L'ETA: ultima trincea d'Europa
Di Laura Fois
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Anteprima del libro
L'ETA - Laura Fois
Io voglio essere basco, ma non il basco che alcuni mi dicono di essere gli uni, o il basco che mi dicono di essere gli altri
Ramón Alzate
C’è solo una cosa che vive dopo la preistoria europea, ed è l’euskera
Jesús Altuna
In 200 anni non c'è stata una sola generazione di baschi che non abbia conosciuto il carcere, l'esilio, la tortura o la morte legata alla politica
Arnaldo Otegi
Prefazione
L’ETA è stata l’unica organizzazione terrorista attiva in Europa nel ventesimo secolo. Nata nel 1959 durante la dittatura franchista come organizzazione separatista, inizia la lotta armata nel 1973 con l’attentato a Carrero Blanco, vicepresidente del governo, a Madrid. Da quel momento l’ETA perde quasi totalmente l’appoggio della popolazione autoctona e quello dell’opinione pubblica internazionale, del quale godeva negli anni della dittatura, quando nelle province basche si viveva il nazionalismo come una corrente liberatrice. Il franchismo, infatti, obbligando il nazionalismo basco a scegliere tra l’esilio, il carcere e la clandestinità, è riuscito a lungo, indirettamente, a favorire la sopravvivenza dell’organizzazione. La Spagna è stato l’unico Paese dove fino a pochi anni fa si moriva in nome di un’ideologia. Il cosiddetto problema basco
consiste in un conflitto storico e politico che riguarda l’organizzazione territoriale delle sette province bascofone, che si trovano a cavallo tra lo Stato spagnolo e quello francese; unite storicamente nel nome di Euskal Herria (dal basco, la terra di chi parla l’idioma basco
), di cui l’ETA vuole l’indipendenza. Il fenomeno ETA, infatti, non nasce con la dittatura, ma ha origini ancestrali legati all’evoluzione del nazionalismo basco, professato a fine Ottocento da Sabino Arana Goiri, fondatore del Partito Nazionalista Basco (PNV). In seguito è stato Federico Krutwig a cementare le basi oggettive del nazionalismo, partendo dall’assunto secondo cui il diritto del popolo basco alla sua indipendenza si basa esclusivamente nell’esistenza di un’etnia basca, con coscienza propria e volontà di essere libera
. Il suo libro, Vasconia, uscito nel 1963, adatta l’ideologia di Arana alle esigenze cambianti della nuova società e, basandosi sull’idea della lotta armata, spinge molti giovani ad entrare nell’ETA, la quale si apre definitivamente alle correnti ideologiche progressiste e rivoluzionarie del tempo. L’attentato a Carrero Blanco del 1973 rappresenta il culmine ma anche l’epilogo del gruppo separatista. Da quel momento l’ETA ha un successo internazionale senza precedenti: ma dura poco; neanche un anno dopo l’attentato al bar Rolando
a Madrid, che costa la vita a una decina di civili, segna l’inizio della sua conversione in gruppo terrorista, senza più logica né motivazione. Gli attentati continuano anche dopo la morte di Franco (1975) e nella Spagna democratica, a dimostrare che la lotta dell’ETA è sempre e unicamente incentrata contro lo Stato spagnolo centralista e oppressore, e poco importa che a governare sia un partito o coalizione di destra o di sinistra. Durante il franchismo l’ETA ha ucciso 46 persone, durante la democrazia 815. Dal 1968 sino ad oggi, i morti sono in totale 865. Tutte persone morte in nome di una presunta identità negata e di una patria perduta. Vittime di un nazionalismo che ancora oggi non si riesce a sradicare del tutto. Il 20 ottobre 2011 l’ETA, l’organizzazione terrorista e separatista basca, annuncia in un comunicato e in un video, trasmesso dal quotidiano basca Gara, l’abbandono alla lotta armata. Il comunicato sancisce la fine della violenza e dell’ultimo conflitto armato d’Europa.
Laura Fois
Sommario
La questione basca
La forma politica adottata dallo Stato spagnolo, così come è disciplinata nella Costituzione del 1978, è quella di una Monarchia parlamentare. L'articolo 2 della legge fondamentale dello Stato riconosce e garantisce, accanto all'unità indissolubile della nazione spagnola, anche il diritto all'autonomia delle nazionalità e delle regioni che la compongono. Il titolo VIII è specificatamente dedicato all'organizzazione territoriale (lo Stato si organizza in municipi, province e Comunità Autonome) e ha permesso di avviare un graduale processo di decentramento politico, a carattere ancora aperto, grazie al quale si può considerare oggi la Spagna uno Stato decisamente plurinazionale.
* * *
Sono diciassette le Comunità Autonome spagnole: tra queste vi sono i Paesi Baschi. Il territorio in questione, costituito dalle tre province di Álava, Guipúzcoa e Vizcaya, conta poco più di due milioni di abitanti e gode, assieme alla Comunità catalana e galiziana, della più ampia autonomia. Infatti, oltre a gestire autonomamente amministrazione, fiscalità, educazione e risorse, i Paesi Baschi dispongono di un corpo di polizia proprio (Ertzaintza), di un governo e di un Parlamento. Il bilinguismo (spagnolo ed euskera, la lingua comune parlata dai baschi) è ufficiale. La normativa fondamentale è lo Statuto di Autonomia, definito anche Statuto di Guernica, entrato in vigore nel 1979, un anno dopo la promulgazione della Costituzione, mentre lo Statuto precedente era del 1936. Nello Statuto è regolata, tra l'altro, la competenza esclusiva in materia elettorale per l'elezione dei 75 parlamentari che siedono nel Parlamento basco e del lehendakari, il presidente del governo autonomo. Attualmente è ancora Juan José Ibarretxe, esponente del Partito Nazionalista Basco (PNV), il quale guida una coalizione nazionalista (l'altro partito politico è Eusko Alkartasuna EA) fin dal 1999. Il PNV è il partito più influente, più votato e più consolidato nella realtà basca e tutt'oggi rivendica il diritto all'autodeterminazione dei Paesi Baschi. Inoltre, è espressione di un nazionalismo che governa ininterrottamente la Comunità autonoma dal 1980, nonostante una parte della popolazione non si dichiari nazionalista.
* * *
Nell'autunno del 2003 lo stesso