Il denaro di Lady Lydiard
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Da questo momento per la ragazza tutto cambierà, mentre il suo spasimante Moddy farà di tutto per dimostrare la sua innocenza. Così un investigatore dilettante ma diligente, un investigatore di professione ma impresentabile, e altri comprimari pittoreschi si metteranno in moto per trovare il colpevole dell'inaudito furto.
Un mystery classico in cui il talento di Wilkie Collins dà vita a una galleria di personaggi splendidamente caratterizzati.
Wilkie Collins
Wilkie Collins (1824-1889) was an English novelist and playwright. Born in London, Collins was raised in England, Italy, and France by William Collins, a renowned landscape painter, and his wife Harriet Geddes. After working for a short time as a tea merchant, he published Antonina (1850), his literary debut. He quickly became known as a leading author of sensation novels, a popular genre now recognized as a forerunner to detective fiction. Encouraged on by the success of his early work, Collins made a name for himself on the London literary scene. He soon befriended Charles Dickens, forming a strong bond grounded in friendship and mentorship that would last several decades. His novels The Woman in White (1859) and The Moonstone (1868) are considered pioneering examples of mystery and detective fiction, and enabled Collins to become financially secure. Toward the end of the 1860s, at the height of his career, Collins began to suffer from numerous illnesses, including gout and opium addiction, which contributed to his decline as a writer. Beyond his literary work, Collins is seen as an early advocate for marriage reform, criticizing the institution and living a radically open romantic lifestyle.
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Anteprima del libro
Il denaro di Lady Lydiard - Wilkie Collins
GialloAurora
2
Wilkie Collins, Il denaro di Lady Lydiard
1a edizione GialloAurora, dicembre 2018
© Landscape Books 2018
www.landscape-books.com
ISBN: 978-88-99403-64-5
Titolo originale: My Lady’s Money
Progetto grafico service editoriale il Quadrotto.
Realizzazione editoriale a cura di WAY TO ePUB
www.waytoepub.com
Wilkie Collins
Il denaro di Lady Lydiard
PARTE PRIMA
LA SPARIZIONE
1.
L’anziana Lady Lydiard era seduta accanto al fuoco, pensierosa, con tre lettere in grembo.
Il tempo aveva scolorito la carta e l’inchiostro era diventato giallognolo.
Le lettere erano indirizzate tutte alla stessa persona, L’ONOREVOLE LORD LYDIARD
ed erano firmate dalla stessa persona, il vostro affezionato cugino, il signor Tollmidge
. A giudicare dalle tre epistole, il signor Tollmidge possedeva un grande dono, quello della brevità. Era un uomo che non avrebbe annoiato i suoi ascoltatori, se ne avesse avuti. Lasciamolo quindi parlare per sé nel suo modo pomposo.
Prima lettera:
Come richiesto da Vostra Signoria, sarò breve e andrò dritto al punto. Me la cavavo molto bene in campagna come ritrattista e avevo anche una moglie e dei figli a cui pensare. In queste circostanze, se fosse dipeso da me, avrei di certo aspettato di avere dei soldi da parte prima di affrontare la notevole spesa di acquistare una casa e uno studio nella zona occidentale di Londra. Vostra Signoria, lo dichiaro apertamente, mi ha incoraggiato a compiere questo passo senza aspettare. Ora sono qui, sconosciuto e senza lavoro, un artista disperato, perso nella grande Londra, con una moglie malata, dei bambini che hanno fame e sull’orlo della bancarotta. Su quali spalle grava la responsabilità di questa situazione? Su quelle di Vostra Signoria!
Seconda lettera:
Con una settimana di ritardo, signore, mi avete degnato di una risposta seppur concisa. Io sarò altrettanto conciso. Nego con indignazione che mai mia moglie o io abbiamo usato il nome di Vostra Signoria per ottenere delle raccomandazioni senza chiedere il vostro permesso. Siamo stati calunniati da un nemico. Io pretendo, com’è mio diritto, di conoscere il nome di questo nostro nemico.
Terza (e ultima) lettera:
È trascorsa un’altra settimana senza che Vostra Signoria si sia degnata di rispondermi. Ma non importa. In questo tempo ho fatto delle domande e alla fine ho scoperto l’influenza ostile che vi ha fatto allontanare da me. Sembra che io sia stato tanto sfortunato da aver offeso Lady Lydiard (come, non riesco a immaginarlo); la potente influenza della nobile dama è ora usata contro il coraggioso artista che è legato a voi dai sacri vincoli della parentela. E sia. Io posso farcela da solo, come altri hanno fatto prima di me. Verrà forse un giorno in cui, tra le tante carrozze che aspettano davanti alla porta del pittore più famoso della città, ci sarà anche quella della vostra nobile signora che vorrà porgermi le sue tardive scuse. Ci risentiremo, Lord Lydiard, quel giorno!
Dopo aver letto per la seconda volta le straordinarie affermazioni che il signor Tollmidge aveva fatto sul suo conto. Lady Lydiard si interruppe bruscamente.
Si alzò, fece per strappare le lettere, esitò e infine le rimise nel cassetto dove le aveva trovate tra le altre carte che non erano mai state sistemate dopo la morte di Lord Lydiard.
Che idiota!
pensò Sua Signoria riferendosi al signor Tollmidge. Non ho mai sentito parlare di lui quando era vivo mio marito; non sapevo che avesse una parentela con Lord Lydiard; l’ho scoperto con queste lettere. Cosa devo fare ora?
Mentre si poneva questa domanda lanciò un’occhiata al giornale che annunciava la morte dell’artista Tollmidge, imparentato con il defunto noto intenditore, Lord Lydiard
. Nell’articolo il giornalista deplorava le condizioni disperate in cui versavano la signora Tollmidge e i suoi figli lasciati senza una speranza alla mercé del mondo
. Lady Lydiard rimase in piedi accanto al tavolo, ben sapendo dove quelle frasi volessero andare a parare: al suo libretto degli assegni.
Si voltò verso il camino per suonare il campanello. Non posso fare niente
pensò fino a quando non sarò certa che la situazione della signora Tollmidge e della sua famiglia è davvero questa. È tornato Moody?
chiese quando il cameriere si affacciò alla porta. Moody
, che poi era l’uomo di fiducia di Sua Signoria, non era ancora tornato. Lady Lydiard smise di pensare alla vedova di Tollmidge per dedicarsi a un problema domestico che la preoccupava di più. Il suo cagnolino si lamentava da diverso tempo e quella mattina non l’aveva ancora visto. Aprì la porta di fianco al camino, che conduceva, attraverso un piccolo corridoio nel quale facevano bella mostra delle stampe antiche, alla sua camera da letto. - Isabel! - chiamò - come sta Tommie?
Una giovane voce le rispose da dietro le tende che chiudevano il corridoio. - Non migliora, signora.
Un abbaiare fece seguito alla voce e disse (in linguaggio canino): - Sto sempre peggio, signora… molto peggio.
Lady Lydiard chiuse la porta con un sospiro di preoccupazione per Tommie e si mise a passeggiare su e giù in salotto, aspettando che tornasse Moody.
La vedova di Lord Lydiard era bassa e grassa e pericolosamente vicina al sessantesimo compleanno. Ma bisogna dire, e non per fare un complimento, che dimostrava almeno dieci anni in meno.
La sua carnagione era di quel rosa delicato che spesso hanno le donne anziane in salute. I suoi occhi, anch’essi sani, erano di quel blu profondo che non si spegneva mai, nemmeno quando piangeva.
Con il suo nasino, le guance grassottelle che sfidavano le rughe e i capelli bianchi raccolti in boccoli, a sessant’anni Lady Lydiard era l’immagine vivente di una bambola invecchiata che prendeva la vita con allegria, scherzando sulla sua futura discesa alla più elegante delle tombe, che sorgeva in un cimitero dove le rose crescevano tutto l’anno.
Dopo aver citato i meriti di Lady Lydiard, per essere imparziale, la storia deve citarne anche i difetti; questi consistevano in una totale mancanza di gusto e di raffinatezza nel vestire. Dopo la morte di Lord Lydiard lei si era sentita più libera di vestire come preferiva. Fasciava la sua figura bassa e grassa con dei colori troppo brillanti per una donna della sua età. I suoi abiti, dai colori orribili, non erano forse disegnati male, ma di certo indossati in modo pessimo. Bisogna dire che il suo aspetto esteriore, sia fisico che morale, era dei peggiori. Le anomalie del suo abbigliamento concordavano con le anomalie della sua personalità.
Qualche volta si comportava e parlava come si conviene a una signora del suo rango, mentre in altri momenti sembrava la più volgare delle sguattere. Ma sotto queste apparenti stranezze si celavano un cuore e una natura sinceri e generosi, che aspettavano solo l’occasione per affermarsi.
Nelle frivolezze si rendeva a volte ridicola, ma quando in un’emergenza dimostrava il suo vero carattere, allora la gente che più rideva di lei era quella che poi rimaneva allibita di fronte al suo cambiamento e si chiedeva che fine avesse fatto la solita Lady Lydiard.
Aveva appena finito di passeggiare su e giù quando un uomo vestito di nero comparve silenzioso alla porta che dava sulle scale. Lady Lydiard gli fece un segno per dirgli di entrare.
- Vi aspetto da molto tempo, Moody - disse. - Sembrate stanco. Prendete una sedia.
L’uomo vestito di nero obbedì con fare rispettoso e si sedette.
2.
Robert Moody aveva circa quarant’anni. Era una persona tranquilla e timida, con un volto pallido e ben rasato, animato da due grandi occhi neri e profondi. La bocca era forse il particolare più bello del viso, anche se le labbra decise e ben modellate si atteggiavano solo raramente a un simpatico sorriso. Il suo aspetto generale, a parte l’abituale riserbo, emanava una sensazione di fiducia. La sua posizione in casa di Lady Lydiard non era quella di un servitore. Fungeva da elemosiniere, da segretario e da amministratore; distribuiva infatti le elemosine di Lady Lydiard, scriveva le sue lettere d’affari, pagava i suoi conti, assumeva il personale, controllava la cantina, era autorizzato a prestare i libri della libreria e gli venivano serviti i pasti in camera. La sua nascita gli assicurava questo trattamento, poiché la sua famiglia d’origine ricopriva una buona posizione nella società. Suo padre era andato in fallimento con la banca di provincia, aveva pagato i suoi dividendi ed era morto in esilio all’estero, disperato. Robert aveva cercato di farsi strada nella vita, ma la fortuna gli era stata avversa. Immeritati disastri lo avevano seguito da un impiego all’altro, fino a quando non aveva abbandonato la lotta, detto addio all’orgoglio giovanile e accettato la posizione che Lady Lydiard gli aveva offerto con delicata saggezza. Non aveva parenti in vita e non aveva mai avuto amici.
Nel tempo libero restava in camera sua, conducendo un’esistenza solitaria. Le donne della servitù erano molto meravigliate per il fatto che, considerando i vantaggi personali e le opportunità che dovevano di certo essergli capitate, non aveva mai voluto sposarsi.
Robert Moody non forniva alcuna spiegazione in questo senso, continuando a vivere nel solito modo triste e tranquillo. Nessuna donna, neppure la bella governante, era riuscita a interessarlo; esse si consolavano profetizzando sui futuri rapporti tra Moody e il gentil sesso, dichiarando che sarebbe arrivato anche il suo tempo
.
- Bene - disse Lady Lydiard - cosa avete fatto?
- Vostra Signoria sembrava preoccupata per il cane - rispose Moody a voce bassa, come faceva sempre - e così sono prima passato dal veterinario. Era stato chiamato fuori città e…
Lady Lydiard fece un gesto della mano come per concludere lei la risposta. - Lasciate perdere il veterinario, ne chiameremo un altro. Dove siete andato poi?
- Dal vostro avvocato. Il signor Troy mi ha detto che avrà il piacere di aspettarvi…
- Lasciate perdere anche l’avvocato. Moody. Io voglio sapere della vedova del pittore. È vero che la signora Tollmidge e la sua famiglia versano in condizioni di povertà?
- Non è del tutto vero, signora. Ho visto il parroco che si interessa del caso…
Lady Lydiard lo interruppe per la terza volta. - Non avrete fatto il mio nome? - chiese con voce tagliente.
- No di certo, signora; ho seguito le istruzioni e ho detto che mi aveva mandato una persona generosa in cerca di una situazione di reale difficoltà. È vero che il signor Tollmidge è morto senza lasciare nulla alla famiglia, ma la vedova ha una rendita personale di settanta sterline.
- Ed è abbastanza per viverci, Moody? - chiese Sua Signoria.
- Sì, in questo caso, per la vedova e le figlie - rispose Moody. - La difficoltà sta nel pagare alcuni debiti e nell’avviare i due figli a un’attività. Mi hanno detto che sono giovanotti volenterosi e che la famiglia è molto rispettata nel quartiere. Il parroco ha proposto di rivolgerci ad alcune persone influenti e di iniziare una sottoscrizione.
- Nessuna sottoscrizione! - protestò Lady Lydiard. - Il signor Tollmidge era il cugino di Lord Lydiard e quindi la signora Tollmidge è legata a mio marito da un vincolo di parentela acquisito con il matrimonio. Sarebbe degradante per la memoria di mio marito se i suoi parenti, non importa quanto alla lontana siano, dovessero andare in giro con la cassetta delle elemosine. Cugini! - esclamò Sua Signoria, abbandonando all’improvviso gli atteggiamenti nobili per scendere a un rango più basso. - Odio perfino il nome! Una persona che è vicina a me abbastanza per essere un parente e lontana come il primo amore è una persona doppia, che non mi piace. Ma torniamo alla vedova e ai suoi figli. Di quanto hanno bisogno?
- Una sottoscrizione di cinquecento sterline, signora, provvederebbe a tutto… se si potessero trovare tutti questi soldi.
- Si troveranno, Moody! Pagherò tutto io. - Dopo aver fatto questa nobile dichiarazione, rovinò tutto l’effetto del suo slancio di generosità, scendendo di tono nella frase che seguì. - Cinquecento sterline sono un bel mucchio di soldi, vero Moody?
- Davvero, signora. - Anche se sapeva che Sua Signoria era molto ricca e molto generosa, la sua affermazione di voler pagare tutto di tasca propria lo aveva colto di sorpresa. L’occhio attento di Lady Lydiard aveva notato subito quello che gli passava per la testa.
- Voi non capite la mia posizione in questa faccenda - disse. - Quando ho letto sui giornali la notizia che il signor Tollmidge era morto, ho cercato tra le carte di mio marito per vedere se erano davvero parenti. Ho scoperto alcune lettere del signor Tollmidge che mi hanno assicurato che lui e Lord Lydiard erano cugini. Una di queste lettere contiene delle frasi molto dolorose che si riferiscono in modo insincero e ingiusto alla mia condotta… bugie, per farla breve - esclamò Sua Signoria perdendo come al solito la propria dignità. - Bugie, Moody, per le quali il signor Tollmidge avrebbe meritato di venir fustigato. Lo avrei fatto io stessa se Sua Signoria me lo avesse riferito a suo tempo. Ma non importa; è inutile recriminare - continuò, ascendendo di nuovo al ruolo di donna di rango. - Quell’infelice mi ha fatto una grossa ingiustizia; i miei motivi potrebbero essere male interpretati se io comparissi in questa donazione. Se li risolleverò dai loro guai mantenendo l’anonimato, risparmierò loro una sottoscrizione pubblica e farò quello che Sua Signoria avrebbe fatto se fosse stato ancora vivo. Il libretto degli assegni è sulla scrivania. Portatemelo, Moody; ripaghiamo il male con il bene, visto che sono dell’umore giusto.
Moody obbedì in silenzio e Lady Lydiard compilò un assegno.
- Portatelo alla banca e fatevi dare cinquecento sterline in contanti - disse. - Li manderò al parroco con una lettera firmata un’amica sconosciuta
. Fate presto. Io sono solo una fallibile mortale, Moody. Non datemi il tempo di pentirmi per queste cinquecento sterline.
Moody se ne andò con l’assegno. Non ci mise molto a ottenere i soldi; la banca era vicina, a St. James’s Street. Rimasta sola, Lady Lydiard decise di dedicarsi alla stesura della lettera anonima per il parroco.
Aveva appena preso un foglio dalla scrivania quando una cameriera comparve alla porta, annunciando una visita.
- Il signor Felix Sweetsir!
3.
- Mio nipote! - esclamò Lady Lydiard