Arte e scienza dell'attore: Strategie segrete del Corpo-Mente
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L'espressività generativa potenzia la capacità di generare stati e migliora la performance attraverso l'impatto della comunicazione verbale, para verbale e non verbale, su noi stessi e sugli altri, alterando la percezione sensoriale ed emotiva del mondo circostante e creando nuove realtà, possibilità e risorse.
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Arte e scienza dell'attore - Gianluca Testa
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Impaginazione di Valeria De Vecchi
© 2005 Teatroformattivo®️
© 2005 Centro Internazionale Studi Espressività Generativa®️
INDICE
PREFAZIONE
INTRODUZIONE
PARTE I
EPISTEMOLOGIA DELL’ATTORE
1
L’ATTORE UBIQUO
2
TEORIA OLOGRAFICA DELL’ATTORE:
I SENSI E LA REALTÀ
3
L’UNIVERSO E IL CORPO-MENTE:
UNA CONCEZIONE OLISTICA
4
L’ATTORE E IL TEMPO
PARTE II
ONTOLOGIA DELL’ATTORE
5
L’ATTORE E L’IMPRESSIONE
DI AUTENTICITÀ
PARTE III
TECNOLOGIA DELL’ATTORE
6
LE TECNICHE DELL’INGANNO
7
PERFORMANCE E ASSETTO PSICOFISICO DI BASE
8
ASCOLTO E CALIBRAZIONE
9
RICALCO E GUIDA
10
LINGUISTICA: LE PAROLE CHE CREANO LA REALTÀ
11
PSICOLOGIA DELLA VOCE: IMPATTO DELLA COMUNICAZIONE PARA-VERBALE SU NOI STESSI E SUGLI ALTRI
12
I LIVELLI DI PENSIERO DELL’ATTORE E DEL PERSONAGGIO
13
I LIVELLI DI SUPPORTO DEL COACHING
CONCLUSIONI
BIBLIOGRAFIA
L’espressività generativa è un metodo di trasformazione personale in grado di potenziare la capacità di generare stati e migliorare le performance attraverso l’impatto della comunicazione verbale, para verbale e non verbale, su noi stessi e sugli altri, alterando la percezione sensoriale ed emotiva del mondo circostante e creando nuove realtà, possibilità e risorse.
PREFAZIONE
Questo libro è un’introduzione ad alcuni dei presupposti che hanno contribuito alla nascita dell’Espressività Generativa™, tecnica di recitazione e metodo di evoluzione personale ormai conosciuto e diffuso in ambito internazionale, e nasce dall’esigenza di una risposta a due domande:
Come può l’arte e la scienza dell’attore diventare un metodo per migliorare la vita dell’individuo, influendo sulla struttura dell’esperienza soggettiva e potenziando l’impatto della sua comunicazione verbale, para verbale, non verbale, su sé stesso e sugli gli altri?
Come possono alcune delle ultime scoperte della scienza nei campi della psicologia, della comunicazione e della linguistica, perfezionare l’arte dell’attore, la sua capacità di immedesimarsi in un personaggio e interpretare in modo credibile una scena?
Presupposto di base è che ogni esperienza che viviamo è, a suo modo, una performance: ovvero un qui ed ora
in cui necessitiamo dell’accesso al nostro potenziale e alle nostre risorse per raggiungere un determinato obiettivo, sia in ambito professionale che privato.
Questo accesso è però costantemente compromesso da interferenze, interne ed esterne, che limitano il naturale flusso del talento.
L’unica realtà con cui possiamo confrontarci è una percezione soggettiva del mondo, basata sulle informazioni che in ogni istante il nostro apparato sensoriale raccoglie e invia al cervello. Ma l’apparato sensoriale può essere guidato dalla nostra volontà e le informazioni possono essere interpretate secondo modelli alternativi, più utili alla nostra missione esistenziale.
Il professore interpretato da Robin Williams nel film L’attimo fuggente, esortava i suoi allievi a salire in piedi sulla cattedra per guardare il mondo da differenti prospettive, e li invitata a osare il cambiamento cercando nuove strade.
L’individuo in grado di arricchire la propria mappa della realtà potrà muoversi verso territori inesplorati e rendere la sua esistenza un viaggio meraviglioso e ricco di scoperte.
Al contempo, l’attore che comprende in profondità il processo di percezione ed interpretazione del mondo e gli schemi del comportamento umano, potrà creare una seconda natura del personaggio che risulti credibile al pubblico, quasi fosse la proiezione di un’alternativa possibilità esistenziale dello stesso attore individuo.
INTRODUZIONE
Comprendere il pieno significato della vita
è il dovere dell'attore, interpretarlo è il suo problema,
ed esprimerlo è la sua passione.
Marlon Brando
L’attore è un individuo in grado di muoversi nel tempo e nello spazio di una realtà alternativa, chiamata dramma (o film), nei panni di un altro essere umano, detto personaggio. La sua arte, o scienza, è la recitazione. La recitazione è un’arte, perché ci sono variabili umane incontrollabili che non possono sempre essere previste, ma gestite secondo l’esperienza e la creatività dell’artista. Tuttavia la recitazione è anche una scienza, perché il processo è stato indagato nelle sue cause, leggi ed effetti da teorici come Stanislavskij, Strasberg, Checov, Vachtangov, Mejerchold e molti altri¹.
Questi ricercatori hanno creato ciascuno un proprio sistema per la formazione dell’attore, che si basa su principi rigorosi². Attraverso una metodologia, ovvero processi e procedure per applicare tali sistemi, gli schemi possono essere scomposti in componenti di base e riassemblati per garantire risultati verificabili e applicabili.
Infine, la recitazione è una tecnologia, perché garantisce strumenti per facilitare l’applicazione di tali tecniche, procedimenti e conoscenze al fine di ottenere risultati specifici.
Lo strumento di cui si avvale l’attore è l’apparato umano. Essendo il corpo e la mente i suoi dispositivi, quella dell’attore è una conoscenza applicata per definizione: egli deve creare, fare il personaggio, un essere umano che si muova in un ambiente; possieda capacità, comportamenti, convinzioni, valori, identità e spiritualità proprie; utilizzi la sua fisicità nello spazio e interagisca con gli altri attraverso uno stile di comunicazione unico e riconoscibile.
La parola recitare nel linguaggio comune è talvolta erroneamente associata ad un’impostura: una rappresentazione goffa e finta della vita quotidiana. Ma recitare è esattamente l’opposto: è attuare un comportamento umano autentico, facendo qualcosa a qualcuno in un momento di realtà ricreato per essere visto e sentito da un pubblico.
In questo periodo sociale, come non mai, le tecniche e le caratteristiche che l’attore sviluppa nella propria formazione ed esperienza professionale sono importanti per un essere umano in qualsiasi contesto.
Intendo doti come la canalizzazione dell’energia, la capacità di trasformarsi nel breve lasso di tempo dall’azione allo stop, di transitare velocemente da uno stato presente ad uno stato desiderato; ma anche l’immaginazione, il controllo dei meccanismi espressivi, la capacità di improvvisare, l’attitudine all’ascolto, il saper utilizzare le sfumature della propria voce in modo da influenzare l’interlocutore generando fiducia, empatia, autorevolezza, passione.
L’attore è un maestro della comunicazione, equipaggiato con strumenti espressivi e psicologici sofisticati. Eppure, come le biografie di molti grandi artisti³ dal tragico destino ci insegnano, fuori dal palcoscenico l’attore raramente utilizza il suo talento, muovendosi talvolta nel mondo come l’albatros di Baudelaire, goffo, reso ridicolo da eccessi eccentrici e narcisistici.
L’attore possiede doti e tecniche affinate che potenzialmente lo rendono in grado di gestire ciò che nel mondo di oggi è più funzionale: l’atteggiamento mentale, la motivazione, la flessibilità. Eppure, questo bizzarro individuo sembra spesso a suo agio solo su un palcoscenico o davanti ad una macchina da presa.
D’altronde, se così non fosse, sarebbe sufficiente iscriversi ad una scuola di recitazione per diventare comunicatori eccezionali, maestri della persuasione, uomini di successo in ogni campo, e le scuole di recitazione traboccherebbero di aspiranti manager, politici, avvocati, venditori ed altri professionisti che con l’arte hanno ben poco a che fare.
Tutto questo perché studiare recitazione certamente aiuta, ma il limite deriva dal fatto che nessuno insegna all’attore come canalizzare le sue abilità e adeguare il suo potenziale ad aspetti specifici di quello che definiamo mondo reale.
La formazione psicofisica dell’attore dura molti anni e costringe l’artista ad una sorta di isolamento. È un percorso complesso e non privo di effetti collaterali sulla mente e sul sistema nervoso, un generatore di fardelli emotivi in grado di concentrare in un solo individuo le sofferenze di decine di altri individui, detti personaggi, e per essere praticata richiede l’immersione quotidiana negli oscuri labirinti della schizofrenia.
Lo scopo di questo lavoro è pertanto delineare i fondamenti di un nuovo modello di crescita personale in cui le tecniche e l’esperienza dell’attore possano contribuire in maniera cospicua a comprendere e applicare strategie per affrontare la realtà.
Nella prima parte, Epistemologia dell’attore, mostrerò il modo in cui i più recenti studi scientifici⁴, che hanno confermato il fatto che le regole alla base della mente e dei nostri schemi di comportamento si basano sulle stesse leggi che regolano l’universo, ci aiutino a comprendere in modo profondo il fenomeno della recitazione.
Non mancheranno riferimenti filosofici
alla fisica quantistica, da cui citerò alcune teorie al fine di descrivere metaforicamente il personaggio come stato di probabilità dell’attore.
Il processo della creazione del personaggio è la proiezione di una realtà alternativa, un mondo possibile, forse un universo esistente a distanze incalcolabili dal nostro, che prende vita nel momento in cui l’attore ne diventa osservatore cosciente, come avviene per l’onda di probabilità studiata da Bohr, che allo stesso tempo può essere localizzata come particella. D’altronde in ogni individuo si celano molteplici personaggi potenziali, infiniti come i mondi del