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I segreti della duchessa: Harmony History
I segreti della duchessa: Harmony History
I segreti della duchessa: Harmony History
E-book238 pagine4 ore

I segreti della duchessa: Harmony History

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Info su questo ebook

Londra, 1818
Sette anni prima Rosalind Feldon si era unita in matrimonio con Lord Ash Hartfield nonostante il parere contrario del patrigno. Durante la prima notte di nozze però la decisione di Rosalind di rivelare all'amato marito un segreto che aveva custodito troppo a lungo aveva provocato l'allontanamento di Ash. Adesso lui, che nel frattempo ha ereditato il titolo di Duca di Cherwell, è tornato a Edenhope e si imbatte per caso nella moglie che non è mai riuscito a dimenticare. L'attrazione vibra ancora potente nonostante il tempo e le incomprensioni, ma la rabbia che cova in ciascuno di loro sembra avere la meglio sull'antico amore. Tanto più che Rosalind adesso ha un altro segreto da proteggere a tutti i costi...
LinguaItaliano
Data di uscita20 dic 2019
ISBN9788830508538
I segreti della duchessa: Harmony History
Autore

Elizabeth Beacon

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    I segreti della duchessa - Elizabeth Beacon

    successivo.

    Prologo

    1811

    «Ti amo tanto, Ash!» Il cuore di Rosalind scoppiava di gioia. Avrebbe voluto ripetere quella dichiarazione decine e decine di volte. Mio marito, bisbigliò tra sé e sé. Il mio solo e unico amore.

    «Ti amo anch'io, Mrs. Hartfield» le rispose Asher Hartfield, gli occhi grigi colmi di passione.

    «Al punto da avermi condotta a Gretna Green per sposarmi, nonostante l'opposizione del mio patrigno» confermò lei, felice, mentre la carrozza a noleggio li riconduceva in Inghilterra.

    Viaggiare in diligenza era stata un'avventura vera e propria, ma adesso che erano marito e moglie e che nessuno avrebbe potuto più separarli, Rosalind già pregustava un viaggio di ritorno più tranquillo.

    «Sarei arrivato in capo al mondo, pur di sposarti» le confessò Ash sostenendo il suo sguardo, e nei suoi occhi non era difficile scorgere il fuoco della passione.

    Quello sguardo le riscaldò il cuore, tanto da farle bramare l'intimità che avrebbero potuto condividere nella prima locanda in cui avrebbero sostato. Finalmente potevano concedersi una camera, anziché viaggiare senza sosta e dormire durante il giorno per paura di restare indietro, o di perdere la diligenza. Il viaggio era stato un incubo, un misto di noia, disagi e di timore che il patrigno di Rosalind, il Conte di Lackbourne, riuscisse a rintracciarli e impedisse loro di sposarsi.

    «Mio marito» bisbigliò ancora Rosalind sfilandosi un guanto per ammirare la fede nuziale che Ash le aveva infilato al dito meno di un'ora prima.

    «Mia moglie» dichiarò lui, guardandola come se fosse l'incarnazione di tutti i suoi desideri, la ricompensa a cui aveva ambito fin da quando l'aveva vista la prima volta. Era bastata l'occhiata infuocata che le aveva rivolto una sera per farla fuggire dalla sala da ballo di Mayfair e condurla verso quel mondo nuovo che sembrava fatto soltanto per loro. Rosalind si era innamorata follemente di lui, Ash l'aveva resa cieca a qualsiasi altro uomo. E la cosa meravigliosa era che anche lui provava esattamente lo stesso e che, quando i loro due mondi si incontravano, diventavano noi due, Ros e Ash, amanti fino alla fine del mondo.

    E dire che le menzogne che un certo giovanotto le aveva raccontato in passato, quando era più giovane e ingenua, avrebbero dovuto farla diffidare delle affascinanti canaglie. Stavolta, però, era tutto diverso. Ash Hartfield era davvero l'unico, vero amore della sua vita.

    «Quanto viaggeremo ancora, oggi?» gli chiese con il fiato sospeso. Lo desiderava con tanto ardore che anche il pensiero di attendere l'imminente calare della notte invernale le riusciva insopportabile, e davvero non aveva idea di come entrambi fossero riusciti a tenere le mani lontane l'uno dall'altra durante il tragitto verso Gretna Green.

    Ash sarebbe stato un amante attento e passionale. Bastava il fuoco che gli ardeva negli occhi a farle capire quanta fatica gli costava attendere, eppure aveva resistito per tutta la durata del viaggio da Londra. Rosalind si sentiva scoppiare il cuore d'amore. Niente, assolutamente niente, nel desiderio che Ash provava per lei sapeva di sbagliato, o di sporco. Altri uomini avevano desiderato soltanto possedere il suo corpo, senza preoccuparsi dei pensieri che le albergavano nella mente, né dei suoi sogni e delle sue speranze. Ash, invece, era talmente diverso che talvolta era tentata di darsi un pizzicotto per convincersi di essere sveglia e di non averlo soltanto sognato.

    «Fino a Carlisle» mormorò lui di rimando, con il tono di chi non vedeva l'ora di mettere fine a una tormentosa attesa.

    «Bene» approvò lei con voce strozzata, perché il fuoco della passione stava consumando in egual modo anche lei.

    Era già buio quando superarono il confine tra Scozia e Inghilterra e giunsero finalmente a Carlisle. La frustrazione di Rosalind era ormai alle stelle. Una volta superata la soglia della loro stanza si abbandonò tra le braccia del marito con una passione e una dolcezza che soltanto Ash era in grado di suscitare in lei, e in un istante capì di essere a casa. Ash colmava tutti i suoi sensi e occupava ogni suo pensiero, mentre le copriva di baci il collo e le slacciava il corpetto del vestito. Rosalind lo desiderava con tale trasporto che non le sarebbe importato se, anziché in quell'accogliente camera d'albergo, si fossero trovati sulla piazza del mercato in quella gelida notte di gennaio.

    «Rosalind» mormorò Ash con un lungo sospiro. «La mia Rosalind...» ripeté mentre lei gli mordicchiava l'orecchio. Fino a quel momento le aveva tenuto nascosto quel posto tanto sensibile ai suoi baci! Evidentemente aveva deciso di conservare quella rivelazione fino alla loro prima notte d'amore.

    Un gemito le salì alle labbra, tramutato nel nome di lui. «Asher» bisbigliò, ma le parve troppo breve, insufficiente. «Asher Hart...»

    «Basta parlare» la zittì lui.

    «Mmh... amore mio» mugolò lei mentre la bocca di suo marito si impegnava a tracciarle una scia di baci infuocati lungo tutto il collo. «Amami» lo incoraggiò con audacia mentre gli allacciava le braccia intorno al collo e lo attirava verso di sé.

    Ci mise ben poco a slacciarsi le vesti e a farsele scivolare lungo le spalle, poi lui fece il resto.

    In un altro momento sarebbe potuto apparire tutto troppo intimo, troppo frettoloso, se non fosse stato per il tremito che scuoteva le mani di Ash. Evidentemente anche lui provava lo stesso turbamento, la stessa emozione per quella nuova intimità.

    Con tale consapevolezza, Rosalind si lasciò andare completamente, tuffandosi nella nuova realtà del loro matrimonio. Lasciò che fosse lui a indicarle la strada, poiché sapeva che avrebbe reso tutto meraviglioso. Si fidava di lui, lo conosceva.

    E dunque era giusto così.

    Ed era ancora della stessa opinione, il mattino seguente. Ash ormai conosceva ogni più piccola parte di lei, quella notte avevano fatto l'amore talmente tante volte da perdere il conto di quanto spesso avevano raggiunto l'estasi prima che il sonno scendesse su di loro a reclamarli.

    Rosalind non aveva più timore dei pensieri di Ash, né delle sue carezze, perché sapeva che tra loro c'era soltanto amore, che lui sarebbe stato il primo, l'unico e il solo. Per sempre. Adorava essere sua moglie, non avrebbe mai pensato di poter essere tanto felice. E quando aprì gli occhi e scorse la tenerezza con cui il marito la stava guardando, un nuovo palpito di desiderio le si accese nel cuore e nel grembo.

    «Dobbiamo ancora affrontare le nostre famiglie» affermò, gettando acqua sulla gioia assoluta che li avvolgeva. «Il duca tuo nonno e il mio patrigno, il conte, non saranno felici della nostra fuga. Sicuramente minacceranno di tagliarci fuori dalla loro vita.» Un brivido le corse lungo la schiena al pensiero dell'arroganza con cui li avrebbero accolti quei due vecchi amareggiati.

    «Mio nonno fa minacce simili a intervalli regolari, ma non le mette mai in atto» replicò lui. «Non preoccuparti, quando si renderanno conto di quanto io sia cambiato, fingeranno che l'idea sia venuta a loro e comunicheranno a tutti che siamo la coppia meglio assortita della città. Non so spiegarmi neppure per quale motivo il tuo patrigno si sia opposto con tanta forza alle nostre nozze, dato che gli avevo promesso che avrei messo la testa a partito e che avrei dato una mano al nonno a gestire le tenute fino alla maggior età di Charlie. Ora che ci siamo sposati, capiranno che non permetteremo loro di separarci.»

    Si sarebbe detto che per lui la faccenda fosse risolta, ma Rosalind sentì scorrere un brivido superstizioso lungo la schiena. Qualche impertinente dio dispettoso poteva metterci lo zampino e rovinare il loro amore, se li avesse scoperti troppo audaci e sicuri di sé.

    «Non ti sembra troppo avventato dare tutto per scontato?» gli chiese titubante.

    «Ormai niente può più separarci, amore mio» rispose lui accarezzandole la schiena nuda, quasi avesse avvertito il brivido di apprensione che l'aveva attraversata un attimo prima e fosse rimasto affascinato dall'effetto che le aveva fatto.

    «Sul serio? Sei davvero convinto che niente possa impedirti di amarmi?»

    Lui si strinse nelle spalle, perplesso. «Cosa mai potrebbe frapporsi tra noi?» le domandò. «Io ti amo, tu mi ami, e non saranno certo due vecchi gelosi e bisbetici a farci cambiare idea.»

    Rosalind ripensò al segreto con cui negli ultimi due anni il patrigno l'aveva piegata al proprio volere, costringendola ad accettare i corteggiatori che lui stesso le procurava. Cosa avrebbe fatto, il conte, ora che le sue speranze di far contrarre un matrimonio vantaggioso alla figliastra erano andate distrutte?

    Forse avrebbe dovuto raccontare tutto ad Ash, prima che, per vendicarsi di quelle nozze, fosse proprio Lord Lackbourne a dirglielo. Il prezzo che il suo patrigno avrebbe voluto farle pagare per averla ospitata dopo la morte della madre non poteva certo essere saldato dal secondogenito di un secondogenito, anche se Ash era il nipote di un duca. Lui stesso le aveva rivelato fin dal principio che il padre aveva perso buona parte della sua fortuna al gioco e con le donne, prima di spezzarsi l'osso del collo durante una battuta di caccia. Lo stesso Ash si era dato alla bella vita, anche se non aveva mai scommesso, e a Rosalind era parsa una buona notizia. Tuttavia restava pur sempre il fatto che Lord Lackbourne non avrebbe potuto garantire una grande dote al marito di Rosalind. Il pensiero della rabbia con cui avrebbe reagito alla notizia di quella fuga d'amore la fece di nuovo rabbrividire.

    «Cosa c'è? Come mai l'idea di annunciare il nostro matrimonio ti preoccupa tanto?» le domandò Ash, sollevandosi su un gomito per poterla guardare meglio.

    Non era una storia che a Rosalind faceva piacere narrare, ma non poteva più tenerla nascosta. E se il conte e il fratello di Ash li avessero intercettati quel giorno stesso? A quel punto le sarebbe stata negata ogni occasione di giustificare la follia che aveva commesso due anni prima, quindi tanto valeva raccontare ad Ash della propria, giovanile stupidità.

    E tuttavia il pensiero che lui potesse guardarla con biasimo, anziché con amore, la faceva indugiare. «Sei davvero sicuro che niente potrebbe mai separarci?» gli chiese di nuovo, tirandosi a sedere nel letto.

    «Conti di restarmi fedele?» ribatté lui con una nota di insolita durezza nella voce.

    «Questo è fuori discussione. Ti resterò fedele per l'eternità» giurò lei con fervore.

    «In tal caso non abbiamo niente di cui preoccuparci» ribadì Ash con quel sorriso fatto solo per lei, e negli occhi gli balenò un lampo a cui Rosalind capì di dover resistere almeno lo stretto necessario per raccontargli la storia della propria stupidità e rimuovere l'ultimo ostacolo alla loro imperitura felicità.

    «Cos'hai detto?»

    «Avrei dovuto raccontartelo prima, lo so, ma...»

    «No!» ruggì lui balzando in piedi. «Non c'è ma che tenga. Non avresti dovuto aspettare di avere una fede al dito prima di raccontarmi questa storia. Mi hai mentito. Mi hai usato» l'accusò con una nota di inconcepibile repulsione nella voce.

    Rosalind restò a guardarlo mentre si rivestiva in fretta, quasi che l'idea di restare nudo di fronte a lei lo inorridisse. Raggelata dall'incredulità, si sentì sedotta e abbandonata. Dunque sua madre aveva avuto ragione: non avrebbe mai dovuto raccontare a suo marito quanto fosse stata stupida, a sedici anni. Avrebbe dovuto serbare per sempre il segreto di come la giovane Rosalind Feldon si fosse lasciata persuadere da una giovane canaglia a bere del punch che, a suo dire, non conteneva altro che spezie e limonata. Più tardi, la stessa canaglia le aveva confessato che non era stato in grado di trattenersi, in compagnia di una così leggiadra e graziosa donzella. La triste realtà era che, al mattino, Rosalind si era svegliata con un terribile mal di testa causato dal rum, ricordando appena ciò che era accaduto, mentre la canaglia in questione se l'era filata furtivamente nel cuore della notte per assumere il suo nuovo posto alla corte russa, senza avere neppure il buongusto di lasciarle un biglietto di scuse. Nonostante Rosalind ricordasse ben poco, di quella brutta esperienza, la visita del medico che Lady Lackbourne aveva convocato il giorno dopo aveva accertato che almeno il farabutto non era riuscito a privarla della sua innocenza. Forse era stato troppo ubriaco.

    «L'unico peccato di cui puoi accusarmi è quello di omissione. Ti ho spiegato come sono andate le cose, non ho subito alcuna conseguenza, dopo quella notte» protestò Rosalind. «E comunque è vero che ti amo. Sono stata soltanto una stupida a credere alle parole di quell'uomo e ad accettare di bere un bicchiere di punch insieme a lui. Però non voglio che una canaglia come lui ci rovini la vita. Mi ci è voluto del bello e del buono per rimettere insieme i pezzi, ma adesso conosco la differenza tra il vero amore e la finzione, e so che tu mi ami come lui non avrebbe mai potuto fare. Mia madre stava morendo, quando accadde» aggiunse con un nodo alla gola. «E mi fece promettere che non avrei permesso a quell'individuo di rovinarmi la vita.»

    «Eppure a quanto pare ci è riuscito» commentò Ash con espressione vuota, quasi non avesse dato ascolto alla sua confessione, «visto che ti ha impedito di essere sincera con me.»

    «Niente affatto!» negò Rosalind. «Mi rifiuto di lasciarmi usare e rovinare a causa di una leggerezza commessa quando ero poco più di una ragazzina. Quell'uomo non era altro che un mascalzone che tentò di approfittarsi di me, per poi sparire nel nulla.» Quindi si alzò dal letto per rivestirsi.

    «Questo è ciò che sostieni tu, è la tua versione dei fatti, ma come potrò fidarmi più di te? Hai avuto un amante di cui non mi hai mai detto niente. Evidentemente non vedevi l'ora di fuggire con un imbecille innamorato pazzo di te. Chi altri avrebbe sposato una donna perduta, Rosalind? Pensavo fossi un angelo sotto sembianze umane, e questo è davvero il tuo aspetto. Dal di fuori.» Lo sguardo di Ash si fece cinico quando la vide sussultare. «Sei stata un'ottima attrice, con la tua grazia spontanea e i modi esitanti.»

    «Non ho avuto nessun amante» negò ancora lei. «Sei stato il primo, e lo sai bene. Sono sempre la donna che hai sposato, la stessa donna che solo stanotte hai giurato di amare alla follia.»

    «Tu non sei la donna che potrei amare alla follia, sei solo una bugiarda, e io non ho intenzione di vivere con una bugiarda come te per il resto dei miei giorni.»

    «Eppure solo pochi minuti fa hai giurato di amarmi e che niente al mondo avrebbe potuto mai separarci!» gridò quasi lei. «Era una menzogna?»

    «Io amavo una donna che non esiste» ribatté lui adirato, ferito nell'orgoglio. «Come potrei amare una bugiarda? Hai aspettato tre mesi, Rosalind, tre mesi, prima di raccontarmi la sordida storia in cui sei stata invischiata. È mai possibile che tu non abbia mai trovato un istante per rivelarmela? Oh, no! Dovevi prima assicurarti che fossimo sposati, che per me fosse impossibile sfuggire alle tue grinfie.»

    «Se questi fossero stati davvero i miei piani, non avrei avuto alcun bisogno di raccontartelo. Di me puoi fidarti, Ash. Te lo giuro, non è stata colpa mia.»

    «Non è stata colpa mia» le fece il verso lui, crudelmente, come se parlare della disavventura giovanile di lei gli riuscisse intollerabile. «È la stessa cosa che disse anche lei. La stessa, medesima scusa.»

    Una gelosia cieca si impadronì di Rosalind all'idea che nel suo passato ci fosse stata un'altra. «Chi?» gli domandò con il cuore in gola, mentre le lacrime le mozzavano il fiato. «Chi è... lei?»

    «Mia madre.»

    «Tua madre?» ripeté lei, incredula. «Pensavo che fossi stato tradito da un'amante. Ero quasi dispiaciuta per te, e invece tu te la prendi con me a causa di tua madre! Come se io potessi mai seguire le sue orme!» Era tale la collera che l'animava, che non si preoccupò neppure del fatto che tutto il suo mondo le stava crollando addosso. «E poi, cosa ti avrà mai fatto? Ti ha fatto sbattere la testa quando eri piccolo?»

    Lo sguardo di lui era furioso. «Ci raccontò che andava a una festa nella contea vicina, mentre invece si preparava a fuggire con il suo ultimo amante.»

    Rosalind era sempre più sconcertata. «E questo è tutto?» gli domandò.

    «Naturalmente no. La cosa più grave fu che non riuscissimo a rintracciarla quando la nostra sorellina si ammalò. Tornò a casa una settimana dopo i funerali, vestita in gramaglie, dicendo a tutti che non era stata colpa sua.»

    Dal suo tono di voce, era chiaro che Ash stava rivivendo l'agonia di quei momenti terribili. Rosalind provò compassione per lui. «Forse non lo era» mormorò. «Forse non sarebbe stata in grado di salvare tua sorella neppure se fosse rimasta giorno e notte al suo capezzale.»

    «Può darsi, ma mio fratello Jas la prese talmente male da ritenersi responsabile per la sua malattia e per la sua morte. Da quel momento presi a detestare mia madre con tutto il cuore per le sue menzogne. Non andai neppure ai suoi funerali. Non provavo sufficiente amore, per lei, per renderle l'ultimo tributo.»

    Furono le parole taciute, però, che aleggiarono tra loro con inusitata ferocia. E non mi prenderei il fastidio di venire neppure ai tuoi.

    «Mi dispiace che tu abbia perso una sorella in circostanze così tragiche, Ash, ma devi credermi: sono sincera quando dico che ti amo.»

    «Non abbastanza da raccontarmi la verità» obiettò lui con gelida desolazione. Quindi le lanciò un'occhiata sprezzante e uscì dalla stanza come se Rosalind fosse un'estranea di cui non gli importava più niente.

    1

    1818

    Ash camminava avanti e indietro nello studio opulento. All'improvviso si fermò, stremato dal calore e dall'umidità, e scrutò oltre le persiane per osservare il panorama lussureggiante. Era la stagione dei monsoni, e quasi tutti i vicini erano partiti per le colline insieme alle loro famiglie. Lui, però, non aveva famiglia e quindi era rimasto a osservare l'implacabile miracolo della pioggia che arricchiva quella terra esotica e affascinante, anche per approfittare delle opportunità commerciali che i vicini erano ormai troppo lontani per afferrare.

    Con un'imprecazione sorda si allontanò dalla finestra e tornò alla scrivania, dove prese di nuovo tra le mani la lettera per rileggere

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