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Ritorno a Casa (trilogia di Santa Monica, libro #2)
Ritorno a Casa (trilogia di Santa Monica, libro #2)
Ritorno a Casa (trilogia di Santa Monica, libro #2)
E-book185 pagine2 ore

Ritorno a Casa (trilogia di Santa Monica, libro #2)

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Info su questo ebook

Otto anni dopo il suo trasferimento a New York, uno scandalo riporta Grace dritta a casa, tra le braccia del suo vecchio ragazzo del college. Riuscirà il loro secondo tentativo in amore a trionfare sui danni dei tradimenti passati?

Grace va a New York alla ricerca di suo padre, e finisce per essere coinvolta nella vita frenetica dei ricchi di Manhattan. Quando il suo breve matrimonio crolla in una tempesta di scandali, fugge a casa in California per ritrovare se stessa.

Dopo essere stato lasciato dalla sua ragazza senza spiegazioni, Logan trascorre otto anni dedicandosi totalmente alla sua carriera e a frequentare alcune delle ragazze più in vista di Los Angeles. Ma ora che Grace è tornata in città, non può smettere di pensare a lei e di chiedersi: E se...?

A volte il primo amore merita una seconda possibilità.

LinguaItaliano
EditoreJill Blake
Data di uscita28 mar 2016
ISBN9781507134627
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    Anteprima del libro

    Ritorno a Casa (trilogia di Santa Monica, libro #2) - Jill Blake

    CAPITOLO 1

    Grace?

    Le sue dita si strinsero sul bracciolo di legno, ma per il resto rimase immobile, con gli occhi chiusi. Una leggera brezza mosse le foglie sopra di lei, portando un po' di sollievo dal caldo fuori stagione della giornata. Si sentiva il rumore dell'acqua che scorreva in un ruscello vicino.

    Grace!

    Lei aggrottò la fronte. A ventinove anni era ancora troppo giovane per iniziare ad avere allucinazioni, vero?

    Ma la voce era inconfondibile. E sempre più vicina.

    Lentamente, aprì gli occhi e sbatté le palpebre.

    Eccolo lì. In tutto il suo metro e ottanta abbondante. I suoi occhi azzurri brillavano dietro una sottile montatura d'oro. Capelli neri selvaggi arricciati sulle orecchie. Grace ricordava la consistenza di quelle ciocche che aveva accarezzato e tenuto tra le dita. Un barba scura gli punteggiava la mascella. Lo zaino onnipresente appeso sulle spalle larghe. Una T-shirt sbiadita del Caltech su un petto che sembrava ancora più ampio di quanto ricordasse. Ma la vita e fianchi, stretti in jeans consumati, sembravano magri come non mai.

    Il tempo tornò indietro. Aveva di nuovo diciotto anni, il cuore che le batteva forte, i pensieri confusi.

    Si avvicinò, piegandosi in avanti, come per attirare la sua attenzione. Le sue labbra, che avevano assaggiato ogni centimetro del suo corpo, si inarcarono in un sorriso. Grace King! Non posso crederci. Cosa ci fai a L.A.?

    Logan. Si alzò dalla panchina, stupita di quanto si sentisse piccola di fronte a lui. Era molto alto, almeno una spanna in più del suo ex marito. Istintivamente si irrigidì. Non fare l'idiota, disse a se stessa, cercando di rilassarsi. Cercò addirittura di abbozzare un sorriso. E' bello vederti. Come va?

    Benissimo. Si sfilò lo zaino e fece un cenno verso la panchina. Posso? Si spostò, facendogli spazio. Quando lui si sedette, Grace esitò un attimo prima di spostare la borsa a tracolla e la giacca. Appollaiata cautamente sul bordo della panchina, accavallò le gambe e strinse le mani in grembo. Lui sorrise, inclinando il corpo verso di lei, sfiorandole il ginocchio con la gamba coperta dai jeans. Allora, cosa ci fai qui, Grace? Si spostò di qualche centimetro, distanziandosi ancora un po'.  Ho un colloquio di lavoro.

    Oh! Dove?

    Alla facoltà di medicina. Dipartimento di psichiatria.

    Stai scherzando!

    No. Sto concludendo qui la mia specializzazione. E ho buone possibilità di ottenere un posto da assistente. Una via di mezzo tra insegnamento, ricerca e clinica.

    Incredibile. Lui scosse la testa. Non me lo sarei aspettato.

    Cosa?

    Noi. Di nuovo insieme.

    Si irrigidì. Scusa?

    Lavoro nel reparto Neurobiologia. Professore associato. Seguo un laboratorio in collaborazione con uno dei medici del reparto psichiatrico.

    Oh. Sarebbero stati colleghi. Questo è quello che voleva dire.

    Ridacchiò. E' ancora molto facile farti agitare.

    E tu naturalmente non ti lasci sfuggire nessuna occasione per farlo. Eccole di nuovo: le cose che la infastidivano quando lei e Logan stavano insieme.

    Ehi, ce l'hai ancora. Inclinò la testa. Quell'aria di superiorità. E' spaventoso quanto somigli al giudice. Come sta il vecchio, a proposito?

    E' morto. Sei mesi fa.

    Oh, Grace. La sua mano si posò sulla sua, calda, forte, familiare. Mi dispiace davvero. Non lo sapevo.

    Lei deglutì. Non eri tenuto a saperlo.

    C'era stata una grande diffusione del necrologio di suo nonno sul Los Angeles Times e sul Santa Monica Mirror, ma non era sorpresa che Logan se lo fosse perso. Si era concentrato intensamente su cose che contavano per lui, ma per il resto era rimasto ignaro del mondo che lo circondava. A volte si chiedeva se avesse mai avuto la sua attenzione esclusiva. Forse quando erano a letto, senza altre distrazioni. Ma quei momenti erano fugaci. E alla fine, Logan aveva deciso di lasciarla andare, dimostrandole senza dubbi il posto che occupava sulla sua lista delle priorità.

    Qualche altra donna era riuscita ad ottenere un posto più importante su quella lista?

    Guardò la mano che copriva la sua. Nessun anello. Non che l'assenza di un anello significasse qualcosa. Lei aveva tolto il suo molto prima che il divorzio fosse stato ufficializzato.

    Maledizione. Che cosa stava facendo, supposizioni sullo stato civile di Logan? Era appena sfuggita ad una situazione disastrosa. Sarebbe stata stupida a tuffarsi a capofitto in un'altra. E non era interessata, in ogni caso. Sicuramente no. Era passato troppo tempo, e intanto troppe cose erano successe. E per dirla tutta, non si erano lasciati in buoni rapporti.

    Erano passati otto anni, e ancora sentiva l'eco di risentimento per la facilità con cui Logan l'aveva lasciata. Come se i loro quattro anni insieme non fossero stati di alcun peso. Se si fosse preso la briga di chiedere, lei gli avrebbe detto tutto. Ma no. Le aveva semplicemente augurato buona fortuna, le aveva spiegato che un rapporto a distanza non avrebbe funzionato, e si era iscritto alla Caltech. Le ci erano voluti due anni per ricominciare a uscire con qualcuno. Altri tre prima di accettare di sposare Harry.

    Ed ecco com'era andata a finire. Un ordine restrittivo di avvicinamento e l'intero arco degli Stati Uniti a fare da muro tra di loro, e lei che nonostante tutto continuava ad agitarsi ogni volta che il campanello di casa suonava. Quindi no, non era interessata a riaccendere qualcosa con Logan. Anche se era disponibile e volenteroso. Aveva chiuso con gli uomini. Ma non poté resistere a dargli un'occhiata di soppiatto. I suoi occhi tracciarono un percorso dalla sua mano, lungo i muscoli tesi del braccio, il petto imponente e l'addome piatto sotto la camicia consumata, per fissarsi infine sul suo inguine. Le sue guance avvamparono. Fece un respiro e distolse lo sguardo.

    Le accarezzò le nocche con il pollice e lei rabbrividì. Come sta tua nonna?

    Così così. Ritirò le dita e le riparò al sicuro sul suo grembo. La settimana scorsa è caduta e si è rotta l'anca. L'hanno operata lunedì.

    È per questo che sei tornata?

    No. Avevo comunque intenzione di lasciare New York. Questo ha solo accelerato le cose.

    Un uccello prese il volo da un cespuglio vicino, roteando prima di posarsi in cima all'albero di fronte. Grace seguì i suoi movimenti finché scomparve.

    Mi è arrivata voce del tuo divorzio, disse Logan.

    Immagino che sia arrivata a tutto il mondo.

    Lui le lanciò uno sguardo. Era immischiato anche lui? Il tuo ex, intendo.

    Mise da parte il suo disappunto. Le avevano fatto la stessa domanda in una decina di modi diversi nel corso degli ultimi cinque mesi. Perché Logan avrebbe dovuto essere da meno? Per quanto avesse potuto essere concentrato su altre cose, nemmeno a lui sarebbe potuta sfuggire quello che la stampa aveva soprannominato la truffa del secolo. La copertura delle notizie era stata implacabile sin da quando la storia era uscita nel mese di dicembre.

    Logan era semplicemente curioso, come tutti gli altri? O aveva un interesse personale nella vicenda? Grace sperava che né lui né la sua famiglia fossero caduti vittime della truffa.

    Razionalmente, sapeva che non era colpa sua. Ne era rimasta fuori, ignara della colpevolezza del suocero fino alla notte in cui il suo ex-marito si era presentato alla sua porta, continuando a ripetere di chiamare l'FBI.

    Arrossì, ricordando che la sua prima reazione era stata di sgomento. Non per le accuse, ma per la convinzione che Harry avesse smesso di prendere le sue medicine. Il discorso sconnesso, pressante, le idee che si susseguivano in modo incoerente, i movimenti agitati mentre camminava nel suo salotto. Mania vicina alla paranoia, aveva pensato. La storia che aveva raccontato sembrava troppo strana per essere vera.

    Ma una volta che i federali erano stati coinvolti, e le indagini si erano approfondite, la realtà si era rivelata ancora più devastante. Decenni di inganni, miliardi sottratti illegalmente, fondi pensione, enti di beneficenza, e migliaia di persone di fronte ad un improvviso fallimento.

    Per mesi aveva tenuto la testa bassa ripetendo, No comment. Anche se non doveva tacere per far piacere a Harry. E certamente non si faceva scrupoli nel dare la colpa a chi era il vero responsabile: William Blackwell, il suo ex cognato.

    Ma il fatto era che non aveva niente da aggiungere allo scandalo che già li colpiva tutti. Anche se estranea al crimine, era stata messa nella lista nera come il resto dei Blackwell. Colpevole per associazione. Non importava che avesse chiesto il divorzio molto prima che lo scandalo fosse scoppiato. O che avesse cercato più volte di recidere ogni legame con Harry e la sua famiglia, arrivando a rinunciare a qualsiasi pretesa sui beni coniugali o sulle proprietà comuni in sede di divorzio.

    Seduta lì, all'ombra degli alberi, con l'uomo che aveva conosciuto prima la sua vita andasse fuori controllo, Grace sentiva tutta la rabbia e l'ansia accumulata risalire in superficie. Come avrebbe reagito Logan se gli avesse detto ciò che realmente pensava e sentiva in quel momento?

    Fece un respiro profondo. Poi un altro.

    No, gli rispose, mantenendo un tono neutrale. Harry non ne faceva parte. E' stato lui a denunciare suo padre. Il giorno in cui l'ha scoperto, ha chiamato l'FBI.

    La risatina di Logan la colse di sorpresa.

    Lo guardò. Cosa c'è?

    Mi dispiace. Scosse la testa. E io che pensavo che la mia famiglia fosse incasinata.

    Avrebbe dovuto sentirsi insultata. Avrebbe dovuto, almeno solo per il sorrisetto di Logan, che sembrava invitarla a condividere la battuta.

    Giusto. La rabbia la abbandonò, come aria che fuoriesce da uno pneumatico forato. Come sta tuo padre?

    Lo stesso di sempre. A rincorrere donne con la metà dei suoi anni. Citato in giudizio per molestie sessuali. A fare protesi articolari nel tempo che gli rimane. Guardò l'orologio. Tra poco chiuderanno i cancelli. Ti va di andare a prendere qualcosa da mangiare?

    Quella era un'altra cosa che la faceva impazzire. La tendenza di Logan a cambiare discorso ogni volta che veniva toccato un argomento delicato. Tirare fuori una frase ironica andava bene, ma figuriamoci se aveva voglia di discutere la questione.

    Allora, che ne dici? chiese nuovamente Logan. C'è un ottimo posto che fa cucina mediterranea in fondo alla strada.

    Grazie, ma devo tornare a casa. Si alzò e sfiorò con una mano la gonna, per appianare le pieghe. L'orlo della camicetta le era uscito da un lato, scoprendola leggermente e lasciando intravedere la sua pelle. Rimise la camicia al suo posto, sentendosi arrossire nel notare che lo sguardo di Logan aveva seguito il suo movimento. Si voltò e afferrò la giacca. E' stato bello rivederti.

    Aspetta, lascia che ti aiuti. Si alzò e le tolse la giacca di mano, tenendogliela aperta.

    Mentre faceva scivolare le braccia nelle maniche, Grace cercò di non fare caso al calore del suo corpo dietro di lei. Ma quando le posò le sue grandi mani sulle spalle, non poté ignorare la sensazione che le attraversò le braccia e il petto, per poi prenderle lo stomaco e indebolirle le gambe. Aveva sempre avuto questo effetto su di lei, ed era quasi un sollievo ritrovarlo. Sapere che era in grado di sentirlo di nuovo.

    Il suo respiro le accarezzava l'orecchio. Un pranzo, Grace. In onore dei vecchi tempi.

    Lei trasalì alla sfortunata scelta di quelle parole e si allontanò.

    In onore dei vecchi tempi. Come sembrava innocuo.

    Harry le aveva sussurrato la stessa cosa, l'ultima volta. Poco prima l'aveva spinto indietro sul divano e schiacciato il corpo contro il suo. Aveva avuto appena il tempo di pensare, figuriamoci per dire la parola no.

    In seguito, per settimane si era svegliata nel mezzo della notte, madida di sudore, urlando. No, no, no.

    Prendendo la borsa, si costrinse ad assumere un'espressione neutrale ed educata prima di affrontare Logan. Forse un'altra volta. Ho avuto una giornata intensa.

    Domani, allora. Sette in punto?

    Lei aggrottò la fronte. Aveva deliberatamente dato a Logan una risposta poco impegnativa che non obbligasse nessuno dei due a nulla. Perché non lasciava perdere? Senza dubbio

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