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Un anno di passione: Harmony Destiny
Un anno di passione: Harmony Destiny
Un anno di passione: Harmony Destiny
E-book156 pagine3 ore

Un anno di passione: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

La tenuta delle passioni 1/3
Oltrepassate i cancelli della tenuta di Sant'Antonio, Texas, e scoprite gli amori osteggiati, le passioni estreme e le ambizioni sfrenate dei fratelli Calloway.

L'arrivo dell'affascinante Paris Reynold nella tenuta di Dallas Calloway sembra essere la risposta alle preghiere del milionario texano. Dallas, infatti, per poter ereditare deve sposarsi entro il suo compleanno. Un matrimonio della durata di un anno che non dovrà essere consumato, questa è la proposta che Dallas fa a Paris. Dati i problemi finanziari e i segreti che segnano il suo passato, la donna accetta: che complicazioni potrebbero esserci?
Nessuna, a parte un'irrefrenabile passione verso il suo nuovo marito...
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2018
ISBN9788858990810
Un anno di passione: Harmony Destiny
Autore

Kristi Gold

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Un anno di passione - Kristi Gold

    successivo.

    1

    Era la sua ultima spiaggia...

    Fu quello il suo primo pensiero mentre scendeva dall'auto e si incamminava verso la struttura in pietra a un solo piano situata al centro di una tenuta che si stendeva in un luogo sperduto tra San Antonio e chissà dove. Il secondo pensiero Paris lo rivolse al caldo implacabile di marzo del Sud del Texas.

    Aveva sbagliato a indossare un tailleur nero con la giacca a maniche lunghe e i tacchi alti. Per fortuna aveva raccolto i capelli in uno chignon, così almeno non le si appiccicavano al collo madido. Naturalmente, era ben consapevole che stava sudando non solo per il caldo, ma anche e soprattutto per la tensione.

    Una volta raggiunto l'ingresso, portò gli occhiali da sole sopra la testa e notò l'insegna in legno sulla destra del portoncino.

    Benvenuti al D Bar C, dove regnano i cowboy e l'ospitalità è sovrana. Toglietevi gli stivali, appendete il cappello e accomodatevi. Nel caso non dovessimo esserci, allungate la mano e suonate il campanello alla reception.

    Simpatica scritta. Non era una cowgirl, però, e non indossava né stivali né cappello, ma si sarebbe sfilata volentieri le scarpe con il tacco per camminare a piedi nudi.

    Per la prima volta, davvero, si chiese che cosa diavolo ci facesse in un posto del genere. Non era stata un'idea grandiosa andare a cercare lavoro in un ranch, ma Dio solo sapeva quanto avesse bisogno di uno stipendio. Certo, l'annuncio non precisava il tipo di mansione da svolgere, il che non le aveva impedito di presentarsi comunque, rischiando di essere scartata. In quanto a questo, nulla di nuovo, ci era abituata...

    Si lisciò il davanti della giacca, prese un bel respiro e, stringendo le dita attorno alla tracolla della valigetta verde acqua, spinse la pesante anta in legno massiccio ed entrò. La accolse per fortuna un piacevole fresco, altrimenti si sarebbe tolta la giacca, restando in camicetta, e al diavolo le formalità.

    Si guardò intorno, non c'era anima viva. Avanzò, quindi, verso il lungo bancone di mogano, non presidiato da nessuno, e adocchiò il campanello menzionato nella targa all'ingresso.

    Poteva suonarlo o aspettare che si presentasse qualcuno. Poteva andarsene oppure farsi coraggio e restare, e vedere come sarebbe andata a finire. Be', aveva percorso troppa strada per mollare tutto così.

    Mentre si prendeva qualche istante per decidere, Paris si guardò intorno, scrutando l'ambiente con l'occhio critico dell'interior designer.

    Comuni mobili da ufficio si mescolavano a elementi d'arredo in tipico stile western, come le sedie in pelle maculata, marrone bruciato e bianco, il caminetto massiccio con una spessa mensola in legno e un paio di corna appese sopra. Si avvicinò per leggere la targa di bronzo posta al di sotto di quel simbolo di umana crudeltà e lesse: Primo Premio nella Caccia al Cervo conseguito da J.D. Calloway.

    Uh... quantomeno il signor Calloway si era limitato a esporre le corna e non la testa per intero della povera bestia.

    Incuriosita, Paris si voltò di nuovo verso il bancone e allungò una mano tremante sul campanello. Prima, però, che potesse suonarlo, un uomo alto, dai capelli scuri, emerse da una porta in fondo al locale. Sembrava essere uscito da un vecchio film western, gli stivali con gli speroni che tintinnavano a ogni passo, mentre avanzava nella sua direzione.

    Paris ebbe il tempo di osservarlo bene.

    Non si poteva certo dire che non fosse un cowboy dalla testa ai piedi. Indossava una camicia di un blu sbiadito e dei jeans altrettanto scoloriti, ma fu la grossa fibbia d'argento del cinturone ad attirare immediatamente la sua attenzione. Notò la scritta Campione incisa nel metallo, prima che lo sguardo si spostasse più giù, là dove era disdicevole che gli occhi di una donna si posassero.

    «In che cosa posso esserle utile, signorina?»

    All'echeggiare di quella voce incredibilmente intensa, Paris spostò lo sguardo sul viso del cowboy, le guance rosse dalla vergogna.

    «Uh... ecco, sono...» Santo cielo, l'impatto di quei suoi occhi grigio-azzurri le avevano fatto dimenticare persino come si chiamasse. Aveva visto quell'uomo in una moltitudine di foto, nessuna delle quali, però – ora poteva dirlo – gli rendeva pienamente giustizia.

    Dallas Calloway era un autentico schianto.

    Lui reagì a quel momentaneo stordimento con un mezzo sorriso che gli increspò una fossetta lungo la guancia sinistra.

    «Si è per caso persa?»

    «Non esattamente» rispose lei, benché in realtà si sentisse smarrita. «Sono Paris Reynolds.»

    L'uomo le tese la mano. «Piacere, Dallas Calloway. Che cosa posso fare per lei, signorina Reynolds?»

    La domanda le rimbombò dentro come una schioppettata, stuzzicandole piccanti fantasie, del tutto inopportune. Tuttavia, poiché da quell'uomo poteva dipendere la sua futura sicurezza economica, si sforzò di recuperare il controllo sulla propria fervida immaginazione, riportandola nei ranghi.

    «Sono qui per la sua nuova iniziativa imprenditoriale.»

    Prima che potesse risponderle, entrò nel locale una donna di piccola statura, con indosso una camicetta a fiori sopra un paio di jeans scoloriti, i capelli brizzolati raccolti in una treccia. Si bloccò di scatto appena li vide, scrutò Paris con aria sospettosa, poi andò ad affiancarsi a Dallas. «Qualunque cosa venda, signorina, non siamo interessati.»

    Paris ebbe come la sensazione che la signora non fosse abituata a essere contraddetta. «Io non vendo nulla, a parte i miei servizi.»

    La donna fece spallucce.

    «Per sua norma e regola, il mio figliastro non ha bisogno di pagare per certe cose.»

    Resasi conto dell'equivoco, Paris arrossì di nuovo.

    «Mi ha fraintesa, signora. Sono qui per una proposta di lavoro.» Non che la spiegazione suonasse meglio, così come venne evidenziato dalle sopracciglia inarcate della donna.

    «Basta saltare a conclusioni affrettate, mamma» intervenne Dallas. «Sono sicuro che non è quel genere di servizi che la signorina è venuta a offrirmi.»

    La donna puntellò una mano sul fianco e fece una smorfia. «Dallas è abituato alle donne che vengono qui con la scusa del lavoro e...»

    «Puoi dirlo forte, Maria» echeggiò una voce alle spalle di Paris. «Il nostro figliastro è una vera e propria calamita.»

    Paris si voltò e vide sulla porta d'ingresso una graziosa bionda di mezza età con indosso un raffinato prendisole color corallo. A quanto pareva, quel posto pullulava di ex mogli dell'ormai estinto J.D. Calloway.

    Desiderosa di partire con il piede giusto, allungò una mano e sorrise. «Piacere, Paris Reynolds.»

    La bionda le restituì il sorriso e le strinse la mano con più energia del previsto.

    «Sono Jenny Parks Calloway, la terza moglie di J.D.»

    «Non ufficialmente» ci tenne Maria a precisare.

    Paris intuì una certa maretta tra le ex mogli del defunto, ma decise naturalmente di non proferire parola e attendere in silenzio l'effetto a cascata di tale commento... che si manifestò subito nella ruga di cruccio che attraversò la fronte di Jenny.

    «Non badi a quel che ha detto Maria. A volte si dimentica della buona creanza. Mi dica, piuttosto» chiese, scrutandole i capelli con sguardo interessato, «che numero di sfumatura di biondo porta, se non sono indiscreta?»

    Paris condusse d'istinto una mano alla testa. «Non saprei dire. Sono una bionda naturale.»

    Jenny ridacchiò. «Oh, certo, anch'io.»

    «E io sono la regina del Texas» ironizzò Maria con una smorfia.

    Ignorando l'altra, Jenny riportò la sua attenzione su Paris e le sorrise. «A ogni modo, adoro il tuo tailleur, mia cara.»

    Paris la scrutò discretamente da capo a piedi per cercare in lei un dettaglio che le desse l'opportunità di ricambiare il complimento.

    «Grazie, e a me piace molto il suo bracciale.»

    Jenny ruotò le dita attorno alla fascetta d'argento e zirconi attorno al polso dalla quale pendeva una quantità di ciondoli tintinnanti. «Carino, eh? L'ho preso il mese scorso a un'asta di beneficenza a San Antonio.»

    Incredibile. «Davvero? C'ero anch'io a quell'asta.» Solo che lei non aveva avuto i soldi per fare un'offerta. Si trovava lì in cerca di lavoro. Un'occasione persa che alla fine l'aveva condotta in quel ranch sperduto.

    Jenny si portò una mano al filo di perle attorno al collo. «Quant'è piccolo il mondo.»

    «Anche troppo, per come la penso io» borbottò Maria.

    Jenny le scoccò un'altra occhiataccia. «Nessuno ha chiesto il tuo parere. Tieniti per te il tuo sarcasmo e impara a comportarti come si deve.»

    «Credo che dovremmo farlo tutti» intervenne Dallas, aprendo la porticina del bancone. «Signorina Reynolds, se vuole seguirmi nel mio ufficio, così evitiamo di sorbirci ancora questo noioso battibecco, e mi racconta di cosa ha bisogno.»

    «Senza perdere troppo tempo, però» aggiunse Maria con il suo piglio acido. «Dallas ha da fare.»

    «Il tempo per una bella donna lo si trova sempre» commentò Jenny, con aria sognante. «E poi, sentite come suonano bene i loro nomi insieme... Paris e Dallas. Un'accoppiata perfetta.»

    «A me sembra più una tratta aerea» osservò in tono aspro Maria.

    «Io penso, invece, che sia giunta l'ora che il nostro caro figliastro conosca una brava ragazza» ribatté Jenny. «Non dimentichiamoci che cosa accadrà alla fine della settimana, e sono note a tutti le conseguenze.»

    Se solo Paris avesse saputo a che cosa si riferissero... L'unica cosa che per il momento aveva capito era che Dallas sembrava infastidito da quella conversazione, mentre si incamminava verso una porta sulla sinistra senza replicare.

    La mente confusa, lo seguì per un lungo corridoio, sforzandosi invano di distogliere lo sguardo dal suo fondoschiena. Trovava molto attraente il modo in cui lui muoveva le braccia lungo i fianchi e, in generale, il suo fisico statuario.

    Evidentemente il troppo tempo trascorso senza una compagnia maschile aveva minato il buonsenso e la capacità di giudizio per quel che riguardava il bel cowboy. Un cowboy decisamente fuori dal comune. Eh sì, perché Dallas Calloway, oltre a essere un uomo dal fascino strepitoso, era anche un ricco e abile imprenditore che aveva portato al successo ogni avventura nella quale si era cimentato, dalle gare di rodeo all'allevamento di bestiame, almeno secondo quanto aveva letto su Internet.

    Tutto il contrario del suo ex-marito che era riuscito a rovinare ogni cosa su cui aveva messo le mani, compreso il loro matrimonio.

    Dallas si fermò e le diede la precedenza mentre entravano in uno studio che pareva un tributo al successo. Il divano in pelle marrone e il sedile biposto accanto alla finestra esprimevano tutta la mascolina eleganza dell'ambiente, e allo stesso modo la massiccia scrivania in legno di mogano sembrava raccontare molto del carattere asciutto del suo proprietario.

    Un bellissimo parquet scuro anticato a mano completava un arredamento di gran classe. Lei stessa, da professionista del settore, non avrebbe saputo fare di meglio.

    «Posso offrirle qualcosa da bere?» chiese lui, raggiungendo un sontuoso mobile bar in fondo alla stanza.

    «Un bicchiere d'acqua, grazie» gli rispose, anche se in realtà avrebbe preferito del vino, per cercare nell'alcol un po' di coraggio.

    «Vada per l'acqua, allora.

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