Lissa, L'ultima Vittoria della Serenissima (20 luglio 1866)
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Anteprima del libro
Lissa, L'ultima Vittoria della Serenissima (20 luglio 1866) - Ettore Beggiato
Ettore Beggiato
Lissa, l'ultima vittoria della Serenissima (20 luglio 1866)
Prefazione di Eva Klotz - Postfazione di Lorenzo Del Boca
ISBN: 9788884498366
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
Indice dei contenuti
Presentazione
Prefazione di Eva Klotz
Postfazione di Lorenzo Del Boca
Introduzione
IL FATAL 1866
L’IMPERIAL REGIA VENETA MARINA
LISSA – Brevi cenni di geografia e di storia.
LA BATTAGLIA
PAR SAN MARCO, VIVA SAN MARCO
, UNA SERENISSIMA VITTORIA
MARIO COSTA CARDOL
LA BATTAGLIA NELLA GAZZETTA UFFIZIALE DI VENEZIA
LISSA SULLA STAMPA AUSTRIACA
… E TENTARONO DI SPACCIARLA COME UNA VITTORIA…
I PROTAGONISTI: WILHELM von TEGETTHOFF
I PROTAGONISTI: CARLO PELLION DI PERSANO
TEGETTHOFF CITTADINO ONORARIO DI TRIESTE
IL DOPO LISSA
I MONUMENTI
MONTANELLI, LISSA E LA SERENISSIMA
GUIDO PIOVENE, FIORI SUL MONUMENTO A TEGETTHOFF
Breve cronologia
Relazione dell’ammiraglio Tegetthoff sulla battaglia di Lissa.
Convenzione tra la Francia e l'Austria per la Venezia
La pace di Vienna fra Italia ed Austria (3 Ottobre 1866)
La sentenza contro Persano
Decorati della Battaglia di Lissa
Bibliografia
L'autore
Francobollo emesso dalla Croazia e dalla Slovenia in occasione del 150° anniversario della battaglia di Lissa (20 luglio 2016).
Nel ricordo di mia figlia Ambra (1991-2019)
Presentazione
Una lettura insolita della battaglia di Lissa (Vis), svoltasi nel Mare Adriatico il 20 luglio 1866, nelle ultime battute della terza guerra d’indipendenza italiana e che vide l’inaspettato tracollo della flotta tricolore di fronte a quella austriaca.
L’Autore la ricostruisce con un’ottica del tutto particolare, basandosi su documenti ed elenchi praticamente inediti e sui resoconti della stampa dell’epoca, una ricostruzione vista dalla parte dei veneti, o meglio, dalla parte di quei popoli che si riconoscevano nella Serenissima e che costituirono l’ossatura degli equipaggi della marina austriaca, L’Imperial Regia Veneta Marina
come era ufficialmente chiamata fino a pochi anni prima.
L’impero asburgico riconobbe il valore e la determinazione dei marinai veneti: due furono decorati con la medaglia d’oro e altri 47 con la medaglia d’argento; numerosi furono i decorati fra gli istriani e i dalmati, con i quali i veneti avevano vissuto felicemente per secoli sotto la bandiera di San Marco; il veneto e le sue varianti era la lingua veicolare fra gli equipaggi, parlato anche dal protagonista assoluto di quella battaglia Wilhelm von Tegetthoff, comandante della marina austriaca, che aveva studiato nel Collegio marino di Venezia.
Nel momento decisivo, all’affondamento dell’ammiraglia Re d’Italia
, la leggenda narra che fra i marinai esplose un Viva San Marco
inequivocabile, quel Viva San Marco
che testimonia ancor oggi la volontà del popolo veneto di valorizzare la propria identità, di riacquistare la propria sovranità culturale e politica.
An unusual point of view on the Battle of Lissa (Vis) that took place on the 20th July 1866 in the Adriatic Sea during the last acts of the Third Italian Independence War. The battle ended up with the unexpected collapse of the Italian fleet in front of the Austrian one.
The author analyzes it with a very special perspective based on unpublished documents and lists and on the press reports of the time. A reconstruction seen from the side of the Venetians, or better, from the side of those peoples who identified themselves with the Serenissima and that constituted the backbone of the so called Imperial Regia Veneta Marina, the Austrian navy.
The Habsburg Empire recognized the value and determination of the Venetian sailors: two of them were decorated with the gold medal and other 47 with the silver one. Many Istrians and Dalmatians, with whom the Venetians had lived happily for centuries under the San Marco flag, were decorated too. The language among crews was the Venetian with its peculiar variants. It was also the language of the absolute protagonist, Wilhelm von Tegetthoff, the commander of the Austrian navy, who spoke it since his studies at the Marine College in Venice.
At the crunch time, during the sinking of the " Re d’Italia ship, the legend said that among the sailors an unequivocal
Viva San Marco exploded. That
Viva San Marco" that still nowadays witnesses the will of the Venetian people to enhance their identity, to regain their cultural and political sovereignty.
Eine ungewöhnliche Perspektive der Schlacht von Lissa (Vis), die am 20. Juli 1866 während der letzten Akte des Dritten Italienischen Unabhängigkeitskrieges in der Adria See stattfand. Die Schlacht endete mit dem unerwarteten Zusammenbruch der italienischen Flotte vor der österreichischen.
Der Autor analysiert die Schlacht mit einer ganz besonderen Perspektive, mit unveröffentlichten Dokumenten, Listen, und mit den Presseberichten der Zeit. Ein Wiederaufbau von der Seite der Venezianer, der Seite jener Völker der sich mit der Serenissima identifizierten. Diese Völker bildete sich mit der sogenannten „Kaiserlichen Regia Veneta Marina", der österreichischen Marine.
Das Habsburgerreich erkannte den Wert und die Entschlossenheit der venezianischen Seeleute an. Zwei von ihnen wurden mit der Goldmedaille ausgezeichnet. Andere 47 Seeleute wurden mit der Silbermedaille ausgezeichnet. Viele Istrier und Dalmatiner, mit denen die Venezianer jahrhundertelang glücklich unter der Flagge von San Marco gelebt hatten, wurden ebenfalls ausgezeichnet. Das Venezianische, mit seinen besonderen Varianten, war die Sprache unter den Besatzungen. Es war auch die Sprache des absoluten Protagonisten: Wilhelm von Tegetthoff, der Kommandeur der Österreichischen Marine, der am Marine College von Venedig studiert hatte.
Zum Kairos, wenn das Schiff " Re D’Italia sank, eine eindeutige
Viva San Marco" von den Seeleute explodiert war. Eine Sprüche die noch heute den Willen des venezianischen Volkes, seine Identität, seine kulturelle und politische Souveränität wiederzugewinnen, bezeugt.
Un sentito ringraziamento ad Anna Turcato per le traduzioni in inglese e in tedesco
Prefazione di Eva Klotz
"La storia è un grande obitorio,
dove ciascuno viene a cercare i propri morti"
(Heinrich Heine)
Questo lavoro di Ettore Beggiato è un ardente riconoscimento per la sua patria veneta, un apprezzamento per la marineria veneziana e un entusiastico incitamento a scoprire e risvegliare la storia della Serenissima
.
Per San Marco!
era il grido di battaglia dei combattenti veneti agli ordini del celebre Contrammiraglio austriaco Wilhelm von Tegetthof durante lo scontro navale nelle acque di Lissa. "E' vero che i marinai della Ferdinand Max (una delle navi corazzate austriache della battaglia) salutarono l'affondamento del Re d'Italia (nave italiana) gridando – Viva San Marco! -. E' vero che a bordo delle navi si parlava veneto, ma questo accadeva perché il veneto era la lingua franca della marineria adriatica e perché la Marina asburgica era l'erede della Marina della Serenissima". Siffatte testimonianze di fedeltà e di autocoscienza risvegliano grande interesse e si legge con grande tensione e curiosità ciò che Ettore Beggiato racconta sullo svolgimento della battaglia navale di Lissa.
Gli scontri navali hanno spesso segnato il destino dell’umanità e contribuito a determinare risultati lontani nel tempo e nello spazio, apparentemente estranei agli eventi stessi. Basti solo pensare a Salamina (480 a.C.), Farsalo (48 a.C.), Azio (31 a.C.) e Lepanto (1571 d.C.).- Il fatto d’armi di Lissa è tuttavia particolarmente rilevante per la contiguità con sviluppi più recenti.
Dal punto di vista storico il libro di Beggiato è bene documentato e rappresenta un vero gioiello. Nelle sue pagine si riscontra un doveroso accenno ai caduti e ai feriti nel memorabile combattimento, anche se è ormai trascorso parecchio tempo. Ad essi viene attribuito il meritato onore. Anche i grandi protagonisti come Wilhelm von Tegetthof e Nicolò Karcovich vengono presentati nel loro rispettivo valore.
A proposito di valori sarebbe doveroso citare il comportamento di Tegetthof. Nell'euforia della vittoria il Contrammiraglio volle brindare con i suoi marinai. Alquante bottiglie di vino furono pertanto prelevate dalla cambusa della nave ammiraglia. Nulla di strano, sembrava. L'alto ufficiale avrebbe invece subito una ritenuta sulla propria retribuzione equivalente al costo delle bevande mancanti senza giustificato motivo. Ma egli non reclamò. Sarebbe il caso di riflettere su questo poco noto particolare specialmente nei nostri tempi.
Le varie fasi della battaglia si leggono come un avvincente romanzo, anche se si tratta invece di storia, di autentica storia.
Da parte loro i lettori potrebbero soltanto aggiungere un pensiero per associazione di idee. Se la Contessa di Castiglione non avesse agito a tempo debito nella lontana Parigi, come è ben noto, non sarebbe nemmeno scoppiata quella guerra d'indipendenza italiana, conclusa con il grazioso dono del Veneto da parte della Prussia al neonato Regno con capitale Firenze.
In tutta sincerità raccomanderei la lettura di questo libro. Si tratta di un vantaggio e di un arricchimento perché soltanto dal passato, se si riesce a interpretarlo criticamente, ci giunge infatti la dimensione di ciò che è storicamente giusto o ingiusto.
Tirol 15 febbraio 2012 Eva Klotz
Postfazione di Lorenzo Del Boca
Lissa è un isola attorno alla quale si è combattuta una battaglia navale della quale si sta perdendo la memoria e la conoscenza. Nei libri di storia che si dovrebbero studiare a scuola le è riservata una citazione distratta.
Del resto tutto, il Risorgimento (con larga parte delle guerre mondiali) viene riassunto in modo da dimenticare gli episodi che lo hanno provocato e favorire la retorica acritica più posticcia - e, in qualche caso, bolsa - utile a giustificare un racconto falsamente nazionalistico.
Già nell’Ottocento comandava l’Europa e il Piemonte, destinato a diventare Italia, era già un suddito obbediente. Inghilterra e Francia pianificarono l’aggressione agli stati indipendenti e utilizzarono Torino come braccio armato. Spiegarono, in seguito, che si trattò di campagne per la liberazione dei poli oppressi. In realtà, si trattò di aggressioni non dichiarate, di stampo coloniale, praticate con una brutalità senza confini.
Dunque: non italiani liberi (per autoproclamazione) che andavano a liberare italiani servi (per dichiarazione estranea ) ma piemontesi, istigati da potenze internazionali, lanciati alla conquista di Firenze, Bologna, Napoli, Palermo, Venezia.
Altro che Risorgimento, le campagne militari della seconda metà dell’Ottocento ebbero la fisionomia di un’autentica guerra civile.
Semmai è paradossale che, a un secolo e mezzo da quegli episodi, si stenti a riconoscerlo. Per cui, a Calatafimi, una lapide ricorda quella mezza dozzina di garibaldini rimasti vittima del conflitto e non c’è un pezzo di marmo per dare conto degli altri che morirono indossando la divisa borbonica ma erano italiani a tutti gli effetti.
Così come a Gaeta dove italiani del Piemonte bombardarono senza remissione i bastioni già diroccati di una fortezza dove italiani di Napoli e di Palermo difendevano il loro orgoglio e la loro indipendenza. Su quell’istmo, a cavallo fra Lazio e Campania un cippo celebra le vittime dei vincitori e nega un ricordo alle vittime degli sconfitti.
A Fenestrelle dove istituirono una specie di campo di concentramento, una targa a ricordo delle vittime duo siciliane è già stato distrutto due volte da mani evidentemente bianco-rosso-verdi.
Analogamente, per le vicende del 1866 quando, in occasione del conflitto esplodo fra Austria e Prussia, il Piemonte già diventato Italia, riuscì a impadronirsi del Veneto.
Sconfitto, senza attenuanti, l’esercito di terra, il 24 giugno, a Custoza. Sconfitta la marina, con giustificazioni ancora minori, il 20 luglio, a Lissa.
Senza onore e senza vergogna.
Nel silenzio delle celebrazioni ufficiali, anche per ricorrenze facili perché a cifra tonda, Ettore Beggiato recupera un suo lavoro per raccontare quello scontro per mare che ha rappresentato l’ultimo episodio prima che il Veneto diventasse una provincia periferica e maltrattata dell’Italia unita. Una ricerca storica, dunque ma, prima ancora, un atto d’amore per la sua terra, le sue tradizioni e lo spirito d’indipendenza che, pur affievolito, non è andato perduto.
Che la corrente storica ufficiale
metta la sordina su Lissa è comprensibile. Dalla parte cosiddetta italiana i marinai sardi e napoletani mentre da quella austriaca i veneti e i veneziani. Come giustificare che i buoni in tricolore andavano a liberare
gli schiavi se gli schiavi si sono difesi con tanto ardore da risultare, alla fine, vincitori?
Leon…!
San Marcoooo…!
Come raccontare che il governo austriaco era così oppressivo con le sue minoranze etniche se la marineria di Vienna, sui bastimenti e nei porti, adottava il veneto come lingua ufficiale?
Chi ricorda che l’ammiraglio Tagetoff, per celebrare la vittoria, fece stappare qualche bottiglia di vino buono ma che il suo ministero, considerando la spesa ingiustificata
, gliele fece pagare, trattenendogli l’equivalente sulle stipendio? A citare l’episodio, per un debito paragone, si corre il rischio di correre con la memoria alle assunzioni dei figli e dei figli dei figli, al nepotismo e alle società onlus che fanno affari con soldi pubblici per arricchire qualche privato. Meglio mettere la sordina ai dettagli più imbarazzanti. E siccome ogni particolare crea problemi, meglio starsene proprio zitti.
La ricerca di Beggiato ha anche il merito di utilizzare il resoconto della battaglia, scritto da un triestino, Enrico Saravallo che, pubblicando i suoi lavori nel 1907, con un Trieste ancora dipendente da Vienna, definì nostra
la marina austriaca.
Il che contribuisce a togliere qualche ulteriore orpello alla propaganda dell’irredentismo, utilizzato come causa scatenante della prima guerra mondiale. Gli irredenti erano così desiderosi di diventare Italia che avrebbero preferito restarsene austriaci.
La dinamica dei movimenti di eserciti e di flotte sono sempre abbastanza complicati e - quasi - per addetti ai lavori. Saravallo è riuscito a proporre un resoconto semplice, diretto, di immediata comprensione. Il testo sarebbe introvabile nelle biblioteche e, se non fosse stato rintracciato da Beggiato, anche perduto.
I patrioti di Roma (per intendere quelli ammantati di tricolore) sostengono le ragioni di un’Italia lanciata all’annessione del Veneto. I patrioti veneti si limitano a ricordare che la Serenissima
ha avuto circa 1500 anni di vita cioè dici volte tanto i 150 anni di governo, cosiddetto unitario. Per mille e cinquecento anni custodi del mondo e per un secolo e mezzo sudditi di una burocrazia inefficiente e onnivora.
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