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Rectify: La rinascita dell’anima
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E-book242 pagine3 ore

Rectify: La rinascita dell’anima

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Info su questo ebook

«Anche se non vorrà stare con me, sarà sempre una delle cose migliori che mi siano mai capitate.»

Non eravamo soltanto giovani, ma anche stupidi e imprudenti. Lui era il principio di tutte le mie pessime decisioni e il nemico di tutte le persone che amavo. Io ero una pedina sulla sua scacchiera. Un premio da reclamare, un trofeo di cui vantarsi.
Adesso siamo due adulti con un passato corrotto che cercano di sistemare il proprio futuro. Il suo cuore appartiene alla figlia, mentre il mio è a pezzi e non posso cederlo.
Nessuno dei due crede nel lieto fine. Non dopo tutto quello che abbiamo passato. Allora perché stiamo inseguendo il nostro?
LinguaItaliano
Data di uscita3 feb 2022
ISBN9791220702294
Rectify: La rinascita dell’anima

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    Anteprima del libro

    Rectify - Valentine Marley

    1

    SASHA

    «Dakota,» urlo dalla cucina. «Farai meglio ad alzarti e prepararti se non vuoi perdere l’autobus e arrivare tardi a scuola.» Mescolo lo zucchero nel tè in modo distratto mentre con l’altra mano tengo il Kindle. Sfoglio le pagine e allo stesso tempo controllo l’orologio del microonde e guardo i minuti scorrere. Ogni mattina mi sveglio un po’ prima di lei, cercando di rubare qualche momento di tranquillità con mia figlia, che cresce sempre più in fretta. Spero di non essere ovvia e, il più delle volte, non ottengo ciò che voglio quindi, prima di andare al lavoro, finisco per restare seduta da sola e a divorare i capitoli del libro del momento.

    Non mi va di soffocarla, ma non voglio nemmeno perdermi niente. Quando avevo la sua età, ero già madre, la mia adolescenza era finita prima di quanto avessi immaginato. Tutto quello che avevo programmato era finito in un batter d’occhio. Anche se non mi pento di essere diventata una ragazza madre, credo comunque di avere il diritto di desiderare che lei abbia la vita semplice che io non ho mai avuto.

    Esce dalla stanza con gli occhi a malapena aperti, i capelli spettinati e i pantaloni del pigiama sollevati fino alle caviglie. Le sorrido mentre viene verso di me con un aspetto stanco ma stranamente anche riposato. Come se stesse ancora pensando a ieri, ma fosse pronta ad affrontare le esperienze di oggi. Sono felice che non sia una ragazzina ingenua, ma è troppo curiosa e non ha paura di niente. Questo è quello che mi spaventa di più.

    Si siede sullo sgabello di fronte al mio, nasconde il viso tra le mani e grugnisce. «Non vedo l’ora di non dover più andare a scuola.»

    «Pensavo che la adorassi.»

    «Sì, ma dormire è al secondo posto.»

    «Parli come una vera adolescente.» Metto giù il Kindle, bevo un sorso di tè e comincio a prepararle la colazione. «Presto ti renderai conto che dormire è sopravvalutato.»

    Sbuffa. «Se dici così, allora stai sbagliando qualcosa.»

    Le porto la tazza, i cereali e il latte. Apro il cassetto delle posate e prendo un cucchiaio prima di passarglielo. «Ti stancherai mai di mangiare questa roba?»

    Mangia un boccone, sgranocchiando in modo rumoroso, e lo manda giù prima di rispondere. «Direi proprio di no.»

    Dakota mangia questa roba da cinque anni e la sua risposta non mi sorprende. Persino i suoi gusti in fatto di cibo la rendono la ragazzina più semplice al mondo.

    «Oggi tornerai a casa a un orario normale?» Aspetto che parli tra un boccone e l’altro, cercando di chiacchierare con lei il più possibile prima che ci separiamo per le nostre rispettive giornate.

    «No, dopo la scuola andrò da Emma.»

    «Dovete occuparvi insieme di un progetto?»

    «No, la ascolterò lamentarsi del divorzio dei suoi.»

    «Sei molto gentile.» Finisco di bere e lavo la tazza. «Ma non restare indietro con la scuola, okay?»

    «Lo so. Mi dispiace per lei e abbiamo un paio di lavori da finire.» Solleva la ciotola dei cereali e mi guarda mentre beve il latte. «Se non mi assicuro che non resti indietro, non lo farà nessun altro.»

    Le restano soltanto altri diciotto mesi di scuola. Meno di due anni di compiti, esami e scadenze folli prima del diploma, ma i suoi amici sono comunque una priorità.

    In casa nostra, finire la scuola è sempre stato un obbligo e una delle poche cose che mi aspetto da lei. Non deve limitarsi a frequentarla, deve anche impegnarsi.

    Anche se ero rimasta incinta del mio migliore amico, non avevamo abbandonato la scuola. Da genitori, avevamo deciso di non utilizzare la nostra bambina come scusa e mia madre si era assicurata che non perdessimo di vista l’obiettivo.

    Mia madre era stata il genitore più d’aiuto che un’adolescente disperata e incinta potesse desiderare e si era assicurata che Jagger, il padre di Dakota, restasse a scuola mentre io mi spaccavo la schiena per diplomarmi da casa. È grazie a mia madre se sono riuscita a crescere Dakota nei primi due anni della sua vita. Anche dopo l’arresto di Jagger, aveva raccolto i pezzi tutte le volte che ero andata in frantumi.

    Senza di lei non sarei riuscita a rimettermi in piedi. La vita che ho dato a Dakota, e di cui vado fiera, non sarebbe stata possibile senza l’aiuto di mia madre.

    «Tesoro, mi dispiace interromperti, ma devo andare,» dico, controllando l’orologio al polso. Devo uscire entro qualche secondo. «Chiamami appena arrivi da Emma. Non so se dovrò restare al lavoro, ma parlerò con tuo padre e ti farò sapere chi passerà a prenderti.»

    «Posso prendere l’autobus per tornare a casa.» Scende dallo sgabello dell’isola ed entra in cucina. Mette la ciotola vuota nel lavabo e sento l’acqua scorrere proprio quando sto per ricordarle di sciacquare la tazza.

    «Conosci le regole, niente trasporti pubblici dopo il tramonto.»

    «Presto avrò diciotto anni.»

    Sbuffo. «Dakota, hai appena compiuto sedici anni.»

    «D’accordo.» Mi dà un bacio sulla guancia. «Vado a prepararmi, passa una buona giornata al lavoro.»

    «Anche tu, tesoro. Ti voglio bene.»

    Solleva la mano e mi saluta. «Ti voglio bene anch’io, mamma.»

    Arrivo con dieci minuti di anticipo e mi siedo nella sala d’attesa di quello che spero che sarà l’ufficio del mio nuovo terapeuta. Non è la prima volta che penso di vedere qualcuno, di raccontare quello che mi disturba a una persona obiettiva, ma è la prima volta che arrivo fin qui.

    Non ho detto a nessuno che ho deciso di chiedere aiuto, soltanto perché tutte le relazioni della mia vita si sono deteriorate fino a scomparire. Sono successe così tante cose che, per la prima volta, non so come risolverle. Ho bisogno di aiuto e spero davvero di trovarlo qui.

    Una donna di mezza età con capelli grigi, pettinati alla perfezione in un caschetto, solleva lo sguardo verso di me. «Signora Allman?»

    Incrocio il suo sguardo e le rivolgo un sorriso teso. «Signorina Allman.»

    Prende un blocco per gli appunti dalla scrivania e appoggia una penna al centro, assicurandosi che non rotoli via. «Beh, signorina Allman, qui ci sono un paio di domande a cui la dottoressa Kingsway vorrebbe che rispondesse prima dell’appuntamento. Non ci vorrà molto.»

    Mi alzo e prendo le domande. Variano dalla mia storia clinica a quelli che sono gli obiettivi che vorrei ottenere con il counseling. Rispondo con onestà e aspetto di essere chiamata.

    Quindici minuti dopo il mio arrivo, entro nell’ufficio della dottoressa e mi presento a una donna con l’aspetto di una figlia dei fiori, seduta su una poltrona sacco viola.

    «Ciao,» mi accoglie. Ha un sorriso enorme ed è impossibile non ricambiare. «Vieni a sederti,» indica una poltrona identica alla sua. «Mettiti comoda.»

    La stanza e il counselor non sono per niente come me li ero aspettati. La dottoressa ha reso tutto meno clinico e molto più accogliente.

    È giovane, ha i capelli castani e un corpo esile. Non ha l’aspetto di una persona in grado di dare consigli ma è così carina che viene voglia di sedersi e assecondarla.

    Mi è stata consigliata dal mio medico di base, quindi non ho niente da perdere.

    Appoggio la borsa a terra e mi siedo con un po’ di imbarazzo sulla poltrona. È un po’ strano, ma fa il suo dovere.

    La stanza sembra appartenere a un’associazione di hipster. Candele, incenso, musica tribale. Sono quasi sorpresa che al centro non ci sia un lettino per i massaggi.

    «Tu devi essere Sasha.»

    «Salve.»

    «Puoi chiamarmi Claire. Dottoressa Kingsway mi fa sembrare vecchia.»

    Annuisco. «D’accordo.»

    Sfoglia i documenti che ho appena compilato prima di guardarmi. «Okay, il modulo ti chiede di elencare cinque eventi che ti hanno cambiato la vita.» Scrive qualcosa mentre parla. «Questo è il mio modo di cominciare a conoscerti. Come vedrai, il resto verrà da sé.

    «Tuttavia, prima di cominciare devi sapere che questi incontri sono confidenziali, salvo che quello che mi dirai non mi farà credere che tu possa fare del male a te stessa o ad altri. In quel caso dovrò coinvolgere una terza parte.»

    «Mi sembra giusto,» dico.

    «Perfetto. Allora, c’è un album da colorare accanto a te. Prendilo e comincia.» I miei occhi diventano due fessure e lei mi sorride. «Fidati di me, d’accordo?»

    Scelgo qualche colore e appoggio l’album sulle gambe. Suppongo che ci siano cose peggiori al mondo.

    Aspetta che arrivi a metà del disegno e degli scarabocchi prima di cominciare a parlare.

    «Qui hai scritto che sei rimasta incinta a quattordici anni. Da quel che leggo, hai tenuto il bambino, quindi parlamene.»

    «Che cosa vuoi sapere?»

    «Tutto quello che sei disposta a dirmi.»

    Ripenso a quando stavo finendo la scuola, a quanto non fossi pronta e a come la vita mi aveva preso a calci. Anche se faccio la predica a Dakota sul suo futuro, io non avevo idea di che cosa volessi fare da grande. Pensavo che un cuore spezzato fosse il mio unico problema e che avrei avuto tutto il tempo del mondo. Di chiedere scusa. Di perdonare. Di crescere.

    «Avevo quattordici anni ed ero innamorata del mio migliore amico. Era perfetto. Tutto ciò che una ragazzina poteva desiderare in un ragazzo.»

    Continua a muovere la matita su un foglio e sono distratta perché penso a quello che potrebbe scrivere. Si rende conto che mi sono fermata e nota che sposto lo sguardo da lei al foglio che ha in mano.

    Lo solleva e mi mostra il disegno di un gatto.

    «Sto soltanto ascoltando, Sasha. Qui non c’è giusto o sbagliato.»

    Espiro, cercando di rilassarmi. A chi importa che cosa pensa di me? Non è la sua opinione a contare. Sono qui per guarire.

    «Allora,» continuo. «Che cosa fai quando tu e il tuo ragazzo siete invidiati da tutti i vostri amici? Rompi con lui.»

    «Perché?»

    Le do la versione ridotta. «Credevo di non essere abbastanza per lui.»

    «Che cos’è successo dopo esservi lasciati?»

    «Ho intrapreso un cammino autodistruttivo molto creativo e indimenticabile.»

    Mollare l’unico ragazzo che abbia mai avuto sembrava lo scoglio più grande da superare. Dato che non avevo mai avuto una visione chiara della realtà, non avevo compreso il significato del detto le azione parlano più delle parole finché non ero rimasta incinta di un altro.

    Si sposta sulla sedia e mi guarda, aspettando che vada avanti.

    «Ho rotto con lui dicendogli una bugia, che tutti alla nostra età facevano sesso ma che io non ero pronta.»

    «Ti ha fatto pressioni?»

    «Magari… mi sarei sentita meno in colpa.» Prendo gli evidenziatori al posto delle matite colorate e continuo a immergermi in quella strana attività. «Sono stata avventata. Volevo rompere con lui prima che capisse che non ero grandiosa come pensava.»

    «Lo fai spesso?»

    «Che cosa?»

    «Prendere decisioni affrettate in base a ciò che provi?»

    «Con Hendrix, il ragazzo del liceo, sì. Per tutta la vita non ho fatto altro che proiettare su di lui tutti i miei sentimenti negativi.»

    «Vi siete parlati dopo la rottura?»

    Preparati per la parte divertente, Doc.

    «Probabilmente dovresti smetterla con il gatto e cominciare a disegnare un albero genealogico.»

    Scoppia a ridere mentre cambia pagina. «Continua, sono pronta.»

    «Hendrix e Jagger sono gemelli ed erano i miei migliori amici. Jagger era il fratello che non avevo mai avuto e Hendrix il ragazzo che avrei sposato. Eppure, quando tutto è diventato troppo, li ho abbandonati e ho cominciato a frequentare la gente sbagliata, comportandomi in un modo che non mi apparteneva.

    «Così ho dato la mia verginità a un ragazzo più grande di me. Erano soltanto due anni, ma avrebbe potuto cacciarsi nei guai, se ci avessero scoperto. Jagger e Hendrix lo odiavano e, in fondo, era una delle ragioni per cui ho permesso che accadesse…»

    «Okay,» mi interrompe. «Come si chiamava questo ragazzo? Lo chiedo per il mio disegno.»

    «Si chiamava Jay.» Annuisce e vado avanti. «Quando mi ha lasciato, sono tornata da Hendrix con la coda tra le gambe.»

    «Com’è andata?»

    «Come c’era da aspettarsi.» Mi sfugge una risata amara. «Era distrutto. Lo eravamo entrambi. Pensavo che avessimo bisogno di tempo, ma poi ho fatto un altro casino. Jagger e io ci siamo ubriacati e abbiamo fatto sesso.»

    Non sussulta, non sembra disgustata, non mostra alcuna reazione e mi infastidisce. Una parte di me vorrebbe vedere repulsione, vorrebbe ottenere la prova che sono un casino terribile. La mia espressione deve essere trasparente, perché si avvicina e mi guarda negli occhi.

    «Niente di quello che mi dirai mi sconvolgerà. Il mio lavoro non è giudicarti, non sono qui per questo. Voglio soltanto parlare delle scelte e delle decisioni del tuo passato e aiutarti a essere felice con la persona che sei oggi.»

    Guardo il foglio di carta sul mio grembo e, invece di pensare alle lacrime che minacciano di scendere, mi concentro sul prossimo colore da usare.

    «Sono rimasta incinta di Jagger.»

    «Che cosa ti ha spinto a tenere il bambino?»

    Soffro nell’immaginare un mondo senza mia figlia mentre penso alla donna fantastica che sta diventando. Tuttavia, comprendo la domanda e il suo significato. Vuole sapere perché ho scelto la via difficile.

    «Mi ha dato uno scopo. Non appena ho scoperto di essere incinta, ho avuto la sensazione che fosse giusto.» Mi si riempie il cuore nel parlare di Dakota. «Ero sempre in contrasto con me stessa, mettevo in dubbio tutto quello che facevo, mi chiedevo se avrei mai ottenuto qualcosa o se avrei avuto successo. A chi sarei piaciuta e a chi no. Soprattutto dopo tutte le cose imperdonabili che avevo fatto.»

    La preoccupazione e l’insicurezza che mi portavo dentro erano senza fine. Erano una nuvola nera e minacciosa che circondava tutti i miei pensieri e le azioni. Mi piacerebbe dire che non è più così, ma sarebbe una bugia enorme. A volte riesco a zittirla, altre è impossibile. Eppure, con Dakota… è diventata il mio anello mancante, la mia seconda occasione.

    «Dal momento in cui ho visto quelle due linee sul test di gravidanza, ho capito che era la risposta a tutte le mie domande. Per lei sarei stata abbastanza.»

    «E come l’ha presa…» Guarda il foglio e non posso fare a meno di sbuffare.

    «Jagger,» dico.

    «Sì. Jagger. Come l’ha presa?»

    «Non credo che esista un quindicenne felice come lo era lui.» Jagger e io eravamo abbastanza uniti da superare tutto. La nostra amicizia solida ha creato le fondamenta per una famiglia unita e forte. Eravamo entrambi determinati a fare del nostro meglio per unire le forze e aiutarci a vicenda.

    «A sua madre non importava ciò che facevamo e non perché non fosse furiosa che suo figlio di quindici anni avesse messo incinta una ragazzina, semplicemente non le fregava un cazzo di lui e di quello che faceva della sua vita.» Adesso che ho Dakota è ancora più difficile capire come Jagger sia sopravvissuto a quella strega. Soffro per il mio migliore amico ma sono ancora più sicura che abbiamo preso la decisione giusta con Dakota. Lui aveva bisogno di lei quanto me.

    «Gli ha detto che non ci sarebbe stata per lui e l’ha escluso dalla sua vita. Anche se tutto quello che gli aveva dato fino a quel momento erano stati insulti e la convinzione che non ci fosse speranza per lui. Sono quasi certa che la voce della madre nella sua testa fosse il motivo per cui voleva tenere la bambina. Era determinato a essere migliore. A fare di più. Ad amare incondizionatamente.»

    La sua vita familiare era uno schifo e, dato che ero la sua migliore amica, volevo dargli la felicità che soltanto la nostra bambina poteva offrirgli. Forse era durata poco e la nostra famiglia felice non si era trasformata in una vita piena di fiori e arcobaleni come speravamo, ma c’erano stati momenti importanti. Battiti di felicità che porterò sempre con me. Una mamma, un papà e l’amore più grande che due persone potrebbero mai provare per un essere umano. Era stato perfetto.

    «E com’è la sua relazione con Dakota?»

    «Adesso è fantastica, ma c’è stato un periodo in cui non ha fatto parte della sua vita.»

    «Dov’era?»

    «È andato in prigione a diciotto anni.»

    «Mi racconterai questa storia un altro giorno. Voglio concludere e dire che, senza dubbio, la nascita di Dakota è stato uno degli eventi che ha avuto un forte impatto nella tua vita, giusto?»

    «Al cento per cento.»

    «Adesso che non sei più una ragazzina nervosa e incinta, come ti senti a essere madre?»

    La maternità è molto più di quanto pensassi. Anche se ero giovane e ferita, e avevo fatto del male a molta gente, quando l’avevo presa in braccio, avevo capito che tutto il resto sarebbe sempre venuto dopo. Lei era il mio scopo nella vita.

    «Senza dubbio è il mio traguardo più importante.»

    Claire mi sorride come se avessi appena risposto alla domanda da un milione di dollari. «Ricordatelo, Sasha. Sii gentile. Sei un essere umano e, anche se hai commesso errori in passato, stai facendo un lavoro fenomenale, cazzo.»

    Arrivo all’asilo

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