Le donne di Pietro Mascagni: Il romanzo di una vita
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Info su questo ebook
Questo libro è insieme una biografia, un saggio e un romanzo familiare.
La storia comincia a Roma nel 1970: un terribile incendio nell’appartamento di Emy Mascagni, figlia del celebre compositore, minaccia un secolo intero di ricordi ma non riesce a frenare il potere evocativo della sua memoria. È così che, riavvolgendo il filo delle generazioni, approdiamo alla Livorno di fine ’800, dove il giovane Pietro ha appena perso la sua mamma. È la prima di una lunga e affascinante galleria di figure femminili, attraverso cui si dipanano le alterne vicende di un artista che è stato geniale sperimentatore e, al contempo, icona di stile. Ricostruire il racconto di una vita significa anche svelarne l’intreccio con le altre vite che le hanno orbitato intorno – soprattutto, in questo caso, vite di donna.
Così, in una continuità temporale colma di rimandi e significati nascosti, «il grande gomitolo di filo continua a svolgersi, ricreando quelle cellule che ognuno di noi porta con sé e che prima o poi ricompaiono per indirizzarci al meglio verso i nostri sogni e le nostre vere inclinazioni, finalmente libere di esprimersi».
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Anteprima del libro
Le donne di Pietro Mascagni - Francesca Albertini Petroni
L’immagine a pagina 134 è di proprietà della Fondazione Teatro alla Scala, Milano, per gentile concessione.Tutte le altre immagini sono tratte dagli archivi degli eredi di Pietro Mascagni.
L’editore, esperite tutte le pratiche per acquisire i diritti di riproduzione delle fotografie prescelte, è a disposizione degli aventi diritto per eventuali lacune o omissioni.
Direzione editoriale: Laura Moro
Impaginazione: The Sky Designers
Redazione: Jansan Favazzo, Samuele Pellizzari
Proprietà per tutti i Paesi: Edizioni Curci S.r.l. – Galleria del Corso, 4 – 20122 Milano
© 2022 by Edizioni Curci S.r.l. – Milano
Tutti i diritti sono riservati
EC12331 / ISBN: 9788863953954 (edizione cartacea); 9788863953244 (edizione digitale)
www.edizionicurci.it
Indice
Preludio
Emy (I), 1970
Mamma Emilia, 1874-1886
Emy (II), 1970
Giuseppina, 1882-1886
Emy (III), 1970
Lina, 1886-1889
Gemma, Suzel, Emma, 1890-1895
Emy e Gemy, 1971-1978
Iris e Maria, 1896-1901
Anna, 1909-1913
Guia, 1990-1996
Alba, Lodoletta, Santa Teresa, 1913-1930
Mitì e Francesca, 1940-1990
Egloge e Atte, 1935-1945
Francesca e Guia, 1996-2010
Le donne di Pietro, 2015
Ringraziamenti
Albero genealogico della famiglia Mascagni
Documenti storici
Cronologia essenziale delle opere
Bibliografia
A mia madre Mitì che, con la sua tenacia mascagnana
,
ha indicato la strada a me e ai miei fratelli
Ai miei figli Maria Lavinia e Marco Valerio,
perché questa tenacia li accompagni nella loro strada
e li aiuti a perseguire il sogno e il bello della vita
A tutte le donne di Pietro di oggi
Preludio
Nulla mi stupisce di Mascagni! Non lo ritengo cattivo, anzi tutt’altro: ma è come una pila elettrica non ancora completa, per modo che se ne hanno scosse, scintille, schioppettate così a casaccio, di sorpresa! Speriamo che platino, rame, zinco e acidi trovino poi il giusto equilibrio ed allora la pila funzionerà bene.
Giulio Ricordi, 1896
La fisionomia per un osservatore disattento pare non dica nulla: ma guardandolo bene, ha ogni tanto, negli occhi chiari un po’ velati, un improvviso bagliore, come il balenare silenzioso in certe stellate notti di grande calura.
Eugenio Cecchi, 1890
Improvvisamente, nella nostra vita, c’è un momento in cui si avverte la sensazione di rivivere qualcosa che qualcun altro ha già vissuto – qualcosa che, nello scorrere delle generazioni, si è sedimentato nel nostro cuore: un’idea, un motivo di ricerca, un sogno o un’ispirazione. Da quel momento, la sensazione si ripete nella nostra mente e il percorso nostro (o dei nostri figli) viene messo al confronto con quello di parenti antichi: si ritrovano così similitudini inaspettate, anche se sono passati cento anni. Cicli e ricicli storici, si diceva a scuola. Ma rimane una sorpresa, un bel gioco animato dalla ricerca di una identità familiare ed esistenziale.
Nei periodi più bui, può essere di conforto riconoscere un percorso già tracciato, ritrovare gli stessi sentimenti di paura verso il presente o il futuro, insieme alla speranza che il male, prima o poi, passi. Ci si immedesima nelle grandi delusioni, nei grandi amori, negli immensi dolori e inganni della vita, nelle tappe tormentate e drammatiche della Storia o nei piccoli avvenimenti quotidiani, scoprendosi alla fine come parte di un lunghissimo filo di vita che dura e durerà ancora.
Il racconto che state per leggere non è altro che la ricerca di uno di questi fili sottili, che si srotolano lungo le generazioni di ogni famiglia e non si spezzano mai. Il filo c’è sempre, perché c’è sempre una motivazione profonda a orientare le nostre scelte: il carattere o la casualità degli eventi è certo determinante, ma la predisposizione atavica
, genetica
della nostra mente lega tutto insieme.
È in questa luce che riscopriamo un personaggio, un vero artista, che ha lottato per la sua passione con tutte le sue forze, ricercando e sperimentando il nuovo: è caduto nello sconforto dell’incomprensione, ha vissuto periodi drammatici per sé e per la storia dell’umanità, ha ottenuto la gloria del successo e donato al mondo pagine struggenti. Queste musiche vengono eseguite in ogni angolo del pianeta e instaurano ogni volta un coinvolgimento emotivo, un legame profondo tra le tante generazioni che le hanno vissute e amate, e che le amano tuttora.
Pietro Mascagni (1863-1945) è stato accompagnato, lungo tutta la sua vita, da alcune donne, figure femminili che lo hanno sostenuto, consolato, rimproverato, incoraggiato: per amore filiale o passionale, ma anche talvolta per l’ammirazione incondizionata verso una genialità e un temperamento artistico che hanno generato indimenticabili universi sonori.
Maggio 2020
Emy (I), 1970
Il fuoco è affascinante e ingannevole insieme. La luce che emana è calda, sembra volerti accogliere ma sai che fa male. Il fuoco s’infila nelle stoffe, nei legni, nelle carte, nei libri, mangia tutto quello che si trova davanti in modo imprevedibile, strisciando, divorando, alzandosi in fiamme grandi e rosse o crepitando con piccole scintille. Uccide ricordi, immagini, storie in pochi attimi.
Il fuoco arrivò il 7 dicembre del 1970 in una serata come tante altre: lunedì freddo e grigio, quartiere Parioli. Un vento gelido, insolito per Roma, soffiava portando via le foglie secche. La gente camminava veloce con il bavero del cappotto rialzato, le luci dei fari delle poche macchine che passavano illuminavano i mulinelli di polvere.
Quella sera Guia si sentiva strana, un po’ agitata. Chissà perché, aveva voglia di piangere – ma ormai era grande, come le ripeteva sempre la mamma. Ogni tanto le sarebbe piaciuto fare qualche piccola follia, scappare di casa, correre per le strade senza meta. Poi, però, rimaneva immobile, come se una mano la trattenesse per le spalle, e l’impeto di ribellione svaniva. Forse era ancora troppo piccola per scappare; prima o poi, ne era convinta, l’avrebbe fatto.
Minuta di corporatura, una frangetta ribelle e capelli castani arruffati, broncio perenne, carnagione scura che rivelava l’origine siciliana della mamma; i tratti del viso, invece, ricordavano quelli del suo affascinante papà, ormai via di casa da quando lei aveva due anni e sposato con un’altra donna.
La mamma, artista, non l’aveva educata a regole rigide o formali; anzi, aveva sempre incoraggiato la sua indipendenza. Qualche volta veniva presa in giro dai compagni di scuola perché si vestiva con quello che capitava e si pettinava quando lo decideva lei. Qualcuno la chiamava selvaggia
, ma non lo era: si sentiva solo al di fuori delle regole e voleva manifestare così la sua libertà.
Guia¹ tese l’orecchio. Sentiva una musica provenire dall’appartamento della sua nonna paterna, Emy, appena sopra il suo, e provò a indovinare: «Questo è il Preludio di Parisina, vero, mamma? È un pezzo che le piace molto, lo mette spesso. Certo il volume del giradischi è altissimo, speriamo non disturbi i vicini…». Guia sospirò. «Povera nonna, è completamente sorda da un orecchio sin da quando era piccola, per via di quell’otite non curata di cui mi ha parlato tante volte».
Guia aveva ormai imparato a riconoscere i pezzi più famosi del bisnonno, che la nonna le aveva fatto ascoltare decine di volte. Era una bambina di undici anni, molto matura per la sua età, abituata a vivere solo con persone adulte, con la mamma, la sorella, il fratello più grandi di lei e con la nonna, che abitava al piano di sopra. Il suo appartamento era una sorta di casa museo, tutta dedicata alla memoria del padre, dai pianoforti agli spartiti, dai quadri alle foto. Per nonna Emy, Pietro Mascagni era stato un babbo affettuoso, protettivo e sensibile, ma dal carattere forte e volitivo. In lei aveva lasciato un’impronta indelebile, un misto di amore e ammirazione che era giunto fino a Guia: ormai, anche i suoi grandi occhi scuri brillavano quando si parlava di musica.
«Buonanotte, mamma, vado a dormire».
Camminando verso la sua stanza, avvertì un odore acre che proveniva dalla tromba delle scale. Chissà, forse qualche vicino ha bruciato la cena
, pensò. Ma l’odore diventava solido, si trasformava rapidamente in fumo, insinuandosi sotto la porta, sempre più denso. Guia si avvicinò all’ingresso, e in quel momento sentì un urlo fortissimo, lacerante. Qualcuno stava strillando dalla tromba delle scale: ma chi?
Mentre la mamma, spaventata, chiamava i vigili del fuoco, Guia cominciò a intuire che il fumo proveniva dall’appartamento della nonna. Le nuvole nere avvolgevano le scale del palazzo fino all’ultimo piano, ma non tornavano giù: rimanevano a galla nell’aria in lentissimi vortici. Guia vedeva tutto al rallentatore, come nella moviola di un film, le voci dei vicini si allontanavano e si avvicinavano con uno strano rimbombo. Un’atmosfera rarefatta di sogno, come il preludio di una tragedia che sta per compiersi ma ancora non si vede. Passò qualche minuto, forse anche di più, e finalmente dalla finestra si scorsero le luci blu dei vigili del fuoco.
Quando li vide correre su per le scale, Guia si riprese da quello stato di trance.
«C’è mia nonna Emy di sopra», urlò, «fate presto, vi prego!».
I vigili sfondarono la porta dell’appartamento e, dopo qualche istante, comparve Emy dallo sgabuzzino. Era terrorizzata, smarrita.
Il fuoco stava già divorando tutto – libri, spartiti, dischi, fotografie – ed era giunto fino allo studio dove Emy teneva il pianoforte, la scrivania e un bel mobile di fine ’800 che era stato appena restaurato a mano con spirito e gommalacca. Sotto la scrivania, il tappeto era ormai in fiamme. Le zampe del mobile bruciavano; il ripiano, pieno di documenti e di cornici, era tutto nero, cosparso di frammenti di carta bruciata che svolazzavano. Piccole sagome nere facevano dei mulinelli.
Due vigili, intanto, erano entrati dal balcone attraverso una lunga scala e avevano cominciato a bagnare tutto con le pompe. Emy venne portata via dall’appartamento, ma non trovava pace: bisognava salvare i suoi ricordi, le musiche, le lettere del babbo. «Ma avete capito chi era il mio babbo?», urlava ai vigili con un’aria da attrice melodrammatica, il trucco sciolto sul viso, il rimmel che le colava dagli occhi, una vestaglia di broccato bruciacchiata dalle scintille.
Guia, lentamente, era salita al piano di sopra, spaventata e incuriosita insieme. L’immagine che si trovò di fronte l’avrebbe accompagnata per tutta la vita: nonna Emy, sempre in ordine, sempre elegante e ben truccata, le appariva adesso come una vecchietta spaventosa.
Guia e la nonna si abbracciarono in modo quasi forsennato. Un vigile le prese insieme per mano e le guidò velocemente giù fino alla strada. Erano scesi anche i vicini, che non avevano mai visto di buon occhio quella signora anziana un po’ stramba e sorda che spostava i mobili nel cuore della notte e ascoltava la musica ad alto volume. Guia venne colta da