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Una regina per lo sceicco: Harmony Collezione
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Una regina per lo sceicco: Harmony Collezione
E-book156 pagine3 ore

Una regina per lo sceicco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

L'insegnante di inglese Molly Carlisle è furiosa quando viene prelevata contro la sua volontà da un impulsivo, giovane sceicco e portata nel regno di Djalia. Quando però incontra il fratello del ragazzo, il suo autoritario carisma scatena in lei un'inaspettata ondata di desiderio.
Il re Azrael combatte duramente per resistere alla tentazione delle curve generose di Molly, specialmente quando una tempesta di sabbia li costringe a passare una notte nel deserto. Per proteggerne la reputazione, Azrael dichiara di averla sposata in segreto, per poi scoprire che quell'annuncio è legalmente vincolante. Adesso Molly è la sua regina e lui reclama la propria notte di nozze...
LinguaItaliano
Data di uscita20 giu 2019
ISBN9788858999301
Una regina per lo sceicco: Harmony Collezione
Autore

Lynne Graham

Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.

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    Anteprima del libro

    Una regina per lo sceicco - Lynne Graham

    successivo.

    1

    Il re Azrael Al-Sharif di Djalia studiò il titolo del giornale inglese con brucianti e adirati occhi scuri, l'ampia bocca sensuale tesa in una linea severa. Lunghi e folti capelli neri gli incorniciavano i lineamenti abbronzati mentre si alzava in piedi di scatto.

    «Non credo debba preoccuparsi di simili sciocchezze, Vostra Maestà» lo rassicurò Butrus, il suo braccio destro. «Cosa ci importa dell'opinione degli altri Paesi? Noi conosciamo la verità. Non siamo indietro, semplicemente le infrastrutture di Djalia sono state trascurate per tutto il tempo in cui il tiranno è stato al potere.»

    Quali infrastrutture?, si ritrovò sul punto di chiedere Azrael, perché il suo piccolo Paese così ricco di petrolio stava soffrendo più di mezzo secolo di abbandono. Hashem era stato un monarca crudele, leggendario per i suoi eccessi, dedito alla tortura e agli omicidi esattamente come lo era stato nello spendere.

    Appena incoronato monarca, dolorosamente conscio delle aspettative di un popolo che aveva sofferto sotto il dominio di Hashem, Azrael si era spesso sentito schiacciato dalle responsabilità che si portava addosso, ma non sopportava che le altre nazioni ridessero di Djalia attraverso gli uffici dei media.

    Il giornale mostrava un carro e dei buoi che si muovevano lungo la strada principale di Jovan, l'unica città dello Stato, e si domandava se Djalia fosse il Paese più arretrato d'Arabia.

    Certo lui era disposto ad ammettere che chiunque cercasse grattacieli o centri commerciali di lusso sarebbe rimasto deluso perché, a parte un maestoso aeroporto e una imponente strada che conduceva al palazzo del tiranno, non c'era nulla di moderno in tutto il resto del Paese. Ma con il tempo Djalia sarebbe uscito dal Medioevo per riversarsi finalmente nel Ventunesimo secolo.

    Fortunatamente la città aveva i mezzi necessari per una simile trasformazione e gli emigranti di Djalia sparsi per tutto il globo, medici, ingegneri e insegnanti, erano già pronti a tornare in patria per offrire il loro contributo a quell'erculeo compito.

    Azrael ripensò con sollievo a tutta quella gente disposta ad aiutare un Paese che lui amava più della sua stessa vita... persone come lui che credevano nella tolleranza religiosa e nell'uguaglianza tra uomini e donne, e che desideravano vivere in una società moderna e illuminata, in cui tutti potessero avere accesso all'educazione e all'assistenza sanitaria.

    «Hai ragione, Butrus. Non mi preoccuperò per simili sciocchezze» riconobbe Azrael. «Dobbiamo avere fede nel futuro.»

    Confortato all'idea di aver risollevato l'umore del suo sovrano Butrus si allontanò, mentre Azrael restava a fissare le mura di quella stanza che risaliva al Dodicesimo secolo.

    Viveva e lavorava in un castello. Era un uomo decisamente fortunato, rammentò a se stesso con orgoglio. Aveva rifiutato di trasferirsi nel palazzo dorato del tiranno che lo aveva preceduto, ora trasformato in un hotel a cinque stelle. Non gli importava che l'albergo avesse una connessione Internet e molti altri vantaggi. Poteva benissimo vivere senza quegli extra che non erano necessari a un uomo che aveva trascorso gran parte della propria vita in una tenda o come soldato nel deserto. Aveva la pelle dura, lui. Non gli servivano simili comfort. E sapeva anche come il popolo non volesse vederlo nel palazzo di Hashem, che era al tempo stesso il simbolo della sofferenza e dell'egoistica stravaganza del tiranno.

    Doveva dimostrare di essere diverso, di essere simile al suo eroico padre, Sharif, che era stato giustiziato proprio perché si era opposto a Hashem.

    Sentì un colpo alla porta e, in rapida successione, la sua rumorosa apertura. Butrus era sulla soglia, pallido come un morto, l'espressione sconvolta.

    «Mi dispiace piombare qui in questo modo, Vostra Maestà, ma temo che suo fratello abbia fatto qualcosa di molto grave. Se non troveremo subito una soluzione, un enorme scandalo scoppierà sulle nostre teste.»

    Soltanto un giorno prima che la fiducia del re Azrael nell'intelligenza di famiglia fosse distrutta dalla folle azione del fratello, Molly viveva beatamente ignara delle nubi di tempesta che si andavano addensando sul suo capo.

    Era felice.

    Piccola e formosa, con la sua cascata di riccioli ramati che danzavano sulle spalle esili e due scintillanti occhi verdi, era andata a trovare il nonno alla casa di cura in cui era stato ricoverato.

    Afferrò la mano nodosa di Maurice Devlin e sorrise quando lui la scambiò con la defunta madre, Louise. Non provò neppure a correggerlo. La demenza di cui soffriva il nonno gli aveva fatto perdere il controllo sui visi, le date e gli eventi, lasciandogli appena qualche sprazzo di lucidità. Quando le raccontò di un lontano Natale in cui aveva tagliato un pino per la nipotina, Molly si scoprì semplicemente felice che l'avesse riconosciuta come una parente e che si stesse divertendo.

    Winterwood era un'ottima casa di cura in cui Maurice era stato ricoverato due anni prima e nella quale aveva ricevuto le cure migliori. Sfortunatamente costava parecchio ma Molly sapeva quanto a Maurice facesse bene trovarsi in un ambiente familiare. Un improvviso cambio di sistemazione e nuovi volti l'avrebbero gettato nella più profonda confusione, per questo aveva fatto il possibile per assicurarsi che suo nonno potesse rimanere a Winterwood. E tuttavia, mentre gli stringeva la mano, Molly si scoprì ansiosamente conscia che i proventi della vendita degli ultimi gioielli della madre erano quasi finiti. Purtroppo, pur lavorando giorno e notte, era difficile mantenersi e sostenere al contempo le spese mensili richieste dalla casa di cura.

    Alla fine avrebbe trovato una soluzione, rassicurò se stessa con ottimismo. Dopotutto era una donna estremamente pratica, e per questo faceva già tre lavori.

    Durante il giorno era occupata come cameriera mentre due sere alla settimana faceva le pulizie in un palazzo adibito a uffici e, ultimo ma non meno importante, durante il weekend dava lezioni d'inglese a un principe arabo all'ambasciata di Djalia, lezioni per le quali era pagata più che per gli altri due lavori messi insieme.

    Forse avrebbe potuto suggerire qualche lezione extra, meditò, ma si scoprì a corrugare la fronte alla prospettiva di passare altro tempo con Tahir. Il principe l'aveva già messa più volte in imbarazzo anche se, a essere onesta, non l'aveva mai molestata. Quando gli aveva detto che i fiori e i regali che le aveva mandato erano inappropriati e non graditi, lui aveva fatto un passo indietro per poi profondersi in mille scuse. Non aveva mai provato a toccarla, sebbene l'insistenza con cui la fissava la innervosisse profondamente. Per questo motivo era stato un sollievo che il principe avesse accolto la sua richiesta di avere un membro dell'ambasciata che assistesse alle loro lezioni.

    Molly sapeva bene di avere poca esperienza in fatto di uomini, proprio come sapeva che probabilmente stava giudicando il principe in maniera troppo severa. Aveva dovuto abbandonare l'università subito dopo il primo anno per occuparsi del nonno, poi non aveva frequentato più nessuno tranne un fidanzato presto dimenticato. E tuttavia, durante quel periodo, era comunque riuscita a ottenere la qualifica di insegnante di inglese per stranieri e non nutriva alcun rimorso per i sacrifici fatti per Maurice.

    Dopotutto, durante uno dei periodi più infelici della propria vita, il nonno era stato l'unico a prendersi cura di lei, sacrificando addirittura la tranquillità della tanto sospirata pensione.

    La madre era morta quando Molly aveva solo quattro anni e poco tempo dopo il padre si era risposato. La seconda moglie si era risentita dell'esistenza stessa della bambina, e con il padre che si rifiutava d'intervenire per proteggerla dagli abusi della moglie, la posizione di Molly in famiglia si era fatta insostenibile a tal punto da costringerla a rivolgersi al nonno materno. Gli aveva chiesto aiuto, e lui le aveva dato una casa. Quando anche il padre era morto, tutte le proprietà erano passate alla matrigna.

    Se i gioielli della mamma erano andati a lei quando era ancora una bambina era stato solo perché sua madre lo aveva espressamente specificato nel testamento.

    Come sempre, all'ambasciata di Djalia, quello stesso pomeriggio Molly si scoprì sorpresa per quanto gli interni fossero meravigliosamente antiquati. Impartiva le lezioni in una sala da pranzo molto formale, separata dal principe Tahir dalla rassicurante ampiezza di un tavolo per ricevimenti. La porta rimaneva aperta, un membro dello staff seduto appena fuori dalla stanza. Proprio davanti agli occhi di Molly era appeso il ritratto di un uomo incantevole. Il Signor Fascino, lo aveva etichettato, perché con quei lineamenti avrebbe potuto dare del filo da torcere a qualsiasi modello. Non voleva neanche pensare a quanto spesso il Signor Fascino facesse capolino nei suoi sogni, ma supponeva che quanto giaceva nel suo subconscio ed emergeva la notte non fosse molto diverso da ciò che sognava la maggioranza delle giovani donne single.

    Una cameriera portò loro il solito vassoio di caffè, inducendo Molly a distogliere l'attenzione dal quadro. Chiaramente il giovane che le sedeva di fronte era trattato dallo staff dall'ambasciata come una sorta di divinità. Un simile servilismo la metteva sempre a disagio, ma si ritrovò a riconoscere il fatto che appartenevano a due culture molto diverse.

    Il principe era decisamente alto, ma Molly non era mai riuscita a scoprire quanti anni avesse di preciso. A ogni modo sembrava avere circa vent'anni. Di certo molte donne lo avrebbero trovato affascinante, considerato il fisico muscoloso, sebbene la mancanza di maturità lo rendesse agli occhi di Molly ben poco attraente.

    «Sei splendida, oggi» le assicurò Tahir.

    «Noi due dovremmo fare conversazione, ma questi commenti personali sono del tutto inopportuni.»

    Tahir arrossì. «Perdonami» si scusò subito, «avrei dovuto dire... cos'hai fatto oggi?»

    «Sì, così va molto meglio.» Molly sorrise e gli parlò della visita al nonno.

    «Sei davvero fortunata ad avere un uomo del genere nella tua vita» affermò Tahir. «L'unico nonno che io abbia mai conosciuto era un mostro.»

    Una lieve ruga increspò la fronte di Molly. «Anche questa è un'affermazione troppo personale, se ti trovi con qualcuno che non conosci bene.»

    «In effetti io sto cercando di conoscerti meglio» rispose Tahir con un accenno di frustrazione.

    «Io sono la tua insegnante, non un'amica. Ma raccontami un po'... cos'hai fatto dalla nostra ultima lezione?»

    «Niente.» Tahir abbassò lo sguardo mentre un servitore versava loro il caffè.

    «Sono certa che questo non sia vero» ribatté Molly. «Sei andato da qualche parte? Siamo a Londra... ci sono così tanti posti interessanti da visitare.»

    «Io non sono un turista. Sono qui solo per migliorare il mio inglese» ribatté lui con alterigia.

    «Ma se solo uscissi un po' avresti moltissime occasioni per calarti nelle vesti di un turista» replicò lei gentilmente, prendendo la sua tazza di caffè.

    «Non ho nessun amico con cui uscire» le disse Tahir, fissandola con evidente stizza. «Volevo che fossi tu ad accompagnarmi, ma mi hai detto di no.»

    Molly non voleva confessare che il diplomatico più anziano dell'ambasciata le aveva suggerito di non uscire con il principe Tahir. Muoversi senza guardie del corpo sarebbe stato sconsigliabile, per lui, mentre la presenza delle stesse guardie avrebbe attirato troppa attenzione. Sembrava che il defunto tiranno di Djalia avesse ancora dei simpatizzanti a Londra che avrebbero potuto cercare di danneggiare un membro della famiglia reale e comunque, a parte questo, Molly non sarebbe uscita con Tahir per nessuna ragione al mondo: aveva notato come il ragazzo si fosse infatuato di lei

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