Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Sofia e l'effetto Q
Sofia e l'effetto Q
Sofia e l'effetto Q
E-book177 pagine1 ora

Sofia e l'effetto Q

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

In una sera di un'ordinaria giornata di inizio primavera, a Milano, si

consuma un sinistro rapimento di una bambina di nome Beatrice. Il

tragico evento obbliga il padre Alberto a confrontarsi con scioccanti

rivelazioni riguardanti sua moglie Sofia, una bellissima donna impegnata

nel sociale come medico chirurgo. Imprevedibili eventi successivi lo

trascineranno suo malgrado in avventure mirabolanti al limite del

possibile, in luoghi misteriosi e sconosciuti della Terra, dove la sua

convinzione di appartenere all'unica specie "intelligente" esistente

nell'Universo, cambierà drasticamente. Intrecci interplanetari e

inattesi colpi di scena infine, porteranno l'uomo alla scoperta di una

verità su di sé, sulla piccola Beatrice, e sulle origine dell'intera

umanità.
LinguaItaliano
Data di uscita6 mag 2021
ISBN9791220336727
Sofia e l'effetto Q

Correlato a Sofia e l'effetto Q

Ebook correlati

Thriller per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Sofia e l'effetto Q

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Sofia e l'effetto Q - Franco Vaccaro

    ombra.

    Milano, 29 marzo 2036.

    Era una giornata soleggiata, con una temperatura ben oltre le medie stagionali, da aprile inoltrato. La gente si riversava con piacere nelle strade trafficate della città, per una passeggiata o semplicemente per lasciarsi alle spalle l’inverno piuttosto rigido trascorso perlopiù nelle abitazioni per le copiose ed intense nevicate che avevano imbiancato più volte Milano, ricoprendo i tetti e le strade con una spessa coltre di ghiaccio. I caldi raggi del sole di quel pomeriggio contribuivano a sciogliere il grigiore dei ricordi che avevano dipinto le interminabili giornate passate al riparo dalle intemperie, favorendo il normale ciclo di rinnovamento della natura.

    E in una delle vie principali, nelle vicinanze del centro, un maestoso albero esibiva una rigogliosa fioritura, con alcuni dei rami pendenti al di là di una cancellata signorile, su un marciapiede, in quel momento attraversato da una giovane donna con passo spedito: Sofia, 33 anni, stimato medico, era in visibile affanno. Percorreva la strada di corsa, fintanto che il suo sguardo prese a brillare alla vista di una bambina di circa tre anni, distante qualche decina di metri da lei, che era in trepida attesa: sua figlia Beatrice, una pargoletta dal viso paffutello e incorniciato da lunghi boccoli castano chiari che le scivolavano su di una sgargiante camicetta a fiorellini. Se ne stava davanti a un portone di un asilo nido privato in cui aveva trascorso la mattina, un vecchio caseggiato ultracentenario dall’estetica severa, somigliante più ad un edificio di culto che ad una struttura adibita a assistenza infantile. Con lei c’era una tutrice che le teneva la manina, parecchio agitata, sebbene saldamente trattenuta da quella signorina che scrutava nei dintorni, tra i numerosi passanti.

    Alessia, da poco dipendente dell’Istituto Maria delle Grazie, tentava di nascondere l’evidente preoccupazione agli occhi accesi blu-oceano di Beatrice, perché in quel soleggiato pomeriggio, Sofia, come in altre occasioni, era in netto ritardo. Alla sua prima esperienza in linea con gli studi effettuati, Alessia era più che soddisfatta per la sistemazione ideale arrivata, seppur con difficoltà alla soglia dei trentadue anni.

    Da mesi oramai coronava il suo sogno di lavorare a stretto contatto con i fanciulli che le riempivano il cuore di un affetto incondizionato tanto ricercato e mai giunto. In loro compagnia si sentiva a suo agio, un po’ meno tra gli adulti, specie con l’universo maschile, défaillance relazionale che imputava ad un’estetica non proprio attraente. Forse, con qualche chiletto di meno e maggiore attenzioni alla cura di sé, avrebbe potuto ambire anche solo ad una fetta del successo riscosso dall’irresistibile mamma della graziosa bimba che teneva per mano.

    Eccola!

    Le sorrise, salutandola con il braccio. Sofia era ambita dagli uomini, tanto quanto invidiata dalle altre donne, non passando inosservata con quel suo corpo slanciato di oltre 170 centimetri e dalle giuste proporzioni. Esibiva una folta capigliatura castano chiaro, lunga e mossa, che le metteva in risalto un volto dai lineamenti sottili, delicati. Gli occhi azzurri dal taglio orientale, una pelle setosa, lunare, carnose labbra esaltate da un timido rossetto, le donavano una parvenza angelica. Le si aggiungeva una voce suadente dalle calde sonorità, le stesse con cui richiamava la figlia raggiunta:

    «Tesoro, sono qui…»

    Di professione chirurgo, coltivava da sempre una smodata passione per la medicina, spinta da una naturale predisposizione ad aiutare il prossimo. Specializzata in chirurgia vascolare, lavorava come libera professionista in vari centri ed ospedali dell’hinterland milanese. Un talento esclusivo, tenuto in debita considerazione dai suoi superiori, i quali riponevano fiducia in lei e nelle sue capacità. L’attendeva una carriera strepitosa… e un marito spazientito che la cercava da ore sul suo cellulare.

    Da un luogo sconosciuto della Terra.

    «Questi sono segnali di sconfinamento!»

    Due uomini dall’aspetto austero erano impegnati nell’analisi di alcuni dati rilevati da un punto imprecisato del globo terrestre. Discutevano in un grande salone dalle vaste proporzioni, riempito da sofisticate ed avveniristiche apparecchiature, ambiente futuristico, leggermente illuminato da una serie di fari led da luce fredda. Impeccabilmente vestiti con completi scuri, gesticolavano animatamente, continuando a sfiorare un pannello sottile sospeso a mezz’aria, dove si alternavano complessi calcoli matematici, schemi astronomici con ampie fette di Universo. Nell’atto di ingrandire un sistema stellare binario sito in un punto specifico della via Lattea, con i suoi tredici pianeti, si aprirono in successione diverse videate che si accavallarono le une sulle altre, interagendo tra loro.

    «Ecco la provenienza! Le tracce di DNA ci portano dritti al sistema Trix.»

    «Sistema Trix? Ne siamo sicuri?»

    «Sembrerebbe di sì.»

    Strutture molecolari roteanti, riproponevano in sequenza le quattro basi azotate del corredo genetico umano, la doppia elica, comparata al materiale biologico non convenzionale, rinvenuto e proiettato in 3D in sovrapposizione, proprio per una giusta valutazione.

    «Guarda», indicò Drak al collega Sandez, riferendosi all’inconsueta configurazione rintracciata.

    In quel momento, una porta nel lato opposto della sala si aprì. Un tizio si avvicinò ai due porgendo loro uno strumento molto simile ad un lungo tablet, che venne preso e scosso accanto al pannello di luce, il quale acquisì le relative informazioni per effetto transitorio così ad integrarle.

    «Perché la cosa non mi sorprende?», esclamò Drak, «Non potevano che essere loro, gli Ebi…»

    Altraide e la sua specie.

    Altraide N2513 è una sigla anagrafica, una sorta di nome e cognome che in questo caso identifica un alto graduato militare appartenente ad una specie aliena evoluta quanto spietata, che include nella propria anatomia parti artificiali cibernetici per amplificarne le potenzialità. Alti in media più di due metri, dalle forme lupoidali, si distinguono per intelligenza sopraffina. Appaiono con il lato destro del cranio ricoperto da uno strato sottile di metallo, calotta composta da diversi assemblaggi di microscopici congegni e varie sonde che s’impiantano direttamente nella materia grigia: l’intermittenza di minuscole lucine, ne testimoniano l’attività continua…

    Hanno l’occhio destro ricoperto da un oculare a zoom variabile e la possibilità di sparare un sottile fascio laser di color verde che agevola la visuale o l’eventuale messa a fuoco notturna. L’udito è potenziato da sistemi di amplificatori del suono, mentre due tubi flessibili dal diametro di tre centimetri l’uno, discendono dalla calotta cranica di metallo, congiungendosi a una esostruttura a movimento pneumatico che percorre l’intera colonna vertebrale, sino al bacino. I movimenti delle braccia sono supportate da moduli bionici esterni, come per le gambe.

    Questi esseri giganteschi incutono timore solo a guardarli e la loro fama li precede in tutta la galassia, sia per cinismo che per arroganza. Sono chiamati E.B.I., un acronimo dispregiativo che vuol dire Entità Biomeccaniche Intelligenti. Nei secoli si sono distinti per diabolica attività spaziale, volta all’assimilazione di altri mondi. Avanzano nelle immensità siderali razziando con efferata crudeltà interi pianeti e sopraffacendone gli abitanti, schiavizzando ogni singolo individuo.

    Le popolazioni invase vengono sistematicamente impiantate con la loro componentistica artificiale, via innesti celebrali, che fungono da strumenti di controllo. In pratica, questi arnesi svuotano le coscienze e le piegano ad una volontà centralizzata. Da qui, la conseguenza di 24 miliardi di lupoidi biomeccanici che si comportano come un’unica entità pensante al comando dell’impero più discusso del quadrante Alpha. Vivono su di un tenebroso pianeta chiamato Ebionix…

    «Generale Altraide, entriamo nell’orbita terrestre in modalità occulta.»

    Perfetto, pensò il militare.

    Al tramonto.

    Sofia era rientrata a casa, una mansarda non grande ma essenziale, dal taglio moderno e funzionale, arredata sobriamente, il suo piccolo regno dove adora rilassarsi e stemperare gli impegni della giornata. Composta da una zona living, cucina e salotto in un unico ambiente illuminato da un elegante lampadario di vetro, una curata camera da letto, un bagno spazioso, la stanzetta di Beatrice e l’utile ripostiglio.

    Aveva deciso di acquistarla soprattutto per quella comoda terrazza da dove poter ammirare un panorama esclusivo: è la parte più alta di Milano con una significativa porzione del Duomo e la sua famosa Madonnina…

    L’appartamento non vantava una metratura faraonica, però era ben personalizzata, con gusto e finiture di pregio. Sofia l’aveva acquistata con i suoi primi sudati guadagni, un’inestimabile soddisfazione che la ripagava di tutti gli anni trascorsi a sgobbare sui libri, all’università: luogo accademico in cui aveva conosciuto Alberto, tra l’altro, l’uomo che poi sarebbe divenuto suo marito.

    Al tempo lui si presentava come giovane riservato dal fare scontroso, ma che brillava non di meno per bagaglio culturale spropositato, vera e propria enciclopedia vivente in grado di muoversi con disinvoltura tra i diversi ambiti dello scibile umano. Fu questa la prerogativa che fece capitolare la giovanissima Sofia, caduta vittima del conturbante fascino del maschio colto però sfrontato, rude, sopra le righe e dagli atteggiamenti ostentatamente spregiudicati. Con qualche anno più di lei, alto 185 cm, non lo si poteva definire di bell’aspetto, avendo un volto spigoloso e scavato, delle folte sopracciglia, i capelli ricci, occhi marroni ed una corporatura tutt’altro che sportiva. Esibiva una lieve pancetta sporgente, in aggiunta ad una postura appena curvata.

    Superati gli studi, Alberto divenne abile negli investimenti finanziari, optando per un ambito lavorativo differente dalla laurea di medicina conseguita. Ancora prima di sposare Sofia, si era trasferito nella sua mansarda contando su di una ricercata quanto attesa indipendenza…

    Al momento i due stavano affrontando una profonda crisi coniugale che si protraeva da tempo. I litigi erano continui, così come i lunghi silenzi erano all’ordine del giorno, un rapporto sfilacciato. Probabile la causa da ricercare nell’improvviso cambiamento dell’uomo dopo la nascita di Beatrice, divenuto più assente e a volte anche verbalmente violento. Questi e altri motivi, indussero Sofia a raffreddarsi nei suoi riguardi.

    «Ti avrò chiamata decine di volte!»

    Alberto rimproverava la moglie di non essere stata rintracciabile per quasi tutta la giornata.

    «Mi devi spiegare che fine fai ogni tanto!», continuò, alzando la voce.

    Discutevano animatamente sulla terrazza, con un calice di buon vino rosso sorseggiato tra una rimostranza ed un’altra.

    «Quelli dell’asilo mi hanno tempestato di chiamate, non vedendoti arrivare. Si può sapere dov’eri finita, forse meglio, con chi eri? Mica ci vuole un investigatore per capire che te la fai con qualcun altro!»

    Sofia alzò gli occhi al cielo, quella notte decisamente terso, raramente così pulito da concedere

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1