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Ancora una notte: Harmony Collezione
Ancora una notte: Harmony Collezione
Ancora una notte: Harmony Collezione
E-book156 pagine2 ore

Ancora una notte: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Incapace di dargli l'erede che cerca, Maya prende coscienza del fatto di non essere la moglie adatta a Giorgio Sabbatini. Lui l'aveva sposata cinque anni prima, quando era sola e senza un soldo, andando contro tutto e tutti. Adesso lei deve restituirgli il favore e rendergli la libertà.



Giorgio ha cercato con ogni mezzo di convincere Maya a restare, e forse uno di questi tentativi ha dato i suoi frutti. Dopo un'ultima, sfrenata notte di passione, l'annuncio tanto atteso è arrivato a sconvolgere i piani di tutti. Adesso Giorgio ha un'arma in più per riconquistare sua moglie e fare in modo che decida di rimanere al suo fianco per sempre.
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2017
ISBN9788858974070
Ancora una notte: Harmony Collezione
Autore

Melanie Milburne

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Ancora una notte - Melanie Milburne

    successivo.

    1

    Maya guardò sconvolta lo stick e le si serrò la gola, come se qualcuno gliel'avesse stretta con una mano, mentre comparivano le due linee azzurre.

    Positivo.

    Si sedette sul bordo della vasca da bagno, con le gambe che tremavano tanto che dovette stringere le ginocchia. La speranza guizzò, ma subito svanì.

    Non poteva essere vero.

    Inspirò profondamente e fissò di nuovo lo stick. Sbatté le palpebre una volta, due, tre, ma le linee erano le stesse di prima.

    All'improvviso il campanello dell'ingresso cominciò a suonare incessantemente.

    Maya balzò in piedi, con il cuore che le batteva all'impazzata.

    Infilò rapidamente il kit per il test di gravidanza nel cassetto più vicino sotto i due lavabi, poi prese lentamente fiato per calmarsi.

    Gonzo era già alla porta e abbaiava felice in segno di saluto, ma Maya non aveva bisogno del comportamento del cane per capire chi c'era dietro quella porta. Nessuno suonava il campanello come quello che sarebbe stato presto il suo ex marito, Giorgio Sabbatini. Lo premeva sempre con troppa forza e troppo a lungo. La stava chiamando e chiaramente non avrebbe accettato un no come risposta.

    Maya si stampò sul viso un'espressione fredda e aprì la porta. «G... Giorgio» balbettò, sperando che l'intoppo nella voce non la tradisse. «Pensavo che avresti mandato uno dei tuoi dipendenti a prendere Gonzo. Non erano quelli gli accordi?»

    «Ho deciso di venire di persona, questa volta.» Giorgio si chinò a dare una grattatina dietro le orecchie del cane estasiato, prima di rialzarsi in tutta la sua statura, incombendo su di lei. Nei suoi occhi marroni c'era una luce sardonica quando la guardò. «Sono piuttosto sorpreso di trovarti a casa» dichiarò. «Pensavo che fossi uscita con il tuo nuovo innamorato inglese. Come si chiama? Hugh? Herbert?»

    Maya si morse l'interno della bocca, rimpiangendo, non per la prima volta, di essere andata a quell'appuntamento alla cieca combinato da un'amica del corso di yoga. «Howard» rispose seccamente. «E non è stato affatto come l'ha riferito la stampa.»

    Giorgio aggrottò un sopracciglio con atteggiamento cinico. «Quindi non ti ha strappato di dosso i vestiti nel corridoio del suo appartamento, prendendoti selvaggiamente?»

    Maya gli lanciò un'occhiata velenosa, chiudendo con un colpo la porta. «No» rispose. «Quello è più nel tuo stile, o mi sbaglio?»

    Lui le rivolse un sorriso indolente che le fece rizzare i capelli sulla nuca. «Sei sempre stata d'accordo, cara» replicò con una voce roca e così profonda che le causò un brivido di colpa al ricordo del piacere che avevano condiviso.

    Rossa in viso, Maya si girò per evitare il suo sguardo. Si vergognava ancora del modo in cui si era comportata la notte del matrimonio del fratello di lui. Non sapeva perché fosse successo. Era stato lo champagne, o il dolore di rassegnarsi al divorzio imminente? Sesso della separazione, così lo chiamavano. Non significava nulla, di certo non per lui. Probabilmente si era portato a letto parecchie donne da quando si erano separati. Secondo gli ultimi pettegolezzi della stampa, al momento usciva con una modella di biancheria intima che viveva a Londra. Leggerlo era stato come ricevere una coltellata al cuore, ma sarebbe morta piuttosto di rivelarglielo.

    Lo sentì avvicinarsi alle spalle e le formicolò la pelle quando inalò il profumo di limone del suo dopobarba, accompagnato dal suo particolare odore maschile. Nonostante tutte le buone intenzioni, fu pervasa dall'eccitazione. Il cuore le balzò in gola nel momento in cui lui le posò le mani sulle spalle e restò senza fiato quando il suo corpo la sfiorò.

    «Hai un buon profumo» commentò Giorgio, chinandosi a posarle le labbra sul collo. «È nuovo?»

    In qualche modo Maya ritrovò la voce. «Toglimi le mani di dosso» sbottò. Prima che ti cada fra le braccia e faccia di nuovo la figura della stupida.

    Le mani di Giorgio la strinsero con più forza per una frazione di secondo, abbastanza perché il cuore cominciasse a batterle più forte. «Il nostro divorzio non è definitivo finché non sarà redatto l'ultimo dei documenti» ribatté. Il suo alito le sollevò i capelli che si erano sciolti dalla coda di cavallo. «Forse potremmo approfittare al massimo del tempo che resta prima che si asciughi l'inchiostro, eh?»

    Maya sapeva bene cosa intendeva dire, e faceva molto più male della modella. Giorgio non stava lottando per il loro matrimonio finito, ma per la propria fortuna. La famiglia Sabbatini era molto importante. Cinque anni prima, quando aveva sposato Giorgio, non c'erano stati accordi prematrimoniali. Era una legge non scritta: il loro matrimonio era destinato a durare, come tutti gli altri matrimoni Sabbatini in passato. Ma Maya si chiese se qualcuno degli altri matrimoni avesse sopportato lo stesso dolore del loro, riuscendo comunque a sopravvivere.

    Ne dubitava.

    Si voltò a guardarlo e le si serrò il cuore, fissando i suoi occhi scuri come la notte e imperscrutabili. «Che cosa vuoi?» gli chiese.

    Lui cominciò a massaggiarle le spalle rigide con i pollici, finché Maya temette di sciogliersi in una pozza ai suoi piedi. Lottò contro quella reazione, serrando i denti e appoggiandogli le mani sul petto per spingerlo via. «Vuoi smetterla di toccarmi, per amor del cielo?» protestò.

    Giorgio le catturò con facilità le mani e le tenne in una delle sue, come se fossero quelle di un bambino. «È stato bello fare l'amore la sera del matrimonio, vero?» le chiese. «Non ricordo una volta in cui sia stato migliore. E tu?»

    Maya deglutì. Si era sforzata di non pensare a quella notte, a com'era stato splendido fare l'amore con tale abbandono. Senza controllare la temperatura né il diagramma dell'ovulazione, senza iniezioni di ormoni. Solo ottimo sesso all'antica, di quelli che distruggevano i letti, anche se loro due non erano arrivati al letto. Ma questa visita era una replica di quella notte di passione o una tregua per garantire i suoi beni?

    «Giorgio... quella notte è stata uno stupido, folle errore» rispose, evitando il suo sguardo.

    Liberò le mani e si allontanò, mettendosi a braccia conserte. Era troppo presto per dirglielo, naturalmente. Avrebbe portato sfortuna come in passato. Quante volte aveva tenuto con gioia lo stick, solo per vedere le proprie speranze e i propri sogni frantumarsi come porcellana d'inestimabile valore una o due settimane dopo? Non c'erano garanzie che questa volta fosse diverso. Se non era destino, almeno Giorgio sarebbe stato libero di trovarsi un'altra in grado di dargli l'erede che voleva più di tutto. Sarebbero stati liberi entrambi di andare avanti con la loro vita. Aveva sprecato cinque anni della vita di Giorgio, per non parlare della propria. Lui aveva trentasei anni. Parecchi dei suoi amici e colleghi ormai avevano due o tre figli.

    Lei non gliene aveva dato nessuno.

    Giorgio la seguì nel piccolo soggiorno. Maya sentiva su di sé il suo sguardo, il lento calore che le bruciava ogni strato di pelle fino a lasciarla a nudo, vulnerabile. Doveva mantenere la padronanza di sé. Non poteva lasciarsi andare, diventando emotiva e bramosa di fronte a lui. Ormai avrebbe dovuto superare tutto questo. Aveva lavorato duramente, cercando nuove priorità, nuove direzioni, che non comprendevano Giorgio. Fredda e controllata. Era il solo modo di affrontarlo. Doveva dimostrargli che non esercitava più alcun potere emotivo o sensuale su di lei. Era decisa ad andare avanti con la propria vita.

    Ora era molto più forte, grazie a quei sei mesi di separazione. Non viveva più all'ombra del denaro e del prestigio di Giorgio. Se la cavava da sola e si sarebbe costruita un futuro, riprendendo una carriera che ingenuamente aveva messo da parte per adeguarsi a ciò che Giorgio e la sua famiglia si aspettavano da lei. Era orgogliosa di ciò che aveva realizzato da quando si erano separati. Aveva guardato avanti, finché quell'ultimo singulto non l'aveva mandata nel panico. Era possibile che Giorgio notasse il segreto che cercava di nascondergli? Il suo viso o il suo corpo rivelavano forse qualche indizio perfino in quella fase iniziale? Lui sembrava guardarla così intensamente, con gli occhi scuri così penetranti che sembravano leggerle nell'anima.

    «Che cos'è questa storia? Ho sentito dire che ti trasferisci a Londra.»

    Maya lo fronteggiò con le labbra serrate e la schiena dritta. «Ho un colloquio per un posto d'insegnante in una scuola privata. Sono fra le favorite.»

    Lui si accigliò. «Hai intenzione di accettare se te l'offriranno?»

    Maya lasciò cadere le braccia lungo i fianchi nel tentativo di apparire tranquilla. «Perché no?» rispose con un'occhiata pungente. «Non c'è niente che mi trattenga in Italia.»

    Un muscolo guizzò nella mascella di Giorgio, come se stesse masticando qualcosa di duro e sgradevole. «E Gonzo?» le chiese.

    A Maya si strinse il cuore al pensiero di lasciare il cane che aveva cresciuto da quando era un cucciolo. Nel condominio di Londra non erano ammessi animali e sapeva che in ogni caso quel birbante di cane da caccia avrebbe sentito troppo la mancanza di Giorgio. «Ho deciso che starà meglio con te» rispose.

    «È una vera svolta. Hai discusso per settimane su chi avrebbe dovuto tenerlo. Stavo per incaricare il mio avvocato d'iniziare un'azione legale per la custodia.»

    Maya scrollò le spalle, fingendo indifferenza. «Sono sicura che si dimenticherà di me quando lo porterai nella tua villa appena restaurata» ribatté. «A proposito, quando ti trasferirai?»

    Giorgio si passò la mano fra i capelli in un gesto che risvegliò qualcosa nel profondo di Maya. Di recente si era ritrovata a pensare a tanti dei suoi gesti: a come razionava i sorrisi, quasi che non trovasse così divertente la vita, a come corrugava la fronte quando era concentrato, infine a come i suoi occhi luccicavano quando era in vena di fare sesso. Scacciò quel pensiero. Le riportava alla mente troppi ricordi erotici di quella notte proibita.

    «Non sono sicuro. Una settimana o due, credo» ribatté lui. «Gli imbianchini non hanno ancora finito. C'è stato un ritardo con alcuni dei tessuti per le tende o qualcosa del genere.»

    Maya non voleva pensare a come in passato avesse scelto i colori e i tessuti per tutte quelle stanze. L'aveva fatto con tanto entusiasmo e speranza per il futuro. Quando aveva appreso che Giorgio stava restaurando la villa aggiungendo stanze, abbattendo pareti e riprogettando i giardini, l'idea che volesse liberare il posto da ogni traccia della sua presenza l'aveva annientata. Le spezzava il cuore pensare che forse un giorno quelle stanze sarebbero state occupate dai figli che avrebbe avuto da un'altra donna. Ricordò la nursery che aveva decorato con tanto amore la prima volta che era rimasta incinta. Dopo cinque anni di speranze frustrate, non era più riuscita nemmeno ad aprire la porta.

    «Quando parti?» le chiese Giorgio nel silenzio vibrante.

    Con uno sforzo, Maya lo guardò negli occhi. «Lunedì prossimo.»

    «È tutto piuttosto improvviso, no?» Giorgio si accigliò. «Credevo che avessi deciso molto tempo fa che non saresti tornata a insegnare. O stai cercando di suggerire agli estranei che non ti pago abbastanza negli accordi per il divorzio?»

    Maya non abboccò. «Non m'importa cosa pensa la gente, Giorgio. Voglio tornare a insegnare perché ho un cervello che desidera essere usato. Non sono mai stata tagliata per fare la signora che organizza cene di beneficenza. Non avrei mai dovuto rinunciare alla mia carriera. Non so che diavolo mi sia passato per la mente.»

    «Ma tu sostenevi che la tua carriera era meno importante della mia. E sei stata sempre tu che hai colto al volo l'occasione di diventare una moglie a tempo pieno.»

    Maya fu percorsa

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