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Caos Med. Dall’ordine al disordine nel Mediterraneo e in Europa
Caos Med. Dall’ordine al disordine nel Mediterraneo e in Europa
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E-book71 pagine53 minuti

Caos Med. Dall’ordine al disordine nel Mediterraneo e in Europa

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Il mare nostrum è un caos. La parte europea non cresce più da 10 anni e ha una montagna di debiti. La parte africana fronteggia l’offensiva dell’islamismo radicale e dell’ISIS anche con risposte reazionarie. Dalla Siria e dal Medio Oriente è partito un esodo di dimensioni bibliche. La Turchia accarezza mire egemoniche regionali e la Russia è tornata con una politica di potenza. Gli Stati Uniti sono assenti. Manca una politica europea e i grandi paesi, come la Germania, la Francia e il Regno Unito, si muovono in ordine sparso. Spagna e Italia sono alle prese con problemi interni. La Grecia è fuori combattimento e i paesi dell’Est europeo sono un enigma.

Giulio Sapelli, professore di economia e attentissimo osservatore degli equilibri geostrategici mondiali, analizza in dettaglio gli ultimi sviluppi. Non è ancora l’apocalisse, ma dobbiamo sinceramente preoccuparci.
LinguaItaliano
EditoregoWare
Data di uscita28 set 2015
ISBN9788867974221
Caos Med. Dall’ordine al disordine nel Mediterraneo e in Europa

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    Anteprima del libro

    Caos Med. Dall’ordine al disordine nel Mediterraneo e in Europa - Giulio Sapelli

    © goWare 2015, Firenze, prima edizione digitale italiana

    ISBN: 978-88-6797-422-1

    Redazione: goWare ebook team

    Copertina: Lorenzo Puliti

    Sviluppo ePub: Elisa Baglioni

    goWare è una startup fiorentina specializzata in digital publishing

    Fateci avere i vostri commenti a: info@goware-apps.it

    Blogger e giornalisti possono richiedere una copia saggio a Maria Ranieri: mari@goware-apps.com

    L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti dei brani riprodotti nel presente volume.

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    Presentazione

    Il mare nostrum è un caos. La parte europea non cresce più da 10 anni e ha una montagna di debiti. La parte africana fronteggia l’offensiva dell’islamismo radicale e dell’isis anche con risposte reazionarie. Dalla Siria e dal Medio Oriente è partito un esodo di dimensioni bibliche. La Turchia accarezza mire egemoniche regionali e la Russia è tornata con una politica di potenza. Gli Stati Uniti sono assenti. Manca una politica europea e i grandi paesi, come la Germania, la Francia e il Regno Unito, si muovono in ordine sparso. Spagna e Italia sono alle prese con problemi interni. La Grecia è fuori combattimento e i paesi dell’Est europeo sono un enigma.

    Giulio Sapelli, professore di economia e attentissimo osservatore degli equilibri geostrategici mondiali, analizza in dettaglio gli ultimi sviluppi. Non è ancora l’apocalisse, ma dobbiamo sinceramente preoccuparci.

    * * *

    Giulio Sapelli, professore ordinario di Storia economica all’Università degli Studi di Milano ed editorialista del Messaggero, è una delle voci più originali e fuori dal coro tra gli economisti italiani. Intellettuale poliedrico, unisce storia, filosofia, sociologia e cultura umanista in uno stile personalissimo e profondo. Le ultime pubblicazioni sono ilSapelli, blog di una crisi 2004-2014 e Il potere in Italia, entrambi pubblicati da goWare.

    Alle origini dell’instabilità dell’area mediterranea

    Il quadro della situazione internazionale presenta una crescente incertezza e una generalizzata instabilità, nell’ambito di un sistema geopolitico di riferimento passato dal bipolarismo della contrapposizione Est-Ovest a un sistema caratterizzato da una crescente frizione tra comunità culturalmente, politicamente ed economicamente diverse, dove il disordine interstatale prevale su ogni equilibrio di potenza su scala mondiale e regionale.

    Tale quadro risente delle conseguenze della globalizzazione: essa crea una reale interdipendenza di paesi geograficamente lontani, riverberando su scala mondiale gli effetti delle crisi, anche di quelle locali. In tal modo le persistenti difficoltà a realizzare una riforma dei meccanismi internazionali di cooperazione che tenga conto dei mutati rapporti di forza fra i vari paesi si aggravano con pericolose conseguenze di ogni ordine e grado.

    Ciò è particolarmente evidente per l’area mediterranea. Cerniera tra un Nord sviluppato e stabile e un Sud sovrappopolato e conflittuale, essa si è rivelata sempre più un elemento della crescente instabilità internazionale che caratterizza lo scenario mondiale.

    L’instabilità dell’area ha molteplici origini.

    La prima – esplosa recentemente in forme devastanti – è rappresentata dalla mancata stabilizzazione diplomatica del dopo crollo dell’urss, con situazioni di crisi che vedono la Russia sempre più caratterizzata da una sindrome di isolamento tra l’Europa percepita ostile e la Cina influentemente aggressiva, alla ricerca di un partner euroasiatico che la rafforzi nel confronto con gli usa nel Pacifico.

    L’isolamento russo aumenta la criticità delle frontiere esposte a uno straordinario mutamento anche degli status territoriali marittimi, con crescenti aree di frizione, soprattutto in campo energetico.

    Non meno critica è la situazione nei Balcani, dove i resilienti nazionalismi e la perdurante crisi economica causano contrasti potenzialmente in grado di riaccendere conflitti, tanto da richiedere ancora la presenza della comunità internazionale per la normalizzazione della regione.

    Inoltre aree nordafricane e mediorientali tradizionalmente stabili – Egitto, Algeria, Tunisia, Siria, Libia –, sono state soggette all’indebolimento delle strutture statuali a seguito del fallimento delle primavere arabe, nonché all’estensione del fondamentalismo islamico e dei correlati fenomeni terroristici.

    La criticità strategica della politica internazionale nordamericana ha amplificato fattori di disordine potenzialmente presente nell’area del Grande Medio Oriente già da dopo la fine del conflitto Iran-Iraq.

    Aree su cui oggi insistono alcuni paesi che mirano a rilanciare il proprio ruolo anche attraverso il potenziamento dello strumento militare, prettamente navale, acquisendo la capacità di ridurre la libertà di navigazione nel Mediterraneo e di condizionare le attività di sfruttamento delle risorse ivi presenti.

    Quanto illustrato impone alla

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