Orme d'amore: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Jessica Hirst sa bene qual è il suo “tallone d’Achille” come madre: condizionata dai
ricordi dell'adolescenza, vive le pulsioni della figlia come un pericolo costante contro cui
lottare. Indagare sul padre dell’amico che
forse la "distrae", però, è eccessivo.
Jessica si presenta a casa e osa...
Cathy Williams
Autrice originaria di Trinidad, ha poi studiato in Inghilterra, dove ha conosciuto il marito.
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Anteprima del libro
Orme d'amore - Cathy Williams
successivo.
1
Jessica venne svegliata all'improvviso dal rumore del la porta d'ingresso che si apriva e subito si chiudeva lentamente. Per un momento provò un profondo senso di smarrimento; poi, però, tutto si rischiarò nella sua mente.
Si era addormentata sulla poltrona, così adesso aveva il collo e le gambe indolenzite. Guardò Lucy che in punta di piedi si stava dirigendo verso le scale. «Lo sai che ore sono?» l'apostrofò.
La ragazza, avvolta nell'oscurità, si immobilizzò. «Oh... mamma, che cosa fai ancora in piedi?»
«Sono le due del mattino, cara la mia signorina!»
«Davvero?»
«Sì, davvero.»
«Ma domani è sabato e non devo andare a scuola!» protestò Lucy accendendo la luce. Una graziosa sedicenne dai capelli lunghi neri e gli occhi marroni si affacciò in salotto preparandosi all'ennesima discussione con la madre.
Jessica osservò la figlia ormai trasformatasi in una giovane donna. «Vieni qui. Vorrei scambiare due parole con te.»
Con aria riluttante, Lucy ubbidì. «Che cosa c'è? Sono molto stanca, mamma» chiese imbronciata.
«Evidentemente non abbastanza da ritrovare prima la strada di casa.» Non alzare la voce, si ammonì Jessica. Cerca di essere ragionevole e non dimentica re che hai di fronte un'adolescente in piena fase di ribellione.
La ragazzina sbuffò. «Non sono più una bambina!»
«E invece sì!» ribatté lei brusca. «Hai solo sedici anni e...»
«Esatto, e sono in grado di prendermi cura di me stessa.»
«Non interrompermi mentre ti parlo. Mi avevi promesso che saresti tornata per le undici.»
«Nessuno dei miei amici deve rientrare tanto presto. Comunque volevo essere a casa a quell'ora. È solo che...»
«Solo che cosa?»
«Stai gridando come al solito.»
«E ne ho tutti i diritti!» Jessica avrebbe scrollato volentieri la figlia per farle ritrovare un po' di buonsenso. «Lucy, sei troppo giovane per andartene in giro per Londra a notte fonda e per di più da sola.»
«Eravamo a casa di Kath a vedere un video, poi...»
«Poi?» Jessica si sentì stringere lo stomaco in una morsa, consapevole dei pericoli che si annidavano in ogni angolo della città: droga, alcol e chissà cos'altro ancora. La sua creatura era sufficientemente sensibile da stare alla larga da simili tentazioni? Ne era quasi certa anche se alle due e mezza del mattino non era facile mantenersi lucide.
«Be', siamo andati da Mark Newman.» La ragazzina lanciò un'occhiata imbarazzata alla madre. «Io non ci tenevo particolarmente, però Kath ha insistito e Mark ha promesso che mi avrebbe riaccompagnata lui. Non volevo tornare in metropolitana.»
«Ti avevo dato i soldi per il taxi.»
«Li ho spesi al negozio dove noleggiano le videocassette.»
Jessica sospirò sconsolata. Le sembrava di dover combattere contro i mulini a vento. «Non ti pare di avere agito in modo sconsiderato?»
Lucy borbottò qualcosa circa l'inadeguatezza della mancia materna.
«Inadeguata? Non posso certo permettermi di buttar via il denaro. Pensavo che lo avessi capito. C'è il mutuo da pagare, i vestiti, la scuola e il cibo...»
«Lo so» mugugnò la figlia, sebbene essere consapevole di una situazione difficile non significava doverla accettare a tutti i costi.
«Perché non mi hai telefonato? Sarei venuta a prenderti.»
Non ci fu risposta. Era così che Lucy reagiva di fronte alle domande della madre che non gradiva particolarmente.
«E Ruth ha dato a Kath il permesso di recarvi da quel tipo a un'ora simile?»
«Non c'era» ammise la ragazza a disagio. «Lei e Mike sono andati a trovare dei parenti.»
«E allora chi vi ha autorizzato?»
«Suo fratello. Ha detto che per lui non c'erano problemi. Io non capisco perché sei tanto sconvolta, mamma.»
«Mark Newman... Lo hai già menzionato in passato. Chi è?» Jessica decise di lasciare perdere la questione del permesso e di concentrarsi invece sul suono familiare di quel nome, realizzando tutto a un tratto che, da quando la sua bambina aveva cominciato a interessarsi più alle feste che allo studio, le sue labbra avevano pronunciato spesso le generalità di quello sconosciuto. Chi diavolo era questo Mark Newman? Sicuramente non si trattava di un suo compagno di classe, perché lei li conosceva tutti. Scacciò dalla mente l'immagine di motociclisti capelloni con giubbotti di pelle.
«Nessuno di importante» rispose Lucy distogliendo lo sguardo.
«E dove abita questo ragazzino?»
«Non è un ragazzino. Ha già diciassette anni!»
Oh, cielo! pensò Jessica. Siamo a posto! Un fannullone che non ha niente di meglio da fare che importunare giovani innocenti e vulnerabili come Lucy. Sarà senz'altro un delinquente. «E i suoi cos'hanno detto, quando si sono visti la casa invasa da orde di teen-ager?» Perché ho fatto riferimento ai genitori? Probabilmente lui vivrà in qualche alloggio abusivo insieme a un mucchio di sbandati.
«Ha soltanto il padre ed è sempre via.»
«Dove sta esattamente?»
«A Holland Park.»
Quella risposta placò parte dei sospetti di Jessica, anche se il fatto che si trattasse di una delle zone più belle di Londra non significava nulla.
«Lucy, so che ormai sei cresciuta, però là fuori è pieno di pericoli.»
«Me lo hai ripetuto mille volte, mamma.»
Chiunque fosse questo Mark Newman non capiva che la sua creatura era ancora una bambina senza nessuna esperienza? La sua mente lavorava febbrilmente, ma quando arrivò a figurarsi scenari di sesso si bloccò. Le risultava impossibile immaginare Lucy in rapporti intimi con qualcuno. «I ragazzi... le feste... tutto questo può aspettare. Adesso devi pensare solo ed esclusivamente allo studio. Gli esami sono ormai dietro l'angolo e...»
«Come posso dimenticarlo? Non fai che ricordarmelo ogni cinque minuti!»
«Per passarli dovrai applicarti molto!» esclamò la donna sentendo il tono della sua voce aumentare. La prospettiva che rifiutasse un'istruzione scolastica per qualche altro genere di insegnamento la terrorizzava, soprattutto se il professore in questione si chiamava Mark Newman.
«Ti dispiace se finiamo questa discussione domani mattina? Sono davvero sfinita.»
«Credi sia possibile combinare qualcosa nella vita senza una qualifica?»
«Ripeti sempre le solite frasi.»
«Perché sono importanti! Vuoi forse rimanere ancorata a...» Jessica indicò con la mano il loro minuscolo salotto. «Questo?» L'ultima cosa che desiderava per la figlia era che commettesse i suoi medesimi errori. «Vai a letto, tesoro» aggiunse poi notando come la ragazzina si fosse chiusa ormai in un ostinato silenzio.
Lucy si diresse verso le scale col capo chino.
«Ti voglio bene, tesoro. Se ti dico tutto ciò è solo per il tuo interesse.»
«Lo so. Anch'io ti voglio bene, mamma.»
Jessica si girò a lungo nel letto. Ogni volta che discuteva con la figlia non poteva non ripercorrere gli anni della sua infanzia nonché la gioia e le emozioni provate nel vederla crescere. Il suo primo sorriso, i primi passi, la prima parola, il primo giorno di scuola... Solo loro due e il mondo meraviglioso in cui si erano rinchiuse.
Inevitabilmente pensò anche alla sua vita e alle occasioni perdute. Forse sarebbe potuta diventare qualcosa di più della semplice segretaria di uno studio legale. I suoi datori di lavoro le avevano accordato molta fiducia e con l'esperienza aveva imparato a conoscere il diritto meglio di tanti giovani avvocati alle prime armi. Però era rimasta sempre dietro quella scrivania, mentre se le cose fossero andate diversamente, sarebbe potuta diventare un bravo avvocato.
Lucy non capiva l'importanza di una buona istruzione ma lei non le avrebbe permesso di buttare al vento le opportunità che le stava offrendo.
Mark Newman... Quand'è che sua figlia aveva pronunciato quel nome per la prima volta? Non riusciva a rammentarlo. La ragazzina era ben inserita nella sua classe e l'unico suo atto di ribellione si era verificato qualche mese prima allorché aveva deciso di abbandonare i jeans per delle lunghe gonne nere e vistosi gioielli di bigiotteria. All'epoca ne aveva riso con la madre di Kath, convinta che non ci fosse nulla da preoccuparsi e che stesse superando indenne il difficile periodo dell'adolescenza.
E invece si era sbagliata e doveva correre ai ripari. Non se ne sarebbe stata seduta con le mani in mano.
L'idea venne a Jessica domenica sera, dopo essersi accertata che Lucy avesse fatto i compiti e fosse andata a dormire. Era inutile combattere quella battaglia da soli. Tanto meno sarebbe stato opportuno andare a prendere la ragazza fuori dalla scuola tutti i giorni e riaccompagnarla a casa chiudendola a chiave nella sua stanza. No, c'era una strada migliore da percorrere. Non sapeva molto di Mark Newman, comunque abbastanza da capire che aveva una cattiva influenza sulla sua piccola.
E Mark Newman aveva un padre!
Di sicuro non poteva appellarsi al buonsenso di un adolescente di diciassette anni che non si faceva scrupoli a tenere alzate delle bambine fino alle due del mattino!
Si sarebbe rivolta direttamente al genitore.
Naturalmente non avrebbe detto niente a Lucy. Certo era un comportamento ignobile, tuttavia il fine giustificava ampiamente i mezzi.
Alle nove e mezza, quando prese in mano il ricevitore per fare la sua telefonata, Jessica aveva ormai assunto una studiata naturalezza, tipica di chi era pronto a commettere un'azione subdola. Aveva dovuto persino frugare nell'agenda di Lucy per recuperare il numero di telefono dei Newman.
Ascoltò gli squilli del telefono autoconvincendosi che agiva in quel modo nell'interesse esclusivo della sua creatura. Molte madri avrebbero fatto lo stesso.
«Posso parlare con il signor Newman?» chiese non appena udì una voce rispondere dall'altra parte.
«Mi dispiace, non è in casa. Chi lo desidera?»
«Sa quando rientra?»
«Scusi, ma lei chi è?»
«Una vecchia amica» rispose Jessica istintivamente. Non era il caso di lanciarsi in una spiegazione elaborata, inoltre ignorava l'identità del suo interlocutore. «Non vedo il signor Newman da anni e dal momento che mi trovavo da queste parti... ecco, ho pensato di chiamarlo.»
«Mi potrebbe lasciare il suo nome?»
«Hm... no, preferirei fargli una sorpresa. Sa... una volta io e lui ci conoscevamo bene.» E se fosse esistita una signora Newman?, si domandò Jessica all'improvviso. Poi, però, si ricordò che Lucy le aveva riferito che Mark viveva col padre e si tranquillizzò.
«Il signor Newman rientrerà domani mattina presto dagli Stati Uniti e andrà direttamente in ufficio.»
«Dovevo aspettarmelo. Be', vedo che non è cambiato affatto» buttò là lei bluffando. «Potrebbe dirmi