Uomini, popoli e giustizia: Dall’Europa di Versailles all’Unione Europea e oltre. Diplomazia, guerre e politica nell’arco di un secolo, 1919-2019
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Francesco Randazzo è professore Associato di Storia delle relazioni internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Perugia. Da diversi anni collabora con l’Archivio storico dello Stato Maggiore dell’Esercito di Roma di cui è stato consulente. Autore di svariati studi e monografie sui temi della Russia tardo-imperiale, collabora scientificamente con istituzioni accademiche italiane e straniere tra cui l’Università Statale di San Pietroburgo, l’Università di Targu Mures in Romania, il Centre d’Études Slaves dell’Università La Sorbonne di Parigi, l‘Università di Granada e l’Università “A. Moro” di Bari. È coautore della trilogia Andrà tutto bene? [Edizioni Libellula, 2020]. Tra le sue pubblicazioni più recenti From Moscow to Rome: Italian-Soviet Relations from 1943 to 1946, Cambridge, Cambridge Scholars Publishing, 2019; La guerra civile in Russia nei documenti militari e diplomatici italiani 1918-1922, Libellula, Tricase, 2019; Zarstvo and Communism. Italian Diplomacy in Russia in the Age of Soviet Communism, Cambridge, Cambridge Scholars Publishing, 2018.
Con scritti di Mireno Berrettini, Dario Biocca, Nicola Cristadoro, Cesare La Mantia, Lorenzo Medici, Raffaele Nocera, Francesco Randazzo, Valentina Sommella, Paolo Wulzer.
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Anteprima del libro
Uomini, popoli e giustizia - Francesco Randazzo
Introduzione
La rivoluzione bolscevica nel XX secolo mette in campo valori nuovi e li declina in forma nazional-popolare. Alla prova dei fatti, la Russia non ha retto al peso delle sue contraddizioni politiche, all’abbandono delle sue scelte ideologiche ed è crollata sotto i colpi di un capitalismo che ha saputo accrescere nel tempo la sua forza a discapito del modello primigenio sovietico. L’Europa, figlia del riassetto versagliese del 1919, vede il sorgere prima di latenti autoritarismi divenuti pian piano reali, e poi di una guerra atroce che non risparmia sofferenze e miseria che si trasformerà ben presto in una contrapposizione est-ovest acuitasi sul finire degli anni Ottanta per poi implodere nel 1989. Il ciclo si apre nel 1919 e si chiude con le stesse cifre poste in ordine diverso, il 1991. Oltre settant’anni in cui teorie e pratica si sono succeduti a colpi di eventi che hanno segnato le coscienze e incusso alla storia sterzate, talvolta, ma non sempre, anacronistiche. Le due potenze antagoniste, Stati Uniti e Unione Sovietica si sono ritrovate alle prese con una guerra fredda
pronta a riscaldarsi alla prima occasione di scontro, fosse di natura ideologico, politico o sociale. In quest’arco di tempo, sullo sfondo di tale scenario, si alternano momenti di storia mondiale che difficilmente riuscirebbero a essere compresi senza tener conto delle caratteristiche di politica estera delle due superpotenze.
In un’Europa in preda all’ennesima crisi di identità post-bellica si affacciano così teorie nuove che preludono all’Unione dei paesi occidentali secondo modelli e schemi proposti da politici europei teorici dell’unione economica, politica e monetaria del nuovo continente europeo. Una logica che tende a spezzare la storia del Novecento in due tronconi ognuno dei quali risponde a principi e logiche derivanti dai nuovi assetti. La storia europea del Novecento, condizionata e fortemente orientata dagli ingenti aiuti statunitensi offerti all’Europa occidentale a seguito del secondo conflitto mondiale, è lacerata dunque al suo interno dove la potenza sovietica incide fortemente sul sistema delle relazioni diplomatiche tra est e ovest pronta a contrastare l’influenza della Casa Bianca sul vecchio continente.
Il cerchio del Novecento si chiude con la caduta dei regimi comunisti nell’Europa dell’Est e con la nascita di sodalizi nuovi nell’area danubiano-balcanica dove i paesi di Visegrad, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, marcano la differenza che corre tra chi ha lottato per la libertà e l’ha ottenuta nel dopoguerra e chi quella libertà l’ha dovuta contrattare a lungo all’interno di un sistema di alleanze fondato su una ideologia totalizzante. Caduto il muro di Berlino, simbolo di una contrapposizione ideologica insanabile, certo non sono caduti i muri della diffidenza tra i paesi che storicamente hanno un peso in ordine ai conflitti internazionali. Il volume raccoglie questi aspetti ma anche alcuni studi monografici come quello di apertura su Albert Kahn, pacifista e filantropo, e i suoi Archives de la Planète, una collezione ampia di film in bianco/nero e di fotografie in gran parte a colori, selezionata a partire dal 1909 e destinata a costituire un archivio che testimoniasse le culture del mondo. Un altro studio singolare
è quello di Dario Biocca sul sunken wall all’interno del cimitero monumentale di Belfast il cui scopo era in primo luogo separare le tombe dei defunti protestanti da quelle degli ebrei e dei cattolici. Concepito nel 1869, in età vittoriana, esso avrebbe dovuto sancire l’avvio di una nuova era di prosperità e riconciliazione
. I restanti contributi sono concepiti in maniera da offrire un quadro di esperienze di ricerca e spaccati sulle realtà internazionali molto complesse a partire essenzialmente dalla fine della seconda guerra mondiale fino agli anni Novanta del Novecento.
Francesco Randazzo
Filantropia e pacifismo nella prima metà del ventesimo secolo: Albert Kahn e le Archives de la Planète
La figura di Albert Kahn, banchiere pacifista e filantropo [1] , riassume molti degli avvenimenti che contrassegnarono la storia europea della prima metà del secolo scorso: la Belle Époque , la tragedia della Grande Guerra, l’internazionalismo pacifista, la crisi economica degli anni Trenta, l’affermazione di regimi autoritari e totalitari, la Seconda Guerra Mondiale [2] .
Questo contributo propone l’opera di Kahn, a lungo dimenticata, e in particolare il suo tentativo di promuovere relazioni pacifiche fra le nazioni attraverso la conoscenza reciproca delle differenti culture, coadiuvando così l’azione promossa fra le due guerre mondiali dalla diplomazia multilaterale attraverso la cooperazione intellettuale. Dopo il secondo conflitto mondiale, tale azione sarebbe stata rilanciata con più ampie modalità dall’Unesco, tanto che il banchiere francese è stato definito un precursore dell’organizzazione [3] .
Dall’Alsazia a Parigi. Abraham Kahn nacque il 3 marzo 1860 a Marmoutier, nel dipartimento alsaziano del Basso Reno, primo di quattro figli di una famiglia benestante. Il padre, di origine ebraiche, era un commerciante di bestiame [4] .
Con la sconfitta della Francia nella guerra contro la Prussia nel 1870, il trattato di Francoforte dell’anno dopo assegnò l’Alsazia e parte della Lorena alla neonata Germania. Come altre famiglie alsaziane legate ad attività agricole e impossibilitate ad abbandonare i propri beni immobili, i Kahn non optarono per la nazionalità francese e divennero cittadini tedeschi [5] .
Ottenuto nel novembre 1876 dal governo di Berlino il permesso di emigrare in Francia, all’età di 16 anni Abraham Kahn si trasferì a Parigi dove trovò impiego dapprima in una sartoria e due anni dopo presso la banca dei fratelli Charles e Edmond Goudchaux [6] .
Nella capitale francese, Kahn iniziò a utilizzare il nome Albert e riprese gli studi superiori che aveva interrotto, aiutato da un precettore d’eccezione, il filosofo Henri Bergson, di un anno più anziano e all’epoca studente all’ École normale supérieure. Fra i due nacque una solida amicizia che sarebbe continuata negli anni successivi [7] .
Nonostante l’impiego in banca, che richiedeva anche lunghi viaggi d’affari, nel 1881 Kahn conseguì il baccalauréat in lettere e nel 1884 si laureò in diritto. In seguito a un decreto, nel giugno 1885 riacquistò la cittadinanza francese [8] .
Nella banca dei Goudchaux, di cui diventò socio nel 1891, Kahn si rivelò particolarmente abile e fra il 1889 e il 1893 guadagnò un’ingente fortuna speculando sulle miniere d’oro e di diamanti del Sudafrica. Nel 1898 riuscì così a fondare una propria banca d’affari in Rue de Richelieu 102 (lo stesso indirizzo della banca dei fratelli Goudchaux), con la quale realizzò altri notevoli guadagni sia operando in borsa sia attraverso investimenti e prestiti in Francia e all’estero, soprattutto in Giappone, dove istaurò legami di amicizia con alcuni membri della famiglia imperiale [9] .
Con le ricchezze accumulate, nel 1895 Kahn comprò una villa a Boulogne sur Seine. La proprietà si sarebbe allargata fino al 1910 con acquisizioni successive di terreni, sui quali furono realizzati boschi ornamentali e giardini - fra cui uno inglese e uno giapponese [10] . Nel 1902 Kahn acquistò un terreno anche a Cap Martin sulla Costa Azzurra, dove fece costruire Villa Zamir con un giardino di piante esotiche [11] . Negli anni successivi, le due proprietà ospitarono personalità del mondo politico, intellettuale ed artistico, sia francese sia internazionale [12] .
La filantropia pacifista di Albert Kahn. Kahn era un idealista e in una lettera a Bergson del 10 febbraio 1887 scrisse: cela va assez bien en ce qui concerne les affaires mais, vous le savez, ce n’est pas mon idéal
[13] .
Pertanto, tra il 1898 e il 1931 utilizzò l’immensa fortuna accumulata per sostenere numerose iniziative sociali e culturali, dalla forte carica etica e morale, ciascuna destinata a un’azione specifica ma tutte aventi come fini comuni il benessere degli individui, la conoscenza reciproca fra i popoli e la pace universale [14] .
L’azione di Kahn si inseriva in una corrente filantropica tipica dell’epoca, che vedeva come protagonisti facoltosi imprenditori e uomini d’affari, appartenenti soprattutto al mondo anglosassone [15] .
Tuttavia, l’azione del banchiere francese si caratterizzò per l’originalità e la valenza tecnologica e artistica. Come si è accennato, Kahn si recò spesso all’estero per ragioni di lavoro ma anche di piacere. Riflettendo sul contributo intellettuale dei suoi viaggi, si convinse che i conflitti nascessero da una conoscenza sommaria o errata delle nazioni tra di loro. Per il banchiere alsaziano era indispensabile che ciascun popolo conoscesse le altre culture, in modo da favorire pacifiche relazioni internazionali. Kahn intendeva agire sulle coscienze della sua epoca e sull’avvenire del mondo rivolgendosi principalmente alle élite internazionali, le quali, a loro volta, avrebbero diffuso nei rispettivi paesi le conoscenze e le esperienze acquisite [16] .
Le Bourses Autour du Monde. La prima delle iniziative promosse dal filantropo francese furono le Bourses Autour du Monde, assegnate per finanziare viaggi all’estero, della durata di 15 mesi, di giovani diplomati provenienti dalla scuola superiore, e perlopiù destinati a diventare insegnanti [17] . Ai borsisti era offerta la possibilità di avere una conoscenza diretta del mondo e di osservare le culture dei paesi visitati. I futuri docenti avrebbero così arricchito il sapere formatosi sui libri con l’esperienza diretta sul campo, affinché ne potessero in seguito beneficiare i loro allievi. Le prime borse furono concesse nel 1898, dapprima senza rivelare il benefattore, e successivamente tramite l’ Académie de Paris. Dal 1905 furono assegnate anche a donne [18] e dal 1906 a stranieri. Fino al 1931, quando la concessione delle borse cessò, ne usufruirono 72 francesi e 73 stranieri (in particolare giapponesi, tedeschi, inglesi, americani e russi), la maggior parte dei quali divennero professori, alcuni giornalisti [19] , altri funzionari della Società delle Nazioni [20] .
L’unico obbligo richiesto ai borsisti era quello di redigere al ritorno un resoconto scritto del viaggio effettuato e partecipare a riunioni e conferenze per testimoniare e diffondere le loro esperienze. A tal fine, nel 1906 fu creata la Société Autour du Monde, con sede nella proprietà di Kahn di Boulogne sur Seine, dove i borsisti, che ne erano membri di diritto, confrontarono le loro esperienze con i massimi intellettuali dell’epoca [21] . Nel 1931, al suo apogeo, la società arrivò ad avere 186 membri, fra cui Louis Liard, vice-rettore dell’ Académie de Paris, e Bergson, divenuto presidente della Commission internationale de coopération intellectuelle (Cici), nata nel 1922 nell’ambito della Società delle Nazioni per promuovere la cooperazione intellettuale internazionale [22] .
I componenti della Commissione - fra i quali Marie Curie e Albert Einstein - furono spesso invitati alle iniziative della società che si tenevano nella villa di Boulogne [23] . In una lettera del 1931, scritta in occasione del venticinquesimo anniversario della Société Autour du Monde, Bergson stabilì una filiazione tra la Cici e la società: Si jamais, grâce au travail qui se poursuit à Genève, la
société