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L'ultima resistenza
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L'ultima resistenza
E-book40 pagine24 minuti

L'ultima resistenza

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Info su questo ebook

209 a.C.
Dopo essersi ripresi la loro città e aver cacciato il presidio romano, i tarantini istigano alla rivolta le altre città della Magna Grecia.
Tuttavia a Roma un condottiero spietato parte alla testa di un'armata che intende cancellare ogni sogno di libertà dei greci e gli abitanti di Taras sono ancora una volta chiamati a impugnare le armi in difesa del loro mondo.
La storia sotto forma di narrazione della strenua resistenza dell'ultima città greca d'Italia, narrata da un coraggioso guerriero di nome Arios.
Un racconto storico di dolore e sacrificio. 
LinguaItaliano
Data di uscita20 mag 2023
ISBN9791222409481
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    Anteprima del libro

    L'ultima resistenza - Yvan Argeadi

    ANTEFATTO

    Sono trascorsi molti anni dal giorno in cui Roma impose il suo giogo sulle nostre teste.

    Noi, fieri discendenti dei valorosi spartani, fummo piegati come sterpaglie morte.

    La nostra fu l'ultima città-stato a cadere.

    La sacra Taras oppose fiera resistenza e in diverse occasioni trionfammo contro i barbari giunti da nord.

    Annientammo la loro flotta nelle acque del nostro porto.

    Poco dopo spazzammo via le loro legioni appena fuori Thurii.

    Ancora trionfammo nei pressi di Heraclea prima e Ascoli dopo, difendendo i nostri territori forti dell'alleanza con l'esercito d'Epiro giunto dall'altra parte del mare in nostro sostegno.

    Poi arrivò la battaglia poco lontano da Malevento e subimmo la nostra prima disfatta.

    Demoralizzati, gli epiroti ci abbandonarono al nostro destino.

    Non potevamo fare altro che tornare alla nostra città, la grande Taras, per difenderla fino all'ultimo uomo.

    L'assedio dei romani durò più di tre anni ma alla fine ebbero la meglio e noi tarantini fummo costretti a giurare fedeltà a una potenza straniera.

    Noi, il popolo più fiero della Magna Grecia, fummo sottomessi.

    Noi che annientammo i peucezi, i bruzi, i sanniti, i messapi, i lucani.

    Noi che fummo il flagello di quel popolo che qui un tempo vi abitava, gli iapigi.

    Noi, i più grandi e valorosi guerrieri della Magna Grecia fummo sconfitti proprio da quel popolo contro cui per decenni trionfammo cospargendo la Grecia Italica delle loro vili carcasse.

    Noi, discendenti di quegli spartani considerati troppo bellicosi perfino nella patria della guerra per eccellenza, Sparta, e per questo allontanati dal grembo della Laconia e giunti fino a qui, fummo atterriti e umiliati dagli eredi di qualcuno nutrito dalla dalla mammella di una cagna.

    Ma il cappio che i discendenti di Romolo strinsero alla nostra gola non sarebbe durato in eterno.

    Presto o tardi avremo reclamato ciò che era nostro: la nostra terra, la nostra città.

    La nostra libertà.

    Dopo decenni da allora il momento finalmente giunse e approfittando della guerra tra Roma e Cartagine cacciammo gli oppressori dalle nostre mura con l'aiuto del grande Annibale.

    Credevamo di essere finalmente

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