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Il viaggio perfetto
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E-book593 pagine5 ore

Il viaggio perfetto

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Oltre 300 destinazioni per ogni profilo di viaggiatore

Chi decide di partire per un viaggio lo fa perché desidera vivere un’esperienza unica, che rimanga impressa per sempre nella memoria. Ma non tutti i viaggi sono dettati dalle stesse esigenze, circostanze o finalità. Paco Nadal, un veterano della vita “on the road”, ha scritto una guida per suggerire le destinazioni perfette in base all’età, alla compagnia o alla situazione emotiva. Il viaggio perfetto è un libro indispensabile per soddisfare le necessità e i capricci di chiunque abbia voglia o bisogno di partire. La crisi dei quarant’anni, una delusione amorosa, il debole per le mete letterarie più insolite o la voglia di avventura: qualunque sia la ragione che vi spinge a mettervi in viaggio, in questa guida scoprirete gli itinerari più adatti a voi, con oltre trecento destinazioni indimenticabili. Non resta che preparare le valigie!

Ricomincia a viaggiare!

Scopri le migliori destinazioni in tutto il mondo, scelte secondo le tue inclinazioni tra 330 imperdibili mete

Tra i suggerimenti di viaggio:

Per dimenticare una delusione amorosa 
per viaggiare con bambini
Per coppie molto innamorate
Per allentare lo stress quotidiano
Per donne sole
Viaggi zaino in spalla
Viaggi per rimorchiare
Per pensionati con voglia di vedere il mondo
Con un gruppo di amici
Per appassionati di romanzi
Per chi viaggia alla ricerca del senso della vita
Lune di miele
Per amanti della natura
Per amanti delle città e della vita urbana
Per gli amanti delle perle archeologiche
Per amanti delle immersioni
Per appassionati delle grandi camminate
Per la crisi dei quaranta
Per perdersi in un’isola inaccessibile
Luoghi da vedere almeno una volta nella vita
Paco Nadal
è giornalista, scrittore, documentarista, blogger e fotografo. Ma, soprattutto, è un uomo che ha fatto del viaggio uno stile di vita. Il lavoro di giornalista lo porta a trascorrere più di duecentoventi giorni all’anno fuori casa: ha attraversato la Groenlandia in sci, è sceso da un vulcano in bicicletta e ha navigato per miglia e miglia attraverso il Pacifico per raggiungere un atollo remoto. Scrive regolarmente su «El Viajero», il supplemento di viaggio del quotidiano «El País», e lavora da più di dieci anni per la radio Cadena Ser, dove conduce un programma settimanale dedicato a viaggi e turismo.
LinguaItaliano
Data di uscita10 giu 2021
ISBN9788822759436
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    Anteprima del libro

    Il viaggio perfetto - Paco Nadal

    Prefazione

    Paco Nadal è un veterano, una rockstar della strada. Nelle sue scarpe, come in quelle di tutti noi che pensiamo non servano solo a proteggersi i piedi, ci sono suole di vento, come dicevano di Arthur Rimbaud. Lo dimostra col suo modo di vivere, dedicando tempo e sforzi a quell’attività stupenda che è girare il mondo. E lo esibisce in quello sguardo che qualsiasi viaggiatore riconosce in un suo simile: un misto di scetticismo, saggezza non presuntuosa, umorismo e sogno, una maniera per rendere sopportabile questa nostra vita da cani. Non so come riesca a farsi accettare in casa – è uno dei grandi segreti di tutti i giramondo – ma secondo i miei calcoli passerà tre quarti dell’anno, di ogni anno, a spasso per il pianeta. Chi l’avrebbe mai detto che un laureato in chimica, abituato a studiare, fra le altre cose, l’atomo e altri elementi minuscoli, avrebbe finito per innamorarsi dei grandi orizzonti geografici! Così è la vita.

    Ci sono momenti nella biografia di qualsiasi vagabondo incallito in cui sente il bisogno di fermarsi, riflettere e scrivere. Con maggiore o minore fortuna, è ciò che fecero anche gli antichi esploratori, da Erodoto a Marco Polo, da Colombo a Cabeza de Vaca, e così continuano a fare i nuovi (ormai c’è poco da scoprire, ma molto da scrivere), da Conrad a Gide, da Kapuściński a Chatwin. Anche Paco Nadal ha sentito questa necessità in più di un’occasione. Ed ecco spiegati i suoi libri precedenti, in particolar modo El cuerno del elefante, un viaggio nel tragico e fantastico Sudan dei nostri giorni. Adesso ci offre quest’opera, con contenuti e obiettivi molto diversi e un tono che, curiosamente, pare quasi quello di un catalogo di medicinali.

    Mi spiego meglio. Con una certa frequenza, alcuni miei amici ormai entrati, come me, in anni fastidiosi – in cui cominci a sembrare una farmacia ambulante – mi parlano dei loro timori e sconforti, a volte di depressione e, soprattutto, di poca voglia di vivere. E io consiglio senza eccezione un viaggio da soli, senza pensare troppo al ritorno. A volte, invece, giovani disorientati mi chiedono come si viaggia. La mia risposta non cambia: «Da soli». Di solito non mi danno ascolto, ma chi intraprende una camminata simile tende a rimanerne entusiasta, soprattutto perché riesce a vivere un’esperienza unica che rimarrà uno dei momenti più belli della sua esistenza.

    Ed è questa la direzione, ampliata sotto altri aspetti, che prende Paco Nadal, perché qui ci suggerisce destinazioni per tutte le età e condizioni, per tutti i gusti e disgusti, per qualsiasi portafogli e mania, per riprendersi dai momenti tristi e festeggiare quelli felici. Il viaggio perfetto è una guida modellata su tutte le necessità e i capricci, sul proprio piacere e sulle proprie inclinazioni. Come gli abiti su misura, un ricettario per occuparci dei nostri mali o un catalogo per goderci le nostre passioni.

    Qui Paco ha raccolto, fra le altre cose, trentuno fra situazioni, hobby, età e stati d’animo che possono spingerci a viaggiare. Ecco alcuni esempi: la crisi dei quarant’anni, una delusione amorosa, la luna di miele, la voglia di stringere amicizia, la compagnia dei bambini, le donne sole, i mochileros (chi viaggia zaino in spalla), i prepensionati, gli scapoli, i gruppi di amici, gli appassionati della letteratura, delle città, dei treni o delle isole sperdute.

    A partire da queste situazioni, ha tracciato una geografia dei luoghi più appropriati per realizzare le aspettative del viaggiatore, con più di trecento destinazioni possibili. Per esempio, a chi soffre per amore consiglia di unirsi a un gruppo di amici per girare l’Africa in furgone. «Se proprio devi piangere», scrive, «è meglio farlo nella tua lingua». Per un innamorato, non è male andarsene col partner a Sintra, in Portogallo, o a Sibiu in Romania. Per vedere animali, le isole Galápagos, naturalmente. E per fare nuove amicizie, il carnevale delle Canarie e – curiosamente – il cammino di Santiago.

    Personalmente, mi piace la sua ultima proposta, rivolta a chi vuole visitare un luogo specifico almeno una volta nella vita: l’autore propone, ad esempio, l’isola di Pasqua, il Tibet, l’Antartide e i Territori del Nord-Ovest in Canada. Ho girato con calma questi ultimi, e devo dire che la scelta di Paco è azzeccata. Non è un luogo soltanto in cui andare ma anche, chissà, per rimanere.

    Si tratta di un libro che, per certi versi, suscita non poca invidia. Quante vite ci vorrebbero alla maggior parte di noi per visitare tutti i luoghi proposti da questo grande viaggiatore che è Paco Nadal? Leggendo i suoi consigli, si respira il profumo della vita, dei suoi paesaggi, della sua gente, della sua ricchezza geografica… insomma, della grande bellezza che nasconde il mondo.

    Quale che sia la vostra condizione e situazione, amici viaggiatori, questo libro ci grida all’orecchio: «Viaggiate, viaggiate, maledetti!».

    Javier Reverte

    I

    PER SUPERARE LA CRISI DEI TRENTA

    Esiste ancora la crisi dei trenta? Secondo gli esperti, è caratterizzata da un forte desiderio di cambiare, lasciare il lavoro o il partner, abbandonare una vita stabile e provare nuove esperienze. Ma questo succedeva quando a trent’anni avevi già un lavoro, avevi formato una famiglia e la tua vita era già incanalata. Oggigiorno, a quest’età, è più probabile che guadagni meno di seicento euro al mese, che tu non abbia ancora formato una famiglia e che la tua vita sia tutt’altro che stabile. Ma, a ogni modo, ecco alcuni viaggi utili se rimani vittima della crisi dei trenta.

    1. Il giro del mondo

    Un classico. Chi non ha mai pensato, in uno di quei folli giorni in ufficio, stufo del lavoro, del capo, di una vita monotona, di mandare tutto a quel paese e fare il giro del mondo? Una volta presa la decisione, ci sono molti modi per metterla in pratica. La più radicale consiste nel prendere lo zaino, dirigersi alla stazione degli autobus più vicina, prendere il primo che passa e, a partire da quel momento, collezionare mezzi pubblici e alloggi economici finché non finiscono il tempo, il denaro o le forze.

    Tuttavia, per quanto si diventi autodistruttivi con queste crisi esistenziali, non c’è bisogno di farne un dramma. Si può fare il giro del mondo con un minimo di pianificazione, in modo che sia un successo. Per esempio, esistono i Round the World (

    RTW

    ): biglietti aerei con scali multipli che consentono di tracciare la propria rotta intorno al mondo.

    Costano fra i duemila e i cinquemila euro, a seconda del numero di scali e della compagnia scelta. Sono offerti dalle tre grandi alleanze aeree: One World, Sky Team e Star Alliance. L’unico requisito è creare un itinerario sempre nella stessa direzione, da est a ovest o viceversa. Su internet ci sono numerosi blog di viaggiatori che, dopo aver realizzato questo sogno, danno consigli e forniscono dati pratici per intraprendere quest’avventura. Esistono anche agenzie specializzate che organizzano il giro del mondo, fra cui Round the World Flight Tickets, Round the World Expert e Travel Nation (tutte in lingua inglese).

    2. Zaino in spalla in India

    Per alcuni puristi, tutti i viaggiatori che si rispettino devono avere nel proprio curriculum un viaggio zaino in spalla in India. Sciocchezze: conosco signori viaggiatori che non ci sono mai stati. Ma non è nemmeno una cattiva idea approfittare della crisi esistenziale dei trenta per colmare questa lacuna nella propria biografia.

    Girare l’India può essere estenuante. È un Paese seducente e vibrante, ma anche estremamente caotico, tanto che può logorare i nervi. L’aspetto positivo è che è economico, soprattutto se si viaggia solo con uno zaino in spalla. Si può mangiare con due o tre euro, e dormire con poco di più. Ed è facile spostarsi per il Paese. Per le distanze lunghe, il mezzo migliore è il treno: la rete ferroviaria indiana, eredità dell’impero britannico, è una delle più estese del mondo. Ci sono treni per quasi ogni paesino, che partono quasi a ogni ora… Certo, sono sempre pieni zeppi, per cui è fondamentale pianificare e prenotare in anticipo. L’India ha anche una buona rete di autobus, sia per la gente del luogo sia per i turisti, oltre ai famosi sleeper buses, in cui si dorme in veri e propri letti.

    Se puoi permetterti solo un mese, ti consiglio il Nord: Rajasthan, Benares, Agra, Delhi, Pushkar… Se invece hai due mesi a disposizione, puoi visitare anche il Sud dell’India: Bombay, Kerala, Goa eccetera. E se hai la fortuna di viaggiare senza biglietto di ritorno, lasciati trasportare da un Paese con quasi un miliardo e trecento milioni di abitanti, che sembrano mettersi d’accordo per uscire in strada nello stesso momento e suonare il clacson dei loro veicoli sgangherati, litigando per ogni metro quadrato disponibile, non solo con altri automobilisti, ma anche con asini, vacche sacre, bufali, cammelli, elefanti o scimmie. È una frase fatta, ma non per questo meno vera: L’India, o la ami o la odi.

    3. Zaino in spalla per l’Africa

    Confesso che sono più per l’Africa che per l’India (forse è per questo che la crisi dei trenta mi portò lì). E un viaggio in Africa zaino in spalla è un’esperienza unica. L’India a volte può sembrare un caos pieno di spazzatura, ma rimane comunque una potenza economica con buoni trasporti e servizi di ogni genere. Invece, buona parte del continente africano è ancora terra ignota. Girarla vuol dire vivere un’avventura nella natura, visitare territori in cui a volte è impossibile trovare un alloggio o sei costretto ad aspettare un mezzo di trasporto per giorni. Spostarsi per l’Africa è uno strazio, non perché i vagoni sono pieni come in India, bensì perché trovare un treno, un autobus o un qualsiasi veicolo che si diriga dove vuoi andare può trasformarsi in un’odissea. È anche vero che ci sono molte Afriche: se da un lato esistono aree urbane con una buona rete di trasporti, dall’altro ci sono zone rurali abbandonate da Dio e dallo Stato. Non è la stessa cosa spostarsi per il Ciad, il Sudan o la Nigeria e farlo nel più sviluppato Sudafrica. Un altro aspetto da tenere in considerazione: l’Africa è molto più cara dell’India e del Sudest asiatico. Se vuoi spostarti con una certa comodità (e non sto parlando di alberghi a quattro stelle) dovrai aspettarti prezzi fuori dal comune per un backpacker. Tuttavia, se scegli l’Africa per superare la crisi esistenziale dei trenta, scoprirai un continente meraviglioso, pieno d’allegria e vitalità, con paesaggi mozzafiato e albe e tramonti spettacolari. Potrai visitare i suoi grandi parchi nazionali, dove sopravvive ancora oggi la fauna africana allo stato puro. E tornerai con le batterie cariche di un’energia positiva che emanano solo i grandi orizzonti aperti dell’Africa. Ho già detto che preferisco l’Africa?

    4. Sudest asiatico

    Si tratta, senza dubbio, del territorio più amato dai mochileros. Se vuoi girare luoghi esotici con una certa sicurezza, questa è la destinazione che fa per te. Tutti i Paesi della regione – Tailandia, Laos, Cambogia, Vietnam, Malesia o Myanmar (l’ex Birmania) – sono relativamente sicuri, economici e belli e, in più, sono pieni di europei, nordamericani, canadesi o australiani della tua età con i tuoi stessi obiettivi: conoscere il mondo e gente nuova (e, diciamoci la verità, per rimorchiare). La Tailandia è il centro della regione, soprattutto perché dall’aeroporto internazionale di Bangkok partono e arrivano aerei da tutto il mondo, ma anche perché è un Paese molto facile da girare, pieno di bellezza naturale e persone gentili. È vero che sta diventando sempre più turistico, e che per alcuni comincia a sembrare una sorta di Benidorm asiatica; ti ricordo però che stai attraversando una crisi esistenziale e il tuo obiettivo è conoscere il mondo ed entrare in contatto con persone nuove, non rinchiuderti in un monastero buddista (immagino). Per cui più gente c’è, meglio è.

    Poi c’è il Vietnam, un Paese interessantissimo con lo stesso problema: un’industria turistica che cresce in maniera smisurata. O il Laos, la mia destinazione asiatica preferita per la sua indole buddista, pacifica e spirituale. O la Cambogia, il meno sviluppato economicamente e con pochissimo turismo, se escludiamo Siem Reap e le rovine di Angkor.

    Blue Lagoon, Laos.

    O ancora il Myanmar, l’ultima grande rivelazione del Sudest asiatico, una nazione che si è aperta da poco agli stranieri e che è ancora una delizia (non so per quanto rimarrà così). Qualsiasi combinazione di questi Paesi sarà un successo assicurato nella tua avventura per superare la crisi dei trenta. Magari deciderai persino di rimanerci per un periodo più lungo del previsto.

    5. America latina, da nord a sud

    Se l’inglese non è il tuo forte ma con lo spagnolo ti senti ferrato, un buon piano è incanalare le tue pene esistenziali in America latina. È l’opzione di molti trentenni, che la considerano una terra affascinante per un lungo viaggio d’apprendimento e conoscenza di sé stessi.

    Tuttavia, è un territorio così vasto che conviene distinguere due grandi zone geografiche: da un lato il Messico e l’America centrale, dove troverai popoli molto interessanti, rovine archeologiche, spiagge, vulcani, montagne, natura incontaminata e avventure a sufficienza per mesi, finché non capirai cosa vuoi fare con la tua vita; dall’altro, l’America del Sud. Prima di proseguire, una precisazione: ci sono persone che progettano questo viaggio iniziatico con l’idea di percorrere tutta l’America latina senza prendere nemmeno un aereo. Bene, devi sapere che è impossibile, perché il confine tra Panama e Colombia è pura selva (regione del Darién), senza strade né valico di frontiera. Anche se solo in questo punto, dovrai prendere un aereo o una nave per passare da un Paese all’altro.

    Machu Picchu, Perù.

    La Panamericana è un sistema di strade che attraversa la spina dorsale della regione, dalla Colombia al Cile, e può essere una buona base per un road trip. Pianificare un lungo viaggio per l’America del Sud con una scarsa disponibilità economica è perfettamente possibile. E anche se ci sono pochissimi treni, la rete di autobus è persino migliore di quella europea, dato che offre un servizio notturno di posti di lusso in cui dormirai come in prima classe, solo con prezzi simili a quando viaggi zaino in spalla. E poi c’è il fattore culturale e linguistico: se già non è semplice passare mesi lontano da casa, immagina di farlo in un luogo con una lingua e cultura lontane dalla tua. Invece, in questo modo, anche se le notti di solitudine e qualche pianto saranno inevitabili, almeno ti troverai in Paesi in cui si parla una lingua simile alla tua.

    6. Il cammino di Santiago

    Sì, il cammino di Santiago (anche se forse dovremmo dire i cammini) è un’esperienza eccezionale quando si attraversa una crisi esistenziale e non si sa quale direzione far prendere alla propria vita. Ho percorso molti, moltissimi, cammini di Santiago, e ho sempre incontrato gente che aveva intrapreso quei trenta giorni di camminata in cerca di un periodo di riflessione: rappresenta un viaggio dentro sé stessi che può offrire molto.

    Oppure no, perché molti lo fanno solo per sport, per ragioni turistiche o personali. Ma se vuoi porti delle domande e cercare delle risposte, credimi, è il viaggio che fa per te. A ogni modo, ci sono molti percorsi fra cui scegliere, e li puoi pianificare come preferisci. Se vuoi un’esperienza dura dal punto di vista fisico ma non da quello emotivo, ti consiglio il cammino francese, il più conosciuto, d’estate: non sarai mai da solo, e a volte ti sembrerà persino di partecipare a un vero e proprio pellegrinaggio. Se stai cercando un’esperienza non troppo dura, invece, scegli questo stesso percorso, ma in primavera o in autunno, quando è meno affollato, il che lascerà spazio ai tuoi momenti di solitudine.

    E se sei in piena crisi e hai bisogno di massacrarti peggio di uno spartano, allora fai il cammino del Nord o quello portoghese – in generale, molto meno transitati – in pieno inverno; solo gli astronauti nelle stazioni spaziali saranno più soli di te.

    7. Australia e Nuova Zelanda

    Se in una crisi esistenziale come quella dei trenta si ha voglia di lasciare tutto e andarsene lontano, non c’è una destinazione migliore che gli antipodi. Per questo motivo, l’Australia e la Nuova Zelanda sono l’ideale per qualsiasi viaggio di fuga-ricerca che si rispetti. L’Australia è un Paese pieno di giovani e di opportunità, con città moderne e dinamiche e quartieri alla moda.

    Il teatro dell’opera di Sydney, Australia.

    E che dire delle spiagge! Sembra che tutti siano surfisti e abbiano un fisico da modelli. Inoltre, anche se le politica sull’immigrazione e sui permessi di lavoro sono molto restrittive, esistono visti speciali per frequentare corsi che permettono di lavorare legalmente alcune ore al giorno, cosa che ti aiuterà a pagarti il viaggio. Ci sono anche numerosi programmi di volontariato, e per soggiorni brevi si può usufruire di agevolazioni per lavorare. Dall’Australia, il salto alla Nuova Zelanda è quasi scontato. Il Paese degli scenari del Signore degli anelli è pura natura, un luogo dove non ti abbandona mai la sensazione di essere lontano dalla mondanità. Insomma, un’altra buona regione del globo per pensare a che cosa fare della propria vita.

    II

    PER DIMENTICARE UNA DELUSIONE AMOROSA

    Se ti hanno lasciato, mi dispiace molto, però non ci pensare più: ormai non c’è niente da fare. Il lutto officiale, così dicono, dura un anno, quali che siano le circostanze della rottura. Tuttavia, in questo periodo non c’è motivo per amareggiarsi. La cosa peggiore che puoi fare è partire da solo e rimuginare sulle tue sofferenze, mentre quella più utile è iscriversi a un viaggio di gruppo, con quanta più gente diversa possibile. Oppure scegliere una destinazione in cui sia facile mescolarsi alla popolazione locale.

    8. Africa in furgone

    Uno dei viaggi più divertenti che abbia mai fatto (e che continuo a fare ogni anno, portando con me molta gente) è attraversare l’Africa in un furgone fuoristrada. Ci sono diverse agenzie in Spagna che offrono questo tipo di viaggio, che si basa su un’idea semplice: quindici-venti persone condividono un veicolo in giro per l’Africa per due o tre settimane. A bordo si porta tutto il necessario: tende, materassini, tavoli e sedie, cibo eccetera, in modo da disporre di un’autonomia quasi piena.

    Il piano è girare l’Africa e accamparsi in un parco nazionale, sulle rive di un fiume pieno di ippopotami, in una savana dove di tanto in tanto si sente in lontananza il ruggito di un leone… Ovviamente non ti sentirai mai da solo, perché il contatto col resto dei compagni è continuo: si condivide tutto, dalle chiacchierate durante gli spostamenti fino alle cene intorno al fuoco.

    Gli itinerari sono molto diversi fra loro. Personalmente preferisco quello che attraversa il Botswana e lo Zimbabwe e include le cascate Vittoria, i parchi nazionali del Chobe e Moremi e il delta dell’Okavango.

    Bosco di baobab, Tanzania.

    Sono interessanti anche gli itinerari che passano per le riserve naturali del Kenya e della Tanzania, o per i deserti della Namibia. L’unico problema è che l’andamento del viaggio – e quindi della tua esperienza – dipende in gran parte dalla chimica del gruppo. Se andate d’accordo e l’atmosfera è positiva (come accade nel novanta per cento dei casi), il divertimento è assicurato; ma se per qualche motivo non c’è affinità e non vi date manforte, il viaggio può diventare un calvario.

    9. Traversata in barca

    Si tratta più o meno dello stesso concetto del viaggio in furgone per l’Africa, solo in barca a vela. Diverse agenzie, consapevoli che non tutti sono velisti, né hanno amici o parenti sufficienti per noleggiare un’imbarcazione intera, in alta stagione offrono un posto su una barca. Certo, non importa saper navigare (perché c’è già lo skipper e, se necessario, un aiutante), ma bisogna essere disposti a svolgere le mansioni di bordo e a relazionarsi a un gruppo di sconosciuti con cui, per giorni o settimane, condividerai quello spazio ridotto. La mancanza d’intimità è assicurata, così come il divertimento. Quando si viaggia in questo modo, si ha la possibilità di visitare baie o cale accessibili soltanto via mare.

    La notte, quindi, tende a essere molto lunga, perché si può organizzare una festa in coperta con la musica a palla. Il giorno seguente, quando il sole comincia a picchiare e ti costringe a uscire dalla cabina, puoi concederti un bel tuffo per rilassarti prima di fare colazione e poi buttarti di nuovo in acqua, nell’attesa che il vento di mezzogiorno gonfi le vele e vi permetta di raggiungere la destinazione successiva. Nelle mansioni di bordo aiuta chi vuole, ma è sempre meglio dare una mano a pulire, cazzare le scotte o badare al timone che trascorrere la giornata come una comparsa del telefilm Love Boat. Le destinazioni sono varie: ci sono crociere per la costa turca (a volte, a bordo di golette tradizionali di legno), per la Croazia e l’Adriatico, Cuba, la Martinica e la Corsica in catamarano. Alla seconda notte ti sarai già dimenticato le tristi ragioni che ti avevano spinto a partire.

    10. Paraty, perla coloniale del Brasile

    Quando si parla del Brasile e di conoscere gente nuova, si pensa sempre al carnevale di Rio de Janeiro. Ma non tutto si riduce alla grande festa carioca. Io, ad esempio, ho vissuto una piacevole esperienza in un villaggio che pochi conoscono: Paraty, una delle perle coloniali del Brasile. In passato fu un porto prospero, sfruttato dai portoghesi che estraevano oro dal Minas Gerais. Tutto quel flusso di metalli preziosi portò alla costruzione di splendide abitazioni, strade rettilinee e rivestite di pé-de-moleque (una pietra grande e irregolare), una manciata di chiese e uno dei complessi architettonici più affascinanti dell’epoca coloniale. Paraty, una delle realtà più belle e meno pubblicizzate del Brasile, è la meta preferita per le vacanze dagli abitanti di Rio de Janeiro e di San Paolo (si trova quasi a metà strada fra le due città).

    Paraty, Brasile.

    Negli anni Sessanta, dopo la realizzazione della prima strada asfaltata, arrivarono artisti, scrittori e pittori alla ricerca di un paradiso sognato. La fecero diventare di moda fra gli intellettuali bohémien di Rio de Janeiro e San Paolo, un po’ come accadde con Ibiza prima del turismo di massa. Sebbene ci siano sempre più visitatori, Paraty continua a essere un rifugio per artisti e viaggiatori senza fretta. Dicono che nella sua baia ci siano sessantacinque isole e trecento spiagge, ma quando si girano in barca, si ha la sensazione che siano migliaia le aree sabbiose che si aprono in un boschetto quasi selvatico, ai piedi di isolotti tappezzati da una vegetazione rigogliosa in cui potrai rimanere a vivere per qualche tempo come Robinson Crusoe.

    11. Per i canali dell’Olanda

    Per secoli, il commercio dei Paesi bassi ha tratto vantaggio da una rete di canali navigabili che permetteva il trasporto di merci in modo più efficace rispetto alle strade intransitabili dell’entroterra. Adesso, decine di quelle antiche navi da carico di legno con secoli di storia sulle spalle sono state recuperate per il turismo fluviale: è la cosiddetta flotta marrone. Tutte le imbarcazioni vengono noleggiate col proprietario, sia per intere settimane sia per il weekend. Ma, come succede con le barche a vela, ci sono agenzie che organizzano escursioni a cui è possibile iscriversi da soli, in coppia o con un gruppo di amici. È un altro tipo di viaggio condiviso in uno spazio chiuso che rende più facile fare nuove amicizie, anche se dipende molto dalla tua conoscenza delle lingue, soprattutto dell’inglese. Ci sono imbarcazioni da quattro, sei o otto posti, ideali per trascorrere alcuni giorni di vacanza con gli amici, mentre altre con una capacità di trentacinque passeggeri offrono posti singoli. Il piano è molto semplice: passare le ore tranquillamente in coperta, sognare mondi lontani, lasciarsi accarezzare dalla brezza del mare, godere del paesaggio olandese, con i suoi polder (zone costiere pianeggianti), le chiuse e i mulini bucolici. L’attività più richiesta a bordo è mangiare e bere. L’equipaggio si assicura che in coperta non manchi mai una buona birra o un bicchiere di vino.

    12. Cuba

    Se sei depresso e vuoi viaggiare per dimenticare, non ti consiglierei il civilizzato e asettico primo mondo. Nelle strade di New York, Berlino o Amsterdam è molto difficile avviare una conversazione con uno sconosciuto alla prima occasione, come invece accade ai Caraibi, soprattutto a Cuba, dove senza dubbio non starai da solo. Certo, l’arcipelago ha le sue peculiarità e sicuramente ci saranno molte cose che ti faranno impazzire, dalla doppia moneta per cubani e turisti alle ristrettezze in cui vive la popolazione, nonostante i negozi in cui si può pagare in

    CUC

    (peso cubano convertibile) abbiano di tutto. Quando guardi fuori dall’oblò dell’aereo decollato dalla noiosa Europa, vedi tutto verde, perfetto, allineato. Un mondo felice e meraviglioso di cocchi, banchi di sabbia bianca e barriere coralline. Le città sono griglie pulite e ordinate in cui sembra tutto pianificato alla perfezione. Ma quando atterri ti rendi conto che in questo scenario ci sono strade piene di buche, facciate scalcinate e quartieri caotici, con tetti di lamiera e tegole rotte. Le strade di Cuba sembrano prese da un’altra epoca, come le automobili. Vani e porte che danno accesso ad alloggi collettivi, bambini che giocano fra i sassi, il caldo e l’umidità, torsi nudi ma, soprattutto, allegria, nonostante le ristrettezze. Superato il trauma iniziale, il calore della gente, la sensualità della vita caraibica e la facilità con cui si può stringere amicizia e sentirti uno del luogo ti faranno innamorare per sempre di Cuba e dimenticare una volta per tutte la tua delusione amorosa!

    13. Portorico

    Questo Paese rappresenta i Caraibi allo stato puro. Ma sono Caraibi molto speciali: hanno il cuore latino e il portafogli nordamericano. Se cerchi una destinazione in cui sia facile relazionarsi con la popolazione locale, come a Cuba, ma con un’economia e una situazione sociale tutt’altro che precarie, il Portorico è un’ottima scelta. È uno Stato libero associato degli Stati Uniti, ma i portoricani si sentono a tutti gli effetti caraibici, e inoltre si percepisce sempre un forte amore per la Spagna. Ricordo una sera a Viejo San

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