Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Proposta da Tiffany
Proposta da Tiffany
Proposta da Tiffany
E-book155 pagine2 ore

Proposta da Tiffany

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Vivere nella capitale della moda, incontrarsi casualmente da Tiffany e scoprire di avere una grande, totalizzante passione in comune: l'arte. L'incontro tra Sarah Mandelli e Andrea Monti non poteva avvenire sotto una stella migliore. Entrambi lavorano a Milano, lei per la Moart, una delle più prestigiose gallerie d'arte della città, e lui per un'importante casa d'aste. La loro attrazione è immediata, bruciante. Insieme trascorrono un romantico weekend a New York tra mostre, musical a Broadway e passeggiate a Central Park. Difficile credere che questo non sia solo un sogno, e infatti al ritorno Sarah si risveglia di colpo quando vede Andrea baciare una bellissima modella bionda, che porta al dito un anello che può significare soltanto una cosa. Spesso, però, le apparenze ingannano...
LinguaItaliano
Data di uscita21 giu 2021
ISBN9788830529465
Proposta da Tiffany

Correlato a Proposta da Tiffany

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Proposta da Tiffany

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Proposta da Tiffany - Rory Rose

    1

    Sarah Mandelli uscì dalla Moart, una delle più note gallerie d'arte di Milano. Era un pomeriggio particolarmente caldo, pensò facendosi aria con la mano per avere un po' di sollievo.

    Aveva appena finito di lavorare e per il resto della giornata era libera, così decise di andare a bere qualcosa di fresco e magari approfittarne per fare un giro per negozi, visto che tra non molti giorni sarebbe stato il compleanno di Caterina, la sua migliore amica, nonché coinquilina.

    Si erano conosciute sui banchi dell'Università di Milano, frequentando il corso di Economia e Gestione dei Beni Culturali, e da allora non si erano più separate, nonostante fossero molto diverse l'una dall'altra. Caterina possedeva un carattere più solare, aveva sempre la battuta pronta e attirava i ragazzi come le mosche. Non solo perché era bellissima, ma soprattutto perché emanava fascino e sicurezza, pensò Sarah. Lei, invece, era l'esatto opposto: era timida e riservata e, sebbene Caterina le dicesse che era molto bella, si sentiva piuttosto banale.

    Dopo l'Università avevano preso due strade differenti. Sarah lavorava nel mondo dell'arte come assistente del direttore della galleria. Era sempre stata la sua aspirazione, anche se il suo più grande desiderio era aprirne una tutta sua.

    Caterina invece lavorava nell'ufficio stampa di una casa editrice, organizzando presentazioni ed eventi vari. Nonostante le differenze di carattere, erano molto legate e si volevano bene come due sorelle.

    Vivevano insieme ormai da anni, nel piccolo ma confortevole appartamento che i benestanti genitori dell'amica le avevano comprato dopo la laurea, in un quartiere piuttosto tranquillo, abbastanza vicino al centro della città.

    Sarah invece era orfana. I suoi genitori erano morti in un incidente d'auto quando aveva appena cinque anni e, da allora, a crescerla cercando di non farle mai mancare nulla era stata la nonna materna, che da qualche tempo si trovava in una dignitosa casa di riposo alle porte della città, per via delle sue peggiorate condizioni di salute. Sarah andava a farle visita regolarmente e si prendeva cura di lei in ogni modo, esattamente come la donna aveva fatto per lei in passato.

    Presa da quei pensieri, era arrivata passeggiando senza accorgersene in via della Spiga, proprio davanti alle vetrine della gioielleria più famosa di tutto il mondo: Tiffany&Co.

    Ogni volta che le capitava di passarci davanti, si sentiva un po' come Holly Golightly in Colazione da Tiffany.

    Anch'io come lei sono decisamente squattrinata, pensò leggermente affranta. Conoscendo bene la situazione economica e familiare di Sarah, Caterina non le aveva mai chiesto nulla, nemmeno i soldi dell'affitto. Lei, in cambio, si offriva appena poteva di fare la spesa e pagare qualche bolletta. Per quello ci teneva particolarmente a farle un bel regalo di compleanno, voleva ringraziarla per tutto ciò che faceva per lei.

    Si fermò a osservare piena di desiderio gli oggetti in vetrina. Devo scordarmelo, pensò a malincuore, i gioielli di Tiffany sono stroppo cari per le mie tasche.

    «Non ci posso proprio credere! Sei davvero tu, Sarah?»

    Sarah sobbalzò, sentendo chiamare il proprio nome, e con un brivido si voltò verso quella odiosa voce che conosceva benissimo.

    «Alice! Ma che sorpresa!»

    «Che sorpresa, sì! Cosa ci fai da queste parti?»

    Alice, una sua ex compagna di corso, la stava squadrando da dietro i suoi costosissimi occhiali da sole griffati.

    Sarah pensò che solo quel paio di occhiali dovesse valere quanto un mese del suo stipendio.

    «Non mi dire, anche tu qui da Tiffany a fare shopping, tesoro?» l'apostrofò Alice, pronunciando quelle parole con un vago tono sarcastico.

    Sarah la conosceva fin troppo bene e sapeva che cosa stava pensando di lei in quel momento. Probabilmente immaginava che, visto che indossava capi della stagione passata di un qualunque brand economico, fosse capitata lì davanti a Tiffany per sbaglio.

    Sentendosi punta nell'orgoglio, Sarah rispose con tono alterato: «Sì, esatto, sto cercando un regalo».

    Lo sguardo altezzoso di Alice vacillò improvvisamente, attraversato da un lampo di sorpresa che si tramutò ben presto in uno di sfida.

    «Oh, ma che coincidenza! Anch'io volevo prendere qualcosina, giusto una sciocchezza per il mio ragazzo. Sai, con oggi sono tre mesi che ci frequentiamo.»

    Sarah rimase scombussolata, le parole sciocchezza e Tiffany non suonavano certo bene accostate.

    Come minimo spenderà qualche centinaia di euro per un oggetto inutile per un tizio che conosce appena, pensò allibita.

    «Dai, vieni! Dobbiamo assolutamente fare shopping insieme» continuò Alice.

    Così dicendo, e prima che Sarah potesse ribattere, la prese sottobraccio e la trascinò dentro il negozio, attraversando l'enorme portone di legno massiccio di Tiffany.

    Una volta dentro, Sarah venne investita da una piacevole ondata di raffinato profumo. Non era mai entrata da Tiffany in vita sua e si sentì subito fuori luogo. Intorno a loro, scintillanti gioielli facevano bella mostra sui tavoli di scuro legno pregiato. Stranamente il negozio era deserto, tranne che per un uomo vestito elegantemente che stava parlando a bassa voce con la commessa, dietro un bancone a poca distanza da loro.

    «Allora, tesoro, anche tu sei venuta qui per prendere qualcosa per il tuo ragazzo?»

    Alice aveva un sorriso beffardo stampato sul volto e Sarah ricordò bene perché loro due non avevano mai legato ai tempi dell'Università.

    Ha sempre avuto quest'aria di superiorità e disprezzo verso tutti, pensò. Proprio oggi dovevo ritrovarmela tra i piedi?

    «Sì... cioè no, in realtà il regalo è per...»

    «Benvenute da Tiffany, signore. Sono Samantha, come posso esservi d'aiuto?»

    Il provvidenziale intervento della commessa la salvò dall'imbarazzo di dover ammettere che in realtà lei non aveva affatto un ragazzo, anzi la sua ultima relazione era terminata così male che aveva deciso di rimanere un po' da sola, dedicandosi a se stessa.

    «Dunque» rispose Alice, «sto cercando un regalo per il mio fidanzato. Pensavo a qualcosa di bello ma che sia anche utile. Non so, per esempio un portachiavi. Non importa il prezzo, non voglio badare a spese.» Alice sottolineò con enfasi quell'ultima frase lanciando a Sarah un'occhiata di compassione.

    Lei si sentì arrossire e avrebbe voluto sprofondare mentre si guardava attorno con agitazione crescente.

    E ora che faccio?, pensò amareggiata. Non ho idea di cosa prendere a Caterina che non costi un occhio della testa. Avrei dovuto dire ad Alice che avevo un appuntamento qui davanti oppure inventarmi una scusa qualsiasi... Perché mi sono fatta trascinare in questa situazione?

    Mentre Alice conversava con la commessa a voce bassa, come fossero amiche di vecchia data, Sarah ne approfittò per fare mentalmente il conto di quanto poteva spendere quel mese e dovette ammettere che non le rimaneva poi molto.

    L'altra, intanto, stava facendo mettere da parte così tanti oggetti che le scatoline color turchese si stavano accumulando velocemente sul bancone.

    Ma quante cose può permettersi?, pensò Sarah affranta mentre osservava tutti quei gioielli così preziosi davanti a lei.

    A un tratto Alice ricevette una telefonata e uscì dal negozio lasciandola da sola senza dirle una parola.

    «Come posso aiutarla?» si rivolse quindi a lei la commessa con tono gentile.

    «Ehm... io cercavo qualcosa di piccolo, un pensierino per una mia amica che compie gli anni» si ritrovò a balbettare Sarah.

    «Perfetto, pensa che una collana o un paio di orecchini potrebbero andare bene?»

    «In realtà non indossa collane e non ha i buchi alle orecchie» rispose lei, imbarazzata.

    «Allora che ne dice di un bracciale? Guardi, gliene mostro qualcuno.»

    Così dicendo, la commessa le aprì un cassetto e tirò fuori diversi tipi di bracciali d'argento.

    Non sapendo come fare per uscire indenne da quella situazione spiacevole, Sarah scelse il meno caro, che era comunque troppo costoso per le sue tasche, e si diresse desolata verso la cassa per pagare il suo regalo.

    «Dunque, sono duemilatrecentocinquanta euro» annunciò la commessa.

    Sarah sbiancò sentendo quella cifra astronomica. Non le era affatto sembrato che il bracciale fosse così caro.

    «Mi scusi, deve esserci un errore, credo che il bracciale che ho scelto costi molto meno» disse con imbarazzo.

    «Sì, il bracciale costa quattrocentotrenta euro, che sommati agli altri suoi acquisti fa duemilatrecentocinquanta» ribatté la commessa con tono studiato indicando la pila di pacchetti accanto alla cassa.

    «Ah, ecco, ora è tutto chiaro» replicò sollevata Sarah, «quelli sono i pacchetti dell'altra ragazza che era con me.»

    La commessa la guardò sollevando il sopracciglio, infastidita: «Eravate insieme e l'altra ragazza è uscita senza pagare. Quindi, se ha intenzione di comprarli deve pagare, altrimenti la invito ad accomodarsi all'uscita del negozio».

    Sarah era consapevole del fatto che Alice probabilmente aveva fatto esasperare la commessa con le sue numerose richieste, e l'aveva indisposta, ma lei non intendeva pagare i suoi oggetti, voleva solo prendere il bracciale per la sua amica e allontanarsi il più in fretta possibile da quel negozio.

    Inspirò profondamente per calmarsi e si rivolse alla commessa con un enorme sorriso: «Guardi, ci deve essere stato un equivoco. Vede, io ho intenzione di pagare, ma solo per il mio acquisto, il bracciale in quella scatolina laggiù, vede? Il resto non è mio, è della ragazza che è appena uscita, che non conosco. O, meglio, la conosco, ma non so perché se ne sia andata senza pagare e non intendo comprare anche i suoi oggetti», spiegò tutto d'un fiato.

    Andrea Monti pensò che quella giornata era stata davvero lunga. Tutto ciò che desiderava fare, dopo la tappa da Tiffany, era tornare a casa, nel suo lussuoso attico in centro, ordinare del sushi e rilassarsi stappando una bottiglia del miglior champagne per festeggiare la negoziazione appena conclusa.

    Stava per incamminarsi verso l'uscita del negozio quando un vociare concitato lo distrasse.

    A uno dei banconi della gioielleria la commessa stava cercando di far calmare una ragazza che sembrava sul punto di scoppiare in lacrime mentre parlava infervorata.

    «Lei non mi ascolta, le ho già ripetuto che quei pacchetti non sono miei! Non so più come farglielo capire...»

    «Sta insinuando qualcosa?»

    «No, per carità! Sto solo dicendo che vorrei poter pagare il mio pacchetto e andarmene finalmente da qui!»

    «Signorina, per favore, si calmi e abbassi la voce.»

    «Io sono calma, e non sto affatto urlando, è lei che insiste per farmi pagare qualcosa che non ho comprato.»

    Andrea non aveva intenzione di intromettersi nel discorso, tuttavia qualcosa nella ragazza lo attirò e si fermò per osservarla meglio.

    Aveva i capelli lunghi oltre le spalle, castano scuri, e una sciarpa color beige avvolta attorno al braccio, con il quale stava gesticolando animatamente. Una maglia nera, aderente, le evidenziava la vita sottile e il seno prosperoso, mentre i pantaloni, anch'essi neri, le aderivano alle gambe e le mettevano in risalto il fondoschiena.

    Era completamente diversa da tutte le donne con cui era uscito fino a quel momento, pensò Andrea osservandola, ma era anche decisamente il suo tipo.

    «Scusate se mi intrometto» disse, mentre si avvicinava al bancone, «c'è qualche problema?»

    La commessa, appena lo vide, sgranò gli occhi per la sorpresa.

    «Signor Monti!

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1