Le prime gocce...: Ricordo di Raimondo Falqui un finanziero caduto per l´Italia (1934-1956)
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A lui, morto appena ventiduenne, è dedicato questo saggio.
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Anteprima del libro
Le prime gocce... - SEVERINO GERARDO
Carta
Presentazione
"Io non domando a che razza appartiene un uomo;
basta che sia un essere umano;
nessuno può essere qualcosa di peggio".
da Mark Twain, L’uomo che corruppe Hadleyburg
Ricordare gli Eroi è un dovere di tutti noi italiani, un segno di riconoscenza per quello che hanno fatto per il nostro Paese, anche a costo della vita.
Per questi motivi la Guardia di Finanza ha sempre creduto nel valore e nel messaggio etico della Memoria, adoperandosi, affinché il sacrificio di molti dei suoi Uomini migliori, sconosciuto ai più, fosse sottratto all’oblio del tempo, per essere additato ad esempio delle nuove generazioni.
Ed è proprio grazie alla cultura della Memoria
, sempre viva nelle Fiamme Gialle, che Uomini semplici e senza pretese, nei momenti bui vissuti dalla Patria, scelsero la via del bene, salvando così ebrei e deportati; combattendo il nazifascismo; difendendo le nostre Genti in Istria e Dalmazia; affrontando il martirio dei forni di Mauthausen e degli altri famigerati campi di sterminio.
Nel solco di questa tradizione, vanno oggi ricordati i finanzieri vittime del terrorismo in Alto Adige, periodo oscuro della storia dell’Italia repubblicana, che ha visto coinvolto generazioni di Fiamme Gialle, nel decennio 1956 – 1966.
In questi anni furono ben sette le vittime del Corpo, tutti giovanissimi militari che operavano pacificamente lungo i confini con l’Austria, colpevoli unicamente di rappresentare l’Italia e, come tali, meritevoli di essere abbattuti senza scrupoli.
Il Corpo pagò un duro prezzo per la propria presenza in Alto Adige, destinatario di attentati dinamitardi e di conflitti a fuoco: fu l’Istituzione che ebbe più caduti, tant’è che nel 1966 alle Fiamme Gialle fu conferito il premio Il Vittoriano d’Oro
, da parte del Gruppo Medaglie d’Oro al Valor Militare, oggi conservato ed esposto presso il Museo Storico, segno tangibile della riconoscenza della Nazione intera.
E proprio di un finanziere furono le prime gocce di sangue italiano
versato in Alto Adige nell’agosto del 1956; si trattava di un giovanissimo militare sardo, Raimondo Falqui, di appena ventidue anni, in servizio presso il Distaccamento di frontiera di Fundres, barbaramente assassinato da alcuni giovani del posto a colpi di spranga.
Sono, quindi, particolarmente grato al Capitano Gerardo Severino, cui mi lega un’antica conoscenza e di cui apprezzo il profondo amore per la Guardia di Finanza e per la sua gloriosa Storia, per quanto ha fatto per onorare la memoria dei sette Finanzieri vittime del terrorismo alto-atesino, tutti recentemente insigniti di Medaglia d’Oro al Merito Civile, e per questo pregevole volume dedicato proprio al Finanziere Raimondo Falqui, il quale, grazie anche a queste pagine, potrà rivivere nel ricordo commosso della sua amata Sardegna, del suo Corpo d’appartenenza, ma soprattutto della nostra cara Italia.
Roma, 9 maggio 2013
Giorno del ricordo delle vittime del terrorismo
Generale di Divisione Luciano Carta
Capo di Stato Maggiore, Comando Generale Guardia di Finanza
Introduzione
Quelle versate da Raimondo Falqui, un giovanissimo finanziere, in una notte d’estate dell’ormai lontano 1956, furono LE PRIME GOCCE… di sangue innocente che di lì in avanti macchieranno – e per sempre – le montagne e le valli dell’Alto Adige, oggi rinomata terra ospitale nonché perla del turismo internazionale, nel contesto di un clima perturbato, che di lì a poco avrebbe fatto precipitare il Paese in un vero e proprio baratro, innescato da un più folle disegno criminoso di matrice sovversiva.
Quasi tutti gli storici sono concordi nel fissare proprio nel 1956 la data d’inizio di quella che fu la triste stagione rappresentata dalla spirale terroristica altoatesina: stagione che a Fundres (o a causa di Fundres, secondo alcuni), località ove prestava servizio il Falqui, manifestò le sue prime, pericolose avvisaglie.
Nella primavera di quell’anno ebbe, dunque, formalmente avvio il cosiddetto periodo caldo
dell’eversione in Alto Adige: periodo che interessò essenzialmente – se non altro per le manifestazioni di estrema violenza e per le conseguenze pratiche che ne scaturirono – l’arco temporale che va dal 1956 al 1966, anche se di tale fenomeno si continuerà a parlare pure nei decenni che seguiranno1.
Ebbene – occorre ribadirlo sin da subito – durante tale ciclo si consumarono oltre trecento attentati ai danni di centrali elettriche, di tralicci dell’alta tensione, di stazioni