Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Hit Flamingo: (Love Casinò Series)
Hit Flamingo: (Love Casinò Series)
Hit Flamingo: (Love Casinò Series)
E-book362 pagine5 ore

Hit Flamingo: (Love Casinò Series)

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

“Lei non è mai stata di nessun altro, semplicemente perché non ha mai smesso di essere mia.”
Lui è il più affascinante croupier di Las Vegas.
Lei una donna d’affari in procinto di sposarsi.
Arden Collins e Coraline Martin sembrerebbero non avere niente in comune, se non fosse per il loro ingombrante e burrascoso passato. Peccato, però, che siano trascorsi diversi anni da quando si sono visti l’ultima volta e soprattutto, mai e poi mai, Arden si sarebbe aspettato di vedere la sua piccola e ingenua Goldie al suo tavolo da gioco, pronta a festeggiare il proprio addio al nubilato. Galeotto un biglietto lasciato di proposito e un invitante numero di stanza, il mondo di entrambi verrà nuovamente messo sottosopra. Da quella notte, senza freni né inibizioni, Arden assaporerà di nuovo l’ebrezza di stare con l’unica ragazza che abbia mai amato e che ora odia con tutto se stesso. Ma quando Coraline dovrà fare ritorno alla sua vita perfetta, qualcosa nel suo petto scalpiterà furiosamente, lo stesso bruciante rimorso che impedirà ad Arden di voltare nuovamente pagina. Le abbaglianti luci della città del peccato potranno riportare Coraline da Arden o l’odio che entrambi sembrano provare l’uno verso l’altra, sarà più forte dell’irresistibile attrazione che li ha spinti ad amarsi nonostante tutto e tutti? E voi, siete pronti a giocare quest’ultima mano?
3 Casinò di Las Vegas.
3 Storie diverse.
1 un'unica notte in comune.
Arriva per la collana Dark-BrightLove (Pubme) la Love Casinò Series, dove tre autrici diverse hanno giocato la partita più spietata di tutte: quella contro l'Amore. Ma tranquilli, ogni vostro sporco segreto è al sicuro con noi, perché come si dice: quello che succede a Las Vegas resta a Las Vegas.
Siete pronti a sfidare la Dea Bendata?
**Tutti i romanzi della serie sono autoconclusivi e indipendenti.**
- Deal Bellagio di Marta M.
- Rules Mirage di Cristina Maggiotto
- Hit Flamingo di Maria Grazia Salerno

 
LinguaItaliano
EditorePubMe
Data di uscita4 set 2023
ISBN9791254583791
Hit Flamingo: (Love Casinò Series)

Correlato a Hit Flamingo

Ebook correlati

Narrativa romantica contemporanea per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Hit Flamingo

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Hit Flamingo - Maria Grazia Salerno

    Immagine che contiene testo Descrizione generata automaticamente

    COLLANA DARK-BRIGHLOVE

    HIT FLAMINGO

    Di

    Maria Grazia Salerno

    Titolo:Hit Flamingo

    © Written by Maria Grazia Salerno

    Progetto grafico: Antonella Bagordo

    Foto: Adobe stock photo

    Pubblicato da © PubMe

    Prima Edizione

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghied eventi narrati sono il frutto della fantasia dell’autrice. Qualsiasi somiglianza con persone reali, viventi o defunte, eventi o luoghi esistenti è da considerarsi puramente casuale.

    Questo libro contiene materiale coperto da copyright e non può essere copiato, trasferito, riprodotto, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’autrice, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile (Legge 633/1941).

    Prologo

    Peccato, la parola con cui mi sono sentito definire fin da quando ne ho memoria, e che alla fine mi ha reso ciò che sono. Peccato è la stessa parola che ho tatuata sul mio corpo, coperto dal completo da croupier del Bellagio invece che del Flamingo, il mio reale luogo di lavoro. Sono qui stasera solo perché Laila, la mia migliore amica, mi ha supplicato e soprattutto ha promesso di ricambiare il favore.

    Delle risate femminili e brille mi arrivano all’orecchio ancora prima che quattro sedie vengano spostate da altrettante ragazze. Catturano la mia attenzione per qualche secondo, con le loro voci, i loro vestiti corti e luccicanti: capisco che si tratta di un addio al nubilato dalle fasce che hanno trasversalmente tre di loro con su scritto "I’m the fucking bridesmaid"; mentre l’ultima, la sposina, ha una fascia con scritto Bride bitch.

    «Dovrai confessarti dopo essere stata qui, lo sai?» ammicco istintivamente verso quest’ultima, osservando sfacciatamente il suo corpo.

    «Nessuno verrà mai a sapere che brave ragazze come noi sono state in un casinò di Las Vegas» replica lei immediatamente, battendo le palpebre con aria innocente.

    Sogghigno divertito e lei fa lo stesso a sua volta, prima di puntare le fiches in un gesto veloce ma leggero ed elegante.

    Ho la sensazione che riesca a vedere la scritta che ho addosso, mentre lei, finto angelo, mi sfida.  

    Le sue amiche ridacchiano alle sue parole, prima che una di loro chiami un cameriere e ordini vodka alla fragola per tutte.

    Tutte e quattro ridono tutto il tempo, qualcuna più ubriaca delle altre, senza preoccuparsi affatto dei soldi persi ad ogni mano. Al terzo giro, la sposina, guardandomi dritto negli occhi, raddoppia la puntata anche se non ha praticamente nulla.

    Io la guardo sorpreso, più che confuso.

    «Linnie, come lo spiegherai al tuo fidanzatino?» domanda una delle ragazze alla sposina, ridacchiando ubriaca.

    Quel nome mi riporta, per un istante, indietro nel tempo.

    «Quello è troppo stupido per accorgersene!» grida un’altra.

    «Infatti non si è accorto di stare per sposare il diavolo in persona» scoppia a ridere l’ultima.

    La festeggiata ruota gli occhi al cielo, ma un piccolo ghigno sfacciato e altezzoso le piega le labbra sottili tinte di rosso mentre sposta la massa di capelli mossi, lunghi e tinti di biondo platino, sulle spalle coperte dalle bretelline del vestito dorato e luccicante che indossa.

    Faccio per dire una battuta maliziosa delle mie, quando vengo distratto da un’altra ragazza che si siede al tavolo e, senza dire niente, fa la sua prima puntata, molto alta. Istintivamente assottiglio lo sguardo. Si fanno puntate così fin dall’inizio per un motivo: o se si è troppo sicuri di vincere, finendo però per perdere, o se si sa già di vincere. E, a giudicare dall’espressione sicura e quasi sfacciata di questa ragazza, direi che si tratti più della seconda.

    «Sicura, signorina?» la sfido velatamente, mentre le servo le prime carte.

    Lei si limita a fare solo un cenno risoluto.

    Non al mio tavolo, è ciò che penso mentre con la coda dell’occhio mi guardo attorno alla ricerca della guardia del Mirage che mi è stata indicata appena iniziato il turno: da quello che mi hanno spiegato sta giusto cercando qualcuno che bara nel casinò da tempo.

    Beccata, sogghigno tra me e me.

    È facile capire chi conta le carte, quando io per primo l’ho fatto per tanto tempo o non sarei riuscito a pagarmi il college.

    Individuo la guardia poi riporto l’attenzione sulla ragazza che raddoppia la sua puntata e, a questo punto, sono ormai più che sicuro di quello che ho visto. Sollevo nuovamente lo sguardo e lo incrocio con quello dell’uomo: gli faccio un cenno discreto e veloce, lui capisce subito e si avvicina appena, giusto per osservare meglio senza farsi notare.

    L’uomo si ferma alle spalle della ragazza e le ordina di posare le carte, mentre lei si volta di scatto sbarrando gli occhi.

    Sono così preso dall’assicurarmi che questa segua gli ordini ricevuti dalla guardia che, quando sposto leggermente l’attenzione sul gruppo di amiche, mi rendo conto che si stanno ormai allontanando, tenendosi a braccetto. I miei occhi si fermano sul corpo della sposina che ancheggia sui tacchi dorati, sensualmente anche se mezza brilla.

    Su quel corpo avrei potuto fare tante di quelle cose, maledizione.

    Vengo distratto dalla voce della guardia di sicurezza. «Ottimo lavoro», si complimenta. «Che nome devo dire al capo? Vorrà sapere chi ha contribuito a prenderla».

    «Arden Collins» pronuncio, allungando la mano verso quella libera dell’uomo.

    «Oliver Lambert» si presenta a sua volta, ricambiando la mia stretta.

    Fa un ultimo cenno e si allontana, trascinando con sé quella ragazza, mentre io rimango solo un attimo dopo. Alzo gli occhi al cielo, ormai consapevole che la mia occasione è sfumata via.

    Ritorno alla realtà e inizio a sistemare le carte lasciate sul tavolo. Mi blocco, però, appena un tovagliolo incastrato tra le fiches lasciate sul tavolo dal gruppo di amiche attira la mia attenzione. Lo prendo e lo leggo:

    Tu non sei di certo un angelo,

    lei non è la brava ragazza che gli altri credono.

    Stanza 168.

    Un ghigno quasi malevolo mi piega la bocca, mentre infilo il pezzo di carta nella tasca dei pantaloni e il mio corpo si accende. Quella ragazza non ha ancora conosciuto il vero diavolo.  

    1.    Un bel regalo di addio al nubilato

    Arden

    I passi risuonano ovattati sul pavimento del corridoio del Bellagio, i miei occhi leggono i numeri sulle porte cercando quello giusto con una certa aspettativa che da tempo non provavo. Il tovagliolo, che qualche damigella della sposina mi ha gentilmente lasciato, è ripiegato nella tasca dei miei pantaloni, la mano va a sfiorarlo e in mente ho solo due cose: il numero della stanza e quel nome.

    Linnie, è ciò che si ripete come un disco rotto, procurandomi fitte di dolore e bruciandomi il sangue per la voglia di scoprire chi sia davvero quel finto angelo.

    I miei piedi si fermano ancora prima che abbia metabolizzato di essere arrivato davanti alla porta giusta, la mia mano si solleva, stretta in un pugno, e bussa contro la superficie bianca e liscia. Sento dei rumori provenire dall’interno, una voce sottile impreca qualcosa e nello stesso momento un sorrisetto divertito mi piega la bocca, giusto quando la porta si apre.

    «Giuro su Dio, Cloe, che questo scher-» la futura sposina si blocca di colpo, battendo le palpebre sorpresa. «Tu non sei Cloe» sussurra cambiando espressione.

    Non riesco a capire se sia felice o furiosa.

    Inclino la testa, i miei occhi scivolano addosso alla sua figura, adesso coperta da un accappatoio di apparente soffice cotone con il logo del Bellagio. Le sta un po’ largo, il suo corpo è più sottile di quanto apparisse prima, per cui il tessuto le scivola da una spalla ed è anche leggermente più bassa senza tacchi. I miei occhi individuano subito l’assenza di un reggiseno.

    «Non so chi sia Cloe, ma se entrambi siamo sulla soglia di questa porta, forse, lo dobbiamo a lei» mormoro, facendo un mezzo passo per avvicinarmi, mentre incastro i miei occhi nei suoi.

    Sono grandi e da questa vicinanza, mi rendo conto che in realtà sono verdi e hanno delle pagliuzze dorate nella parte interna dell’iride.

    Questa Linnie ha gli stessi occhi della mia Coraline, mi ritrovo a pensare.

    Osservo il viso della futura sposina, le labbra sottili adesso sono rosee senza il rossetto acceso di prima e il piccolo naso alla francese è sempre sollevato verso l’alto. Gli zigomi alti e affilati a causa della mandibola stretta con nervosismo.

    Non può essere…

    «Cosa ci fai qui?» chiede, inarcando un sopracciglio.

    «Credo di essere il tuo regalo di addio al nubilato» ghigno, sfacciatamente malizioso, compiendo un altro passo verso di lei.

    Quasi sussulta, ma drizza le spalle e di scatto allunga una mano verso il mio torace per bloccarmi. L’altra mano stretta ancora sulla maniglia. Le punte fredde delle sue dita attraversano la barriera del tessuto della mia camicia e mi procurano un brivido di pura adrenalina mista a eccitazione.

    Stiamo riprendendo in mano il gioco lasciato a metà al tavolo.

    «Tra poco più di un mese mi sposo» mormora in un soffio.

    «Mai sentito il detto ciò che accade a Las Vegas, rimane a Las Vegas?» sussurro, direttamente sul suo viso.

    Un respiro e potrei baciarla.

    «Tu sei…» prova a dire, prima che io le avvolga il braccio attorno alla schiena e me la stringa addosso.

    «Cosa?» la invito a continuare, il mio sguardo incastrato nel suo e le mie labbra a sfiorare le sue.

    Il suo petto si solleva ma rimane a metà di un respiro che le si incastra in gola, la vedo deglutire e poi un brivido l’attraversa interamente, facendola tremare tra le mie braccia. Il suo sguardo, lussurioso ma incerto, si scurisce di colpo: l’attimo dopo, le sue mani si muovono sul mio torace e salgono ad intrecciarsi dietro la mia nuca.

    Si solleva sulle punte, le nostre bocche ormai a un soffio di distanza, prima che ribatta: «Tutto ciò che voglio è questa notte soltanto. Poi tornerò ad essere una brava ragazza».

    L’attimo dopo le sue labbra sono sulle mie.

    La stringo ancora di più, l’altra mano che sale tra i suoi capelli e li stringe in un pugno, facendole inclinare il capo quanto basta per avere ancora più accesso alla sua bocca con la mia lingua. La spingo verso l’interno della camera, socchiudo gli occhi giusto per orientarmi e capire dove si trovi il letto o la prima superficie piana disponibile.

    Mani sottili e affusolate toccano i miei capelli, fino a tirare l’elastico con cui sono stati legati per tutta la serata e lasciarli ricadere attorno al mio viso, in una massa nera come la pece, per poi tirarne le punte mosse mentre un sospiro leggero mi sfugge di bocca e si perde nella sua.

    I nostri passi sono veloci, impazienti, sulla moquette di lusso della camera e finisco per schiacciarla contro una parete a sinistra; ce ne vorrebbero altri per arrivare al letto, nessuno dei due può aspettare. Le accarezzo il fianco con il palmo che la stringe a me, il serpente che ho tatuato sul dorso sembra sporcare la sua pelle, l’altro si preme sul muro all’altezza del suo viso da finto angelo, mentre le mordo il labbro inferiore. Mi allontano per un istante, il tempo di recuperare il respiro e guardarla. Non riesco a capire cosa sia ad incantarmi più di lei, ma direi che i suoi occhi lucidi di desiderio sono qualcosa di meraviglioso.

    Lo pensi solo perché è la prima ragazza che guardi davvero negli occhi, prima di farci qualcosa, suggerisce saccente la mia coscienza.

    Sfioro le labbra di questa Linnie con le mie, ma invece di approfondire il contatto, scivolo sul suo collo e lei respira forte, stringendo i miei capelli in un pugno. Ghigno sulla sua pelle ambrata, sentendola ricoprirsi di brividi. La schiaccio contro il muro con tutto il mio corpo, lasciando che adesso il mio palmo libero le accarezzi la spalla esposta e poi scivoli tra i suoi seni piccoli e sodi.

    Linnie trema, qualcosa mi dice che non si tratta solo dei brividi che il sottoscritto le sta procurando… è ancora legata alla parte razionale di sé.

    «Lasciati andare, diavoletta» le sussurro all’orecchio, accarezzandolo con le labbra.

    La sento trattenere il respiro e capisco che devo fare di più. Mi rendo conto che anch’io mi sto trattenendo a causa del suo stesso nome: devo cercare di dimenticare cosa significhi per me.

    Per un istante la sento irrigidirsi, poi il suo sospiro mi sfiora il collo e stavolta sono io che quasi tremo, come se fossi un ragazzino, prima di stringermi il viso tra le sue mani sottili e premere le labbra sulle mie con forza. Quel velo che ha avvolto entrambi finora crolla ai nostri piedi, nello stesso momento in cui le nostre lingue iniziano a cercarsi con foga.

    Linnie solleva il ginocchio e lo avvolge attorno alla mia gamba, l’accappatoio si apre e ansimo sorpreso quando il suo centro sfrega contro la mia erezione, costretta ancora nei pantaloni della divisa del Bellagio.

    La mia mano si muove da sola quando scivola sul nodo dell’accappatoio e lo scioglie direttamente. Mi stacco da Linnie e lascio scorrere i miei occhi sul suo corpo nudo, mentre la libero dal tessuto di spugna ed esso è completamente sotto i miei occhi, che si posano subito sulle punte dei suoi seni turgidi. Ne prendo uno in bocca e inizio a torturarlo con la mia lingua, lei geme e ansima.

    Una sua mano stringe la mia spalla, l’altra tira i miei capelli.

    Il suo corpo si inarca contro il mio e spinge i fianchi verso i miei. È pura passione, non si trattiene e io impazzisco a sentirla così sensibile al mio tocco.

    Il mio palmo le accarezza il fianco mentre le stringo l’altro, prima di scendere ancora più giù e trovare ciò che da tutta la sera desidero. È calda, troppo bagnata per delle semplici carezze…

    Stacco di colpo la bocca dai suoi seni e ritorno a baciarla, prendendola da sotto le ginocchia e facendole avvolgere le gambe attorno al mio corpo. Lei mi geme in bocca quando ritorno nella sua intimità, strofinandole il clitoride gonfio. Le sue mani sono impazienti e desiderose mentre scivolano su di me e iniziano a liberarmi dei vestiti: la maledetta divisa del Bellagio è ormai diventata più che un problema.

    Linnie slaccia i bottoni del gilet, poi quelli della camicia e fa cadere entrambi a terra. Allontana le labbra dalle mie e i suoi occhi scorrono avidamente sulle linee dei miei muscoli tesi, le iridi verdi-dorate brillano di lussuria peccaminosa, troppo per una che tra un mese si dovrà sposare ed essere unicamente fedele all’uomo a cui prometterà di amarlo per sempre.

    Lo stesso amore che la tua Coraline ti aveva promesso, sussurra malignamente la mia coscienza.

    «Questo sì che è un bel regalo di addio al nubilato» la sento sussurrare rocamente al mio orecchio, quando le sue mani arrivano alla cinta dei miei pantaloni e le sue dita toccano la mia erezione, riportandomi alla realtà.

    Ghigno compiaciuto e in risposta la schiaccio ancora di più contro il muro, premendo il bacino contro il suo e continuando a torturare il suo fascio di nervi.

    «Lo vuoi?» mormoro con tono caldo ma apparentemente indifferente al suo orecchio, sfiorandole il lobo con le labbra.

    Nello stesso momento le infilo due dita dentro, lei geme e sussulta. Le sue pareti stringono le mie dita, procurandomi una fitta all’inguine di desiderio irrefrenabile mentre immagino che stringano me.

    «Sì» risponde fermamente, guardandomi dritto negli occhi.

    Le sue dita sottili sfiorano ancora la mia erezione, prima di slacciare i pantaloni e infilare la mano dentro i boxer neri.

    «Cristo» impreco, quando la sua mano mi avvolge.

    «Ringrazierò Cloe per questo» ansima, accarezzandomi e socchiudendo gli occhi per il piacere.

    Abbandona la testa contro la parete. Il suo seno che si solleva in respiri spezzati e gemiti.

    Le mie labbra si muovono da sole quando le baciano il collo, la lingua a leccare il punto tra la mascella e l’orecchio. La sua pelle odora di bagnoschiuma alla nocciola. La sua mano libera circonda la mia spalla e la stringe, le unghie conficcate nella carne, quando la sento iniziare a stringersi sempre di più attorno alle mie dita.

    Smette di accarezzarmi, io quasi non ci faccio caso, incantato dalle espressioni di pura estasi che le attraversano il viso: la linea della mascella che si irrigidisce l’attimo prima che l’orgasmo la colga, l’istante dopo le sue guance diventano rosso porpora e le labbra si schiudono, lasciando andare un gemito più acuto di tutti gli altri.

    La bacio un’altra volta sul collo a labbra aperte, lei ansima sensibile.

    Sfilo le dita quando sono sicuro che abbia finito, le lascio andare le gambe e la stringo a me. Il mio cazzo che preme contro il suo ventre, perdendo gocce di desiderio sulla sua pelle calda. La bacio, le sue labbra morbide per quanto sottili siano che si incastrano alle mie, lasciando andare respiri pesanti nella mia bocca.

    Mi muovo piano nel frattempo, spingendola verso il letto. Ce la lascio cadere sopra, le sue gambe aperte ai lati delle mie gambe in un invito che non riesco più a rimandare. Abbasso i pantaloni e i boxer insieme, mi libero delle scarpe.

    Linnie mi guarda affamata.

    Chi è la preda e chi è il predatore?, mi domando, guardandola dall’alto.

    Voglio farla impazzire, sentirla urlare per il piacere che solo io sarò in grado di darle in tutta la vita, che passerà vicino a un marito che non saprà mai di questa notte.

    La sua pelle sembra brillare, tra il leggero sudore che la ricopre e le luci calde e soffuse della stanza.

    I suoi capelli biondo platino risplendono come un’aureola sparsi sul letto attorno al suo viso.

    Mi abbasso per prendere i miei pantaloni e recupero il preservativo, infilandolo sotto i suoi occhi lucidi mentre si lecca il labbro inferiore. Poi mi piego su di lei, mi stringo le sue gambe in vita e guardandola dritto negli occhi le entro dentro.

    Lei geme, io ansimo.

    Si sta bene qui, è caldo.

    Chiudo gli occhi e per un attimo, dietro le palpebre, mi appare il volto della mia Coraline ma un bacio di Linnie riesce a mandarlo via.

    La faccio definitivamente mia, rubandola a un altro.

    2.    Avrà ciò che ha sempre voluto

    Arden

    È il profumo di bagnoschiuma alla nocciola che solletica il mio olfatto mischiato all’odore di sesso, che mi fa schiudere lentamente le palpebre. Il sole che entra dalle finestre aperte mi acceca per un attimo, così giro il viso dall’altra parte e mi serve qualche secondo per registrare ciò che mi circonda.

    Il vuoto.

    Nessun corpo sottile, nessuna chioma platinata, nessun viso da finto angelo.

    Linnie è sparita.

    Un’altra Linnie è sparita dal tuo letto, ghigna malevolmente una voce dentro di me, ricordandomi frammenti di un passato che ho ben chiuso da qualche parte.

    Il mio palmo batte forte sul materasso, una specie di ringhio mi sfugge di bocca. «Maledette tutte!».

    Nello stesso momento, un pezzo di carta quasi scivola dal cuscino e io sono veloce a prenderlo, prima che cada a terra. Per un istante non riesco neanche a leggere, i miei occhi sono bloccati sulla scrittura familiare, poi scivolano sulle righe e trovano la risposta a tutto.

    "Non so perché sei venuto da me stanotte

    dopo tutti questi anni. Immagino che

    non sapessi neanche chi fossi realmente,

    ma va bene… Non volevo che lo sapessi,

    probabilmente saresti scappato di nuovo,

    ma dopo questa notte passata insieme

    è giusto chiudere una volta per tutte i conti.

    Tra un mese e mezzo mi sposo

    e questa notte mi è servita a

    chiudere definitivamente con il passato.

    Con te.

    Addio, Wade.

    Goldie"

    Di colpo vengo investito da flash del mio passato che avevo chiuso a chiave nella parte più oscura e profonda di me.   

    La ragazzina bionda con le trecce alla francese.

    Gli occhi verde-dorati che erano sempre circondati da occhiali tondi.

    I vestiti sempre troppo grandi per il suo corpo sottile.

    Le guance tinte di rosso per una timidezza che nascondeva la sua vera natura.

    Le mani che hanno stretto le mie venendomi a salvare dall’inferno.

    Le labbra che mi hanno fatto conoscere il paradiso.

    Goldie.

    La mia piccola Goldie.

    Ecco cosa dicono le righe di questo foglietto, che adesso sto accartocciando e lanciando contro la parete di fronte al letto.

    Mi alzo di scatto, completamente nudo giro per la stanza alla ricerca dei miei vestiti ma, quando li ritrovo, vorrei solo bruciarli. Vorrei bruciare l’intera stanza, per ciò che è successo qui dentro. Vorrei bruciare io stesso per togliermi di dosso l’odore del sesso che abbiamo condiviso stanotte.

    Coraline Goldie Martin è sempre stata l’unica a farmi desiderare di bruciare, per un motivo o per un altro.

    Infilo i pantaloni con le mani che tremano dal nervoso, maledicendo me stesso per questa reazione per niente da me. Recupero la camicia, lasciando gli ultimi tre bottoni aperti, e stringo il gilet in mano. Una volta a casa li brucerò, è deciso.

    Non voglio che niente mi ricordi di lei.

    Quando cammino verso la porta della stanza, i miei piedi sfiorano quel pezzo di carta accartocciato. Lo guardo come se bastasse una mia sola occhiata a polverizzarlo, ma l’attimo dopo mi ritrovo a chinarmi e a prenderlo in mano, infilandolo in tasca senza un vero perché. Lo brucerò insieme ai vestiti.

    Esco dalla stanza il più velocemente possibile, camminando per quei corridoi che ho percorso ieri sera senza sapere che stessi per fare un incontro con il mio passato maledetto. E io stupido, che da bambino ero convinto che servisse una DeLorean per viaggiare nel tempo.

    Prendo l’ascensore, al casinò sembra tutto più tranquillo rispetto a ieri sera.

    L’immagine di Coraline Martin vestita d’oro mi compare subito in mente, seguita poi da quella di lei nuda e pronta a stringermi e, ancora, lei che si muove su tutto il mio corpo mentre entrambi bruciamo.

    Ho ancora la sensazione delle sue unghie che graffiano le mie spalle, dell’indice che accarezza la scritta tatuata appena sopra l’inguine. Le sue labbra morbide e sottili sulla pelle, a leccare il tatuaggio del fante di fiori sulla coscia sinistra e poi avvolte attorno alla mia erezione. Le mie dita a scivolare piano sulla sua pelle, sulla schiena e a tracciare il tatuaggio di una croce all’inizio della spina dorsale.

    Da quando ti ricordi così bene i dettagli di una notte di sesso?, il mio io più oscuro mi guarda sospettoso.

    La risposta sarebbe così semplice e chiara che inizio a essere furioso pure con me stesso. Ora capisco la sensazione provata le due volte in cui l’ho fatta mia questa notte, come se entrambi conoscessimo già i nostri punti deboli.

    Scuoto la testa, ordinando a me stesso di dimenticare tutto, mentre mi dirigo al bar del casinò e ordino qualcosa di forte. Mi aiuterà certamente a cancellare Coraline Martin. Mi lascio cadere su uno dei pochi sgabelli vuoti e mando giù due dita di Scotch, sentendolo bruciarmi in gola.

    Non basterà a cancellarla, suggerisce la mia coscienza.

    Come se neanche l’avessi sentita, prendo il foglio di carta accartocciato e lo distendo sotto i miei occhi, sul bancone del bar. Tra le righe, le parole che più risaltano sono certamente quelle che fanno riferimento al suo imminente matrimonio: finalmente avrà ciò che ha sempre voluto. Con un altro.

    Basta questo pensiero a farmi provare ancora più rabbia. Lascio andare malamente il bicchiere sul bancone, prendo il foglio di carta quasi strappandolo e mi alzo di scatto, allontanandomi il più possibile da questo posto.

    Non metterò mai più piede al Bellagio.

    Mi scosto i capelli dalla fronte nervosamente, sentendoli solleticarmi la base del collo, e subito la mia mente mi riporta indietro… a stanotte, quando Coraline li stringeva mentre avevo la testa tra le sue gambe. Sento ancora le sue urla riempirmi le orecchie.

    Tutto ciò mi eccita, ancora.

    La mia mano stringe il pezzo di carta, accartocciandolo nuovamente mentre mi dirigo fuori dal casinò e poi al parcheggio riservato al personale. Prendo le chiavi dalla tasca e sblocco la mia Audi, infilandomi dentro e buttando il foglio sul sedile del passeggero, poi allungo la mano verso il cruscotto e tiro fuori il mio pacchetto di sigarette di scorta, prendendone una e accendendola subito.

    Il primo tiro non basta.

    Il secondo riesce appena ad allentare i miei nervi.

    Al terzo ho ancora la mente piena di flash di me e Coraline Martin.

    Il resto sono tiri furiosi e nervosi, che non mi rendo neanche conto di aver finito la cicca.

    Ne accendo un’altra, nel frattempo metto in moto ed esco dal parcheggio. Ho bisogno di chiudermi nel mio appartamento al The Odgen e non pensare più a Coraline, a ciò che siamo stati… al suo prossimo fottuto matrimonio. Il pensiero basta a farmi ingranare la marcia e correre sulla Boulevard Street, superando un’auto dopo l’altra come un pazzo.

    Lo sono sempre stato.

    ***

    Rimettere la divisa del Flamingo, dopo ciò che ha significato indossare quella del Bellagio, è come riemergere da una lunga apnea. Per tutto il giorno ho avuto questa rabbia furiosa e repressa a bruciarmi nelle vene, la doccia fredda fatta appena rientrato a casa non è servita come speravo.

    Finisco di legare i miei capelli nel solito bun, ricacciando indietro l’immagine di Coraline che li disfa e li stringe. La doccia non è servita neanche a cancellare il suo odore: ho la sensazione di averlo ancora sulle dita, in bocca. Addosso.

    Una notte di sesso non mi aveva mai destabilizzato tanto.

    Di solito non ricordo neanche il nome, o addirittura il viso... Ovviamente mi assicuro di far godere la mia preda, sono uno stronzo orgoglioso dopotutto e voglio che la mia partner goda delle mie attenzioni, che esse siano indimenticabili. Questo giochetto, stavolta, mi si è ritorto contro: ho fatto sesso con l’unica persona con cui non ho mai fatto soltanto sesso.

    C’è un avanti e un dopo Cristo.

    Per me è lo stesso con lei: c’è un prima di Coraline Goldie Martin e c’è un dopo.

    Una cameriera entra nello spogliatoio comune del personale, è Michelle. Ci siamo divertiti spesso insieme, lei ha una palese cotta per me e io non mi faccio problemi a portarmela a letto, anche se chiaramente le ho detto che non potrà mai esserci nient’altro tra di noi.

    Prima di Coraline per me era inconcepibile anche solo l’idea, dopo di lei ho giurato a me stesso che mai nessun’altra donna mi avrebbe fatto sentire in quel modo.

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1