Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Bianca - Libro Primo
Bianca - Libro Primo
Bianca - Libro Primo
E-book266 pagine2 ore

Bianca - Libro Primo

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Sembra proprio che il destino abbia deciso di accanirsi contro di me.
Io che non ho mai avuto paura di essere ciò che sono.
Io che sono sempre stata “troppo” per chiunque avessi attorno.
Quando all’improvviso tutto crolla e resto da sola, nel buio, l’unica cosa a cui posso aggrapparmi sono i ricordi. Peccato che mi dipingano come una persona che, a stento, riesco a riconoscere: un’estranea che si è impossessata del mio corpo e che cerca in tutti i modi di ingannare la mia mente.
Le persone mi definiscono una stronza spietata e una perfida manipolatrice. Persino una principessa malvagia che ama far soffrire la gente. Mi dicono che sono accadute delle cose terribili, cose che hanno cambiato per sempre il corso della mia vita. Ma queste persone raccontano di qualcuno che io non conosco e di un’esistenza che non può essere stata la mia.
Loro parlano, parlano, parlano e io non smetto di guardare il mio riflesso allo specchio: non sono quella che loro vedono, ma non sono nemmeno quella che vorrei essere.
Mi chiamo Bianca Covington e... non riesco più a ricordare niente.


Attenzione.
Questo è il libro primo della storia di Bianca. La serie si concluderà con Royal Hearts Academy: Bianca – Libro Secondo, previsto per il 15 giugno 2023. 
Si può tuttavia leggere Royal Hearts Academy: Bianca – Libro Primo in quanto ha una sua conclusione.
Si consiglia anche di leggere i due romanzi precedenti della serie Royal Hearts Academy per capire meglio le dinamiche della famiglia Covington.
LinguaItaliano
Data di uscita8 apr 2023
ISBN9788855315258
Bianca - Libro Primo

Leggi altro di Ashley Jade

Autori correlati

Correlato a Bianca - Libro Primo

Titoli di questa serie (3)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Bianca - Libro Primo

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Bianca - Libro Primo - Ashley Jade

    Capitolo 1

    Sento la gola arida come il deserto, ma non è niente rispetto al dolore sordo che mi pervade.

    Mamma.

    Liam.

    Apro gli occhi di scatto, allarmata.

    Un soffitto bianco e intense luci fluorescenti mi danno il benvenuto.

    Dove mi trovo?

    Dove sono loro?

    Solo in quel momento mi rendo conto che qualcuno mi sta tenendo per mano… più o meno.

    Mamma?

    Girare la testa fa male, ma ci provo lo stesso.

    La confusione mi assale, quando vedo una ragazza con lunghi capelli castani e gli occhiali… che per qualche motivo sconosciuto mi sta dipingendo le unghie di un color rosa acceso.

    Spalanca i suoi caldi occhi marroni e salta in piedi tanto in fretta da far cadere la boccetta di smalto. «Oh, mio Dio. Sei… merda. Sei sveglia

    Non so chi sia, ma sembra super emozionata di vedermi.

    È anche molto bassa per essere un’adulta. È alta appena qualche centimetro più di me.

    Mi guardo lentamente intorno e mi rendo conto di essere in un ospedale.

    «Sei un’infermiera?» gracchio, la mia voce suona più profonda e roca di quanto ricordassi.

    Lei sbatte le ciglia. «Sono Saw… Sai che c’è? Vado a chiamarne una.»

    Tira fuori il cellulare con mani tremanti. «Ho appena mandato i tuoi fratelli a prendere qualcosa da mangiare al bar, ma dirò loro di tornare subito.» Senza nemmeno fermarsi a prendere fiato, esce dalla stanza. «Tu rimani dove sei. Ritorno subito, okay?»

    Pur volendo, non credo farei molta strada.

    Tra le flebo, i tubi e i macchinari, senza parlare del dolore…

    Accidenti.

    La mia mano sembra… diversa. Non solo a causa dello smalto che quella strana infermiera stava applicando, ma anche perché mi sembra più grande e le unghie sono più lunghe.

    Abbasso la testa. Porca miseria.

    La mamma aveva detto che quelle non mi sarebbero spuntate per almeno altri quattro anni.

    «Ciao, tesoro» mi saluta una donna in divisa ospedaliera, entrando in camera. «Mi chiamo…»

    Prima che possa finire la frase, un tizio con indosso un camice la supera. «Io sono il dottor Jones.»

    È l’unica presentazione che mi concede, poi si avvicina in fretta al mio letto e mi punta una luce negli occhi. Cavoli.

    Alza un dito davanti al mio viso. «Seguilo.»

    «Dove sono mia mamma e mio fratello?»

    Mi appoggia uno stetoscopio sul petto e si acciglia. «Come ti chiami?»

    Non dovrebbe già saperlo?

    «Bianca.»

    «Cognome?»

    Sul serio? «Covington. C. O. V…»

    «Quando è il tuo compleanno?»

    «Il primo giugno.»

    «In che anno sei nata?»

    «Nel duemiladue.»

    «Molto bene.» Aggrotta le sopracciglia con aria preoccupata. «Sai che giorno è oggi?»

    Brancolo nel buio. «No…»

    «Bianca!» esclama un uomo, facendo irruzione in camera.

    È alto e abbronzato, con corti capelli scuri e gli occhi identici ai miei. Solo che i suoi sono circondati da profonde occhiaie, come se non dormisse da settimane.

    Ha anche un mucchio di tatuaggi.

    Dentro di me rabbrividisco. Mi fa un po’ paura.

    «Porca puttana. Sei sveglia» se ne esce un altro alle sue spalle, quindi entrambi affiancano il mio letto come un paio di guardie armate.

    Anche il secondo tizio è alto e ha corti capelli scuri. A differenza del primo, però, è pallido e i suoi occhi sono di un verde molto intenso… come quelli di mio padre.

    Per qualche motivo, sento che dovrei conoscerli, ma non ha alcun senso perché non li ho mai visti.

    «Come ti senti?» mi chiede uno dei due.

    Come se fossi in un universo alternativo. «Io…»

    Prima che riesca a rispondere, torna anche l’infermiera bassa di prima.

    «I miei fratelli stanno arrivando?»

    Deglutisce visibilmente. «Sì.»

    Spero che siano presto qui.

    Sposto lo sguardo tra i due uomini. Sembrano sconcertati quanto me.

    «Cos’ha che non va?» sbotta il tizio spaventoso.

    Wow. Che maleducato.

    Rivolgo l’attenzione al dottore, perché anche io ho bisogno di risposte. «Dov’è la mia mam…»

    «Bianca!» esclama una voce a me nota.

    Emetto un sospiro di sollievo nell’identificare l’uomo che è appena entrato. Finalmente un viso familiare.

    «Papà» bisbiglio.

    Sono così confusa. Non so cosa stia succedendo, né dove siano la mamma e Liam.

    Mio padre accorre per stringermi tra le braccia. Mi abbraccia così forte da farmi male, ma non m’importa.

    È l’unica persona nella stanza che riconosco, e non posso evitare di aggrapparmi a lui come se fosse il mio salvagente.

    «Ho paura.»

    Con la coda dell’occhio, scorgo i due uomini di prima scambiarsi un’occhiata.

    Non so per quale motivo, ma sembra che li abbia sconvolti.

    «Andrà tutto bene, tesoro» mi rassicura papà. «Dio, sono così felice che tu stia bene.»

    «Dov’è la mamma?» gli chiedo. «Sta bene? E Li…»

    «Mamma?» ripete uno dei due. «Bianca, la ma…»

    «Tutti fuori» ordina il dottore.

    Papà mi lascia andare e io cerco di alzarmi dal letto, ma una fitta di dolore mi attraversa il fianco.

    «Non tu.» Il dottor Jones fa un cenno alla donna in divisa ospedaliera. «L’infermiera Dawn deve ancora controllare i tuoi segni vitali.»

    Subito la donna si avvicina al mio capezzale.

    «Ciao, cara. Come stai? Posso portarti qualcosa?»

    Ricordando di avere la gola secca come il deserto, le chiedo: «Posso avere un po’ d’acqua?»

    «Certo.» Tira fuori un termometro. «Prima, però, devo registrare la tua temperatura, va bene?»

    Non sono esattamente nella posizione di rifiutare.

    Dopo avermi controllato la temperatura e qualche altro parametro vitale, e aver dato un’occhiata alla flebo, mi porge un bicchierino.

    Mi sento in paradiso… fino a quando mi accorgo che qualcuno sta discutendo fuori dalla mia porta.

    «Va tutto bene? Sono nei guai?»

    L’infermiera mi rivolge un sorriso rassicurante. «Certo che no, tesoro.»

    Bevo un altro piccolo sorso d’acqua. «Perché avverto dolore, quando mi muovo?»

    Le appare una ruga sulla fronte. «Hai il bacino fratturato.»

    Oddio. «Oh.»

    La donna mi sistema il cuscino. «La buona notizia è che ti stai riprendendo splendidamente e, se i progressi saranno costanti, potrai iniziare la fisioterapia tra un paio di settimane.»

    È tutto fantastico, ma ho una questione più urgente a cui pensare.

    Mi schiarisco la gola e le pongo la domanda a cui nessuno sembra voler rispondere. «Sa dove sono mia mamma e mio fratello? Erano in auto con me, quando la ma…» Chiudo di scatto la bocca prima di concludere la frase. «Stanno bene?»

    Mi dà una pacca sulla mano. «Vado fuori a parlare con il dottore. Posso portarti qualcosa? Del succo? Magari della zuppa?»

    Scuoto la testa.

    L’unica cosa che voglio è che risponda alla mia domanda, ma lei lascia la camera.

    Qualche momento più tardi, il dottore, mio padre e i due tizi che non conosco tornano dentro, solo che questa volta c’è anche un volto nuovo.

    Una ragazza magra con i capelli biondi e gli occhi azzurri.

    Tiene per mano l’uomo spaventoso e gli accarezza la schiena… consolandolo.

    Perché?

    Guardo mio padre. «Che cosa sta succedendo?»

    Lui fa per parlare, ma il dottor Jones lo interrompe.

    «Prima di iniziare, ho bisogno di farti qualche domanda, okay?»

    Di nuovo, non sono nella posizione di rifiutare.

    «Palla, albero e uccello» elenca il dottore, lanciando un’occhiata al suo orologio. «Voglio che tu tenga a mente queste parole.»

    Strano. «Okay.»

    Scrive qualcosa nel suo tablet. «Bianca, sai dirmi dove ti trovi?»

    Mi guardo intorno. «In ospedale… credo.»

    «Molto bene.» Indica mio padre. «E chi è l’uomo accanto a me?»

    Questa è facile. «Mio padre.»

    Continua a scrivere sul suo dispositivo. «E gli altri due signori in camera?»

    «Non ne ho idea.» Li scruto, diffidente. «Dovrei saperlo?»

    Il tizio spaventoso sussulta e la ragazza dai capelli biondi striati di blu gli bacia una spalla.

    Sono assalita dal senso di colpa. Sembrano tutti così sconvolti.

    «M-mi dispiace.»

    «Non hai nessun motivo per cui scusarti» mi rassicura il dottor Jones.

    Papà mi fissa negli occhi. «Non hai fatto niente di male, tesoro.»

    È vero ma…

    Il panico mi avvinghia la gola.

    Anche la mamma non ha fatto niente di male. Non era in sé.

    Ci vuole bene. Non ci farebbe mai del male di proposito.

    Sono colpita da un altro pensiero terribile.

    L’hanno portata via? L’hanno chiusa in qualche posto e ora non potrò mai più rivederla?

    «Io… ecco.»

    La stanza inizia a girarmi intorno e il bicchiere mi sfugge di mano.

    «Dov’è la mia mamma?»

    Devo vederla e assicurarmi che stia bene.

    Il tizio spaventoso si fa avanti, solo che adesso non sembra più così tremendo.

    Appare terrorizzato quanto me, nonostante le parole che gli escono dalla bocca.

    «Andrà tutto bene.»

    L’altro uomo dai penetranti occhi verdi si avvicina all’altro lato del mio letto. «Ci pensiamo noi a te.»

    Non capisco cosa stia succedendo. «Chi siete voi?»

    Quello con l’aria cattiva inizia di nuovo a parlare, ma il dottor Jones solleva una mano.

    «Bianca, puoi dirmi quanti anni hai?»

    «Otto…» rispondo, ma poi abbasso di nuovo lo sguardo su me stessa. In effetti, non mi sembra di possedere il corpo di una bambina di otto anni. Né sento di avere quest’età. «Credo? Non ne sono più tanto sicura.»

    Il dottore alza gli occhi dal tablet. «Riesci a ricordare le parole che prima ti ho detto di tenere a mente?»

    Mi spremo le meningi. «Palla, albero e uccello.»

    L’uomo sorride. «Molto bene.» Guarda mio padre. «Voglio fare qualche altro test, ma sembra che la sua memoria a breve termine sia ancora intatta.»

    «Memoria a breve termine?» ripeto, turbata.

    «È una cosa positiva, vero?» chiede il tizio spaventoso.

    Il dottore annuisce, quindi riporta l’attenzione su di me. «Ti ricordi qualcosa dell’incidente?»

    Chiudo di scatto la bocca e scuoto la testa.

    Non voglio che la mamma finisca nei guai.

    Non è stata colpa sua.

    Papà si acciglia. «Proprio niente?»

    «Perché nessuno vuole dirmi dov’è la mia mamma?» Sposto lo sguardo tra i due uomini ai lati opposti del mio letto. «E loro chi sono? Perché sono qui? Cosa vogliono da me?»

    «Siamo i tuoi fratelli» sbotta quello che somiglia a mio padre.

    «Cole» sibila l’infermiera bassa di prima. «Calmati o la spaventerai.»

    Troppo tardi.

    «Non è vero.»

    Il tizio spaventoso prova a prendermi per mano, ma io mi tiro indietro.

    «Bianca, lo so che sei confusa e che hai paura, ma è vero.» I suoi occhi scuri si inteneriscono. «Io sono Jace.»

    «E io sono Cole» dichiara l’altro.

    No. Jace e Cole non sono così vecchi.

    «Non è possibile. Jace ha undici anni e Cole ne ha dieci… come Liam.»

    Le lacrime mi offuscano lo sguardo. Ho bisogno di vedere Liam. Lui non mi mentirebbe mai.

    «Conosco i miei fratelli» grido. La frustrazione mi stringe la gola. «Voi non siete loro!» Guardo mio padre con la vista annebbiata. «Va’ a prendere quelli veri e la mia mamma.»

    Il dottor Jones batte le mani. «Okay, per adesso basta così. Dovete lasciarle un po’ di tempo e spazio per elaborare tutte queste informazioni.» Li spinge fuori dalla camera. «E io devo fare qualche altro test. Se Bianca se la sente, potrete tornare a trovarla più tardi.»

    «Non me ne vado» insiste mio padre. «È confusa e ha bisogno di qualcuno…»

    «Ha bisogno di qualcuno che non sia un padre solo di nome» brontola una voce, e i due che sostengono di essere i miei fratelli rientrano nella stanza.

    «Quando avevi sei anni sei caduta dalla struttura per arrampicata del parco giochi, ti sei spaccata il mento e hanno dovuto metterti cinque punti» racconta il tizio spaventoso. «La mamma era terrorizzata. Ha pianto più di te.»

    Mi strofino la piccola cicatrice sotto il mento. «Come fai a…»

    «Perché sei la mia sorellina.» Cerca di nuovo di prendermi la mano. «Sono stato il primo a tenerti in braccio quando sei arrivata a casa dall’ospedale. Il primo a vederti fare i primi passi nel soggiorno, accanto al caminetto. So quasi tutto di te, Bianca. So che hai dormito con un orsacchiotto di pezza di nome Mister Wiggles fino ai dodici anni.» Poi indica Cole. «Quando avevi sette anni, Cole ha rotto il vaso preferito della mamma giocando in casa, ma ha scaricato la colpa su di te.»

    È vero. Dio, ero così arrabbiata con lui.

    «Oh, grazie, stronzo» bofonchia Cole, prima di rivolgersi a me. «Va bene, okay. Ho detto che avevi rotto tu il vaso.» Si colpisce il petto. «Ma chi si è preso la colpa quando hai rubato un’intera confezione di gelato dalla busta della spesa della mamma e cinque minuti dopo hai vomitato sul cane della signora Garcia?»

    «Liam» intoniamo all’unisono io e Jace.

    Lui stringe i denti. «Va bene. Ma la mamma sapeva che Liam odiava il gelato, quindi non gli ha creduto e ha incolpato me.»

    Non riesco a trattenere una risata. Cole aveva dovuto cedere la sua paghetta alla signora Garcia perché facesse lavare e spazzolare il cane. Si era infuriato, ma io gli avevo ricordato il suo debito con me per la storia del vaso.

    Solo i miei fratelli possono conoscere quei dettagli.

    Guardo Jace, che finalmente sta sorridendo, e non riesco a credere di averlo capito solo ora. «Hai il sorriso della mamma.»

    Poi sposto l’attenzione su Cole. «E tu somigli a papà.»

    Lui agita le sopracciglia. «Ma sono molto più bello, vero?»

    Mi sfugge di nuovo una risata perché è proprio quello che direbbe Cole.

    Solo in questo momento ci arrivo. «Aspettate un attimo… se voi siete cresciuti, quanti anni ho io?»

    Si scambiano uno sguardo nervoso, quindi Jace mi risponde.

    «Diciotto.»

    La notizia mi colpisce come una tonnellata di mattoni sulla testa.

    «Sono in ospedale da dieci anni

    «Non esattamente» borbotta Cole, prima che Jace gli lanci un’occhiata ammonitrice.

    «Cosa?» Cerco di raddrizzarmi a sedere sul letto, ma il dolore me lo rende impossibile. «Che cosa significa?»

    Cole sospira. «Sei qui da un mese.»

    Sono sempre più confusa.

    «Com’è possibile? Se ho diciotto anni, significa che l’incidente è avvenuto dieci anni fa. Ma se sono qui solo da un mese…» Mi interrompo a metà del discorso perché c’è qualcosa di molto più importante che mi devono dire. «Dov’è la mamma? Dov’è Liam? Perché non sono

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1