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L’ironia è la miglior filosofia
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L’ironia è la miglior filosofia
E-book114 pagine1 ora

L’ironia è la miglior filosofia

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Info su questo ebook

E Vera Libera rispose: «Rinuncia alle tentazioni di voler controllare le situazioni e alla pretesa che le cose siano come vuoi. La tua mente avrà così una nuova inventiva e si aprirà a una nuova prospettiva.Coltiva il sentimento e imparerai a cogliere il bello in ogni momento.Rinnova la tua vita, perché la sua scoperta non è mai finita. Se rifiuti il fluire tutto ti si confonde e la vita si arena sulle sponde. Accogli ciò che viene e lascia andare ciò che va: quel che sarà, sarà». 
“L’ironia è la miglior filosofia” è più di una raccolta di racconti: è una chiave di lettura della vita nella sua gamma infinita, è una prospettiva che lascia sullo sfondo l’invettiva, è il bicchiere mezzo pieno che lascia intravedere dopo il temporale l’arcobaleno.
LinguaItaliano
Data di uscita20 ago 2020
ISBN9788868273422
L’ironia è la miglior filosofia

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    Anteprima del libro

    L’ironia è la miglior filosofia - Claudia Vazzoler

    l’ironia

    Premessa

    Leggendo la raccolta di racconti brevi L’ironia è la miglior filosofia viene da dire che l’ironia è il quinto senso di Claudia Vazzoler. Se qualche vostro amico non l’ha ancora fatto, potete consigliargli di farsi un giretto sulla pagina Facebook gestita dall’autrice, Pensieri che passeggiano sulle nuvole. Io mi sono molto divertita. Per Claudia scrivere di relazioni amorose è una passione che sviluppa attingendo all’umanità. Il suo è il dono di capire al volo le persone, le situazioni, di riportare i loro gesti e comportamenti, di svelare i loro pensieri, di ricreare perfettamente la loro vita sentimentale. Un’empatia (e una telepatia) rara e innata. E così molti si sono divertiti nel leggere di Bettina la Capra, perennemente infelice con l’indole da meretrice, con una voce lamentosa e persona invidiosa, di Elena Darlavia che viveva a Traganze, dove il cuore ha molte stanze e il suo era una multiproprietà, di Achille, il tipico uomo che non si vuole impegnare, in cerca di nuove emozioni che poi si trasformano in sordide relazioni.

    Tutti avranno riconosciuto un’amica o un conoscente o si ritrovano loro stessi. La miglior fonte d’ispirazione per la scrittura? Lo dice Claudia stessa, la realtà. Finché lei scriverà, noi ci divertiremo a leggere le gesta di certi avvilenti personaggi. Credendo, comunque, che una volta spazzati via i casi umani, l’amore possa trionfare. O qualunque sia il modo di chiamare quella cosa che ti procura i crampi allo stomaco ogni volta che si è insieme.

    Rosanna Scardi, Corriere della Sera

    1.

    Felice Davvero, Primo Connesso e la patologia della nomofobia

    «Felice Davvero, ho una patologia! Si chiama nomofobia!» urlò disperato Primo Connesso.

    «E in cosa consiste?» chiese perplesso Felice Davvero. «Forse tu non lo sai, ma io sono tra quelli che dal cellulare non si separano mai. Ti potrà sembrare cretino, ma di notte lo tengo sul comodino. E mai non ne mollo l’ossessivo controllo. Ti sembrerà strano, ma il telefonino è ormai una propaggine della mia mano!» esclamò Primo Connesso.

    «È una patologia che si vede spesso: implica la paura incontrollata di rimanere sconnesso. Non è una cosa salutare: tu appartieni al club dei maniaci del cellulare. Della giornata il primo assaggio è l’aver controllato di aver ricevuto un messaggio. Non riesci più a vedere il mondo colorato da quando al telefono vivi abbracciato» disse Felice Davvero.

    «Ma questa patologia non è solo mia, sono in buona compagnia!» protestò Primo Connesso.

    «È vero, nella patologia sei in buona compagnia. Dallo studio dei telefoni squillanti emergono dati allarmanti: il 57% delle persone controlla il telefono entro ventidue minuti dal risveglio (manco il tempo di bere il cappuccino che hanno il naso dentro il telefono); l’83% legge le email di lavoro durante la notte e sempre di notte il 37% controlla le notifiche (dormire è passato di moda?); il 92% utilizza il cellulare a lavoro e il 59% lo controlla più di 200 volte al giorno (cosa?). Finiamo con un 80% che si addormenta con il telefono in mano e il 21% che lo usa per guardare film. Ripeto: nella patologia sei in buona compagnia» replicò Felice Davvero.

    «Caro Felice, non so più cosa fare: la mia vita non è più uno sballo da quando al pollice ho un callo. La mia patologia mi ha dimostrato che il tastierino ho consumato! L’umore della mia giornata dipende da quanta posta nel telefono mi è arrivata!» urlò in lacrime Primo Connesso.

    «Caro Primo Connesso, ogni tanto mettilo via il cellulare e prova a vivere. Da quel che si dice non è poi tanto male… osserva l’alba, il tramonto, le stelle e scoprirai cose belle. Scoprirai la vita nella sua gamma infinita» disse Felice Davvero.

    2.

    Felice Davvero e la creatività nel suo pensiero

    La creatività è multiforme, non puoi seguirne le orme. Con la ragione fa a botte e si presenta anche di notte. Spesso per entrare non ti chiede permesso. Come nel mare ci sono le maree, così nella testa lei ti lancia le idee. A volte è vulcanica, a volte è magmatica. A volte ti porta un pensiero contorto come se fosse un tronco un po’ storto. In quel tronco puoi trovare tante diramazioni che puoi interpretare nelle tue direzioni. La creatività ti mette in contatto con la tua vera identità.

    Pensieri che passeggiano sulle nuvole.

    «Che cosa stai leggendo Felice Davvero?» chiese Costante Insisto.

    «L’anima delle donne» rispose Felice Davvero.

    «L’anima delle gonne?» domandò Costante Insisto?

    «Ma che dici, sei sempre il solito. Spiegarti tutto a me non è dovuto, ma se ci tieni a sapere sto leggendo Aldo Carotenuto» asserì Felice Davvero.

    «Chia ha bevuto?» richiese Costante Insisto?

    «Non ci senti proprio… eh? Anche se ogni idea dalla tua mente è sparita sappi che ognuno di noi possiede una personale visione della vita. È importante la possibilità di entrare in contatto con l’alterità» disse Felice Davvero.

    «È successa una calamità?» chiese Costante Insisto.

    «Non si tratta di una calamità, ma tutto ha a che fare con il concetto di identità. La cultura patriarcale nel passato ha fatto alle donne diverso male. Puoi trovare tanti indizi dei numerosi pregiudizi. Non è una mia allucinazione il fatto che la donna sia stata in una subalterna posizione. Questa problematicità ha influito tra il maschile e il femminile nella relazionalità. C’è poi stata da parte delle donne la volontà di acquisire una coscienza femminile con grande intensità» spiegò Felice Davvero.

    «Ma ora Felice le cose sono cambiate, si sono tutte sistemate!» esclamò Costante Insisto.

    «Dici? Forse sarà il mio pensiero un po’ storto, ma noto ancora un’accentuata difficoltà di rapporto. Forse tu non te la senti di chiederti il perché degli eventi. Per te è un calvario ragionare sul patrimonio simbolico dell’immaginario. Tu pensi che la complessità della nostra dimensione interna sia grande solamente come una cisterna. Pensi che sia una follia il legame tra mitologia e psicologia. Sarai stupito, ma il mito racchiude in sé la risposta a ogni quesito» disse Felice Davvero.

    3.

    Felice Davvero e il passato è passato

    Felice Davvero incontrò Nostalgico Ancora dopo diverso tempo e gli chiese come stesse.

    «Non sto bene senza Stella Luminosa. Passo molto tempo a farmi castelli in aria. Immagino un film in cui le cose si sarebbero

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