Da zero a 500: Grazie al franchising
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Anteprima del libro
Da zero a 500 - Raffaello Pellegrini
Raffaello Pellegrini
DA ZERO A 500
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati.
commerciale@giraldieditore.it
info@giraldieditore.it
www.giraldieditore.it
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ISBN 978-88-6155-858-4
Proprietà letteraria riservata
© Giraldi Editore, 2021
Edizione digitale realizzata da Fotoincisa BiCo
A mio padre, Pietro,
per avermi istillato la passione per la scrittura.
A mio figlio, Pietro,
per avermi fatto diventare un uomo migliore.
PREFAZIONE
di Italo Bussoli
Per il Presidente di Assofranchising, la storica Associazione Italiana del franchising, è fin troppo facile parlare bene del sistema distributivo del quale è a capo.
Ma non voglio banalizzare il tema ed ecco allora che mi viene in soccorso questo libro scritto da Raffaello Pellegrini, membro del Consiglio Direttivo di Assofranchising dal 2012.
Con Raffaello ci conosciamo da molto tempo, anche perché ho dovuto corteggiarlo
diversi anni prima di convincerlo a entrare in Assofranchising, ma il contributo di idee e di esperienza che ci ha dato alla Associazione e quindi al settore è importante. E gli inizi furono scoppiettanti. Lo ricordo bene perché ci fu alla prima riunione del Consiglio a cui prese parte una discussione su un tema da lui posto sul tavolo legato alla secondo lui indegna
presenza tra gli associati di un franchisor che, oltre ad aver totalmente copiato, e male, il know-how di Naturhouse, aveva messo in piedi il classico franchising dove guadagna solo il franchisor a danno dei franchisee; mi colpì la veemenza e la schiettezza della posizione espressa da Raffaello, dato che in un consiglio direttivo, soprattutto di una associazione, di solito vige un codice non scritto per un comportamento un po’ ingessato
e raramente si discute alzando i toni. Con lui avvenne da subito il contrario tanto che in uno scambio di mail con l’allora Presidente della Associazione Graziano Fiorelli lo definimmo un bel caratterino fumantino
e la mail, per via di quegli errori classici di trasmissione, venne purtroppo a sua conoscenza... ma la sua reazione fu perfetta, dato che mi chiamò e mi disse: Bussoli, è assolutamente vero che ho un carattere fumantino, e questo aggettivo dall’uso purtroppo desueto mi piace un sacco perché mi descrive al meglio
.
Aveva ragione.
Da allora ci siamo sempre stimati e ha tenuto un atteggiamento serio, fattivo e leale con me e con la Associazione, oltre che ad affermarsi come uno dei player di riferimento del franchising italiano.
Cito questo episodio per dire della grinta positiva di Raffaello (solo più tardi seppi che era un super appassionato dirigente ed ex giocatore di football americano), una grinta che, legata ad una competenza e ad una professionalità di prim’ordine, l’ha portato a far decollare un brand che era totalmente sconosciuto in Italia con una crescita esponenziale, appunto da 0 a 500, che fa parte dei record del sistema franchising nostrano.
Il libro è ovviamente autobiografico, anche perché la creazione e la manutenzione di una rete così grande, una delle più importanti dal punto di vista numerico nel nostro paese, non può prescindere da uno sforzo professionale assolutamente totalizzante, ma oltre ad essere piacevolmente costellato da aneddoti curiosamente divertenti, costituisce anche un prezioso vademecum ricco di consigli pratici per chi sia interessato a costruire una rete di franchising di qualità.
Quest’anno l’Associazione taglia il traguardo dei cinquant’anni, lo stesso tempo della entrata del franchising nel nostro Paese; purtroppo però per molti anni, nei confronti di questa modalità di distribuzione si sono accumulati timori, dicerie, falsità e remore che non rendevano giustizia. Per troppo tempo il franchising è stato assimilato al multilevel, ai sistemi piramidali di importazione americana che promettevano guadagni facili con sforzi modesti.
Assofranchising ha spazzato via ogni dubbio e la legge, da noi fortemente voluta, la n. 129 del 2004, sancisce confini, limiti e diritti dei protagonisti del sistema, i franchisor, quelli che hanno l’idea e investono sul marchio, e i franchisee, coloro che credono nel marchio e si agganciano al treno del franchising.
La legge è volutamente sbilanciata a favore dell’anello più debole, ovvero l’affiliato, e da allora ha creato modesti contenziosi e certezza di diritto. Tutto ciò per dire che il franchising è sicuro, è un esercizio win win (vinciamo insieme), è un creatore di imprenditorialità e di posti di lavoro, permette di fare l’imprenditore con investimenti mediamente abbordabili, offre maggiori sicurezze e apre un paracadute nel caso di crisi, e a dimostrazione di ciò è sufficiente vedere come si è mantenuto a livelli alti durante questa tragica crisi pandemica ed economica. Inoltre dà soddisfazione personale ai neoimprenditori.
E nonostante abbia 50 anni, ha ancora tanto spazio per crescere: basti pensare che ad oggi il franchising si attesta al 7-8% dell’intero sistema distributivo italiano, quando negli USA supera il 50%.
Bisogna crederci ed è quanto il lavoro editoriale di Raffaello Pellegrini propone. Può un ottimo manager quale lui era, trasformarsi di fatto in un imprenditore, partire da zero e arrivare a 500 in un tempo minimo se misurato con la clessidra dell’imprenditoria?
Sì si può, e la storia di Raffaello Pellegrini ne è la prova provata.
Come noi sosteniamo e divulghiamo, per correttezza intellettuale, il franchising non è la panacea di tutti i mali, non c’è alcuna garanzia che possa andare sempre bene, è un treno che parte con una locomotiva che deve funzionare bene e avere tutti gli strumenti tecnologici per correre sempre (l’affiliante) e ha bisogno di tanti vagoni che si aggancino e che formino un bel treno che va sempre sulla stessa rotaia (gli affiliati); ci sono regole e vanno rispettate, c’è un credo e va recitato, c’è una legge e va seguita.
I settori sono tanti, noi nelle nostre statistiche di rilevazione ne contiamo più di trenta, ad oggi possiamo annoverare tante storie di successo in tutto il mondo, il franchising produce numeri di PIL, è insomma una modalità che sa coniugare la tradizione del commercio di vicinato e il futuro attraverso l’e-commerce, è un mondo che si declina anche al femminile con un 38% di imprenditoria rosa, un mondo giovane con oltre l’80% degli imprenditori entro i 50 anni.
Per cui ecco che il messaggio di Raffaello dice proprio questo: forza, crediamoci, facciamo lavoro di squadra e la vita di molte persone può trovare un senso per un lavoro di soddisfazione e di successo.
Il fumantino giocatore di football americano anche questa volta è andato in meta!
ITALO BUSSOLI – Presidente ASSOFRANCHISING
Nasce come giornalista (Il Sole24Ore) e vanta una lunga esperienza in Associazioni imprenditoriali (Commercio Estero e Commercio Chimico). Ha svolto per oltre venticinque anni scouting per conto delle Trading companies italiane in tutto il mondo. È stato Amministratore Delegato di Expo Cts, organizzatore di primarie Fiere Internazionali. Dal 2004 ha assunto la Segreteria Generale di Assofranchising di cui è diventato Vicepresidente nel settembre 2014. Dal 2016 è Presidente di Assofranchising e membro della Giunta Confederale di Confcommercio nazionale.
NOTA DELL’AUTORE
Troverete nelle mie pagine un ricorrente utilizzo di inglesismi. Non me ne vogliate. Amo la lingua italiana, che però rivela spesso severi limiti nel definire concetti economici o di marketing in maniera sintetica ed efficace.
Ho cominciato a studiare Inglese in terza elementare, lezioni a cui andavo terrorizzato a causa di una suora maltese che stigmatizzava ogni errore di pronuncia sbattendo con forza un bastone sul banco del malcapitato, spesso il mio, dato che la mia vivacità fanciullesca veniva spesso premiata con un posto nei banchi in prima fila.
Fu invece un professore di inglese della Bocconi a farmi innamorare della praticità e della capacità di creare neologismi della lingua anglosassone, e conservo ancora il vocabolario con gli appunti degli esempi che ci regalava, dal pakibashing
, violenta forma di persecuzione razzista in voga tra le bande di giovinastri nei quartieri periferici di Londra a fine anni Ottanta, al rubbernecking
, improvvisata forma di turismo che tutti noi facciamo quando visitiamo le vie di una città che non conosciamo, a quello che ritengo il principe degli esempi dell’economicità della lingua di Shakespeare se confrontata con quella di Dante: vietato l’accesso ai non addetti ai lavori
vs staff only
.
Oltre al risparmio di inchiostro, è proprio nella possibilità di creare neologismi per definire nuovi concetti che rende quasi indispensabile l’utilizzo degli inglesismi, molti dei quali comunque già di uso comune, nelle dissertazioni economiche e o di marketing, con buona pace