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L inganno del milionario: Harmony Collezione
L inganno del milionario: Harmony Collezione
L inganno del milionario: Harmony Collezione
E-book158 pagine2 ore

L inganno del milionario: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Dalla Grecia agli Stati Uniti, dall'Italia all'Inghilterra, innamorarsi di un milionario non è poi così difficile. Ma riuscire a rapirne il cuore non è un'impresa da tutti.



Maggie Ward è ingenua, pura e innocente come la candida uniforme da infermiera che indossa. Così, quando cede all'irresistibile e tenebroso fascino di Rafael Castenadas, non immagina minimamente che il loro inatteso incontro in realtà non sia affatto casuale. Almeno fino a quando non è ormai troppo tardi, intrappolata com'è nella tela che lui ha pazientemente tessuto. Rafael farebbe qualunque cosa per proteggere il buon nome della sua famiglia, e se questo vuol dire tenere vicino a sé la bella Maggie... si sacrificherà volentieri.
LinguaItaliano
Data di uscita9 mar 2018
ISBN9788858979655
L inganno del milionario: Harmony Collezione
Autore

Kim Lawrence

Autrice inglese, rivela nei suoi romanzi la propria passione per le commedie brillanti.

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    Anteprima del libro

    L inganno del milionario - Kim Lawrence

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Under the Spaniard’s Lock and Key

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2010 Kim Lawrence

    Traduzione di Raffaella Perino

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-965-5

    1

    Susan Ward scese a fatica le scale che portavano in cucina, mentre la figlia e il marito la seguivano con preoccupazione. Appoggiò le stampelle alla sedia che le avevano sistemato vicino e si sedette, ignorando i sospiri ansiosi dei suoi cari.

    Maggie curava attentamente ogni suo movimento e si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo quando la madre fu finalmente al sicuro sulla sedia. «Stai diventando brava con quegli attrezzi, mamma» disse.

    Per fortuna suo padre era andato in pensione e adesso poteva stare con lei quando Maggie non c’era.

    Erano passati tre mesi dall’operazione sperimentale a cui si era sottoposta la madre, ma vederla camminare dopo aver passato gli ultimi diciotto anni della sua vita su una sedia a rotelle, le faceva ancora venire i brividi. Se tutto fosse andato bene, tra qualche mese non avrebbe avuto più bisogno nemmeno delle stampelle.

    Susan rivolse la sua attenzione alla figlia, che le si era seduta di fronte. «Lasciamo stare. Piuttosto, come stai? Dimmi la verità» disse, alzando la mano per fermare la protesta della figlia. «Ha un’aria distrutta, non ti sembra?» chiese al marito, cercando sostegno.

    John Ward guardò con affetto la figlia, poi lo sguardo cadde sui riccioli scuri che contornavano il viso pallido a forma di cuore della ragazza. «A me sembra bellissima.»

    Be’, almeno ho un ammiratore, anche se è solo mio padre, pensò Maggie.

    «Grazie, anche se per te ero bella anche quando avevo dieci chili di troppo, il viso coperto dall’acne e l’apparecchio in bocca» gli ricordò lei.

    «Non cambiare discorso, Maggie» le disse sua madre in tono severo.

    «Te l’ho già detto, mamma, sto bene» rispose con un sorriso stampato in faccia, a dimostrazione di quanto appena affermato. Aveva perfezionato quel sorriso rassicurante molto tempo prima, quando aveva capito che, per quanto brutte potessero essere alcune giornate, sua madre stava peggio di lei.

    Se ne era convinta il giorno in cui suo padre era tornato a casa dall’ospedale con Sam, il fratellino appena nato, ma senza la mamma. Maggie aveva quattro anni. L’altro fratellino, Ben, correva per il soggiorno, mentre il padre si era seduto con in braccio il piccolo e le aveva spiegato che la mamma non sarebbe tornata a casa per diversi giorni. Qualora lo avesse fatto, lei avrebbe dovuto comportarsi da grande e aiutarla, perché non stava bene.

    Maggie aveva capito solo in parte cosa fosse successo, ma di certo doveva trattarsi di qualcosa di grave, perché il padre, così grande e forte, aveva pianto. Quelle lacrime l’avevano spaventata e fatta star male. L’aveva pregato di smettere, promettendogli che se l’avesse fatto non sarebbe mai più stata cattiva.

    Naturalmente non era riuscita a mantenere la promessa, però la determinazione di proteggere la madre e non dare motivo al padre di piangere non l’avevano mai più abbandonata.

    In confronto a quello che aveva passato sua madre, un matrimonio annullato non aveva importanza.

    «Davvero, sto bene» assicurò Maggie, in risposta allo sguardo scettico dei suoi genitori. Si sistemò i capelli scuri mentre prendeva la tazza di caffè che suo padre le stava offrendo. «Mi dispiace aver causato tutti questi problemi» aggiunse, accigliandosi al pensiero del denaro che i suoi genitori dovevano aver perso. Era più facile pensare ai problemi materiali, piuttosto che ammettere di essersi comportata da perfetta idiota. «Tutti quei soldi...»

    «Lascia perdere i soldi» disse suo padre. «Non hanno nessuna importanza e...» Si interruppe, notando la porta che si apriva.

    Entrarono due giovani in tenuta da rugby infangata.

    Ignorando la sorella, salutarono i genitori e poi rivolsero l’attenzione al frigorifero.

    «Il bicchiere, Sam» disse automaticamente Susan, quando il figlio minore portò il cartone del latte alla bocca.

    «Abbiamo perso, se interessa a qualcuno» rispose lui, abbassando il contenitore.

    Il fratello più grande gli diede una leggera gomitata prima di rimuovere la protezione dalla bocca e dire: «Non interessa a nessuno, Sam. Che novità ci sono?».

    Maggie si alzò in piedi. Dirlo ai genitori era stato abbastanza difficile ma loro, per fortuna, non avevano fatto nessuna domanda imbarazzante. Non poteva però aspettarsi la stessa riservatezza dai fratelli. «No, nessuna. Quel labbro avrebbe bisogno di cure» aggiunse, guardando la bocca del fratello.

    Ben alzò gli occhi al cielo, prima di prendere il latte dalle mani del fratello e berne un sorso a canna. Poi guardò la sorella con sguardo critico. «Certo, tu te ne intendi, hai sempre un aspetto terribile.»

    «Ho appena finito un turno di dieci ore in un pronto soccorso molto affollato» gli ricordò Maggie.

    «Quindi?» rispose Ben, per nulla impressionato. «Niente di nuovo, li fai sempre quei turni impossibili. Devi proprio essere matta per voler fare l’infermiera.»

    «Grazie mille.»

    Maggie sorrise amaramente. Simon l’aveva definita l’infermiera perfetta. Quel ricordo le diede i crampi allo stomaco anche se, a essere precisi, l’appellativo veniva dalla madre del suo promesso sposo, la possessiva signora Greer. Quella donna era una manipolatrice, fin troppo protettiva nei confronti del suo unico figlio.

    Resistette alla tentazione di tapparsi le orecchie per cercare di fermare il flusso dei ricordi che le invadevano la mente.

    «Certo che smetterai di lavorare quando saremo sposati. Però potrai aiutare con la campagna elettorale e le pubbliche relazioni, se vorrai» le aveva detto Simon.

    «Ma a me piace il mio lavoro» aveva obiettato lei.

    «Certo, tesoro, lo so. Mia madre lo ha sempre detto che sei un’infermiera perfetta e che quando verrà a vivere con noi...»

    Maggie non era stata capace di mascherare il panico. «Tua madre verrà a vivere con noi?»

    A Simon non piaceva essere interrotto mentre parlava. «Ma certo!»

    Lo aveva detto come se fosse scontato. E perché non avrebbe dovuto esserlo?, si chiese Maggie con una smorfia di disgusto. Gliele aveva date sempre tutte vinte.

    «Sono arrivati da voi i feriti del deragliamento del treno che ho visto in televisione, Mags?»

    Maggie riportò a fatica i pensieri al presente e annuì distratta in risposta alla macabra domanda del fratello.

    «Ecco perché ha l’aria distrutta» osservò Sam.

    Ben scosse la testa. «No, non è il lavoro. Sei forse incinta?» chiese.

    Maggie divenne paonazza e Susan Ward non sembrava a proprio agio, come se il figlio avesse dato voce anche ai suoi pensieri.

    «Ben!» lo riprese il padre.

    «No, va tutto bene, papà» disse Maggie, appoggiando una mano sulla sua spalla. «Non è un segreto.» Fece un gran respiro prima di proseguire. «Il matrimonio è saltato.»

    Sam chiuse il frigo con una gomitata e fece un sospiro di sollievo. «Era ora! Finalmente non vedremo più quel viscido di Simon!»

    «Simon non è...» Maggie si interruppe. In effetti lo era. D’improvviso si sentì stupida: suo fratello aveva capito prima di lei la vera natura di quell’uomo.

    Aveva buttato quattro anni della sua vita con lui. Sarebbe stato accettabile, se fosse stata follemente innamorata, ma ora Maggie aveva capito di non esserlo mai stata. Forse era una di quelle persone che non riescono a innamorarsi? Che pensiero deprimente! Ma poteva essere vero: lei non aveva mai provato quella passione cieca e travolgente di cui parlavano le sue amiche.

    «Devi mandare indietro i regali? C’è una macchina per il caffè molto più bella di quella che abbiamo e...»

    Sam fu interrotto dal fratello. «Ti ha mollata lui? Oddio! Ti ha fatto le corna?» L’idea fece ridere il piccolo di casa a crepapelle. «Non sembrava il tipo.»

    «Simon non è andato a letto con nessun’altra.» E neppure con me, avrebbe voluto aggiungere.

    «E allora cosa ha fatto?»

    Maggie esitò. Per la prima volta in vita sua trovava strano parlare della propria adozione. Non aveva mai avuto problemi sul fatto di essere stata adottata, né aveva mostrato la minima curiosità di trovare la madre naturale. Chi l’avrebbe detto che era Simon quello preoccupato a tal riguardo? Aveva smosso addirittura mari e monti per rintracciare sua madre. E poi si era giustificato con un sorrisetto soddisfatto stampato in faccia, dicendo di aver giocato d’anticipo, di aver affrontato un problema che si sarebbe presentato in futuro.

    Maggie chiuse gli occhi, mentre ricordava Simon definire la sua madre biologica come un potenziale scheletro nell’armadio. Lui aveva proseguito poi spiegando, con la solita aria di superiorità, che un politico del suo calibro, con un futuro davanti a sé, non era mai troppo cauto.

    «Non gli andava bene...» Maggie guardò i volti dei suoi famigliari in attesa ed esitò.

    I suoi genitori le avevano assicurato molti anni prima che avrebbero capito, se avesse voluto cercare la donna che l’aveva data alla luce, ma Maggie aveva sempre pensato che non sarebbero stati contenti come volevano far credere. Consapevole del senso di colpa che provava Susan, incapace di fare per i figli tutte quelle cose che le mamme sane davano per scontate, non aveva nessuna intenzione di mettersi alla ricerca di una madre in grado di gareggiare insieme a lei al torneo scolastico. Riteneva che anche solo pensare a quella donna era un tradimento nei confronti dei genitori che l’avevano amata e si erano presi cura di lei fino a quel momento. Perché mai avrebbe dovuto cercare una sconosciuta che l’aveva abbandonata, e magari rischiare di essere rifiutata per la seconda volta?

    Adesso i suoi genitori le avrebbero creduto, se avesse detto che era stata un’idea di Simon, o avrebbero pensato di non essere abbastanza importanti per lei?

    Maggie decise che non c’era motivo di correre rischi. «È stato un insieme di problemi. Abbiamo capito di non essere fatti l’uno per l’altra come pensavamo. Siamo rimasti amici» mentì, toccandosi distrattamente il livido sul polso.

    «Maggie ne parlerà quando sarà pronta e starà meglio. E voi due» disse John Ward serio, «avete il tatto di un elefante. La vostra povera sorella...»

    «È stata fortunata» lo interruppe Ben. «E non mi guardare in quel modo. Sto dicendo quello che pensate anche voi. Mi dispiace, Maggie, ma è la verità.»

    Susan interruppe il silenzio imbarazzante che seguì. «Quello che ti serve è una bella vacanza.»

    Maggie scoppiò a ridere. «Pensi che dovrei andare tutta sola in luna di miele?»

    Non aveva nessuna intenzione di andare a fare quella dannata crociera che era stata fonte di tante discussioni. Nonostante Simon avesse ammesso in modo riluttante che non sarebbe stato appropriato portare sua madre con loro durante il viaggio di nozze nel Mediterraneo, le aveva comunque assicurato che la prossima volta si sarebbe unita a loro: sua madre adorava le crociere.

    «Per l’amor del cielo, no di certo! Ci sarebbero troppe persone di mezza età in crociera» disse Susan. «Dove

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