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Tutto per te
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E-book514 pagine6 ore

Tutto per te

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Info su questo ebook

L'incontro esplosivo tra una principessa ed un drago...

Quando Jay incontra Kate, al bar, la seduce in un modo al quale la giovane con i capelli rossi non è insensibile. Ma quando tenta di attirarla in un angolo discreto e quando la giovane ragazza lo respinge, capisce che è stato ingannato: quella ragazza è vergine! A malapena ha l'età legale per essere in quel bar!

Se Kate apprezza di avere avuto l'attenzione di un uomo muscoloso e tatuato, è soprattutto perché non ha niente a che fare con i ragazzi di buona famiglia che conosce. Jay è un uomo, non un ragazzino. Ed anche se ha rifiutato le sue avances prima che l'irreparabile non fosse successo, è sconcertata quando delle foto della sua danza lasciva con il suo cavaliere fanno il giro dei social network... e della sua scuola!

Per evitare di avere una brutta reputazione, domanda a Jay che faccia finta di essere il suo fidanzato fino alla fine dell'anno scolastico.

Divertito dalla sua proposta, rifiuta i soldi ed esige piuttosto dei favori sessuali. Scioccata, Kate rifiuta e, di trattativa in trattativa, accetta di fare una prova, ma ad una condizione: non deve soprattutto toccare la sua verginità! Jay accetta, determinato a farle cambiare idea. 

Ma a quale prezzo?

LinguaItaliano
Data di uscita23 apr 2021
ISBN9781071597903
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    Anteprima del libro

    Tutto per te - Sara Agnès L.

    Ringraziamenti

    Faccio raramente dei lunghi ringraziamenti, ma oso sperare che mi perdonerete questi qui. Quando si scrive un romanzo, si è spesso molto soli, e Tutto per te non fa eccezione alla regola. Questo storia, l’ho portata, covata, protetta. Ed ecco che mi sfugge... per ritrovarsi nelle vostre mani. Grazie di averla scelta in mezzo a tutte le altre. Grazie di far vivere Kate e Jay nella vostra immaginazione. Anche dopo alcuni anni a scrivere ed a pubblicare, considero che è un privilegio di poter condividere le mie storie con voi.

    Questo libro, è quindi un’avventura che finisce. Un’avventura così lunga quanto caotica, lo ammetto... Per aver tenuto barra con me, tengo a ringraziare i miei primi lettori, quelli del mio gruppo fetish, che mi hanno aiutata a portare questa storia fino alla fine: Claire, Isabelle, Lis, Jenny, Daweed..., sapete che vi amo, eh?

    Tengo inoltre a sottolineare l’implicazione senza faglia del mio gruppo di lettrici selezionate con cura per la versione auto pubblicata di questo testo: Annette Lovichi, Céline Frömme, Marie Brohier e Valéry Houle. Grazie di aver concesso il vostro tempo alla mia principessa!

    Ed un ultimo grazie molto speciale a Catherine Lemay, la mia incredibile revisore da AdA, che ha saputo trovare le buone parole per sostenere le mie. Fin dall’inizio, lei ci ha creduto, e il suo entusiasmo mi ha dato delle ali. Per tutta la durata delle revisioni, ha portato questo storia con me, e l’ha perfettamente ottimizzata ben più di quello che pensavo poter fare. Grazie infinitamente per il tuo lavoro. Era un piacere di collaborare con te.

    Quanto al resto di quest’avventura, vi appartiene ormai...

    Buona lettura,

    Sara Agnès L.

    1

    Dovevano essere le undici, forse le undici e mezza al massimo, ed ero già un po' ubriaco. Sufficientemente per rimuginare la serata di merda che si annunciava. Mio padre mi aveva lasciato la gestione del Banditos, un bar carino che si trasformava in discoteca il venerdì ed il sabato sera. Ogni settimana, le fighette venivano a dimenarsi sulla pista da ballo mentre un DJ ci rompeva le orecchie con dei ritmi ripetitivi senza fine.

    Si, era un sabato.

    Ero seduto al bancone, a sorseggiare un ennesimo rhum cola per evitare di ubriacarmi troppo velocemente, perché dovevo assicurare la pausa degli impiegati fino alla chiusura. La settimana, andava ancora bene, ma in questo chiasso infernale, non avevo la minima voglia. Il mio telefono vibrò vicino al mio ventre ed un messaggio di Ivan apparve sullo schermo:

    «Devo andare a pisciare, mi puoi rimpiazzare dieci minuti?»

    Dato che era fuori, il vantaggio di prendere il suo posto, era di potermi allontanare da questa cacofonia e di godere di questa sera di maggio piuttosto fresca. In un sospiro, mi alzai e finì il mio bicchiere in un sorso prima di spianarmi una via in mezzo alla folla.

    — Verifica bene le carte dei giovani, mi ricordò Ivan. Non ti dico quanti ho mandato indietro dai loro genitori. L’ultima aveva a malapena sedici anni.

    Gli feci segno di levarsi dalle palle. Questo lavoro, lo conosceva a memoria. Lo faceva già a quindici anni. A quest’età, avevo una faccia ben più matura che la più parte dei tipi che entravano qui. Mi divertivo a mandare al diavolo i ragazzi più grandi di me, ma che non avevano comunque i diciotto anni richiesti dalla legge. Era tutto il vantaggio di essere il figlio del proprietario.

    Una volta sola, ne approfittai per accendermi una sigaretta. Controllai due o tre gruppi che venivano a fare la festa, principalmente delle donne che dovevano avere il doppio della mia età e che mi sbattevano gli occhi come se facessi parte del buffet – le panterone. Si fossi abbastanza sbronzo più tardi, perché no? Per il momento, dovevo lavorare.

    Una pausa, durante la quale tirai alla mia sigaretta guardando vagamente il cielo. Sentì delle piccole risate eccitate prima di vederle apparire. Erano tre. Non notai troppo le due che erano dietro, perché la prima, una rossa dai capelli fiammeggianti, catturò immediatamente la mia attenzione. Laddove cercò di entrare ignorandomi, col naso in aria, come se non meritassi che mi concedesse la minima attenzione, alzai le braccia per sbarrarle il cammino. Con una faccia da bambina viziata, rivolse verso di me uno sguardo altezzoso al quale vado incontro con la solita frase, sorridendo in maniera condiscendente:

    — Le vostre carte, signorine.

    Con affronto, immerse i suoi occhi dentro ai miei. Verdi. O grigi. Un colore che mi sorprese, ben più che le parole che attraversarono le sue labbra:

    — Ascolti, non ho l’età richiesta, ma è il mio compleanno e ho voglia di divertirmi.

    Dovetti battere le palpebre un paio di volte prima di tirare fuori la risposta consueta:

    — C’è l’Agora per le ragazzine. Qui, è per i grandi.

    Irrigidendosi davanti a me, espose il suo petto ben sagomato sotto il mio naso.

    — Sono gli idioti che vanno all’Agora! Crede che ho voglia di sfilare in un posto di merda vestita così?

    Staccando il mio sguardo dal suo seno, seguì il tragitto della sua mano, che spazzò via il resto del suo corpo. Avrei dovuto notare il suo vestito o la sua silhouette? Per una ragazzina, era davvero in forma. Abbastanza da farmi fare la domanda:

    — Quanti anni hai, esattamente?

    — Avrò diciotto anni. Questa sera, a mezzanotte.

    Troppo giovane. A malapena peraltro. Ma aveva fegato. E visto la velocità alla quale le parole uscivano dalla sua bocca dipinta di rosa, non dubitai neanche della veridicità delle sue affermazioni. Diciotto anni, un corpo da sogno ed un caratterino frizzante. Il mio genere di donna, sicuramente! Tranne che era una ragazzina... e a giudicare la marca della sua borsetta, veniva da High Valley. In altre parole: dal quartiere dove vivevano le bambine ricche.

    — Sei troppo giovane, ripetei io. E suppongo che anche le tue amiche lo siano. Posò una mano sul mio petto e fece finta di sfoggiare un broncio scontroso.

    — Oh! Andiamo! Tutto quello che vogliamo, è ballare e vedere dei tipi che non hanno quindici anni. Ti prometto che berremo solo un drink!

    Invece di mandarla direttamente al diavolo, esitai. Tecnicamente, era troppo giovane per entrare, ma non era più veramente una bambina. Ed il suo corpo era bello e ben quello di una donna. A lavorare e intanto avere un bel culo da guardare sulla pista da ballo...

    — Le tue amiche, quanti anni hanno? mi sentì domandare.

    Gli occhi della rossa mi fissarono diversamente, come se stesse verificando se fossi serio. E lo ero.

    — Anche diciassette. Gisele avrà diciotto anni tra due mesi e Ann in ottobre, rispose lei puntando prima la mora un po' rotonda dal viso scarlatto dietro di lei, poi la minuscola bionda al suo fianco, che mi lanciava degli sguardi curiosi mostrando un sorriso timido.

    Fantastico. Ero sul punto di violare la legge, non una, ma tre volte. La multa poteva essere salata se la polizia decideva di presentarsi nel quartiere. Era relativamente raro, ma non avevo mai creduto nella fortuna. Su questa cosa, avrei preferito che lei mi mentisse.

    — Fammi vedere la tua carta d’identità, pretesi io.

    Davanti alla mia richiesta, lei mi fissò con stupore.

    — Perché?

    — Dimostrami che è il tuo compleanno e ti lascerò entrare per un’ora.

    La negoziazione che ingaggiai non parve piacerle, perché increspò le sopracciglia, ma prima che tentasse di rilanciare, aggiunsi:

    — Nel caso tu non lo sapessi, rischio il mio posto.

    Questa, era una piccola menzogna, ma il lato drammatico sembrò giocare in mio favore: lei sospirò prima di aprire la sua borsetta. Qualche secondo più tardi, maneggiò la sua licenza di guida sotto il mio naso. Lo recuperai per darci un’occhiata.

    — Katerina McGregor, lessi a voce alta.

    — Kate, rettificò con tono infastidito.

    — Kate, ripetei io.

    Il suo cognome suonava dolce nella mia bocca. Lentamente, le restituì la sua carta, sorpreso che una ragazza che non era in regola mi avesse detto la verità. Era effettivamente il suo compleanno, e stava per avere diciotto anni. Tanto peggio per il rischio che prendevo se mio padre scoprisse che avevo lasciato entrare tre ragazzine nel suo bar. Il posto era sufficientemente affollato da poter credere che Ivan abbia commesso un errore... o tre!

    Con un piccolo cenno della testa, puntai alla porta che portava all’interno.

    — Un’ora, le ricordai, e soprattutto non fate stupidaggini!

    Un sorriso luminoso apparve sul viso della rossa e si affrettò di promettere:

    — Saremo bravissime, vedrai.

    Le osservai mentre entravano, poi riportai la mia attenzione in direzione del parcheggio. Ma che diavolo faceva Ivan? La sua pausa di dieci minuti era ampiamente passata! Ad un tratto, aveva voglia di andare a dare un’occhiata a ciò che succedeva dentro!

    2

    Quando ero incaricato al bar, mio padre insisteva che portassi una camicia bianca ed un gilet. Secondo lui, l’abito infondeva il rispetto, ma sospettavo che avesse sempre ammirato uomini d’affari di successo. Questo, o allora era semplicemente perché detestava i miei tatuaggi.

    Non appena Ivan tornò al suo posto, mi riversai di nuovo nello stabilimento, dove faceva un caldo terribile. Con una mano, mi sbottonai la parte superiore della mia camicia e mi postai al fondo del bancone, da dove poteva osservare la pista da ballo. Le tre ragazze si erano seduta ad un tavolo e discutevano con il cameriere gesticolando. Merda! Nick aveva dovuto avere il riflesso di domandarle le loro carte, anche lui. Al posto di lasciarle arrangiarsi da sole, mi diressi verso di loro.

    — Ah! È lui, vede? disse Kate puntandomi.

    Nick mi lanciò uno sguardo perplesso.

    — Hai lasciato entrare queste ragazzine?

    — Per un’ora, confermai. È il compleanno della rossa, quindi mi sono lasciato intenerire.

    — Non hanno diciotto anni. Non posso servirgli alcol.

    Irritato dal modo di rimettermi al mio posto, soprattutto davanti a queste ragazze, gli lanciai uno sguardo cupo.

    — Smettila! Non hanno nemmeno dodici anni! Dai, vai a fargli un cocktail, giusto che si divertano un po'.

    Puntando la rossa col mento, mi tenne di nuovo testa.

    — Lei guida.

    — Ehi! È Gisele, l’autista nominata! inveì Kate.

    Per mettere un fine a questa discussione sempre più ridicola, tagliai corto bruscamente:

    — Vai a portarle qualcosa e smettila di andarmi sui nervi. Questa sera, sono io il padrone, ti ricordi?

    Alzando le spalle, Nick annuì con la testa prima di ripartire in direzione del bar. Quando riportai la mia attenzione verso il tavolo, la rossa m’inviò un sorriso mentre le sue amiche mi fissarono come se fossi una sorta di supereroe. Avrei dovuto guardarle meglio, all’entrata. Se Kate assomigliava ad una donna, le altre avevano veramente l’aria di due bambine, con i loro seni piatti, i loro vestiti a collo montato e i loro occhi da cerbiatto! Non c’è da stupirsi che Nick le aveva chiesto le loro carte!

    Rivolsi il mio sguardo di nuovo in quello della rossa. Aveva quel qualcosa di allettante, senza dubbio! Quando scivolai con gli occhi più in basso, non mascherai l’interesse che suscitava la sua scollatura. In questo vestito, avrebbe distrutto la pista da ballo. Ed era possibilmente quello che lei sperava...

    — Grazie, disse lei.

    Ebbi voglia di chiederle un bacio. Dopo tutto, stavo forse per avere dei problemi se mio padre avesse scoperto quello che avevo fatto. Questo meritava sicuramente che potessi infilare la mia lingua nella sua bocca. O un’altra cosa, con un po' di fortuna... Stop! L’alcol mi saliva alla testa o cosa? Come facevo a non vedere una ragazzina? In questo bar, mi scopavo delle donne. Ed erano lungi ad essere giovani, il più delle volte.

    —  Me ne devi una, dissi semplicemente.

    Anche se speravo in una proposta da parte sua, lei mi sorrise senza dire una parola. Pazienza! Non era sicuramente il suo tipo. Era una brava ragazza. Una ragazza di classe. Una ragazza che avrebbe dovuto fregarsene di me, peraltro. Aveva avuto quello che voleva, dopotutto! Mettendo da parte il mio broncio contrito, la puntai con un dito e le ripetei la regola:

    — Un’ora, non di più.

    Girai i tacchi quando la sua voce spezzò il rumore fastidioso della musica che risuonava:

    — Ehi! Hai un nome?

    Stranamente felice dell’interesse che mi dava, stavo volando prima di risponderle:

    — Jay.

    Un sorriso fluttuante sempre sulle sue labbra, gli occhi di Kate scivolarono su di me. Stava per caso verificando la mercanzia?

    — Sei molto carino, Jay, replicò lei infine.

    Le sue amiche si misero a ridacchiare come idioti. Personalmente, ritenni una smorfia. Carino? Era questo, il suo complimento? Mi prendeva per il culo o cosa? Erano i cuccioli che meritavano questo genere di aggettivo, non un tipo come me! Incapace di risponderle, ripresi la mia strada in direzione del bar. Ma cos’era quella ragazza?

    3

    Osservai il grande moro muscoloso, Jay, che ripartiva verso il bancone mentre le ragazze ridevano come a delle bambine.

    — Gli hai dato del carino! ridacchiò Gisele.

    Senza lasciarlo con lo sguardo, alzai le spalle.

    — E allora? È vero che è carino!

    — Cosa dici? Ha l’aria di un buttafuori! Hai visto le sue braccia? È sicuramente un tipo losco. Ha un tatuaggio sul petto.

    Arricciai le sopracciglia e girai la testa in direzione della mia amica.

    — Un tatuaggio? Come l’hai visto?

    — Passa da qui.

    Gisele strofinò la sua maglietta all’altezza del collo, che non era per niente adatto a questo genere di serata, d’altronde, ma aveva rifiutato di mettersi qualcosa di più sexy.

    — Bene, aspettando l’alcol, mi fai una foto con il mio telefonino, pretesi io tendendole il mio nuovo iPhone. Ci servono delle prove!

    Posai con il mio sorriso più bello, sola, poi con Ann, prima di far segno a Gisele di venire ad incollarsi a noi per un selfie degno della nostra serata. Quando il cameriere ritornò, depose tre bicchieri sul nostro tavolo.

    — Approfittatene, signorine, è la casa che offre, annunciò lui con una faccia da funerale.

    Ancora un’attenzione dal tipo robusto? Decisamente! Le ragazze sghignazzarono di nuovo e brindammo insieme. Portai la mistura alle mie labbra. Era dolce, fruttuoso e ben zuccherato, ma si sentiva tuttavia l’alcol alla base. Al primo sorso, Gisele divenne rossa come un pomodoro.

    — È una follia! Siamo al Banditos, ragazze! ci ricordò lei.

    Sorrisi pensando a che punto Rachel si fosse arrabbiata scoprendo dove avevamo passato la serata. E anche tutte le ragazze della classe!

    Il mio bicchiere si svuotò rapidamente. Avevo sete e avevo voglia di divertirmi. Mentre sorseggiavo, cercavo Jay con lo sguardo. Con la sua corporatura, era facile a individuare: in piedi, alla fine del bancone, ad osservarci da lontano. Scoccandogli un sorriso ammaliante, alzai il mio bicchiere in sua direzione per ringraziarlo della sua attenzione. In segno di risposta, alzò semplicemente la testa e fece finta di picchiettare un orologio che non esisteva sul suo polso. Aveva ragione. Il tempo passava in gran fretta, e se volevo approfittare pienamente de quest’ora che mi aveva concesso, dovevo fare in fretta. Battendo sul bordo del tavolo, dissi:

    — Andiamo a ballare!

    In una nuova risata, le ragazze mi seguirono attraverso la folla. Era strano, ma soprattutto inebriante di essere qui. Niente a che vedere con l’Agora, dove i ragazzi erano spesso più giovani di me e dove la luce era meno soffusa. Questa sera, volevo un bar e degli uomini. Dei veri. Un po' come Jay: muscolosi, virili, che lavoravano al posto di andare a scuola. Per una volta, volevo sentirmi libera e soprattutto... donna!

    Sulla pista da ballo, la musica ebbe rapidamente la meglio sulla mia timidezza. Le persone erano diverse, più vecchie, ma il ritmo dava voglia di ancheggiare. Con le mie amiche al mio fianco, chiusi gli occhi e lasciai libero sfogo agli impulsi del mio corpo. Quando sentì le prime note di «I Gotta Feeling» dei Black Eyed Peas, alzai le mani e mi misi a ballare con furore. Era la mia sera, e volevo approfittarne al massimo!

    — Quel tipo, Jay, non smette di guardarti! gridò Gisele nel mio orecchio.

    Verificai l’informazione gettando un’occhiata al lato del bancone, prima di trattenere un broncio irritato. D’accordo, Jay mi aveva lasciato un’ora, ma iniziavo a credere che aspettava che passasse per sbatterci fuori!

    — Probabilmente ti trova una bomba. Ti sei vista in questo vestito? Si direbbe una modella! disse Ann.

    Continuando ad ancheggiare, mi posai seriamente la domanda. Avevo un pochino esagerato con questo vestito che attillava il mio corpo come una seconda pelle, ma piacevo veramente a questo tipo? Gli avevo fatto un piccolo numero di fascino, perché ero determinata ad entrare in questo bar costi quel che costi, ma avevo ugualmente un portafoglio riempito di soldi se ciò non fosse bastato. Jay ci aveva lasciate passare sperando che m’interessassi a lui? Se ricominciassi a sorridergli, sarebbe stato abbastanza gentile per lasciarci un po' più di tempo?

    Quando il DJ incatenò con una hit di David Guetta, Ann infine di lasciò andare. Si mise a gridare ed a saltare dappertutto e Gisele la imitò. Risi vedendole così contente. Avevo avuto un’idea geniale portandole qui! Ci eravamo fatte il culo a scuola, queste ultime settimane, ed era tempo che rilasciassimo la pressione. A turno, ci posavamo davanti al mio telefonino in mezzo alla folla e delle luci. Le nostre pagine Facebook avrebbe fatto diventare tutti verdi d’invidia. A quest’idea, ballai ulteriormente, facendo svolazzare i miei capelli come se fossi sexy mentre che Gisele continuava a fotografarmi. Questo sentimento di libertà era terribilmente eccitante! Qualcosa mi diceva che avrei potuto comodamente prenderci gusto...

    Quando una mano si posò sulla mia taglia, mi voltai per verificare chi osava toccarmi in tal modo, pronta a mandare al diavolo lo sfacciato in un baleno. Restai sorpresa di ritrovare Jay e credetti che il mio tempo fosse già scaduto. Pertanto, fece finta di ballare sul ritmo della musica ambientale per seguire i miei movimenti. Cosa? Voleva ballare? Anche se era un po’ maldestro, mi adattai alle sue gesta con un sorriso felice, poi scoccai uno sguardo in direzione di Gisele per farci fare una foto. Non solamente ero uscita in un bar fantastico per il mio compleanno, ma stavo flirtando con un tipo super muscoloso con dei tatuaggi. Se, con tutto ciò, non sarei diventata una ragazza super popolare a scuola, non lo sarei diventata mai più!

    Più ballavo contro Jay e più si strofinava contro il mio sedere. Le sue mani sui miei fianchi contornarono il mio corpo per venire a stringermi più strettamente. Vicino al mio orecchio, sentivo il suo respiro caldo.

    — Ti stai divertendo, bellezza?

    Mi girai e mi ritrovai nelle braccia di questo perfetto sconosciuto, a ballare in maniera lasciva con un ritmo techno che non lo era affatto.

    — È fantastico, confessai io con un ampio sorriso.

    I nostri corpi adottarono un ritmo più lento e le sue mani scendevano vicinissime al mio sedere. Per poco, mi sarei messa a ridacchiare. Gli piacevo. Era la prima volta che mi sentivo così desiderabile, del resto!

    Da così vicino, ebbi tutto il tempo di dettagliare Jay: nonostante le sue larghe sopracciglia e i suoi capelli neri in disordine, che gli davano un’aria severa, aveva un viso più giovane di ciò che mi era sembrato, all’entrata. Cercavo il tatuaggio del quale mi aveva parlato Gisele fissando il suo torso, che la sua camicia semiaperta lasciava intravedere, poi feci scorrere due dita sulla parte visibile, vicinissimo al suo collo. Era veramente forte! Si sarebbe detto come un tipo nei film. Niente a che vedere con i ragazzi della scuola!

    — Ha l’aria immensa, il tuo tatuaggio! Dissi io per spiegare il mio gesto. Avrà fatto un male cane!

    — Ho visto di peggio, disse lui senza lasciarmi con gli occhi. Vuoi che ci isoliamo per fartelo vedere?

    Gli lanciai uno sguardo beffardo e lo rimproverai in modo leggero:

    — Mi prendi veramente per un’idiota?

    Fece un sorriso devastante, poi si mise a ridere di buon cuore. Lo guardai, sorpresa di vederlo così rilassato. Questo lo rendeva ancora più carino. Carino, si, non lasciavo perdere.

    — Credevo che eri qui per divertirti? mi disse con aria dispettosa.

    Posando la domanda, si strofinò in maniera indecente contro di me e restai stupita di quello che percepì nei suoi pantaloni. Aveva... un’erezione?

    — Ma... io... io mi diverto, balbettai io sentendomi arrossire.

    Senza fermare il suo passo di danza, immerse uno sguardo nero dentro al mio.

    — Ho probabilmente bevuto troppo per fissandoti, ma ti muovi divinamente bene, e hai un gran bel culo...

    Pronunciando queste parole, scese ad afferrare una delle mie chiappe e sussultai respingendolo delicatamente.

    — Ehi! Stai esagerando!

    Mi lasciò grugnendo. Lanciai un’occhiata leggermente spaventata nei dintorni: ma dove erano pertanto Ann e Gisele quando la loro presenza era richiesta?

    — Capisco. Si è gentili quando si ha bisogno di un favore, ma si fa la bambina moralista appena le cose sfuggono di mano. Sei al Banditos, bellezza, non in un parco giochi!

    Puntò sulla porta d’ingresso ritrovando un’aria cupa.

    — È mezzanotte. Il tuo tempo è scaduto. Buon compleanno.

    Serrai i denti quando mi diede le spalle. Cosa? Tutto qui? Col pretesto che non mi lasciavo palpeggiare, non potevo restare nel suo bar un po' più a lungo?

    — Non è passata un’ora! m’innervosì io.

    Si voltò prima di indirizzarmi un sorriso che mi spaventò.

    — Se vuoi restare più a lungo, dovrai essere gentile.

    Arricciai le sopracciglia, scioccata da quello che sottintendeva, e si affrettò ad aggiungere:

    — Ti ricordo che sto violando la legge avendo dei minori sotto il mio tetto.

    Puntò con le dita alle mie amiche, che ballavano qualche metro più lontano tra due gruppi di trentenni, completamente assorbite dalla musica. Non potei mascherare la mia smorfia infastidita. Era vero che Gisele e Ann non si erano vestite correttamente per l’occasione, ma non mi avevano creduto quando le avevo detto che andavamo al Banditos. Era il loro sbaglio, anche! Arrabbiata, gli urlai contro:

    — Quando vuoi per un’ora in più? Cinquanta? Cento? Non devi altro che chiedere!

    Il suo sguardo si offuscò e compresi che avevo posto la domanda sbagliata. Io che credevo di poter convincerlo con del denaro! Prima di darmi la schiena per una seconda volta, sbraitò:

    — Hai cinque minuti per uscire di qui!

    Subentrando all’improvviso alla mia desta con Ann, Gisela disse:

    — Ahi! Ha l’aria furiosa!

    — Me ne occuperò io, promisi.

    Camminando più veloce che potevo con i miei tacchi, raggiunsi Jay vicino al bar e posai una mano sul suo braccio muscoloso per attirare la sua attenzione.

    — Ehi! Non volevo insultarti con la mia proposta, mi scusai rapidamente. Cercavo solo di trovare un accordo.

    Rituffò i suoi occhi neri su di me. Così neri che ripresi le mie dita per precauzione.

    — Non sono in vendita, capito? sputò lui. Se le mie regole non ti stanno bene, puoi anche ritornartene dal tuo paparino ricco.

    Colta in piena dalla sua risposta, m’innervosì a mia volta:

    — Oh! Capisco! Il signore si arrabbia perché gli ho offerto del denaro, ma non si vergogna a palpeggiarmi come se fossi una puttana, eh!

    Fu il mio turno a lui dargli le spalle, ma appena aveva fatto un passo in direzione delle mie amiche, Jay mi afferrò il braccio e grugnì:

    — Senti... Sono un po’ ubriaco, e mi forse mi sono lasciato trasportare...

    Lo fissai con stupore. Mi stava chiedendo scusa?

    — Volevo solo che si passava un bel momento, disse lui ancora. Tu ballavi, e sembravi aver voglia di divertirti...

    Il suo sguardo suggerì un seguito che mi fece arrossire fino alla punta dei capelli.

    — Io... non sono così! farfugliai.

    — Certo che no! mi schernì lui. Sei una giovane ragazza di buona famiglia. Una piccola principessa che scende dalla sua valle per respirare l’aria viziata del popolo...

    — Ehi! Non hai idea di chi io sia!

    Alzai il tono e lo fulminai con lo sguardo. Al posto di far dubitare delle sue parole, la mia aria offesa non parve che a farlo ghignare. Si girò verso il bancone e recuperò un bicchiere di Coca Cola che portò alle sue labbra. Ecco qua, ero fottuta! Dovevo tornare dalle ragazze e dir loro che ci avrebbero sbattuto fuori. A meno che...

    — Contro un bacio, ci lascerai ballare un’ora in più?

    Jay riportò la sua attenzione verso di me, intrigato dalla mia proposta. I suoi occhi esplorarono il mio corpo, poi chiese:

    — Potrò palpeggiare il tuo culo mentre ti ficco la mia lingua nella tua bocca?

    Il mio cuore perse un battito. Questo tipo ci andava giù pesante, ma scelsi di passare oltre alla sua volgarità e riflettei seriosamente sulla sua richiesta. Questo bar era fantastico. Non volevo che la serata terminasse così veloce. Cosa poteva succedermi di grave? Eravamo in pubblico! Ero qui per divertirmi e per festeggiare il mio compleanno. Tanto da sopportare fino alla fine.

    — Affare fatto.

    In due passi, m’intrufolai vicino a lui e posai la mia bocca sulla sua.

    4

    Restai congelato quando Kate mi baciò in quarta. La sua lingua spinse contro le mie labbra per aprirsi un cammino fino alla mia, ma appena avevo avuto il tempo di rispondere al suo gesto, lei arretrò con la testa, e tutto si fermò. Di già? Durante una frazione di secondo, credetti di aver sognato, ma di fronte all’aria di sfida che mostrò, arricciai le sopracciglia.

    — Pensi che questo sia un bacio?

    — Secondo te? sibilò lei.

    La mia mano si posò sul suo fianco e la riportai verso di me, bloccando il corpo contro il bancone e aspettando che l’effetto a sorpresa si attenuasse. Il suo viso vicino al mio sembrava sconcertato, ma la sua bocca era piena e pronta ad essere divorata. Senza contare i suoi occhi, che avevano veramente un bel colore...

    — Un’ora in più, penso che ciò meriti un vero bacio, annunciai io prima di chinarmi verso di lei.

    Strofinai la punta del mio naso contro il suo e sorrisi quando le sue labbra si aprirono nell’attesa. Presi tutto il mio tempo prima di posare la mia bocca sulla sua per farla languire. Non appena lo feci, lei lanciò la sua lingua all’assalto alla mia. Ritirando la testa, grugnì:

    — Piano, piccolo tornado. Lasciami degustarti.

    Annuì vivamente con la testa e vidi che il suo petto saliva e scendeva rapidamente. Era nervosa? Uhm! Non mi piaceva molto avere la sensazione di rubare qualcosa ad una donna.

    — Se preferisci che ci fermiamo, le dissi, deluso mio malgrado.

    — No, io... è solo che... non è il mio modo di fare questo. Ma va bene! Possiamo continuare, mi assicurò lei.

    Un sorriso beffardo s’insinuò sulle mie labbra. Era nervosa, ma non troppo rigida, era una buona notizia. Invece di riprendere la sua bocca, arrivai ad accarezzare il suo labbro dalla punta del dito.

    — Sei veramente una giovane ragazza di buona famiglia, te, constatai.

    Lei sogghignò prima di ammettere:

    — Si, beh... non si sceglie dove si nasce.

    La sua replica mi stupì tanto quanto mi piacque. A questo punto, non potevo che essere d’accordo con lei. Annuì prima di chinarmi di nuovo verso la sua bocca. Questa volta, lei tese il suo viso verso di me e mi lasciò guidare il bacio. Anche se era il corpo di una ragazza sexy che tenevo contro di me, pensavo soprattutto che era quello di una bambina di papà, probabilmente pieno di soldi. Un frutto proibito. E che frutto! Le sue labbra erano calde e docili, e la sua lingua si lasciò domare ben più facilmente di quello che mi aspettavo. Io che raramente perdevo tempo con questo genere di preliminari, ecco che prendevo un piacere folle a divorare questa bocca. Quando il mio paletto si stancò di queste sciocchezze, feci scivolare una mano sul culo di Kate. Sotto il suo vestito aderente, sentivo che portava un perizoma. Questo mi eccitava parecchio. Impastai questa carne tenera ed approfittai del fatto che era con la schiena contro il bancone per osare di toccare questa pelle nuda sotto il tessuto. Con un lamento, trattenne il mio gesto e strappò via la sua bocca incastrata sotto la mia.

    — Ehi! Adesso stai andando troppo oltre!

    Era affannata e le sue labbra erano magnificamente gonfiate dal sottoscritto. Contemplai la mia opera, e dovetti ammettere che avrei voluto prenderne un po' di più...

    — Le ragazzine di buona famiglia non si fanno toccare in pubblico? la presi in giro senza rilasciare il suo culo.

    In segno di risposta, mi fulminò con lo sguardo e mi respinse per poter svignarsela.

    — È stato comunque un bel bacio! dissi io per cercare di trattenerla un po' più a lungo.

    — Peccato che tu abbia rovinato la fine! replicò lei lanciandomi uno sguardo di fuoco.

    Sorrisi come un idiota. Avrei riconosciuto questo sguardo tra mille: l’avevo appena accesa. Mentre risistemava il suo vestito, che avevo alzato senza alcun pudore, aggiunse:

    — E hop! Questo fa un’ora in più per noi. Buona serata!

    In un lampo ritornò a fondersi con la folla, ed io restai lì, vicino al bancone, con un’erezione mostruosa. Era da un po' che una ragazza mi aveva fatto un tale effetto! Quella, me lo faceva! E mi restava ancora un’ora per mettere a punto una strategia per raggiungere questo obiettivo.

    Mi girai di fronte al bancone per recuperare il mio bicchiere, che terminai in un sorso. Claudia diminuiva sicuramente le mie razioni di rum, perché ebbi la sensazione di bere solo Coca Cola. Era la mia solita fortuna! Anche se avevo già la testa offuscata, sapevo quello che andava fatto con quella ragazza: farla ubriacare e portarla nell’ufficio di mio padre. Avrei preferito di farla salire da me, ma con le sue amiche nei paraggi, era meglio fare veloce. Fanculo alla notte torrida, mi sarei accontentato di un bacio veloce.

    — Tu, stai cercando guai! sentì io.

    Non ebbi bisogno di girare la testa per sapere che Nick era quello che mi elargiva i suoi buoni consigli.

    — Lei è qui per divertirsi. Non vedo perché non potrei fare altrimenti! mi difesi debolmente.

    — È una ragazzina, ed a giudicare dal suo aspetto, viene sicuramente da High Valley. Al posto tuo, manterrei il mio uccello nei pantaloni.

    — Si, ma tu non sei al mio posto, sibilai io.

    Sbattei il mio bicchiere contro il bancone, sperando di attirare l’attenzione di Claudia. Avrebbe fatto meglio a darmi una dose! Che quella ragazza venisse da High Valley, non m’importava niente. Insomma... non negavo il piccolo lato avventuriero che derivava dall’idea di scopare una futura riccona rigida. Non me ne fregava un cazzo. Avrebbe dimenticato in fretta un poco di buono come me. Con un po' di fortuna, non si ricorderebbe neanche più l’indomani.

    Al mio fianco, Nick si appoggiò per vedermi meglio.

    — Mi puoi dire perché vai in cerca di problemi?

    — Per far incazzare il mio vecchio, è l’unica spiegazione! replicai senza battere ciglio. 

    Mi assicurai che Claudia mi abbia visto farle segno di sbrigarsi per riempirmi il bicchiere, poi mi voltai per verificare dove era la mia preda. Come prevedibile, Kate ballava con le sue amiche, vicine al loro tavolo. Quando notai lo stato delle loro consumazioni, dissi a Nick:

    — Vai a riservirle un po’ d’alcol. E dì a Claudia di andarci pesante con il rum.

    — È vodka, mi contradisse lui.

    — Non importa. Una volta che sarà sbronza, vedrai che le sue gambe si apriranno come un piccolo germoglio in primavera.

    Scoppiai a ridere, ma ero l’unico a trovare il mio gioco di parole divertente. Pazienza! Se quest’idiota non vedeva tutto il potenziale della situazione, era un suo problema, non il mio. Questa ragazza era magnifica ed era in debito con me. Uno scenario simile, non si rifiutava!

    Attesi che Nick li portava di nuovo i bicchieri mentre sorseggiavo il mio. Ricevendo il suo cocktail, Kate mi cercò con lo sguardo e mi inviò un sorriso mesto. Cosa? Cosa c’era che non andava con quella bevanda? Chinandosi verso il cameriere, gli disse qualche cosa nell’orecchio ed ero impaziente che venisse a consegnarmi il suo messaggio.

    — Allora? domandai a Nick non appena si avvicinò.

    — Dice che sei un coglione prevedibile, ma ti ringrazia lo stesso per le bevande.

    Invece di offendermi dalla sua battuta, ridacchiai come un imbecille ed alzai il mio bicchiere in direzione di Kate. Avrebbe potuto sogghignare o farmi quell’arietta da principessa della «vallata», ma mi rese semplicemente il mio gesto prima di portare la bevanda rossa alle sue labbra. A questo ritmo, mi bastava attendere un po'. Dieci o quindici minuti, al massimo. Con così tanto alcol nel sangue, finirà presto a trovarmi affascinante...

    5

    — L’hai proprio colpito nell’occhio! ridacchiò Gisele sorseggiando il suo bicchiere di Coca Cola Light.

    Sogghignai senza rispondere. Tuttavia, dubitavo che Jay mi trovasse bella, ma aveva un modo molto strano per dimostrarlo. Un corso accelerato di galanteria non gli farebbe male, a lui! D’altro canto, quanto era eccitante! E i suoi baci, wow! Niente a che vedere con i tentativi di seduzione sinistri e inoffensivi di alcuni amichetti che avevo avuto nella mia breve vita!

    Ann ballava sulla pista e sembrava che si stesse divertendo un mondo. Questa cosa rossa che bevevamo doveva essere ben caricata di alcol, perché iniziavo ad avere la testa che girava. Al diavolo alla saggezza: ritornai all’assalto della musica e ricominciai a dimenarmi in questa folla di cui non avevo a che fare. Meglio approfittare del posto mentre l’ora girava! Jay sarebbe venuto a rifarmi il suo piccolo numero da macho, e con un po' di fortuna, sarebbe stato più gentile... e mi avrebbe baciata di nuovo. Anche se era un idiota, bisognava ammettere che nelle sue braccia muscolose, mi sentivo piacevolmente donna.

    Dei tizi mi lanciarono dei sorrisi e delle occhiate interessate. Uno di loro avanzò per ballare con me. Ero bella. Ero desiderabile. Ecco un gioco al

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