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Di giorno e di notte: Harmony Collezione
Di giorno e di notte: Harmony Collezione
Di giorno e di notte: Harmony Collezione
E-book154 pagine2 ore

Di giorno e di notte: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Ai suoi ordini... e nel suo letto.
Adrian Jacobs, apprezzato scrittore di thriller, ha bisogno di una nuova governante. Ma la bella e solare Liadan Willow non è esattamente ciò che aveva in mente. È troppo giovane e carina per essere costretta a sopportare il suo pessimo carattere e il suo umore, spesso scostante. La convivenza tra lo scontroso scrittore e la giovane governante si rivela, infatti, più complicata del previsto, e tutto per colpa della tensione sensuale che scorre tra loro. Liadan si trova in soggezione nei confronti del suo datore di lavoro, che trova però magnificamente maschio. Il calore che legge nei suoi occhi significa che la vuole nel suo letto, o anche nella sua vita?
LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2020
ISBN9788830520639
Di giorno e di notte: Harmony Collezione
Autore

Maggie Cox

Quando non è impegnata a scrivere o a badare ai figli, ama guardare film romantici mangiando cioccolato.

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    Anteprima del libro

    Di giorno e di notte - Maggie Cox

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    His Live-In Mistress

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2005 Maggie Cox

    Traduzione di Maria Elena Vaccarini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-063-9

    1

    Avvicinandosi alla casa, lungo il viale coperto di neve, Liadan fu colpita dalla bellezza e dallo sfarzo della costruzione che si profilava di fronte a lei. Si fermò un istante ad ammirarla. L’imponente facciata di pietra del diciottesimo secolo, con le quattro file di finestre, sembrava scrutarla con arroganza, quasi a mettere in discussione il suo diritto di trovarsi lì. Per la prima volta da quando aveva deciso di rispondere all’inserzione sul giornale locale, il dubbio s’insinuò nella sua mente.

    Stava facendo la cosa giusta? Sarebbe stata in grado di sobbarcarsi il ruolo di governante in una dimora così grande e maestosa? Quel posto era molto diverso dal piccolo hotel dei genitori, nel Dorset.

    Liadan tirò un profondo respiro, cercando di scacciare i dubbi, e proseguì con passo deciso.

    Quando sollevò il grosso battente di ferro, lasciandolo cadere due volte contro l’imponente portone, il suono si diffuse nell’aria gelida e uno stormo di uccelli si levò in volo dai rami spogli di una quercia. Il loro cinguettio echeggiò nell’immobile paesaggio invernale. Avvolgendosi la sciarpa arancione intorno al colletto del lungo cappotto di tweed, Liadan si morse il labbro mentre lasciava libero sfogo all’immaginazione. Chissà se le avrebbe aperto uno scostante maggiordomo dai capelli grigi, che le avrebbe ordinato altezzosamente di passare dall’ingresso di servizio... Liadan abbozzò un sorriso a quel pensiero.

    In realtà, ad aprire la porta fu una bruna slanciata sulla quarantina, in jeans e maglione rosso. La donna le porse senza esitare la mano.

    «Lei dev’essere Liadan? Salve, sono Kate Broomfield. Ci siamo sentite per telefono.»

    Riconoscendo la voce cordiale della persona con cui aveva parlato due giorni prima, Liadan provò un immediato sollievo.

    «Lieta di conoscerla. Accipicchia se fa freddo qui fuori!» Liadan strinse la mano tesa di Kate. Rilassandosi, lasciò che il suo sguardo vagasse per il vasto ingresso nel quale fu invitata a entrare. Il battito del suo cuore accelerò alla vista degli alti soffitti con gli antichi candelabri di ottone e le applique alle pareti.

    «Dove ha parcheggiato? Non ho visto nessuna macchina» s’informò Kate, osservando la donna più giovane che si toglieva la sciarpa e si slacciava il primo bottone del cappotto. Il vasto ingresso era sorprendentemente caldo.

    «Sono venuta a piedi dal villaggio.»

    «È stata coraggiosa, con questo tempaccio! È una lunga camminata.» Kate sorrise. «Ma, naturalmente, lei è una ragazza del posto, vero? Immagino che si renda conto che si tratta di un lavoro a tempo pieno? È una condizione sulla quale il signor Jacobs non transige.»

    «Lo so. Ma non è un problema.» Per un istante, Liadan rifletté su ciò che avrebbe comportato vivere in una casa così imponente e isolata. La rattristava l’idea di dover lasciare il suo cottage accogliente, ma contava comunque di tornare a casa nei pomeriggi liberi. Chissà, forse in futuro il suo datore di lavoro le avrebbe concesso anche qualche notte di permesso... Così avrebbe potuto dormire nel proprio comodo letto e suonare il piano. E anche colmare di attenzioni la sua gatta, Izzy. Non potersi occupare di tutte queste cose ogni volta che lo desiderava era un sacrificio, ma se la sarebbe cavata, se Jack, il suo vicino, si fosse preso cura di Izzy, come aveva promesso.

    Per il momento, comunque, tutte queste erano solo congetture, visto che non aveva ancora ottenuto il lavoro. Nell’inserzione si richiedeva una persona fra i trentacinque e i cinquant’anni, e Liadan ne aveva solo ventisette. Ma Kate l’aveva tranquillizzata. Era sicura che, se si fosse dimostrata all’altezza, il signor Jacobs sarebbe passato sopra alla questione dell’età.

    «Gradisce una tazza di caffè prima che la porti a conoscere Adrian?»

    «Adrian?»

    «Il signor Jacobs. È probabile che all’inizio le chieda di rivolgersi a lui in modo più formale, ma dopo un po’ anche lei lo chiamerà solo con il suo nome di battesimo.»

    Per quanto le andasse l’idea di una bevanda calda, Liadan era ansiosa di affrontare il colloquio. Forse il signor Jacobs le avrebbe dato un’occhiata e avrebbe deciso che era troppo giovane per il lavoro di governante in una casa così grande. Tuttavia, essendo cresciuta aiutando i genitori a mandare avanti l’albergo, era abituata a lavorare duramente, soprattutto dopo che il padre era morto ed erano rimaste solo lei e la madre.

    «Se non le dispiace, preferirei conoscere prima il signor Jacobs. Avete avuto molte altre aspiranti al posto?»

    «Ne abbiamo viste due stamattina, ma nessuna era quella giusta. Mi segua. Il signor Jacobs si sta occupando delle sue scartoffie, quindi l’avverto che non sarà dell’umore migliore. Ma non si lasci scoraggiare. È un datore di lavoro corretto, e la retribuzione è buona, come avrà sicuramente notato.»

    Infatti. Era quello il motivo principale per cui aveva risposto all’inserzione, oltre al fatto che il posto di lavoro era vicino a casa.

    Rivolgendole un sorriso rassicurante, Kate bussò a una porta di legno di quercia in fondo al lungo corridoio ricoperto da uno scolorito tappeto rosso, ed entrò quando una voce profonda rispose: «Avanti!».

    Mentre Kate l’annunciava, Liadan seguì la bruna, con il cuore in gola. Con un lieve brivido di sorpresa, osservò l’uomo seduto dietro un antico scrittoio, con le lunghe gambe rivestite di jeans allungate davanti a sé, intento a esaminare quella che sembrava essere una lettera. Quando l’uomo alzò lo sguardo per esaminarla, Liadan notò che gli occhi scuri, quasi neri, erano gelidi. All’improvviso non fu più così sicura che rispondere a quell’inserzione fosse stata una buona idea. Adrian Jacobs aveva uno sguardo che avrebbe raggelato il sole, e questo sembrava preoccupante.

    «E così lei è la signorina Willow?» La bella bocca assunse una piega leggermente ironica. «Che specie di nome sarebbe?»

    Liadan s’irrigidì. «Che cosa intende?»

    «L’ha inventato? O è una specie di pseudonimo?»

    «No, non l’ho inventato, e non è uno pseudonimo. Mi chiamo così.» Ma chi si credeva di essere per ironizzare in quel modo sul significato del suo cognome? Dopo quell’inizio così poco promettente, Liadan incominciava a nutrire seri dubbi sul prosieguo del colloquio. Tuttavia, si sforzò di mantenere la calma e decise che la tattica migliore sarebbe stata di non prendersela per quel commento. «A scuola mi chiamavano "Liadan salice piangente Willow", ma c’erano dei bambini che dovevano sopportare dei nomignoli perfino peggiori, così non è mai stato un problema.»

    «Mmh.» Il signor Jacobs mise giù la lettera e si massaggiò le tempie. Poi, quasi fosse giunto a una decisione, tornò a guardarla. Liadan provò di nuovo un tuffo al cuore. Il suo naso era troppo grosso, gli occhi socchiusi e la bocca troppo severa per dare l’idea che sorridesse spesso. Tuttavia, i folti capelli neri striati di grigio e i muscoli che s’intravedevano sotto il maglione scuro davano un’impressione di forza e fierezza.

    «Sembra un po’ giovane per cercare lavoro come governante. Quanti anni ha esattamente, signorina Willow?»

    Anche l’età, oltre al suo nome, costituiva un ostacolo, a quanto pareva. Nella stanza, dove ardeva un gran fuoco nel camino di pietra, incominciava a fare caldo. Liadan si slacciò altri due bottoni del cappotto. «Ne ho ventisette, ma la prego di non considerarlo un problema, signor Jacobs. Ho aiutato i miei genitori a gestire un albergo nel Dorset per parecchi anni. Il duro lavoro non mi spaventa e ho imparato a fare di tutto, da cucinare pasti di tre portate a cambiare una valvola e a riparare una lavatrice. Sono felice di darmi da fare, e sono sempre disponibile.»

    «Disponibile?» Il viso del signor Jacobs assunse una vaga espressione sardonica.

    Liadan arrossì. «Volenterosa... Volevo dire volenterosa.»

    «Naturalmente. E ha un fidanzato, signorina Willow? Qualcuno a cui mancherà se verrà a lavorare qui?»

    Immaginando che l’uomo sarebbe scoppiato a ridere se gli avesse spiegato che il fidanzato, Michael Marston, l’aveva lasciata per dedicarsi al sacerdozio, Liadan si limitò a scuotere il capo. «No, signor Jacobs. Non sono fidanzata.»

    «Allora non è un problema per lei venire a vivere qui?»

    «Assolutamente no.»

    «Liadan vive al villaggio, Adrian» interloquì Kate.

    «È troppo giovane, e probabilmente non resisterà una settimana.»

    Quella stroncatura irritò Liadan, che però era decisa a non lasciarsi scoraggiare. «Signor Jacobs, se soltanto volesse ascoltarmi...»

    «Non c’è altro personale nella casa. Crede di poter sopportare l’isolamento?»

    La cosa non la spaventava. E neppure la solitudine. Si poteva sopravvivere a entrambe le condizioni e avere comunque una vita appagante. Inoltre, le piaceva stare da sola.

    «Vivo sola comunque. Sono abituata» gli rispose.

    «Bene. Dopo i colloqui deludenti che ho avuto in precedenza, forse, dopotutto, lei è più adatta di quanto sembri. Quando può iniziare? Kate partirà domani per Londra e lei dovrebbe sistemarsi qui prima di allora.»

    Le stava offrendo veramente il posto? Liadan lo guardò incredula. «Per me va bene» accettò.

    «Quanto alle referenze... ne ha?»

    Liadan incominciò a frugare nella borsetta in cerca delle due lettere di raccomandazione che aveva portato con sé. Una era di sua madre, quale ex proprietaria di un albergo, e una del piccolo negozio esoterico nel quale aveva lavorato negli ultimi tre anni, fino a sei settimane addietro, quando aveva chiuso per fallimento.

    Adrian sollevò la mano per interromperla. «Le consegni a Kate. Le mostrerà la sua camera, dopo di che le farà visitare la casa e le fornirà un elenco delle mansioni quotidiane. Esigo responsabilità e discrezione in ogni momento, signorina Willow. Non amo essere disturbato senza motivo, ma mi aspetto che sia reperibile ogni volta che avrò bisogno di lei. Avrà un pomeriggio libero alla settimana, oltre a un fine settimana ogni due. Quanto alla retribuzione... è già stata informata a questo proposito. È tutto. L’affido a te, Kate. E che ne dici di un caffè, quando avete finito?»

    «Te le porterò quando avrò mostrato a Liadan la sua camera.» Kate le sorrise.

    «Bene.» Prima ancora che le due donne fossero arrivate alla porta, il signor Jacobs era nuovamente immerso nella lettura della sua lettera.

    Kate le spiegò che Adrian Jacobs era uno scrittore. Un autore di romanzi gialli e thriller di grande successo, che usava lo pseudonimo di Alexander Jacobsen. Un tempo era stato un noto giornalista, un corrispondente di guerra che aveva seguito i conflitti internazionali in ogni parte del mondo. Liadan riconobbe all’istante quel nome. I suoi libri erano dei bestseller. Sebbene quel particolare genere non l’entusiasmasse, suo fratello Callum gliene aveva prestati un paio un Natale e li aveva trovati avvincenti, anche se un po’ cupi. Erano forse influenzati da alcune delle terribili atrocità alle quali doveva aver assistito durante la sua precedente carriera? Liadan rabbrividì a quel pensiero.

    «Ogni tanto, qualche reporter cerca di infiltrarsi nella casa» continuò

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