La culla di Giuda
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Anteprima del libro
La culla di Giuda - Alessandro Vizzino
Casanova
Capitolo I
Rimini a fine settembre è ancora più bella, come una grande festa giunta ormai al termine, ricordi ancora vividi e una scia di malinconica nostalgia.
I pensieri di Valentino furono spezzati dallo squillo del telefono.
I suoi occhi nocciola lasciarono la finestra del piccolo ufficio e si spostarono sull’apparecchio.
‹ Vale, è Luca Britti› annunciò la voce di Tiziana.
‹ Grazie Tiz. Passamelo.›
Pochi istanti d’attesa.
‹ Ehi, vecchia volpe! Come va?› tuonò dall’altra parte Britti.
‹ Come vuoi che vada? Come sempre. Io non sono un grande imprenditore come te.›
‹ Ma va’ là! Sei sempre il numero uno dei segugi, anche se spesso fai finta di dimenticartene. Dai, bando alle ciance e pensiamo al lavoro. Lo vuoi un incarico fresco fresco?›
‹ Cosa preferisci sentirti dire? Che non so se avrò il tempo per un ulteriore impegno o che sei benvenuto come la manna dal cielo?›
Luca Britti era socio amministratore della più importante agenzia investigativa di Bologna, tra le principali d’Italia, un mare d’impiegati e investigatori a cui dar stipendio e commissioni a getto continuo. Nulla a che vedere con la sua piccola impresa locale, la Mastro & Co. Investigations, sede unica di Rimini.
‹ A me basta che mi dici se lo vuoi o no.›
Quando era stracolmo d’incarichi a cui far fronte, anche a saldo di una lunga amicizia e di numerosi favori ricevuti in passato, Britti girava a Valentino qualche lavoretto. Si trattava sempre di scarto di magazzino, commissioni di secondo piano, ma la cosa accadeva con accettabile frequenza ed era sempre meglio di niente o di tristi pedinamenti a mariti infedeli.
‹ Che roba è?›
‹ Non saprei dirtelo con esattezza. A ogni modo si tratta di un caso di furto, il cliente è parecchio in grana e probabilmente paga anche bene. Ho pensato a te dato che si parla di San Marino. Non so di più.›
‹ San Marino?›
‹ Sì, San Marino. Perché, qualche problema?›
‹ No, nessuno. Vado io o viene lui?›
‹ Vedi tu, segnati il numero di telefono.›
Valentino prese un post-it e appuntò il numero dettato da Britti.
‹ Solito venti percento, Luca?›
‹ Mi sembra ovvio. Venti percento.›
‹ Grazie, mi serviva. Sei un amico.›
‹ Te lo devo, vecchia volpe. Ma non ringraziarmi ogni volta. Fammi sapere, ok?›
‹ Come sempre.›
‹ Ci si sente, allora.›
‹ Sì, ci si sente.›
Valentino appoggiò il telefono d’ufficio sulla scrivania, poi prese il proprio cellulare e compose il numero appena ricevuto da Luca Britti. Dopo alcuni minuti si alzò e lasciò la sua stanza.
‹ Io esco, Tiz. Mi trovi al cellulare, se hai bisogno. Massimo dov’è?›
‹ Mi ha riferito poco fa che non rientrerà. Credo rimarrà tutta la notte sulle tracce di Polimanti› rispose l’altra.
‹ Va bene, auguriamoci che lo becchi in fretta, così chiudiamo pure questa. Spero di avere buone notizie per te entro stasera, Tiz.›
Tiziana non ebbe difficoltà a comprendere a cosa si riferisse Valentino. Era in arretrato con lei di due stipendi e mezzo, oltre a bollette, affitti e debitori vari da rincorrere continuamente.
Quando Britti chiamava un po’ di linfa nuova arrivava quasi sempre, e magari anche quella volta sarebbe stato così.
‹ Tranquillo, Vale. Sai di poter contare su di me› si limitò a dirgli.
Valentino entrò in auto e prese la statale 72 per San Marino.
Lavoretto facile e ben pagato, gli aveva fatto intendere Britti.
Si augurò che fosse davvero così, ne aveva bisogno.
Pensò a Lidia e la chiamò.
Si sarebbero visti a cena.
Capitolo II
Terminata la superstrada e oltrepassato Borgo Maggiore, s’inerpicò su Via Piana fino a Piazzale Calcigni. Infine da lì, posteggiata l’automobile, s’incamminò verso Porta San Francesco.
Arrivò davanti all’ingresso del Museo della Tortura, ancora delimitato dal nastro giallo della Gendarmeria repubblicana, dove una ragazza lo stava aspettando. La giovane si presentò col nome di Chiara e lo invitò a seguirla all’interno dell’edificio.
Raggiunsero in pochi passi l’ufficio direzionale. Chiara lo annunciò a una signora di mezz’età, molto elegante e non meno attraente, quindi li lasciò soli.
‹ Piacere di conoscerla, sono Valentino Mastro.› Le strinse con delicatezza la mano. ‹ Come ci siamo detti al telefono, vengo da parte dell’ Aipi di Bologna, Luca Britti, a cui lei si è rivolta.›
‹ Il piacere di conoscerla è tutto mio, signor Mastro. Si accomodi pure. Io sono Federica Consorti, proprietaria di questo museo. Lei è un uomo davvero piacente, sa? Non me l’aspettavo così, sono franca. Ma sono anche certa che avrà cuore e mente già impegnati.›
La signora non perdeva evidentemente tempo.
Valentino giocò di contropiede.
‹ Direi di sì, almeno la mente. Perché me lo chiede? Se non lo fossero?›
‹ Beh, se non lo fossero… diciamo che conoscerei un modo per svagarci a vicenda. Amo gli uomini attraenti e sicuri di sé, come amo la bella vita, il divertimento, e non ne faccio mistero. Lei è un uomo sicuro di sé, Valentino?›
‹ Abbastanza per ricordarle che siamo qui per altro, Federica.›
‹ Crede che non sarei per lei un divertimento all’altezza?›
‹ No, penso esattamente il contrario, ma ribadisco di non essere qui in cerca di un’avventura sessuale o sentimentale, non trova?›
‹ Mai dire mai, Valentino. La vita è uno scrigno di coincidenze e sensazioni inattese, spesso imprevedibili. Comunque, ormai sa dove trovarmi.›
Valentino tentò di deviare la direzione presa dal discorso.
‹ Sono il titolare di un’agenzia d’investigazioni private di Rimini che porta il mio nome, nonché ex poliziotto. Con Britti collaboriamo molto spesso, così ha deciso di girare a me la sua richiesta. Ciò le crea problemi?›
‹ Al contrario, gliel’ho già detto. Mi sembra una situazione eccitante.›
‹ D’accordo. Valuterò allora io il suo caso. Ho visto che il locale è ancora interdetto.›
‹ Di fatto non lo è più. Perlomeno non a noi. Ho fatto pressione al tenente Mestrelli e ritengo che oggi stesso, domattina al massimo, rimuoveranno i sigilli. Potremo così riaprire al pubblico. Ogni giorno di chiusura sono soldi che vanno in fumo, sa?›
‹ Sì, lo capisco bene. Quand’è successo?›
‹ Due notti fa.›
‹ E cos’hanno portato via? Non le nascondo che un furto al Museo della Tortura mi sembra una cosa abbastanza bizzarra.›
‹ Cambierebbe probabilmente idea se conoscesse il valore economico e storico dei cimeli rubati.›
‹ Sì, ha ragione. Le chiedo scusa.›
‹ Non fa nulla. Una stronzata ogni tanto capita a tutti, no?›
‹ Beh, sì. Cerchiamo di non farne aumentare il numero, allora.
Dovrò fare un sopralluogo accurato, prima però mi piacerebbe definire i particolari della nostra collaborazione.›
‹ Non c’è alcun problema per entrambe le cose. Non credo che la Gendarmeria tornerà prima che lei abbia avuto il tempo del suo sopralluogo. Per i particolari della collaborazione, invece, è presto detto: venticinquemila euro se ritrova i cimeli, trentacinque se riesce anche a far catturare il colpevole.›
Valentino ebbe un’improvvisa sensazione di sbandamento al cospetto di quelle cifre. Riuscì tuttavia a non esternarla.
Con venticinquemila euro, venti tolta la parte di Britti, avrebbe potuto sistemare un bel po’ di situazioni, compresi gli stipendi arretrati di Tiziana.
Ciò nonostante, alzò la posta.
‹ Trenta per il ritrovamento dei cimeli e quaranta per la testa dei colpevoli.›
Federica Consorti non batté ciglio.
‹ Siamo intesi› si limitò a confermare.
‹ Di quanti cimeli parliamo?›
‹ Ne sono stati sottratti nove.›
‹ E se ne dovessi ritrovare solo una parte?›
Federica impugnò una calcolatrice da tavolo.
‹ Circa tremilatrecento euro a pezzo.›
‹ Mi dovrà fornire quanto prima una lista dettagliata di ogni articolo rubato: anno, provenienza, caratteristiche esatte.›
‹ Certamente, è già pronta.›
La donna porse a Valentino uno stampato, che lui esaminò rapidamente e infilò poi in tasca.
‹ Penso non manchi niente. A ogni modo, nell’eventualità le occorresse qualche informazione aggiuntiva, non dovrà far altro che chiederla.›
‹ Ottimo, la ringrazio.›
‹ Io forse partirò per qualche giorno, un viaggio di lavoro organizzato da tempo e al quale non posso sottrarmi. Sappia comunque che i miei assistenti, Chiara su tutti, saranno sempre a sua disposizione.›
‹ Spero di non averne bisogno, Federica. In ogni caso, va benissimo così.›
‹ Vuole un acconto?›
Valentino accusò un fortissimo imbarazzo dinanzi a quella domanda, ma rispose per ciò che il buon senso dettava.
‹ Sì, se non le dispiace.›
‹ Non mi dispiace, mi fido di lei. Tredicimila bastano?›
Alla faccia dell’acconto! , pensò Valentino. Quasi il cinquanta percento dell’intera posta!
‹ Bastano, grazie.›
‹ Le firmo l’assegno, lo potrà cambiare già domattina.›
Mentre la Consorti compilava il titolo, a Valentino sovvenne il quesito più importante, quello che aveva serbato come ultimo elemento da analizzare.
‹ Le faccio una domanda che forse non le risulterà inattesa, Federica. Perché un investigatore privato, se sta indagando la Gendarmeria? Perché io?›
‹ Beh, perché proprio lei lo ha già spiegato lei stesso: una piacevolissima casualità del destino, indirizzata da Britti. Rimane dunque solo la prima domanda: perché un’indagine privata?›
‹ Ok, perché?›
‹ Non m’interessano i soldi in questa storia. In buona parte ne ho, inoltre riceverò un lauto risarcimento dalla mia compagnia assicurativa. M’interessa invece recuperare i cimeli per il valore storico che hanno, per gli anni trascorsi a scovarli in giro per l’Europa, nonché ottenere una bella fetta di pubblicità.›
‹ Pubblicità?›
‹ Certo, pubblicità. Riesce a immaginare quanti visitatori affolleranno questo museo una volta che la storia del furto e del ritrovamento dei cimeli verrà a galla e diventerà di dominio pubblico? Ci sarà da transennare l’ingresso per le code che si creeranno.›
‹ La seguo soltanto in parte.›
‹ San Marino, come ben sa anche lei, è uno dei posti più tranquilli del mondo, in quanto a criminalità e scandali. Un furto del genere, in uno dei luoghi d’attrazione più rinomati del territorio, proprio al centro della città storica e dell’intera Repubblica, sarebbe un episodio senza precedenti, un’onta difficile da sopportare, per le Istituzioni e per i sammarinesi tutti. Lei ritiene che la Gendarmeria abbia interesse a far trapelare la notizia? Assolutamente no, tutt’altro. Faranno di tutto affinché nulla fuoriesca dalle quattro mura del nostro Stato, per insabbiare l’accaduto. E io voglio esattamente il contrario.›
‹ Quindi le occorre una cassa di risonanza, giusto?›
‹ Giusto. Britti mi ha informata che lei ha una cara amica in uno dei massimi quotidiani nazionali italiani, non è così?›
Valentino ci pensò un po’ su.
‹ È così› disse poi.
‹