a capire cosa dicevano, signorina Adams» rispose la ragazza in tono lamentoso.

    Anya non si fece imbrogliare da quella scusa.

    «Che peccato» sospirò. «Speravo di riuscire a risolvere la situazione da sola, ma capisco di non avere scelta. Penso che dovreste vestirvi... è probabile che la polizia voglia scambiare due parole anche con voi.»

    «La polizia?» gemette Jessica.

    «Ma non può aspettare ancora un po’ prima di chiamarla?» chiese Kristin allarmata. «La signora Marshal farebbe così, se ci fosse. Probabilmente Emma e Cheryl torneranno fra poco. In caso contrario...»

    «Non posso assumermi questa responsabilità. Qui vicino ci sono il fiume e la spiaggia. Se insegnassi ancora nel vostro istituto sarebbe un altro discorso, ma nella mia situazione non posso fare finta di niente. Per fortuna abbiamo il numero di telefono dei loro genitori...» considerò ad alta voce.

    «I loro genitori?» Kristin inorridì di nuovo. «Non può chiamare il padre di Cheryl! L’ammazzerebbe se venisse a sapere una cosa del genere. Sono... sono solo andate a una festa!»

    «Una festa?» domandò Anya vivamente preoccupata. «Che tipo di festa? Dove?»

    Kristin le raccontò nei dettagli quello che era accaduto. Un gruppo di ragazzi del posto, conosciuti quel pomeriggio sulla spiaggia, le aveva invitate tutte a una festa a casa di uno di loro. Emma e Cheryl avevano accettato e si erano messe d’accordo con uno dei ragazzi perché andasse a prenderle quella sera alle dieci e si erano fatte promettere che le avrebbe riaccompagnate a casa appena avessero deciso di tornare.

    Anya cercò di nascondere l’ansia.

    «Vuoi dire che magari hanno accettato un passaggio in macchina da uno sconosciuto?» domandò terrea.

    Cercò di ricordare chi c’era sulla spiaggia quel pomeriggio. Nessun brutto ceffo, più che altro studenti della sua nuova scuola.

    Tutti bravi ragazzi, probabilmente.

    «No! Certo che no!» Anche Kristin conosceva la differenza fra un comportamento temerario e un comportamento irresponsabile. «Non si preoccupi, signorina Adams. Emma ha riconosciuto un paio di ragazzi che facevano parte del complesso che è venuto a suonare al ballo della nostra scuola.»

    «Emma ha detto che quel bel ragazzo... quello che dà la festa... ha giurato che ci sarebbe stato da divertirsi davvero, perché la casa è libera. Suo zio rimarrà via per tutto il fine settimana!» aggiunse Jessica.

    Quell’ultima notizia non era certo la più adatta a tranquillizzare Anya che si rivolse a Kristin per avere maggiori informazioni.

    «I ragazzi hanno detto che il posto è vicino. Solo dieci minuti di macchina. Una villa di due piani piuttosto grande, dall’altra parte di Riverview...» Le indicazioni erano piuttosto vaghe.

    «Una villa bianca sulla collina, circondata da pini del Norfolk» intervenne Jessica la cui memoria era lenta a mettersi in moto a quell’ora del mattino.

    «I Pini?» domandò Anya con la gola stretta per l’ap prensione. «La villa chiamata I Pini

    «Sì» convenne Kristin di

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