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L ultimo dei Seaborne: Harmony History
L ultimo dei Seaborne: Harmony History
L ultimo dei Seaborne: Harmony History
E-book210 pagine2 ore

L ultimo dei Seaborne: Harmony History

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1821
Anche se ha scelto di rifugiarsi in uno sperduto cottage nel bosco e di far perdere ogni traccia di sé, rinunciando agli agi e ai privilegi che gli spettano per diritto di nascita, Richard Seaborne non ha dimenticato cosa significa comportarsi da gentiluomo. Così, quando una fanciulla di incredibile bellezza, ferita e spaventata, bussa alla sua porta, la soccorre e la ospita in casa propria, pur sapendo che lei potrebbe rivelarsi un pericolo. A poco a poco, però, la fresca ingenuità e la dolcezza della giovane dama lo conquistano. E così, quando rimane di nuovo solo, Richard si rende conto che non può fuggire per sempre...
LinguaItaliano
Data di uscita10 gen 2020
ISBN9788830507388
L ultimo dei Seaborne: Harmony History
Autore

Elizabeth Beacon

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    L ultimo dei Seaborne - Elizabeth Beacon

    Immagine di copertina:

    Gian Luigi Coppola

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Black Sheep’s Return

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2013 Elizabeth Beacon

    Traduzione di Daniela Mento

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-738-8

    1

    Rich Seaborne allungò le gambe verso il caminetto acceso e sospirò felice, prima di riuscire finalmente a rilassarsi. Era stata una giornata lunga e faticosa, piena di impegni e di responsabilità, come ogni altra, ormai.

    Si chiese che cosa avrebbero commentato i suoi vecchi amici e i parenti, se lo avessero visto in quel momento, tanto diverso dall’uomo che avevano conosciuto.

    Quando era Mr. Richard Seaborne, andava sempre a letto molto tardi e non si alzava mai presto, anche perché non era ancora tornato a casa quando gli altri si destavano per incominciare la loro giornata di lavoro.

    Che giovane idiota pigro e senza cervello era stato, si disse. Dopo una giornata faticosa era proprio un piacere sedersi finalmente davanti al fuoco.

    Il vecchio Rich gli sembrava un estraneo, non riusciva più a immaginarsi come lo scapestrato perdigiorno di una volta.

    Nonostante il duro lavoro e le responsabilità, apprezzava di essere in grado di guadagnare da vivere per sé e per la propria famiglia, invece che perdere il tempo correndo dietro alle sottane, come un tempo. Non aveva mai guadagnato un soldo con il sudore della fronte, fino a quando non aveva dovuto imparare a farlo per non morire di fame.

    Si appoggiò ai cuscini consunti che sua moglie aveva confezionato per rendere più comode le due grandi sedie di legno, che lui stesso aveva realizzato con gli alberi abbattuti nella foresta.

    Tutti i mobili del piccolo cottage in cui viveva, li aveva costruiti lui, con le sue mani. Lo stesso cottage era stato restaurato e reso abitabile grazie al suo lavoro e alla sua abilità manuale, e quello lo rendeva fiero. Si era così isolato, nella foresta, che sperava che tutti si fossero dimenticati della sua esistenza.

    Presto sarebbe salito al piano di sopra per andare a letto. Era stanco morto, dunque avrebbe dormito profondamente, senza fare sogni.

    Il Rich di una volta si sarebbe stupito per i calli sulle mani e la barba ispida. A sua moglie non era mai piaciuto che non si radesse tutti i giorni.

    La sua Anna aveva tentato in ogni modo di migliorarlo come uomo, e in fondo ci era riuscita. Adesso che non c’era più, lui si sentiva solo, gli mancavano i suoi incoraggiamenti, le sue critiche, il suo amore. Senza di lei non gli bastavano nemmeno i figli, che dormivano già al piano di sopra.

    Niente moglie accanto a lui, la sera davanti al focolare, niente moglie a letto, che lo accogliesse fra le braccia e, dopo avere fatto piano l’amore per non svegliare i bambini, si addormentasse dolcemente con il capo appoggiato sulla sua spalla.

    Il piacere di quel momento di riposo svanì. Per mesi, dopo la morte di Anna, alla fine di ogni giornata si era seduto davanti al caminetto come quella sera, ma per fissare il fuoco e chiedersi perché continuare a vivere. Se l’era presa con il paradiso e con l’inferno, e con il mondo intero, perché lei se n’era andata e lui era rimasto. Si era sentito inutile, incapace anche di confortare il pianto dei figli, che avrebbero avuto bisogno di Anna come ne aveva lui.

    Le notti, in quel brutto periodo, erano diventate interminabili, continuare a vivere gli era sembrato inutile e faticoso. Ma si era fatto forza per i suoi figli, che crescevano in una piccola casa nella foresta e avevano soltanto lui al mondo.

    Allora aveva rimpianto di avere lasciato la sua famiglia e una vita da privilegiato, per affrontare da solo il mondo. Se fosse tornato, si era detto, sua madre avrebbe saputo allevare i due bambini molto meglio di quanto potesse fare lui.

    Lady Melissa Seaborne era una donna meravigliosa, come meravigliosi erano il fratello Marcus e le sue sorelline. I suoi figli sarebbero potuti crescere con loro e venire allevati come dei veri Seaborne, fieri della storia di una famiglia tanto importante. Da solo lui non ci sarebbe mai riuscito, anche adesso che era così cambiato.

    Il giorno del loro incontro sullo Strand, che gli sembrava lontano come quello della creazione del mondo, aveva cambiato la sua vita, rendendo lui un altro uomo.

    Erano trascorsi tre terribili anni da quando l’aveva persa, e aveva imparato a vivere attimo per attimo, per amore dei suoi figli, senza prendersela con il mondo intero perché lei non c’era più. Ormai riusciva perfino a ricordare con un sorriso il momento in cui l’aveva incontrata, senza sentire il peso insopportabile del dolore per la sua assenza.

    Tutto era incominciato per il suo impulso galante di aiutare una donna adorabile che si trovava in gravi difficoltà. Dopo cinque minuti trascorsi in compagnia di Anna, aveva capito di avere trovato l’amore della vita e ancora adesso, se ci pensava, riusciva a sentire la felicità e l’esaltazione di quei momenti lontani.

    Il vero amore non si poteva sostenere su basi inconsistenti, lui e Anna erano stati davvero due anime gemelle, sotto tutti i punti di vista. Erano decisi a vivere la loro vita, sfidando il resto del mondo, e non sarebbero mai arretrati davanti a nulla.

    Dove avrebbe potuto trovare un’altra donna come lei?

    Testardi, appassionati, combattivi, decisi a cambiare il corso della loro esistenza, senza timore per la fatica e le privazioni. Dopo i primi tempi di passione, era nato l’amore più profondo, quello che non sarebbe mai morto. Anche se Anna non era più accanto a lui, quel sentimento sarebbe durato per sempre.

    Il loro amore aveva superato tutte le prove, quando lei era stata viva, per quanto il loro matrimonio fosse stato breve.

    Anna gli mancava talmente, a volte, che Rich si tuffava ancora di più nel lavoro per non pensare alla sua saggezza e alla intelligenza, che aveva perso per sempre; al suo sorriso e al buonumore che gli avevano reso felici quegli anni.

    Anna era così minuta che, da lontano, si sarebbe potuta scambiare per una bambina, ma forte come l’acciaio, e altrettanto resistente. Una leonessa in tutti i sensi, soprattutto se doveva difendere i suoi figli.

    Un maschio, figlio solo di Anna, e una bambina più piccola, figlia anche di Rich, che adesso dormivano tranquillamente nei loro lettini, e che lui amava allo stesso modo, come se fossero entrambi suoi.

    Per amore loro, e di Anna, lui si era adattato a vivere nella foresta come un povero uomo, nonostante la sua famiglia fosse nobilissima e lui l’erede di una considerevole fortuna, che però non aveva la minima intenzione di reclamare.

    Doveva continuare a vivere come un taglialegna nel bosco, non poteva tornare a casa. Cioè, di fatto, niente glielo avrebbe impedito, però avrebbe messo a repentaglio la vita di suo figlio, che difendeva da quando era venuto al mondo.

    Sarebbe potuto tornare a essere un gentiluomo, il figlio maggiore del defunto Lord Henry Seaborne e della sua nobile consorte, e ad abitare nelle loro terre, al confine fra il Galles e l’Inghilterra, godendo di molti diritti e dell’eredità paterna. In quelle terre, per secoli, avevano combattuto principi guerrieri e banditi, che poi erano diventati nobili per volere del re, come i suoi antenati.

    A volte il desiderio di tornare a rivedere la sua casa, la famiglia in cui era nato, era tale da farlo quasi gemere per il dolore.

    Non era soltanto nostalgia, ma anche il forte legame che ogni Seaborne aveva con quei possedimenti e con la loro storia, che era stata scritta in parte anche con il sangue di famiglia.

    Una terra libera, che non si sentiva soggetta alla legge del re, ma che la rispettava fintanto che il re non interferiva. I Seaborne costituivano un clan, più che un nucleo familiare, leali verso la corona, ma determinati a fare a modo loro, come tutti i nobili che possedevano terre di frontiera. Alcuni erano arrivati al punto di definirli dei ribelli, proprio come i gallesi oltreconfine, ma loro si limitavano semplicemente a governare come se fossero del tutto indipendenti dal potere centrale.

    Se Rich fosse tornato a casa, dopo tutti quegli anni, i suoi lo avrebbero accolto come il figliol prodigo della parabola evangelica. Soprattutto se avesse spiegato che la sua fuga e il suo isolamento non erano stati volontari, ma una scelta obbligata per proteggere Anna e i suoi figli. Gli avrebbero perdonato, ne era sicuro, anche il fatto che non avesse potuto comunicare loro nemmeno che fosse ancora vivo.

    Se fosse tornato non sarebbe mai più potuto essere il giovanotto spensierato di un tempo, ma l’uomo saggio e responsabile che era diventato, avrebbe accettato i privilegi e le responsabilità della sua condizione, aiutando il capo della famiglia.

    Non che il cugino Jack, il Duca di Dettingham, non fosse all’altezza dei suoi compiti, anzi. Si era sposato, in quegli anni, come due delle sue sorelle e il fratello cadetto.

    Non aveva mai visto i cognati e la cognata, ma avrebbe voluto conoscerli. Sarebbe bastato caricare i bambini sul carro di cui si serviva per portare la legna al mercato, e tornare ad Ashburton. Così Hal e Sally avrebbero potuto giocare con i cuginetti e vedere gli zii.

    Una vita confortevole, protetto dalla famiglia come un animale nella tana... Ma per quanto sarebbe potuta durare? Prima che scoprissero dov’erano, lui e i suoi figli, e venissero a prenderli?

    Non gli restava altra scelta che rimanere dove si trovava, nella sua casetta in mezzo alla foresta, a vivere come un taglialegna che la sera si toglieva i vecchi stivali e li faceva asciugare davanti al fuoco.

    Sarebbe rimasto lì per sempre, giorno dopo giorno, anno dopo anno, aspettando che i figli crescessero e fossero in grado di affrontare il mondo da soli. Il suo unico terrore era che gli potesse succedere qualcosa, e che i piccoli rimanessero da soli. O di non essere in grado di proteggerli come Anna avrebbe voluto.

    Con un sospiro spense il fuoco nel caminetto e poi diede la carica al vecchio orologio sulla mensola. Un orologio che il dottore locale aveva buttato via, dopo avere scoperto di non essere abile come orologiaio quanto lo era come medico.

    Rich aveva anche un altro orologio, un magnifico Tompion che suo padre gli aveva regalato quando aveva compiuto ventun anni e che sperava di avere nascosto benissimo, in modo da poterlo conservare fino a quando anche suo figlio avesse raggiunto la maggiore età. Desiderò improvvisamente di tenerlo in mano, per potersi ricordare meglio di quell’uomo meraviglioso che era stato Henry Seaborne, di cui avrebbe voluto essere degno.

    Si ricordò di quando se n’era andato da casa, dopo il funerale di suo padre, proprio perché sapeva che non sarebbe mai potuto essere alla sua altezza. E proprio quel giorno, per uno scherzo benevolo del destino, aveva incontrato Anna e tutto era cambiato. Era cambiato lui, soprattutto, era diventato più simile al modello irraggiungibile che era stato Lord Henry Seaborne. E lo sciocco, irresponsabile, gaudente Richard era morto per sempre.

    Lady Freya Buckle, dopo avere vagato per lunghe ore, si rese conto di essersi persa nella foresta, dove era ormai buio e faceva freddo.

    La figlia di un conte, come lei, avrebbe avuto ogni diritto di mangiare, riposarsi e stare al caldo, ma non c’era alcuna possibilità di trovare un riparo in quella distesa di alberi che sembrava sterminata.

    Negli ultimi anni aveva dovuto scoprire a proprie spese che il denaro e un titolo nobiliare non bastavano per ottenere la felicità, ma prima di allora non era mai scesa così in basso.

    Le sue attuali condizioni le sembravano quasi ridicole, in quell’infernale groviglio di alberi e cespugli che non finiva mai. In un modo o nell’altro doveva trovare un riparo per la notte, dove potersi almeno riposare e recuperare un po’ di forze prima che spuntasse il nuovo giorno.

    Si strinse in quello che un tempo era stato un bel mantello morbido, riuscendo a stento a vincere l’impulso di lasciarsi cadere sulle foglie secche, ai piedi di un albero, e di scoppiare a piangere per sfogare la tristezza.

    Era una Buckle di Bowland Castle, un particolare che aveva sempre avuto la sua importanza, anche se in quel momento non sembrava significare niente perché, nonostante il suo cognome altisonante, era esausta, tremante e affamata, in un luogo buio e ostile. Tuttavia Lady Freya restava sempre conscia della propria posizione sociale e non si sarebbe mai adattata a dormire su un letto di foglie secche, come una povera contadina. Una vera Buckle non si lasciava abbattere per così poco. Era tuttavia difficile conservare l’orgoglio quando a nessuno, della sua nobile famiglia, sembrava importare qualcosa di lei e del suo triste e indegno destino, in quella notte di giugno.

    Se solo tre anni prima fosse riuscita a sposare il Duca di Dettingham, avrebbe avuto un marito bello e prestante, con cui sarebbe stato tollerabile mettere al mondo dei figli, e che avrebbe pensato per sempre a darle una vita comoda e senza problemi.

    Purtroppo il Duca di Dettingham aveva preferito sposare Jessica Pendle, solo per il fatto che ne era innamorato. Di solito nelle famiglie aristocratiche non ci si sposava per amore, ma i Seaborne erano degli eccentrici e sembravano pensarla diversamente.

    Freya sospirò al pensiero di una tale, inutile follia. E pensare che il duca le era sembrato una persona ragionevole, un uomo che non cercava altro che una donna di buona famiglia capace di mettere al mondo dei figli. Invece si era sorprendentemente rivelato uno sciocco sentimentale, senza cervello.

    E poi, un anno dopo il matrimonio del Duca di Dettingham, la madre di Freya, Contessa di Bowland, era morta lasciandola a cavarsela da sola in un mondo ostile.

    Nessuno avrebbe potuto accusare sua madre di essere stata infedele al marito, ma la famiglia aveva fatto capire a Freya di considerarla un’estranea, per quanto figlia legittima. Era stata una deplorabile necessità, per suo padre, sposare l’unica erede di un ricco importatore, ma la figlia nata da quell’unione non poteva di certo essere considerata una vera aristocratica.

    L’unica soluzione, per lei, sarebbe stata quella di trovare un buon partito, come le ripeteva sempre il fratellastro. Dopo il fallimento con il Duca di Dettingham, si era presentata la possibilità di diventare la moglie di Lord George Patton. Sfortunatamente Freya, a un ricevimento in cui lui non si era accorto della sua presenza, lo aveva sentito dire ai suoi amici, e rabbrividiva ancora a quel ricordo, che non l’avrebbe sfiorata neppure con un dito, se non fosse stato per la sua ricca dote. Gli altri erano scoppiati a ridere e poi avevano fatto commenti sul coraggio dell’amico.

    «Dire che ha un pessimo carattere è troppo poco. Non vorremmo essere nei tuoi panni» era stato il loro parere.

    «Mio padre mi ha giurato che mi caccerà

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