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Gioco duro: Men of Spring Baseball
Gioco duro: Men of Spring Baseball
Gioco duro: Men of Spring Baseball
E-book366 pagine4 ore

Gioco duro: Men of Spring Baseball

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Info su questo ebook

Fuori e dentro il campo, la barista Jeanine Jewell colleziona rapporti occasionali come le figurine del baseball. Non le serve un uomo, eccetto che per farla tremare e gridare di piacere. La vita le ha insegnato che l’amore è controllo e manipolazione e l’ultima cosa di cui ha bisogno è mostrarsi vulnerabile o che il suo ignobile segreto venga alla luce.

Andare a segno con le donne è facile per il ricevitore Kirk Kennedy, non lo chiamano “Presa e resa” per niente. Non si concede mai una seconda volta. Essere acquistato da una squadra di un’altra città è l’occasione per nuove avventure, finché non incontra Jeanine che lo rifiuta.

Intrigato, Kirk è deciso a conquistare la bionda inafferrabile. Quando le propone un’amicizia senza benefici, è sorpreso che lei accetti.

La clausola viene presto elusa quando nessuno dei due resiste alla chimica esplosiva che c’è tra loro. Anche se fanno scintille sotto le lenzuola, rifiutano di ammettere di essere qualcosa di più che semplici amici.

Tutto cambia quando Kirk scopre che una persona di sua conoscenza è la stessa da cui Jeanine si sta nascondendo.

LinguaItaliano
Data di uscita16 mar 2023
ISBN9781667452838
Gioco duro: Men of Spring Baseball
Autore

Rachelle Ayala

Rachelle Ayala is the author of dramatic romantic suspense and humor-laden, sexy contemporary romances. Her heroines are feisty, her heroes hot. Needless to say, she's very happy with her job.Rachelle is an active member of online critique group, Critique Circle, and a volunteer for the World Literary Cafe. She is a very happy woman and lives in California with her husband. She has three children and has taught violin and made mountain dulcimers.Visit her at: http://www.rachelleayala.net and download free books at http://rachelleayala.net/free-books

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    Anteprima del libro

    Gioco duro - Rachelle Ayala

    Dicono di Gioco duro

    Un’innocenza perduta e un passato nebuloso si scontrano in questa storia spaccacuore, che vi lascerà senza fiato e bisognosi d’amore. – Corissa Palfrey

    Una bellissima storia di amore, forza e sopravvivenza agli abusi. – Leanna Wallace

    Un capolavoro di scrittura che ti conduce attraverso l’oscurità. – Terri Merkel

    Una storia avvincente che vi farà riflettere. – Kris Woltzen

    Una storia straordinaria che dimostra senza paura il potere rivoluzionario dell’amore e la sua meraviglia mozzafiato. – Amber McCallister

    Una storia che dimostra che l’amore vero può vincere su tutto, perfino sulla violenza e sulla dipendenza dal sesso. – Angelica Berglund

    Non riuscivo ad allontanarmi da questo libro che parla dell’amore che prevale su tutto. – Chantel Rhondeau

    Una grande storia da cui non riuscivo a staccarmi e che mi ha tenuta incollata tutto il tempo. – Deborah O’Connor

    Il bello della storia di Rachelle è che chiunque può avere il suo riscatto. – Evelyn Nathalia

    Riusciranno due anime ferite a curarsi a vicenda? Scopritelo nella storia più cupa che Rachelle abbia scritto. – Jessica Cassidy

    Una storia ben scritta che vi strapperà il cuore. – Lillian

    Dedica

    Chi sopravvive vince.

    Men of Spring Serie

    Prequel: Il gioco dell’esordiente

    #1 Gioco senza regole

    #2 Gioco duro

    #3 Il gioco della salvezza

    #4 Gioco veloce

    Capitolo 1

    Alcuni giorni Jeanine Jewell si odiava. Diciamo pure la maggior parte dei giorni.

    Ventinove anni, socia in un’attività autonoma, era single e certamente non disponibile, non per più di una notte almeno. I capelli biondi, gli occhi celesti e la figura snella avvolta in abiti firmati le assicuravano una regolare scorta di uomini attraenti e desiderabili, di quelli a cui piace giocare senza impegno. Le si addicevano alla perfezione e non le facevano mancare il divertimento, o così pareva da fuori.

    Jeanine si infilò i jeans skinny e sistemò le spalline del reggiseno sotto la canotta. L’uomo con cui era andata a letto russava già come un trattore. Era stato eccitante sul momento, ma – a dispetto del fisico robusto e muscoloso – lui e il suo coso tra le gambe avevano esaurito le energie subito dopo aver raggiunto la casa base.

    Prese la figurina dal comodino: Sam Forster, primo difensore dei New York Minutes, una squadra emergente che aveva dovuto svernare a ovest, in Arizona, anziché in Florida dove le altre dell’East Coast si allenavano.

    Rise sotto i baffi. Non c’era da meravigliarsi se li chiamavano Minutemen, di sicuro era stato veloce. Tirò fuori un taccuino in pelle nera e, dopo averci infilato la figurina, scrisse il nome, la data e il voto. Nove per l’aspetto, ma quattro a letto, e si sentiva generosa.

    L’albergo dove alloggiava era un cinque stelle e i suoi capelli castani arruffati sopra un bellissimo viso cesellato erano da infarto. Quanto a performance, però, Jeanine si chiese se sarebbe stato meglio provare dei sex toys.

    Peccato che avesse un’immagine da difendere e nessuno potesse sapere che il sesso non le piaceva.

    Perché le piaceva. Vero? Lo amava e aveva un libretto nero a riprova.

    Dopo aver controllato la lussuosa camera assicurandosi di non aver lasciato niente, Jeanine si diresse fuori senza fare rumore. Forse Sam si sarebbe chiesto dove fosse finita, o forse no. Lei non restava mai a dormire. Mai.

    Lasciava alle altre la voglia di coccole o di chiacchiere dopo il sesso. Lei non era fatta così. Concluso l’atto, il suo interesse precipitava più veloce di una palla demolitrice su una pietra. Il suo scopo principale era andarsene, evitare lo sguardo del tizio di turno e le false promesse di essere richiamata; per non parlare dell’imbarazzo generale del day-after da sobri, in cui l’euforia e gli ormoni tossici del sesso si erano ormai dissipati.

    Era da poco passata la mezzanotte e il corridoio dalla soffice moquette borgogna sembrava vuoto. Jeanine si diresse rapida all’ascensore. Voltato l’angolo, vide qualcuno uscire da un’altra stanza e chiudere la porta talmente piano che il rumore della serratura non si sentì nemmeno.

    Santo sexy pomodoro! Il respiro le restò intrappolato in gola.

    Era un pezzo d’uomo in pantaloni aderenti che sottolineavano il bel culo e le gambe muscolose. E la corporatura? Oltre il metro e ottanta, spalle larghe e neanche un grammo di grasso ad ammorbidire quel fisico di marmo scolpito.

    Con la mano robusta si sistemò all’indietro i capelli biondo scuro prima di indossare un cappellino da baseball. Rattlers, i Serpenti a sonagli, la squadra di casa che quel giorno aveva battuto i Minutemen nella prima partita di spring training.

    Jeanine ingoiò la bava mentre lo esaminava. Magari quel serpente col suo sonaglio l’avrebbe fatta urlare molto più che un minuto. Aveva dei limiti, però, e stare con un altro uomo subito dopo quell’incontro da dimenticare era disgustoso perfino per lei.

    Serata finita? gli chiese, visto che non c’era modo di evitarlo. Era la proprietaria dell’Hot Corner Bar and Grill, frequentato da molti dei Rattlers, anche se lui non l’aveva mai visto prima. Nonostante stesse sgattaiolando via, appariva fresco e allegro.

    La squadrò con quegli occhi blu troppo belli che si infiammarono di nuovo. Oh sì, sapeva bene perché anche lei si trovasse nel corridoio di un albergo a cinque stelle poco dopo la mezzanotte. Aveva il trucco sbavato, i capelli in disordine e, nonostante la canotta stiracchiata coperta da una camicia Chambray, l’aspetto di chi ha appena finito di spassarsela.

    A quel punto era sgamato. Coprire i capelli scompigliati con un berretto? Bastava la camicia bianca abbottonata storta e per metà fuori dai pantaloni a provare cosa avesse fatto. La giacca di pelle morbida gli pendeva da una spalla e, se non fosse stato per i bottoni incasinati, poteva essere uscito da una rivista di moda maschile.

    Con un sorrisetto risoluto, le porse la mano per una stretta. Ti va un bicchierino al piano di sotto?

    Cavolo, non perdeva tempo. La sveltina era finita prima del previsto e mezzanotte era ancora presto per una barista. Era la sua serata libera e poteva di sicuro permettersi un secondo round, al bar.

    Perché no? strinse la sua mano calda e decisa, notando l’avambraccio ben definito. Già. Sicuramente un giocatore. Che ne dici di fare un salto all’Hot Corner? Sono Jeanine, la proprietaria, e non ti ho mai visto lì.

    È dove si ritrovano i miei compagni di squadra. Kirk Kennedy, ricevitore. Sono stato appena acquistato dai Rattlers.

    Oh, immaginavo fossi nuovo qui. Conosci Brock Carter? Ryan Hudson?

    Sì, ma non caccio dove stanno i miei compagni, capisci cosa intendo? Di nuovo la scottò con quegli occhi chiari. Conosco un locale messicano aperto fino alle tre. I tamales più bollenti della città.

    Nuovo arrivato e già in cerca di calore? Sollevò un sopracciglio, divertita dal fatto che le avesse suggerito un ristorante rivale nel baseball, dal nome banale di Casa Base. Certo, non mi dispiace dare un’occhiata in incognito alla concorrenza.

    Le porse il braccio, un gesto da vero gentiluomo, considerando che si erano appena conosciuti nel bel mezzo di una fuga.

    Jeanine si inumidì le labbra e sorrise. Forse, chi lo sa, quella notte non era sprecata.

    * * *

    Kirk Kennedy era consapevole che un paio di milioni – quelli del suo contratto – e una nuova città significassero facce nuove, persone nuove e tanto divertimento.

    Amava le donne, il loro sorriso, il profumo provocante, i loro corpi sensuali e gli piaceva sentirsele sotto, sopra, davanti e intorno, ma solo per una notte. Niente aspettative e niente seconde volte.

    La conquista di quella sera non l’aveva soddisfatto. Quella che al bar sembrava bella e arrapante, si era rivelata una donna che preferiva le luci spente. Aveva portato a termine il compito, palpeggiando nel buio, ma non vedeva l’ora di filarsela dalla stanza. Era una specie di cronista sportiva e non gli interessava scoprire altro.

    Appena entrata in bagno, si era vestito di fretta, abbottonandosi la camicia al buio, ed era uscito di soppiatto.

    Gli dei gli avevano sorriso perché bam! Una bionda sexy e scompigliata, ancora affannata dal suo appuntamento, gli era comparsa davanti mentre evidentemente si dava a una fuga vergognosa o – dal modo in cui le si adattava – sarebbe stato meglio dire superba.

    Abbastanza alta, magra, tette belle tonde e gambe lunghe un chilometro, che gli sarebbero state bene strette intorno alla vita o inginocchiate sopra a montarlo come si fa con un cavallo imbizzarrito. I vestiti di buona fattura insieme al portachiavi BMW che le penzolava dalle dita facevano intuire che fosse una donna benestante, una di quelle che detta le regole e non ha bisogno del buon partito.

    Eh già, gli dei gli sorridevano.

    Dopo aver fatto due chiacchiere, l’aveva invitata a uno spuntino after-sex, le aveva offerto il braccio e lei gli aveva appoggiato la mano raffinata nell’incavo del gomito.

    Chissà perché, Kirk non si sentiva in colpa a lasciare l’hotel con quella donna sottobraccio. Nonostante la situazione, camminava a testa alta sicura di sé. Era vestita con gusto, non alla rinfusa: un paio di normali jeans, una morbida camicia da lavoro sopra una canotta bianca e degli stivali texani decorati a mano. Salutò l’usciere con un cenno del capo e uscirono insieme nella fresca notte dell’Arizona.

    Ti va di camminare? le chiese. Sono in moto e non ho un casco per te.

    Ho la macchina rispose. Mi lascio sempre una via d’uscita.

    Siete venuti qui con la tua auto?

    L’hai portata qui in moto?

    Kirk la guardò meglio. Non era una ventenne stupida ma nemmeno una cougar. Provando a indovinare, doveva aver passato i venticinque e sì, era un’idea intelligente quella di avere il proprio mezzo di trasporto.

    L’ho incontrata al bar dell’albergo. È lei che alloggia qui, non io spiegò.

    Idem. Cioè, la stanza è la sua, non porto mai nessuno a casa mia.

    Furba. La avvolse nella giacca di pelle. Se andiamo a piedi, non devi prendere freddo.

    E tu? Non devi proteggere i muscoli? Avete partite ogni giorno, con una sola pausa in tutto il mese.

    Le passò il braccio intorno alle spalle, intrappolandole la giacca addosso. Al mio paese c’è ancora la neve, e poi i tamales roventi come l’inferno mi riscalderanno subito.

    E se fosse stato fortunato, avrebbe assaggiato anche la tamala tra le sue gambe.

    Lei sorrise, scuotendo la testa. Oppure ti faranno correre al gabinetto. Davvero, dovresti provare le nostre ali di pollo nucleari. Offre la casa.

    Stai ancora cercando di portarmi nel tuo locale? La tirò a sé, camminando spedito lungo il marciapiede.

    Non si chiama Hot Corner a caso. Gli diede un colpetto col gomito.

    Sì, ci avrebbe scommesso che fosse piena di punti bollenti e piccanti, ma aveva una regola. Evitava di incontrare di nuovo le persone con cui era stato a letto, cosa che funzionava benissimo a New York, meno se la donna più sexy di Phoenix era la proprietaria di un pub dove si riunivano tutti i suoi compagni di squadra.

    Le cose avrebbero potuto complicarsi e Kirk Kennedy non amava le complicazioni.

    Capitolo 2

    Il Casa Base non era movimentato quanto l’Hot Corner, ma a Jeanine non dispiacquero l’atmosfera rilassata e il patio decorato con modeste lanterne appese a una struttura di legno.

    L’aria era fresca e non si sentivano i rumori del traffico, perché il locale si trovava in una zona defilata e tranquilla vicino al canale. Dal momento che indossava la giacca di Kirk, accettò di sedersi fuori, accanto a un piccolo falò. Meno luce c’era, meglio era. Non aveva fatto in tempo a sistemarsi il trucco e non voleva farsi vedere con un altro giocatore, non nella stessa serata.

    Come ti piace il margarita? Semplice o alla frutta? le chiese Kirk dopo che la cameriera li ebbe fatti sedere.

    Non ho intenzione di bere. Mi hai fatto venire qui per assaggiare i tamales.

    Certo, quanto piccante? Medio, bollente o killer? Il suo sorriso si curvò con malizia come a credere che lei non avrebbe retto l’audacia.

    Il più forte che c’è rispose. Ma lo dividiamo, non mangio così tardi di solito.

    "Viene bello forte." Kirk le fece l’occhiolino. Ordinò una birra Dos Equis mentre Jeanine decise per una minerale con una fetta di limone.

    Quando la cameriera portò i loro drink, Kirk le toccò il bicchiere con il collo della bottiglia per un brindisi. A noi due giocatori. E non negarlo mettendo su la faccia da brava ragazza.

    Perché dovrei? Jeanine ricambiò il brindisi e prese un sorso. Il sesso mi piace e mi piacciono gli uomini, ma non abbastanza per avere una relazione. Non voglio complicazioni.

    Quindi hai il mio interesse. Sollevò il folto sopracciglio e bevve un po’ di birra. Lo sguardo acceso su di lei non aveva altro significato se non eccitazione e desiderio immediato.

    Cosa intendi dire? Un brivido di consapevolezza le scaldò il ventre al pensiero di essere in mano a un uomo esperto in corpi femminili e nell’arte dell’amore, o almeno sperava.

    Amo il sesso. Amo le donne. Odio le complicazioni. Appoggiò la bottiglia sul tavolo e incrociò le braccia. So che la mia proposta potrà essere fuori luogo, ma sei libera domani sera dopo la partita?

    Mi dispiace, ma devo lavorare disse. Cavolo. Quest’uomo aveva un appetito fuori dal comune. Per quanto le piacesse spassarsela, lo faceva solo una volta a settimana, nei suoi mercoledì liberi. Ogni tanto si prendeva un giorno anche nel weekend, ma lo passava con il bimbo, la figlia e il padre della sua migliore amica, che erano la cosa più vicina a una famiglia che lei avesse.

    Peccato. Se devo aspettare una settimana non potrò portarti a letto.

    Diretto al punto. Questo tipo non perdeva tempo. Altre donne si sarebbero sentite offese, invece a lei quel bisogno nudo e crudo provocò un formicolio ai seni.

    Cosa ti fa credere che io sia interessata? chiese per stuzzicarlo un po’.

    Lui si passò lentamente la lingua sulle labbra e le posò la mano sul viso. Lo sei, però non ho intenzione di rivederti dopo che sarò stato con te e ogni minuto che passa ti rende sempre più amica e meno amante.

    Il solo tocco delle sue dita la mandò a fuoco, se possibile, e non aveva ancora mangiato i tamales. La fissava. Lei restò immobile, era difficile fuggire da quello sguardo penetrante.

    Stai dicendo che l’offerta ha una scadenza? Non voleva desiderare il contatto, trattenere il respiro e agognare di più. D’altra parte, non era così ogni volta? L’eccitazione di un uomo che la voleva, che la guardava come se fosse la donna più desiderabile al mondo, qualcosa che valeva la pena possedere. Il sapore della disperazione di infilarsi tra le sue gambe era spesso meglio dell’atto in sé.

    Non se ce ne andiamo prima che faccia giorno. Gli occhi stretti e sexy si spostarono sulle sue labbra. E poi, come hai detto, domani devi lavorare.

    Jeanine rise e annuì. Vuoi dire subito dopo i tamales bollenti?

    Possiamo fare la doccia insieme, se per te è un problema.

    Oh, lo aveva in pugno, quasi colpito, prima di affondarlo.

    Non sono schizzinosa. Passò la lingua sul bordo decorato del bicchiere.

    Allora togliamo i tamales di mezzo.

    Esatto. Non vedo l’ora di divorarli.

    Tempismo perfetto. La cameriera si avvicinò al loro tavolo con un enorme tamale fumante, un piatto e due forchette.

    Kirk si sfregò le mani e afferrò la salsa piccante dal portaspezie inondando completamente il tamale aperto.

    Era davvero scortese, ma dopo quei dieci minuti passati con lui non si aspettava nient’altro. Quell’uomo era un giocatore pretenzioso e viziato, uno stronzo di prima categoria.

    L’hai appena rovinato? Jeanine infilzò il cibo.

    Mi hai sfidato col piccante. Non puoi tirarti indietro.

    Nonostante la bastardaggine, sfoggiava un sorriso da mancamento, mascella squadrata, occhi blu capaci di uccidere e lineamenti tanto attraenti da far bagnare una suora. Garantito, nessuna donna vivente avrebbe potuto resistere a quel mix di arroganza, fisico da atleta e faccia da modello. Ma lei non era una donna qualunque.

    Tagliò il tamale a metà e divorò la parte più piccola, ignorando il fumo che le usciva dalle orecchie e la salsa che bruciava la lingua e le serrava la gola.

    Una sorsata d’acqua dopo, posò la forchetta sul tavolo e comandò: Tocca a te.

    Wow esclamò Kirk. Mi piace la ragazza calda.

    Parole adatte a uscire dalla bocca di uno sportivo, specialmente uno con poche cellule cerebrali. Si augurava che almeno l’altro capo fosse più sviluppato.

    Stavano facendo degli strani preliminari al tamale piccante, ma forse anche a Kirk risultava difficile saltare da un letto all’altro, visto che ingoiava a fatica la sua metà del piatto e tentava di raffreddare la bocca con la birra.

    Noto delle lacrime lo prese in giro.

    Kirk tirò su col naso. Mai. Ti interessa quella doccia calda di cui parlavamo?

    Certo, ma dove? Non porto nessuno a casa mia e di sicuro neanche tu.

    Hai ragione. Le prese la mano e l’accarezzò con lentezza. Posso prendere una stanza in albergo per una notte. Ci stai?

    Squallido. Scosse la testa piano. Che tipo di donna credi che io sia?

    Del tipo che si diverte. La guardò malizioso e le baciò la mano. Okay, dato che ti piace giocare e non vuoi complicazioni, posso fare un’eccezione e portarti a casa mia. Sia chiaro, però: dopo che ti avrò fatta impazzire col miglior sesso della tua vita, non voglio più vederti né sentirti. Se ci dovessimo incrociare da qualche parte, io non ti conosco e tu non conosci me.

    Cosa ti fa credere che vorrò una seconda performance? Sempre che ci sia una prima. Jeanine alzò gli occhi al cielo. Se non mi farai urlare e tremare le gambe, ti caccerò dal mio pub se dovessi presentarti con la tua squadra.

    Tecnicamente non era vero. Era una donna d’affari, dopotutto, e avrebbe accettato da lui banconote e carte di credito in qualunque momento. Diamine, sarebbe anche stata gentile e avrebbe flirtato un po’, ma riguardo all’ingresso nel tempio tra le sue gambe, non dava mai una seconda possibilità. Mai.

    Non mi preoccupo. Kirk le leccò il dorso della mano. "Vieni a casa mia o no? E con vieni intendo letteralmente."

    Le sue mani, ogni suo movimento le disegnava brividi di piacere sul corpo, ma Jeanine si allontanò. Un uomo capace di riempirle tutti i vuoti che portava dentro sarebbe stato troppo difficile da controllare.

    No. Lei giocava, ma non con il fuoco, e dal modo in cui Kirk stimolava il suo desiderio, specie dopo la delusione del Minuteman, ne sarebbe uscita a pezzi se lui avesse onorato la promessa del sesso indimenticabile.

    Aprì la borsa e lasciò sul tavolo banconote sufficienti per pagare il cibo e le bevute. Scusa, ma non ci sarà nessuna occasione.

    Girò i tacchi e scese dal patio, aggiungendo distanza tra lei e Kirk Kennedy.

    Amava il sesso, ma in nessun modo avrebbe permesso a un solo uomo di definire ciò che significava per lei. Mai, non sarebbe successo mai più.

    Capitolo 3

    Kirk si trascinò nello spogliatoio di prima mattina. Era convinto di essere energico e pieno di entusiasmo in confronto ai compagni che si facevano spompare da una donna tutta la notte, inclusi quelli sposati, costretti a digerire nottate di pianti o sveglie per il biberon o il cambio pannolino.

    Lo spring training era roba seria e chi lo riteneva una lunga festa avrebbe avuto una bella sorpresa una volta annunciata la lista dei titolari. In una squadra di major league venivano inseriti nelle liste almeno venti lanciatori, ma c’era posto solo per due o tre ricevitori.

    Kirk era il nuovo ricevitore di quell’anno. Nonostante il suo contratto multimilionario, avrebbe scommesso i tacchetti che gli altri colleghi della squadra non ci sarebbero andati piano con lui. Stessa cosa valeva per i lanciatori, ognuno col suo ricevitore preferito. Bastardi presuntuosi, fino all’ultimo, non conoscevano le loro capacità di tiro tanto quanto il tizio accovacciato dietro la base a chiamare i lanci.

    In quel momento i lanciatori Ryan Hudson, Tim Li e Jay Pak Ahn entrarono insieme al ricevitore titolare Josh Johnson che, durante una partita dei playoff, aveva subito una commozione cerebrale per un colpo di mazza.

    Kirk li salutò con un cenno della testa e loro ricambiarono a malapena prima di voltarsi verso gli armadietti. I lanciatori e i ricevitori si erano presentati presto per familiarizzare tra loro e lui era certo di poterli interpretare meglio delle loro madri.

    Il ruolo del ricevitore è quello di conoscere al volo i lanciatori: i loro punti forti, quelli deboli e le fissazioni, per riuscire a gestirli durante la partita. Josh aveva già familiarità con i compagni e dichiarava di essere in forma, ma Kirk non aveva intenzione di lasciarlo in pace. Era venuto a Phoenix per conquistarsi il posto da titolare. Dopotutto, i Rattlers lo avevano scambiato con il fenomenale battitore di potenza Keith Mountford, ceduto ai Minutes dopo essere uscito dalla lista degli infortunati.

    Brock Carter, il terza base che aveva rimpiazzato Mountford, fece il suo ingresso spavaldo. Nonostante gli occhi stanchi dovuti al suo bimbo di tre mesi, sollevò la mano in un saluto cordiale e superò i lanciatori per appoggiare il borsone sulla panca accanto a Kirk. In passato erano stati compagni di squadra in Louisiana, nella lega minore, e lui e sua moglie Marcia erano tra le poche facce amiche in questa arida città nel deserto.

    Fantastico strike out ieri disse Brock, dandogli una pacca sulla schiena.

    Ehi, sapevo che Buster me l’avrebbe fatta pagare. Il ragazzo giocava a football Kirk liquidò il complimento. Il giorno precedente c'era stata la prima partita contro la sua ex squadra e i coach avevano deciso per il suo esordio. Come sta il tuo bimbo, Brock Junior?

    Brock si grattò la nuca. Un vero strillone. È stata dura stanotte perché Marcia ha lavorato al pub fino a tardi rispose con un’alzata di spalle.

    Oh, giusto. Marcia era la proprietaria dell’Hot Corner e ciò significava che Jeanine era la sua socia. Anche se gli bruciava essere stato scaricato, a posteriori gli sembrava di aver schivato un proiettile. Era diventata ufficialmente off limits. Si augurava che Phoenix fosse abbastanza grande da poter cacciare in pace senza incontrare né lei né i suoi amici.

    Dovevi cambiargli il pannolino?

    E dargli il biberon. Giuro, lui odia la bottiglia, si agitava in continuazione. Non è servito nemmeno il cuscino di semi che gli avevo dato in mano.

    Vuole le tette da succhiare. Kirk rise. Come tutti noi.

    Brock stava indossando la divisa e scuoteva la testa lentamente. Cambia tutto quando un neonato ti entra nel letto. Ha sempre la prima scelta e io non posso succhiarle perché Marcia pensa che non sia igienico.

    Kirk scoppiò a ridere. Messo da parte dal proprio figlio! Dette una pacca al compagno. Mi piace Marcia, ma puoi farmi da spalla quando usciamo e io sarò il tuo chaperon.

    Scherzi? Non riesco nemmeno a stare sveglio, figurati uscire. Brock infilò le scarpette. Hai trovato la tua ‘presa’ ieri sera?

    Kirk simulò una presa col guantone. Già, presa e resa. Non mi ricordo neanche il nome.

    Phoenix sarà abbastanza grande da non incontrarla ancora? Brock schiuse le labbra, pronto a prenderlo in giro. Sarà un ‘presa e resa’ o ‘presa e ripresa’?

    Presa e resa, sempre. Kirk si alzò e infilò la casacca nei pantaloni. A differenza degli altri, non aveva finito di vestirsi. Per entrare in campo doveva indossare maschera, pettorina, schinieri ed elmetto. Che cavolo, mancava solo l’armatura. Non solo gli venivano lanciate palle a una velocità di novanta miglia orarie, ma i battitori, ruotando all’indietro, potevano colpirlo in testa, senza contare i lanci mancati dalle mazze che gli finivano dritti in faccia.

    Pensi mai a sistemarti? Brock lo aiutò a estrarre l’attrezzatura dal gigantesco borsone. In quel caso potremo fare un’uscita a quattro: Marcia ed io, tu e la tua ragazza. Non si può battere il vantaggio di giocare in casa.

    Porca miseria. Suonava fin troppo sdolcinato e provinciale. Inoltre, nemmeno Jeanine era il tipo da secondi appuntamenti.

    Non aveva voluto nemmeno il primo.

    Kirk non era abituato al rifiuto. Non gli era mai successo. Era colpa di quella città. A New York le modelle gli uscivano dalle orecchie. E qui? Una barista col corpo da passerella gli aveva fatto alzare la pressione. Doveva essere l’acqua, o la disidratazione.

    Kirk indossò il berretto al contrario. Credo che giocherò nella squadra ospite, allora.

    Sistemarsi significava fissarsi su qualcuno e, a giudicare dalla quantità di amanti che entrambi i suoi genitori avevano, Kirk non trovava divertimento a fare e spezzare promesse insieme al cuore di una povera donna. Pure peggio se ci fossero coinvolti dei bambini.

    Anche se la scena dipinta da Brock era allettante – loro due con le birre in mano e le loro mogli e figli riuniti intorno al fuoco – non sarebbe andata così per lui, non in questa vita.

    * * *

    Jeanine era arrivata in ritardo al lavoro. Non era da lei. Di solito si sentiva rigenerata e pronta all’azione dopo la frenesia della caccia, trappola, presa e resa. Fare sesso soddisfaceva qualche suo bisogno primordiale, impresso nei geni, di aggrovigliarsi con un maschio arrapante e desiderabile.

    Invece, l’incontro con Kirk l’aveva lasciata esausta e turbata. Si era rigirata nel letto per tutta la notte e controllare in continuazione l’orologio aveva peggiorato le cose. Non

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