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Un amore in vaticano. La Regina che non voleva regnare
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E-book139 pagine2 ore

Un amore in vaticano. La Regina che non voleva regnare

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Info su questo ebook

Biografia di una regina sui generis che in Vaticano ha lasciato il segno
LinguaItaliano
Data di uscita28 giu 2021
ISBN9791220345002
Un amore in vaticano. La Regina che non voleva regnare

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    Anteprima del libro

    Un amore in vaticano. La Regina che non voleva regnare - Fernando Esposito

    I

    A un grande re nasce una figlia

    Chi visita Stoccolma può vedere un museo unico al mondo che contiene solo una nave. E’ infatti stato costruito intorno al Vasa, il più grande galeone svedese affondato il giorno stesso del suo varo, nel 1628, nelle acque antistanti la città, recuperato cinquant’anni fa con tecniche modernissime, restaurato ed ora esposto al pubblico nell’edificio appositamente costruito ed inaugurato nel 1990 dal re di Svezia Carlo XVI Gustavo.

    La grandezza dello scafo e la ricchezza del suo contenuto danno un’idea del re per cui era stato costruito. Agli inizi del ‘600 un ‘Leone del Nord’ si aggirava per l’Europa. Era così chiamato Gustavo II Adolfo Vasa detto il Grande, monarca infaticabile, grande condottiero dalle notevoli ambizioni, asceso al trono all’età di sedici anni in un paese già in guerra con la Danimarca e subito dopo immerso fino al collo nella guerra dei Trent’anni, conflitto decisivo per l’assetto europeo su cui occorrerà soffermarsi. Il soprannome di Leone del Nord derivava a Gustavo II appunto dall’aver guidato la Svezia quando assunse un ruolo decisivo nel lungo conflitto che interessò l’intera Europa. La grande nave che prendeva il nome suo e del casato Vasa cui appartenevano i regnanti svedesi dell’ultimo secolo, era destinata ad essere la nave ammiraglia della marina svedese da utilizzare in primis contro la Polonia. La prua della nave portava scolpito il corpo di un leone rampante a richiamare il nome del re e sarebbe stata la meraviglia nautica del momento se non condannata, come detto, all’improvviso affondamento il giorno stesso del varo nelle acque in cui era appena stata calata.

    Ancora giovane Gustavo II aveva conosciuto, dopo averne incontrate altre, Maria Eleonora figlia di Giovanni Sigismondo di Brandeburgo, principe elettore del Brandeburgo, e di Anna di Prussia. Gustavo II mirava, diremmo oggi, ad unire l’utile al dilettevole. Si aggirava quindi da una corte all’altra cercando una donna tanto avvenente quanto ideale per i suoi disegni politici. A tal scopo si presentava in incognito come facente parte di un gruppo di cavalieri svedesi in visita alle corti europee. Per la verità l’unione tra la ventenne Maria Eleonora del Brandeburgo e Gustavo Adolfo di cinque anni più vecchio era già stata ventilata nelle rispettive corti ma il giovane re svedese si era sempre riservato di decidere di persona dopo aver visto da vicino la donna prescelta. Il re aveva preso di mira Maria Eleonora mirando soprattutto a un’alleanza con il Brandeburgo come con altri paesi protestanti in chiave antiasburgica . Ma vederla da vicino non fu facile. Il padre di lei era morto il mese precedente e la corte era ancora a lutto. Poi, dopo un tempo che a Gustavo parve interminabile, la vita riprese e poté vedere da vicino la giovane principessa. E fu subito passione da entrambe le parti. Lei era una vera bellezza, con un corpo aggraziato ed un viso dolcissimo, con capelli biondi e un modo di fare vivace ed allegro. Ed anche lei fu colpita dall’avvenenza del giovane cavaliere svedese di cui ignorava l’identità. Ma l’esuberante Gustavo Adolfo non poteva permettersi di aspettare altro tempo, troppi erano gli impegni che lo attendevano in patria. Presto le disse quindi la verità, chiedendo la sua mano. E lei ne fu felice, come non attendesse che quello. Scoperta la vera identità dell’affascinante cavaliere svedese s’innamorò subito di lui . Comprensibilmente visto che, secondo i più, nella testa di lei non vi era spazio per cultura, letteratura o pittura. A Maria Eleonora parve come la realizzazione di un sogno, anche se ben poco sapeva del paese ove avrebbe poi vissuto. Gustavo riprese la via di Stoccolma inviando l’amico e cancelliere Axel Oxenstierna a Berlino per prendere i dovuti accordi.

    In autunno così Maria Eleonora e il cancelliere svedese si misero in viaggio verso nord, con madre, sorella e gran seguito facendo sosta, prima tappa svedese, nel bel castello di Kalmar dove il re in persona era venuto ad incontrarli. Il sospetto è che volesse mostrare il castello più bello di Svezia in previsione di ciò che poi avrebbe atteso le illustri ospiti. All’epoca infatti la Svezia aveva ben poco da offrire a chi la visitava per la prima volta. Il clima era a dir poco rigido, la popolazione scarsa e l’ambiente per lo più rurale, con gruppi di fattorie sparse qui e là nelle zone meno fredde. Un milione circa di svedesi quasi tutti contadini abitanti nelle campagne e solo piccole minoranze nei pochi centri urbani. La capitale, Stoccolma, costruita su una serie di isole sul mar Baltico, aveva circa diecimila abitanti. In compenso foreste a non finire punteggiate da laghi. Economia legata alla terra al punto che anche le tasse venivano pagate per lo più in natura: grano, pesce, burro, pellicce, ferro e rame. Le riunioni del Parlamento, tempo permettendo, venivano tenute all’aperto e nel castello di Tre Konor, residenza reale, le porte erano aperte a tutti. Non c’è dunque da meravigliarsi se lo stupore di Maria Eleonora divenne presto tristezza e delusione. La città nordica capitale del regno, ove la giovane contessa aveva sognato di stabilire la propria dimora era in realtà poco più che una cittadina di provincia con casette di legno per lo più dipinte di rosso. Abituata ai fasti del Brandeburgo, la città le parve povera e deprimente, al punto da disprezzarla così come i suoi abitanti. Sentimento reciproco da parte dei nuovi compatrioti offesi. Arrivò il giorno del matrimonio nella cattedrale di Stoccolma. Poiché la precedente regina, madre di Gustavo Adolfo non volle concederle le insegne reali, ne furono predisposte di nuove. Nel dicembre del 1620 Maria Eleonora del Brandeburgo diveniva così a vent’anni regina di Svezia sposando Gustavo II Adolfo re di quel paese e soprattutto tra i più importanti monarchi dell’epoca sullo scacchiere europeo. Che non si trattasse di un normale matrimonio d’amore fu confermato dalla continua assenza del re quasi sempre lontano per guerre in corso con la vicina Danimarca. E tuttavia la regina ebbe una prima gravidanza – peraltro di una bambina poi morta - già l’anno seguente. Nel 1623 partorì un’altra bambina, chiamata Cristina Augusta, che morì anch’essa prima di avere un anno. Seguì un parto prematuro di un maschio, poi deceduto il che accentuava le preoccupazioni sul futuro della dinastia Vasa. Avendo infatti il re perso in battaglia il suo unico fratello, a cinque anni dal matrimonio si trovava ancora privo di un erede il che preludeva a possibili ambizioni dall’estero.

    Maria Eleonora, attraversò momenti ancora più tristi quando ebbe la notizia della morte della madre la cui perdita, unitamente alla mancanza del sospirato erede, le provocò visibili cambiamenti comportamentali. Prima sofferente e depressa, iniziò a mangiare sempre più dolci e a fare costosi regali a questo e quello, sproporzionati alle casse del regno. Innamorata com’era del marito sempre lontano, pregava ossessivamente Oxiensterna di persuaderlo a tornare. Ma non era solo il comportamento eccentrico a mostrare che la regina non stava bene . Il suo stesso modo di parlare andava peggiorando. Non avendo mai imparato lo svedese, anche il suo tedesco risultava spesso incomprensibile così come la scrittura che andava peggiorando. Sintomi di una depressione sfociata in problema neurologico. Non migliorava le cose la presenza, discreta ma evidente, di un figlio illegittimo del marito, avuto da Margareta, una signora olandese che viveva poco lontano da Stoccolma - con cui correvano voci vi fosse ancora un legame - e a cui Gustavo aveva dato il proprio stesso nome. Il re in effetti, anche se gentile e premuroso, pareva ormai aver perso la speranza di un vero legame affettivo con la moglie e in privato parlava di lei come di una croce che il destino gli aveva imposto. Cosicché pur non avendo ancora trent’anni Maria Eleonora mostrava i tristi connotati di una donna anziana, confusa nell’eloquio e soggetta a malanni di vario genere.

    Alle difficoltà coniugali per Gustavo Adolfo se ne aggiunsero altre. La peste aveva colpito le sue truppe e sua madre era venuta a mancare. Poi finalmente una buona notizia. L’8 dicembre del 1626 la regina Maria Eleonora diede alla luce, dopo un parto laborioso, una bambina sana e vitale. Data la morte repentina delle prime due figlie, erano in molti ad avere il fiato sospeso. Strani presagi avevano caratterizzato la nascita di quest’ultima. Fu inizialmente scambiata per un maschio, voce poi attribuita ad un annuncio prematuro sfuggito prima che il corpicino fosse lavato ed esaminato meglio. Essendo difficile credere che fosse stata divulgata una tale notizia senza rilevare meglio il sesso del neonato destinato al trono, si è in seguito ipotizzato un caso di apparente ermafroditismo dovuto ad una ipertrofia clitoridea, tale da dare adito al malinteso. Di fatto, qualunque fosse la reale situazione, il sesso di Cristina e la sua sessualità rimasero ambigui per tutta la sua esistenza, finendo per alterare i rapporti con i genitori e finanche le sorti dinastiche.

    Quando la sorella del re portò la neonata al padre, Gustavo Adolfo informato dell’equivoco, sebbene sperasse nel maschio, apparve entusiasta. La prese in braccio dicendosi felice di aver avuto una femmina che di sicuro sarebbe stata molto abile visto che aveva saputo ingannare tutti già alla nascita. Serena accettazione apparente, dato che l’arrivo di una bambina costituiva per il re e la sua corte l’ennesima delusione mettendo in forse la prosecuzione della fragile dinastia Vasa. In realtà il legame tra padre e figlia apparve presto fortissimo ed entrambi molto legati l’uno all’altra. Quanto a Maria Eleonora passò del tempo prima che la si ritenesse abbastanza forte da darle la notizia. Dopo il difficile parto parve inconsolabile per aver partorito una femmina e per di più bruttina. La confusione mentale già manifestata si accentuò pericolosamente. Si rifiutò di prendere in braccio la neonata, cui volle dare il nome di Kristina Augusta come la sorellina morta tre anni prima. Nel battesimo che seguì fu notato che il cappellano di corte le fece sulla fronte un segno di croce, pratica usuale nel rito cattolico ma assente in quello luterano. Cristina si sarebbe poi servita dell’aneddoto interpretandolo come un segno provvidenziale che la destinava a rientrare in seno alla Chiesa. Ma intanto scenari di guerra si addensavano all’orizzonte. La ribellione dei principi tedeschi protestanti contro l’imperatore cattolico Ferdinando II d’Asburgo dava inizio a quella che si sarebbe poi chiamata la guerra dei Trent’anni e di cui occorre richiamare i momenti salienti.

    Gustavo II Adolfo di Svezia (ritratto XVII sec.)

    * * *

    Guerra dei Trent’anni viene definita la lunga serie di guerre combattute in Germania, Paesi Bassi e Alta Italia formalmente per il perdurante contrasto tra protestanti e cattolici ma di fatto derivante da quello tra potere imperiale e autonomie territoriali germaniche facenti capo a una miriade di staterelli piccoli e grandi .Iniziata nel 1618 , era scoppiata, come detto, a causa di conflitti religiosi tra Stati cattolici e protestanti

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