Dacci oggi il nostro tatuaggio quotidiano
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Anteprima del libro
Dacci oggi il nostro tatuaggio quotidiano - Gabriela de Portillo
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PREFAZIONE E
INTRODUZIONE
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Tutto ciò che è visibile,
è soltanto un simbolo per ciò che è invisibile.
(Da malattia e Destino
di Dethlefsen e Dahlke)
Mi sono trovata a pormi delle domande alle quali ho dato risposta e ora sono qui a trasmettervele in ogni riga di queste pagine, sperando di suscitare in voi la stessa gioia che hanno generato in me. La medicina cinese racconta che il nostro corpo parla senza tregua dei suoi malesseri ma anche del suo benessere. Sta solo a noi ascoltarlo e interpretarlo. Anche un tatuaggio mostra il suo disagio, vuole dirci qualcosa, vuole che gli altri capiscano quale emozione si cela sotto quel determinato disegno inciso sulla pelle. Si tratta solo di vedere il corpo, la pelle, il cervello, in un modo diverso, in un senso biologico. Permetteremo così al cervello destro di accettare facilmente nuove informazioni e al cervello sinistro, analitico, di effettuare quei cambiamenti orientati alla guarigione dello spirito e di conseguenza del corpo.
Cosa c’è di più bello nella memoria di un essere umano? L’infanzia e i ricordi, uniti, uno accanto all’altro. Ma se l’infanzia viene vissuta nell’incomprensione o nella mancanza d’amore o peggio ancora nel terrore, come possiamo dimenticare e come possiamo andare avanti senza crearci dei pensieri sfalsati di ciò che la vita ci ha fatto vivere? Ognuno di noi espone a modo suo il proprio disagiointeriore.
C’è chi ha il denaro e la forza per appoggiarsi ad un terapeuta, chi tiene tutto dentro di sé, chi invece si tatua sul corpo un bel disegno, di sua esclusiva proprietà e dove nessuno può dire niente!
Decodificare un tatuaggio non è cosa semplice se si pensa alla complessità di significato che può trascinarsi dietro un apparente semplice disegno inciso sulla pelle.
La vita di ognuno di noi è permeata da una miriade di situazioni legate alla storia della propria famiglia e alle origini biologiche oltre alla storia dei primi esseri viventi comparsi sulla terra, alla terra stessa e all’universo intero.
Tutto questo è racchiuso nel significato di un semplice, innocente tatuaggio. Lo avreste detto?
Ma cosa spinge una persona a tatuarsi, a incidere sul suo corpo segni e disegni? La storia ci insegna… Con l’inizio del nuovo millennio i tatuati sono aumentati in modo esponenziale. Nessuno si è mai chiesto il perché? Io ho continuato a chiedermelo per tanto tempo e solo da poco sono giunta alla conclusione che questa crescita e questa richiesta sempre maggiore di dipingersi il corpo, giunga da qualcosa di più profondo, da qualcosa di più radicato nell’anima.
La Nuova medicina di Hamer e le sue 5 leggi biologiche, basata sulle correlazioni mente-cervello-corpo, nonché lo studio sugli antenati e non ultimo il collegamento con le varie esistenze terrene, mi hanno fatto accendere una lampadina. Fino a quel momento non avevo capito cosa spingesse le persone a farsi martoriare il corpo con gli aghi. Era più comodo pensare di addobbarsi con bracciali e collane sostituendole al bisogno. Non riuscivo a immaginare di dover lasciare sul mio corpo inciso un disegno per tutta la vita. E se mi fossi stufata di quel disegno? Se mi fossi stufata di vedere quella parte del corpo dipinta? Personalmente non ho mai desiderato tatuarmi il corpo e mi sono sempre chiesta perché alcuni lo fanno. Cosa scatta nella loro psiche? Cosa li induce a sottoporsi ad una simile tortura? Buona parte dei giovani sfoggiano orgogliosi dei veri e propri dipinti !!! e fanno a gara a chi ne ha di più.
Strani davvero
, dicevo tra me e me fino a poco tempo fa. Capii, con vera sorpresa un mondo fantastico, quello di coloro, tantissimi, che piuttosto che sfogare le loro emozioni profonde con rabbia o angoscia o chiudendosi totalmente, preferivano trasferirle sul proprio corpo.
Un disagio emotivo ci porta dunque inconsciamente a tatuarci e una volta trasferito il disegno sul corpo, quel disagio svanisce dalla psiche.
QUESTO E’ MERAVIGLIOSO!
Ma non su tutti funziona purtroppo…. Io ne sono la prova. Ho vissuto anch’io, come tanti, svariate flagellazioni emotive ma mai ho avuto l’idea di tatuarmi. Quindi? Perché alcuni lo fanno e molti altri no? Cosa li spinge verso quella direzione?
Molti tra i carcerati quando uscivano venivano additati perché sfoggiavano senza ritegno la miriade di tatuaggi che coprivano buona parte del loro corpo. Oggi chi ci fa più caso? La moda va dilagando anche tra persone del mondo dello spettacolo e forse anche del mondo politico! Tra gli indigeni dipingersi il corpo è usuale, anche tra i marinai. Cosa sta succedendo alle persone?
Ma è vero che si sceglie un tipo di tatuaggio e l’angolo del corpo dove collocarlo così per caso? Chi direbbe che quel tipo di tatuaggio l’ha scelto perché ha da poco vissuto un disagio emotivo? Ora che lo ha superato ma non dimenticato, vuole parlarne al mondo usando un linguaggio silenzioso ma comune a tutti. Anche se tatuarsi va di moda, nessuno lo fa per questa ragione. Diciamoci la verità, oggi non c’è più la paura di mostrarsi, come non c’è più il timore di essere giudicati se ci affidiamo ad un chirurgo plastico. Oggi finalmente ci si sente liberi di esprimersi. Ribellarsi al sistema, alla famiglia, alle istituzioni può portare a grosse problematiche o, peggio, a grane giudiziarie, così ci limitiamo a prendercela col nostro stesso corpo, di nostra proprietà e qui, davvero, nessuno, può dirci nulla…criticarci? Ma si… ne dicono tante di cose….
Esiste anche la possibilità di evitare di tatuarsi, e qui, sono certa, mi metterò contro ogni singolo tatuatore della terra. Chi ama il tatuaggio sopra ogni cosa, forse, non smetterà di farlo. Ma chi, per la prima volta, ci si avvicina, può riflettere sulla ragione del perché vuole quel tipo di tatuaggio e perché proprio su quella parte del corpo. Quasi per magia, il cervello, le cellule per essere chiari, per una strana ragione di DNA, fanno muovere l’individuo verso la scelta di un certo tipo di tatuaggio e ancora più stranamente lo dirige verso quella parte del corpo che corrisponde a uno specifico stato emotivo. Gli studi su Hamer, sulla Cabala ebraica e precisamente sulla Bioermeneutica (di Georges Lahy: tutto ciò che ha un nome è simile a un libro che può essere aperto e interpretato a qualsiasi livello conoscitivo. Il nome di ogni parte anatomica è carico di misteri che la lingua ebraica sa rivelare e definire, e l’arte cabalistica della trasposizione delle lettere ne fa vibrare la sostanza più intima e aiuta ad attribuire ad ogni male le relative parole chiavi, che diventeranno la via di accesso alla guarigione) hanno fatto da ariete in questa mia scoperta, spalancando la porta del mio inconscio.
Il cervello sa esattamente cosa succede dentro di noi. Ogni singola emozione vissuta nella mente, viene dapprima trasmessa al cervello che registra e all’istante il corpo obbedisce mettendo in mostra il disagio causato da quella emozione. Il disagio si esprime o con una malattia (così definita quando lo stato fisico non funziona più come deve) o, in casi fortunati, attraverso i tatuaggi. Gettando il disagio nel disegno, non lo dimentichiamo ma esso continuerà a far parte di noi, come se non volessimo dimenticare l’emozione che ci ha causato quel tipo di sofferenza. In alcuni casi, e qui parliamo di nascite o di date importanti, ci si tatua per ricordare un bel momento: la data di nascita del nostro primo figlio è davvero difficile da dimenticare, infatti molti se la tatuano su un braccio.
Di solito, quando si vive un disagio, se lo si manifesta non ci si ammala, se non lo si manifesta, quello stesso disagio, ci può portare a gravi malattie e anche alla morte. Il tatuaggio funge da effetto placebo, è la prova tangibile dell’influenza delle emozioni sia sulla salute psichica che fisica. Il tatuaggio è quindi una delle forme migliori, per chi non osa mettersi di fronte ad uno psicologo o semplicemente parlare con un amico, per buttare fuori emozioni come la rabbia, la paura etc. In poche parole ci si libera dal disagio emotivo trasferendolo sul corpo, osservandolo da vicino, giusto il necessario per non dimenticarlo ma senza più consentirgli di intralciarci la mente. E’ come pensare insistentemente ad una cosa e solo fino a quando non la riportiamo sulla carta o non la confidiamo a qualcuno, non esce dalla nostra mente e di conseguenza dalla nostra vita. Il corpo diventa così il diario dei ricordi
.
Ecco spiegata la